Il Problema della vita
Per nessuno come per Nietzsche dare una forma al proprio pensiero significa scoprire il significato della propria vita e del proprio destino. Ma ciò in un senso molto più profondo dell'analoga esigenza che viene posta dal romanticismo. In Nietzsche trionfa il problema della della personalità. Solo se riusciamo a scoprire il mistero della nostra persona ci sarà possibile penetrare in una regione in cui il fondamento esistenziale della vita si lasci avvicinare e rilevare dall'uomo, senza che per questo l'uomo abbia la possibilità e il diritto di determinare una chiara comprensione di quella regione in cui, per grazia della decisione di affrontare il mistero che cela in sè, è potuto penetrare.
Il primo periodo
La prima fase del pensiero di Nietzsche è caratterizzata dagli studi filologici e dalla passione per il mondo greco, dall'influenza della riflessione di Schopenhauer e dalla sconfinata ammirazione per l'opera di Wagner: La nascita della tragedia riunisce tali influssi per generare una nuova visione della civiltà greca.
Secondo Nietzsche lo spirito greco delle origini è dominato dall'impulso dionisiaco, cioè dal sentimento della fondamentale caoticità dell'essere: è il trionfo di Dioniso, dio dell'ebbrezza, dell'orgia e della passione, che trova la sua migliore espressione nella musica. L'impulso apollineo, che corrisponde all'immagine tradizionale della classicità quale serena e limpida armonia di forme, è per il filosofo solo la reazione di una sensibilità morbosa e decadente dell'irrazionalità e dell'eccesso dell'esistenza: sua espressione più compiuta è la scultura. I due impulsi si compongono nella tragedia di Eschilo e di Sofocle. Già Euripide, però, discepolo ideale di Socrate, annuncia la morte della tragedia. Socrate è la figura simbolica di una visione del mondo razionalistica e ottimistica, della filosofia della scissione di soggetto e oggetto, del primato dell'intelletto sull'istinto e sulla passione e del disprezzo per la libera e innocente creatività dionisiaca. Con Socrate si impone all'uomo l'ideale della scienza e della mediocrità, di una vita solo teorica: prevale il sentimento di sicurezza, dato dalla pretesa esistenza di un vero ordinamento dei mondo. Nelle Considerazioni inattuali Nietzsche accosta nella polemica Socrate a Strauss, Feuerbach e Comte: l'idea di un mondo che si svolge secondo un ordine oggettivo e conoscibile, ma non modificabile, rende insensata l'azione storica. L'uomo, sommerso dalla propria coscienza storiografica, è incapace di creare nuova storia: lo stoicismo è solo un altro aspetto del razionalismo, ispirato dalla fede riposta nella scienza dal positivismo. A tali segni di decadenza dell'uomo Nietzsche contrappone il ritorno alla cultura dionisiaca e la rinascita dello spirito tedesco, preannunciati nella filosofia di Schopenhauer e nella musica di Wagner.
Il secondo periodo
In umano troppo umano inaugura la seconda fase del pensiero di Nietzsche, in cui il filosofo attua una radicale critica della cultura, in particolare della metafisica e della religione cristiana. La polemica antiscientifica e antipositivistica si attenua in vista di un riavvicinamento al sapere scientifico, concepito ora come disinteressato e libero da preoccupazioni metafisiche. Contemporaneamente il filosofo abbandona l'estetismo e la cieca ammirazione per Wagner (il Parsifal viene ora definito il culmine della decadenza europea), per esaltare la musica "mediterranea" di Rossini e Bizet. Egli matura inoltre la decisione di lasciare gli studi filologici "dotti e insipidi". Progetta pertanto di costruire una chimica delle idee e dei sentimenti morali che mostri come ogni produzione spirituale abbia una base materiale: tutte le verità sono storicamente situabili e l'evidenza di una proposizione non è segno della sua verità, ma dei fatto che essa corrisponde meglio di altre ai condizionamenti psicologici e sociali.
Il terzo periodo
La terza fase si apre con Così parlò Zarathustra: l'opera, di difficile interpretazione, è una requisitoria contro l'ideale della mediocrità e le varie forme di morale della rinuncia, fra cui Nietzsche annovera adesso anche la filosofia di Schopenhauer, causa il suo pessimismo e il suo rassegnato ascetismo.
Il cristianesimo, in particolare, è caratterizzato dallo spirito di risentimento dei deboli verso i più forti, da una morale di schiavi che nega tutto ciò che è differente da sé. Alla morale della rinuncia Nietzsche contrappone l'aristocratica morale della totale affermazione di sé, dell'accettazione di tutto ciò che è terrestre e corporeo, della trasmutazione di tutti i valori: è la morte di Dio, la fine di ogni trascendenza, religione o metafisica, delle verità immutabili e dei sistemi di valori assoluti (nichilismo nietzschiano). Le nuove virtù, la fierezza, la gioia, la salute, l'amore, l'inimicizia, la guerra, l'amoralismo della politica di potenza e il senso di pienezza dell'arte.
Il superuomo (o oltreuomo) è l'uomo totalmente indipendente dai valori tradizionali, l'uomo che si pone al di là del bene e del male: l'uomo superiore accetta con gioia la vita come è, e segue volontariamente la via che gli uomini del gregge hanno seguito ciecamente. In un mondo dominato dal caso e dall'irrazionalità, la sola necessità è quella della volontà che vuole riaffermare se stessa; il superuomo ha saputo identificare la propria volontà con quella del mondo, accettare la nonna terrestre che lo regge: egli è volontà di potenza incarnata. Le dottrine del superuomo e della volontà di potenza trovano il loro senso più compiuto in relazione al tema dell'eterno ritorno. Contro la tradizione giudaico-cristiana che attribuisce al tempo una direzione lineare e una struttura articolata in passato, presente e futuro, Nietzsche nega l'esistenza di un fine del corso storico che trascenda i singoli momenti. Significati e direzioni sono solo prospettive interne al gioco di forze della volontà di potenza: ogni momento, e ciascuna esistenza in ogni attimo, ha tutto il suo senso in sé. Il superuomo, grazie all'amor fati, all'accettazione gioiosa della vita così come è - nel passato, nel presente e nell'eternità - deve costruire un'esistenza in cui ogni momento abbia tutto intero il suo senso: l'eterno presente della vita.
Critica alla suddivisione del pensiero nietzscheano:
Personalmente non trovo corretta questa "suddivisione" del pensiero nietzscheano, come già fatto notare dal professor Giorgio Penzo (invito al pensiero di Nietzsche ed. MURSIA pag. 44 1990) "... in ogni opera di Nietzsche si può cogliere l'unità del suo filosofare. Ed è proprio il problema dell'unità chi ci porta a non essere d'accordo su quella suddivisione delle opere di Nietzsche in tre periodi, che viene per lo più condivisa nell'ambito della letteratura nietzscheana" e ancora : "A nostro avviso, questa distinzione non rispetta l'unità del filosofare nietzscheano, che è appunto presente non solo in ogni scritto, ma pure in ogni pagina ed anzi in ogni aforisma".
Dunque possiamo continuare dicendo che, per un primo approccio a Nietzsche e per comodità, dividiamo il suo pensiero in tre periodi mentre approfondendo le sue opere, leggendole e sviscerandole vi troviamo un filo conduttore continuo.
Lo stesso Nietzsche nel periodo in cui scrive la prima parte dello Zarathustra ha un singolare scambio epistolare con Peter Gast. Quando riceve il libro Peter Gast non ci capisce granché; ma in qualche modo lo stile gli risulta famigliare e così esprime la sua perplessità nella forma di un elogio, senza rinunciare a un' insinuazione un po' maligna: "A questo libro di deve augurare la diffusione della Bibbia, il suo prestigio canonico, tutta la sua serie di commenti, sulla quale si fonda in parte il suo prestigio". Nietzsche si lascia adulare - "allora la mia vita non sarebbe fallita?" -, per scoprire in seguito che Gast, con la sua "serie di commenti", ha toccato proprio il punto nevralgico: nonostante i cordiali auguri di un' ampia diffusione, non lo si capisce. LA NUOVA BIBBIA NECESSITA DI SPIEGAZIONI. In tutta fretta l'autore le fornisce, in più di una versione. All'inizio di aprile, Overbeck apprende che all'autore dello Zarathustra è venuto in mente qualcosa di decisivo "leggendo per intero Aurora e La gaia scienza : "E' un fatto che io ho approntato il commento prima del testo". Nei suoi libri non c'è quasi una riga che non possa servire da spiegazione dello Zarathustra. In caso di incomprensione c'è pertanto un solo rimedio: leggere Nietzsche. Cerca di scioccare Malwida suggerendo che con questo libro "ha sfidato tutte le religioni" - è stato un "pezzo di bravura" ed una "follia" al tempo stesso "scrivere il commento prima del testo". A Gast fa sapere - "è curioso" - che si dovrebbe tornare dritto fino a Schopenhauer come educatore per trovare spiegazioni sullo Zarathustra. Dovette aver sospettato adesso, al più tardi, ciò che dichiarò l'anno successivo: il suo libro sacro era "oscuro, inaccessibile e risibile per tutti". Non erano capiti, né lui, né il libro. Aveva regalato all'umanità un libro esteticamente concepito e scritto sotto ispirazione divina - e questa non lo voleva. L'editore ne pubbblicò tre parti e poi disse basta; la quarta se la pubblicò Nietzsche stesso, l'elefantessa, a proprie spese: edizione fuori commercio per gli amici che scuotevano la testa.