Il nome di Zarathustra
Bisogna notare che Nietzsche, a questo nuovo «tipo di uomo», dà il nome di una figura storica. E inserisce lo Zarathustra storico, il fondatore di una religione nell'antica Persia, all'interno di una serie rilevante di personaggi, concepiti come una sorta di personale galleria d'antenati spirituali:

Il mio orgoglio invece è che «io ho un'origine» perciò non ho bisogno della gloria. Vivo anche in ciò che moveva Zarathustra, Mosé, Maometto, Gesù, Bruto, Spinoza, Mirabeau; così, - sotto molti aspetti - in me per la prima volta si maturano e vengono alla luce embrioni che hanno avuto bisogno di un paio di millenni. (KSA 9, 642; FP 1881-82,433)

È interessante ricordare che in una prima formulazione dello stesso pensiero (KSA 9,590; FP 1881-82,441), prima che la scrittura diventasse illeggibile, l'unico nome che ricorreva era quello di Zarathustra. Tra i due schizzi si inse-riscono, temporalmente, glosse e appunti che Nietzsche aveva annotato sul suo esemplare dei Saggi del filosofo americano Ralph Waldo Emerson (1802-82). Come si ricava dal commento dell'edizione Montinari, in questo libro si trova più volte sottolineato un passo in cui si parla di Zarathustra e al cui margine Nietzsche ha scritto: «È lui!».
Il passo sottolineato da Nietzsche è il seguente:

Perché meriti che lo si descriva quando si leva e si cinge i fian¬chi e s'avvia da qualche altra parte, noi esigiamo da un uomo che sappia profilarsi nel paesaggio grandioso come una colon-na. Le immagini più degne di fede sono quelle dei grandi uo¬mini che sanno imporsi e attrarre su di sé tutti i sensi fin dal loro primo apparire, come accadde al sapiente orientale, inviato a valutare i meriti di Zarathustra o Zoroastro. Quando il sapiente da Yunnah giunse a Balk, così ci narrano i persiani, Gutasp indicò il giorno in cui i mobeds di ogni terra dovevano I riunirsi e fu approntata per il sapiente di Yunnah una sedia d'oro fino. E, al momento debito, il Yezdam da tutti amato, i| profeta Zarathustra, comparve al centro dell'assemblea. Guardandolo in volto il sapiente di Yunnah disse: «Il suo aspetto, il suo incedere, il suo portamento non possono ingannare: da lui non può provenire che la verità». (KSA 14, 279)


Dal punto di vista contenutistico l'elemento rilevante in questo brano è che la descrizione non concerne la dottrina di Zarathustra: non è questa a impressionare il saggio ospite, bensì il presentarsi del profeta: «il suo primo apparire». Emerson esemplifica, proprio con il racconto persiano, il «tipo di uomo» di cui avvertiva l'«esigenza».
Le «tracce» delle letture di Nietzsche non forniscono una prova sicura del fatto che sia stato proprio questo brano a spingerlo ad adottare il nome di Zarathustra per il suo progetto. In seguito sarà lui stesso a fornire spiegazioni che - senza alcuna falsa modestia - indicano il posto in cui Nietzsche collocava se stesso e il suo pensiero nella storia mondiale. Stando a ciò che dice un frammento del 1884, utilizzando il nome di Zarathustra Nietzsche concepisce la sua opera come l'inizio di una nuova grandiosa concezione della storia:

Ho dovuto rendere onore a Zarathustra, un Persiano; i persiani hanno per primi pensato la storia in tutta la sua grandiosità.' Un seguito di sviluppi, a ognuno dei quali presiede un profeti Ogni profeta ha il suo bazar, il suo Regno di mille anni. (KSJ 11,53; FP 1884 VII, II, 44)

Ma la dichiarazione più ampia in merito al nome Zarathustra è ancora una volta rintracciabile nella straordinaria autopresentazione di Nietzsche, Ecce homo. Rispetto ai passi citati sin qui, si possono notare spostamenti d'accento.
Si tratta ancor sempre di prospettive storiche generali, ma qui - quasi un baricentro delle riflessioni filosofiche nietz¬schiane degli anni Ottanta - a essere sottolineata è la storia del «porre e rovesciare valori». Nietzsche interpreta il suo Zarathustra come «l'autosuperamento della morale», mentre lo Zarathustra storico è colui che ha posto i valori della morale, e che proprio per ciò, in quanto primo, la sovrasta:

Nessuno mi ha domandato, e avrebbero dovuto domandar¬melo, che cosa significhi, proprio sulla mia bocca, sulla bocca del primo immoralista, il nome Zarathustra: perché ciò che costituisce l'unicità di quel persiano nella storia è proprio l'opposto. Zarathustra fu il primo a vedere nella lotta tra il bene e il male la vera ruota che spinge le cose - è opera sua la traduzione della morale in termini metafisici, in quanto forza, causa, fine in sé. Ma questa domanda, in fondo, varrebbe già da risposta. Zarathustra ha creato questo errore fatale, la morale: di conseguenza egli deve essere anche il primo a riconoscere quell'errore. [...] La morale che supera se stessa per veracità, i moralisti superano se stessi diventando il loro opposto - me stesso - questo significa il nome di Zarathustra sulla mia bocca. (KSA6,367;EH377es.)

Questa dichiarazione di Nietzsche sul problema - cronologicamente è l'ultima - apre la questione dell'interpretazione filosofica della denominazione. Il fatto di conoscere il modo in cui lavorava Nietzsche rende in ogni caso assai interessante la ricerca di ulteriori fonti letterarie. Ogni scoperta, infatti, mette in luce impulsi contenutistici sottesi alla stesura di Zarathustra.

 

(Tratto da Così parlò Zarathustra -guida e commento- di Rudiger Schmidt e Cord Spreckelsen edizioni Garzanti)

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 12 Settembre 2008 08:37 )