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L'eterno ritorno e la volontà di potenza.

Cari amici del Forum, mi sembra che sia
giunto il momento opportuno per introdurre
un altro tema centrale del pensiero nicciano,
considerati i buoni sviluppi che sta avendo il
nostro dibattito sull'eterno ritorno.
Come si concilia la dottrina dell'eterno ritorno
con quella della volontà di potenza, o meglio,
c'è, nella prospettiva nicciana di fondare un sapere
che si proponga di penetrare l'ente nel suo insieme,
un nesso sistematico - intendendo per nesso
sistematico un legame che salda ed incardina
in un ordito teoretico coerente le due dottrine -
fra questi due capisaldi?
Taluni autori, in primis Loewith pongono in evidenza
il carattere antinomico di questo nesso, ritengono
che giustificare la compenetrazione tra EWDG e WZM
sia arduo sulpiano della argomentazione logica ma
anche filosofica.
Il dado è tratto.

Af. 684 WZM, sez. 8, gruppo aforismi 14, af. 110, ed. critica Colli-Montinari,
primavera 1888.

ANTI-DARWIN. L'ADDOMESTICAMENTO DEGLI UOMINI: quale valore
definitivo può avere?
Un addomesticamento, in genere, ha valore definitivo?
Si hanno ragioni per negare quest'ultima ipotesi.
A dire il vero, la scuola di Darwin fa grandi sforzi per
persuadere del contrario: sostiene che L'INFLUENZA DELL'ADDOMESTICAMENTO
possa diventare profonda , anzi, fondamentale.
Per ora, noi ci attestiamo sull'antico: nulla finora si è dimostrato, se non
un'influenza del tutto superficiale operata dall'addomesticamento - oppure
la degenerazione.
E tutto ciò che riesce a sfuggire alla mano e all'educazione dell'uomo ritorna
quasi subito al suo stato naturale.
Il tipo rimane costante: non si può "dènaturer la nature".
Si mette in conto alla lotta per l'esistenza la morte delle nature
più deboli e la sopravvivenza delle più robuste e meglio dotate:
quindi si immagina UNA CRESCITA COSTANTE DELLA PERFEZIONE DELLE CREATURE.
Al contrario, noi abbiamo accertato che nella lotta per l'esistenza il caso aiuta tanto
i deboli quanto i forti; che spesso l'astuzia supplisce vantaggiosamente alla forza;
che la FECONDITA' della specie si lega in maniera sorprendente con la probabilità della sua distruzione.
Al contempo si attribuiscono alla SELEZIONE NATURALE metamorfosi lente ed infinite; si vuol credere che
ogni vantaggio si trasmetta per eredità e si manifesti con sempre maggiore forza nelle generazioni successive
( mentre l'ereditarietà è così capricciosa...); si osservano i felici adattamenti di certe creature
a condizioni di vita molto speciali e si spiega che furono ottenuti mediante L'INFLUENZA DELL'AMBIENTE.
Ma non si trovano in nessun luogo esempi di SELEZIONE INCONSAPEVOLE( in alcun modo ).
Gli individui più disparati si uniscono, gli estremi si mescolano nella massa.
Tutto concorre a conservare il tipo: creature che posseggono dei tratti esteriori che le proteggano da certi
pericoli non li perdono quando vengono a trovarsi in circostanze in cui vivono senza pericolo...
Se abitano luoghi in cui la loro veste cessa di nasconderle non si assimilano affatto all'ambiente.
Si è ESAGERATA LA SELEZIONE DEGLI ESEMPLARI PIU' BELLI in un modo tale da farle superare l'impulso alla
bellezza della nostra razza! In realtà, il più bello si unisce con le creature più diseredate, il più grande
con il più piccolo.
Quasi sempre vediamo cavie, maschi e femmine, approfittare di ogni incontro occasionale e non mostrarsi
affatto difficili nella scelta. Il clima e la nutrizione apportano qualche cambiamento: ma, in realtà, questo
è assolutamente indifferente.
Non ci sono FORME DI TRANSIZIONE....
Si sostiene che l'evoluzione degli esseri vada continuamente crescendo. Ma è un'affermazione infondata.
Ogni tipo ha i suoi CONFINI: di là da questi non c'è alcuna evoluzione. Fin qui, regolarità assoluta.