Il Nichilismo: partenza, transito o arrivo? |
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Il Nichilismo: partenza, transito o arrivo? |
May 26 2008, 10:37 PM
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#1
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Su suggerimento di Nihilo tentiamo una ardua sentenza...
Qual'è il ruolo di questa concezione all'interno della storia del pensiero, e ovviamente nel pensiero di Nietzsche? Io penso che non possa essere un punto di arrivo, perchè non lascia spazio ad alcuna conclusione sul campo etico e risulta più deleterio per la vita di quanto possa esserlo qualunque religione. Come sempre esso va superato, e penso che una buona rappresentazione di questo superamento sia il famoso enigma del serpente che strisciato in gola ad un pastore lo morde e viene da questi morso fino al distacco della testa che viene sputata via. Come dice l'indovino e Zarathustra stesso durante la sua convalescenza questo strangolamento è la grande nausea di pensare che "tutto è vano, tutto fu, e tutto ritorna eternamente, anche l'uomo più piccolo". E' l'eterno ritorno a rendere il nichilismo inaccettabile, esso insinua nel pastore un veleno mortale che è anche antidoto fondamentale, una volta sputata via la testa del serpente. Solo essendo un mare in cui tutto può annegare, che può accogliere anche il torrente più nero senza scurirsi sarà possibile superare tutto ciò che è morto, far scrosciare riso di fanciulli dai feretri e alzarsi come vento gagliardo sempre vittorioso su ogni stanchezza mortale. Come poeta Zarathustra vuole ricomporre in uno ciò che è frammento ed enigma e orrida casualità e redimere ogni "così fu" in un "così volli che fosse!", perchè è il così fu (eternamente ritornante) l'ultima catena per una volontà libera (nichilista) ma non ancora creatrice. Il leone deve diventare bambino. Poi rimane solo da aggiungere quello che ho scritto nella firma... -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Mar 9 2009, 07:14 PM
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#2
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Advanced Member Gruppo: Members Messaggi: 91 Iscritto il: 5-March 09 Utente Nr.: 11,881 |
Su suggerimento di Nihilo tentiamo una ardua sentenza... Qual'è il ruolo di questa concezione all'interno della storia del pensiero, e ovviamente nel pensiero di Nietzsche? Io penso che non possa essere un punto di arrivo, perchè non lascia spazio ad alcuna conclusione sul campo etico e risulta più deleterio per la vita di quanto possa esserlo qualunque religione. Come sempre esso va superato, e penso che una buona rappresentazione di questo superamento sia il famoso enigma del serpente che strisciato in gola ad un pastore lo morde e viene da questi morso fino al distacco della testa che viene sputata via. Come dice l'indovino e Zarathustra stesso durante la sua convalescenza questo strangolamento è la grande nausea di pensare che "tutto è vano, tutto fu, e tutto ritorna eternamente, anche l'uomo più piccolo". E' l'eterno ritorno a rendere il nichilismo inaccettabile, esso insinua nel pastore un veleno mortale che è anche antidoto fondamentale, una volta sputata via la testa del serpente. Solo essendo un mare in cui tutto può annegare, che può accogliere anche il torrente più nero senza scurirsi sarà possibile superare tutto ciò che è morto, far scrosciare riso di fanciulli dai feretri e alzarsi come vento gagliardo sempre vittorioso su ogni stanchezza mortale. Come poeta Zarathustra vuole ricomporre in uno ciò che è frammento ed enigma e orrida casualità e redimere ogni "così fu" in un "così volli che fosse!", perchè è il così fu (eternamente ritornante) l'ultima catena per una volontà libera (nichilista) ma non ancora creatrice. Il leone deve diventare bambino. Poi rimane solo da aggiungere quello che ho scritto nella firma... Io distinguerei due tipi di nichilismo, un nichilismo passivo che si risolve in un atteggiamento autodistruttivo che però è fine a se stesso, si esaurisce in se stesso, vive e muore con la persona, la collettività o la storia che lo ha generato, senza nessuna azione o moto; risultando immobile in questo caso non è ne una partenza, ne un transito e tantomeno un arrivo. Poi c'è un nichilismo attivo, d'azione che risolve sempre in un atteggiamento autodistruttivo vuole però essere però foriero di creazione, gravido di cose nuove; in questo caso non si esaurisce in se stesso e non muore con la persona, la collettività o la storia che lo ha generato, è dotato di azione, moto, risultando un divenire in questo caso risulta essere una partenza, un transito, ma soprattutto un arrivo. Il Nichilismo di Nietzsche è ovviamente un nichilismo attivo. Come gli squarci sulle tele di Fontana, che sono gesti vivi, di movimento, aprono ferite per lasciare intravedere cose nuove, Nietzsche cento anni prima, squarciava già le tele monocromatiche dell'ipocrisia. Un nichilismo gravido, già creatore. Poi quando scrivi, e come sempre molto bene: "Come poeta Zarathustra vuole ricomporre in uno ciò che è frammento ed enigma e orrida casualità e redimere ogni "così fu" in un "così volli che fosse!", perchè è il così fu (eternamente ritornante)", permetti di utilizzare questa frase poichè mi può ritornare utile per rafforzare la risposta data a rasema sul superuomo evento casuale, argomento inserito in altro topic. Rispondevo non con questa padronanza di argomenti lo stesso concetto. Come può essere evento casuale la nascita del superuomo, se lo stesse scaturisce dal "così volli che fosse!" Tutto il pensiero di Nietzsche è imperniato su questo concetto. -------------------- Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Mar 9 2009, 10:33 PM
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#3
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Io distinguerei due tipi di nichilismo, un nichilismo passivo che si risolve in un atteggiamento autodistruttivo che però è fine a se stesso, si esaurisce in se stesso, vive e muore con la persona, la collettività o la storia che lo ha generato, senza nessuna azione o moto; risultando immobile in questo caso non è ne una partenza, ne un transito e tantomeno un arrivo. Poi c'è un nichilismo attivo, d'azione che risolve sempre in un atteggiamento autodistruttivo vuole però essere però foriero di creazione, gravido di cose nuove; in questo caso non si esaurisce in se stesso e non muore con la persona, la collettività o la storia che lo ha generato, è dotato di azione, moto, risultando un divenire in questo caso risulta essere una partenza, un transito, ma soprattutto un arrivo. Il discorso sul nichilismo va di pari passo col discorso sui valori (N. stesso lo definisce "la svalutazione dei valori"). Nel nichilismo attivo la "svalutazione dei valori" è ovviamente ancora viva, ma il valutare è quanto caratterizza l'uomo, mentre il superuomo i valori li transvaluta. Insomma il nichilismo diventa proprio il deserto su cui egli può costruire con più facilità, creare per l'appunto, in pura azione (attivo appunto), una volontà che si salva dal niente volendo sè stessa (circolarmente attraverso l'eterno ritorno e via dicendo). Ma questo immagino che lo sappiamo tutti benissimo. Riguardo a Fontana ti dirò che non lo apprezzo molto, comunque ritengo che la sua fosse una rivoluzione artistica legata ad altri concetti (spazialismo) non direttamente applicabili al nichilismo e all'atto puro (che è un atto senza azione, cioè senza memoria e progetto, senza velleità di valore e di scopo/storia...) Visto che comunque siamo in argomento posso rilanciare invitando ad esaminare l'opera di Carmelo Bene, che ho recentemente avuto modo di avvicinare e che a mio parere è uno dei rari esempi di artista con grande consapevolezza filosofica. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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