I biglietti della follia sono quella serie di biglietti spediti da Nietzsche a partire dal 4 gennaia 1889, alcuni sono stati ritrovati, altri se ne conosce l'esistenza solo perchè riportato da seconde persone (tipo la sorella).. con questi biglietti in molti concordano si sia manifestata la follia (alcuni sono convinti ex abrupto e fra questi anche il Montinari) di Nietzsche. Più avanti ne posterò altri per ora mi limito al "biglietto della follia (sich)" più lungo; a parer mio il più tragico e toccante.. e bello.
 

Seconda lettera spedita a Burckhardt il 5 gennaio 1889

Caro signor professore,
alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma
non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato, da tralasciare, per causa sua, la creazione del mondo. Lei vede, bisogna fare sacrifici, come e dove si viva. – Tuttavia, mi sono riservata una piccola camera da studente che si trova di fronte al Palazzo Carignano (- nel quale sono nato come Vittorio Emanuele) e oltre a ciò permette di sentire, dal proprio tavolo di lavoro, la magnifica musica nella Galleria Subalpina. Pago 25 franche con servizio, preparo il mio tè e faccio tutte le spese da solo, soffro di stivali rotti e ringrazio ogni momento il cielo per il vecchio mondo, per il quale gli uomini non sono stati abbastanza semplici e silenziosi. – Poicè sono condannato a intrattenere la prossima eternità con cattive spiritosaggini, ho qui un’attività scrittoria, che invero non lascia nulla a desiderare, molto carina e nient’affatto faticosa. La posta è a cinque passi, imbuco io stesso le lettere per trasmettere il grande fogliettonista “der grende monde”. Naturalmente, sono in stretti rapporti con il Figaro, e affinchè lei abbia un’idea di quanto io possa essere innocuo, ascolti le mie prime due cattive spiritosaggini:
Non prenda troppo sul serio il caso Prado. Io sono Prado, sono anche il padre di Prado, oso dire che sono anche Lesseps…. Vorrei dare ai miei parigini, che amo, una nuova idea - quella del criminale dabbene.
Seconda spiritosaggine. Saluto gli immortali. Daudet appartiene ai quarante.

Astu

Quel che è spiacevole e nuoce alla mia modestia è che io, in fondo, sia ogni nome nella storia; anche per i figli che ho messi al mondo le cose stanno in modo tale, che rifletto con una qualche diffidenza se tutti quelli che vengono nel “regno di Dio” vengano anche da Dio. Per due volte, questo autunno, mi sono trovato, vestito il meno possibile, al mio funerale, dapprima come conte Robilant (- no, questi è mio figlio, in quanto io sono Carlo Alberto, la mia natura sotto) ma Antonelli ero proprio io. Caro signor professore, lei dovrebbe vedere questo edificio; dato che sono assolutamente inesperto nelle cose che creo, a lei qualsiasi critica; io sono grato, senza poter promettere di trarre vantaggio. Noi artisti siamo incorreggibili. – Oggi mi sono vista un’operetta –genial-moresca – e anche constatato con piacere, in questa occasione, che adesso Mosca come pure Roma sono cose grandiose. Vede, anche per il paesaggio cono mi si nega del talento. – Rifletta, facciamo una bella chiacchierata, Torino non è lontana, per ora non ci sono impegni professionali molto seri, sarebbe possibile procurare un bicchiere di valtellinese. Prescritto il negligè. Con cordiale affetto, Suo
Nietzsche

Vado dappertutto nel mio vestito da studente, qua e là batto sulla spalla a qualcuno e dico: siamo contenti? son dio, ho fatto questa caricatura…
Domani viene il mio figlio Umberto con la graziosa Margherita, che qui, però, riceverò ugualmente in maniche di camicia.
Il resto per la signora Cosima… Arianna… Di quando in quando si fanno incantesimi…
Ho fatto mettere in catene Caifa; l’anno scorso sono stato crocefisso in maniera molto penosa dai medici tedeschi. Aboliti Guglielmo, Bismarck e tutti gli antisemiti.
Di questa lettera lei può fare qualsiasi uso che non mi diminuisca nella considerazione dei basileesi.
Per le note su questa lettera leggetevi La catastrofe di Nietzsche a Torino (Anacleto Verrecchia Einaudi; io ho l’edizione del 1978 ma dovrebbe esser uscita una riedizione quest’anno o nel 2003 dunque è facile da reperire)
Unica nota personale all’analisi di Verrecchia…
Riguardante la seconda spiritosaggine in cui Nietzsche si firma Astu..


Che cosa significa “Astu”? Secondo il Bernoulli, a cui rimandano tutti i commentatori, Astu sarebbe per Aster, l’eroe che s’incontra nella satira di Daudet, apparsa nel 1888 col titolo L’Immortel e diretta contro l’Accademia di Francia. Si tratterrebbe insomma di un lapsus patologico di Nietzsche, in preda ai sogni provocati dal cloralio.. Sembra poco probabile che Nietzsche, dopo aver scritto giusto il nome di Daudet, storpi poi aster in Astu. E se fosse un nome inventato da lui? Un amico torinese appassionato cultore di Nietzsche, cioè Italo Dongiovanni, ha perfino pensato che Astu volesse dire “astuto”.. è un’ipotesi come un’altra…

Qua visto che di ipotesi ce ne sono a bizzeffe aggiungo anche la mia…
E’ stato si un lapsus! ma non si è sbagliato con Aster bensì con Asturhidat (persiano -- come Zarathustra--)
DIO DELLA MORTE di cui si diceva: “Egli arriva a tutti invisibile infallibile; A. che non si lascia corrompere e che trascina via la gente senza riguardo alla persona”.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 12 Settembre 2008 07:51 )