CITAZIONE(andreademilio @ Nov 1 2007, 03:14 PM)
Joseph, mi spieghi la differenza tra ''libero arbitrio'' e ''libertà del volere'' ? E oltre al libero arbitrio, quali sono gli altri temi nella tematica della libertà del volere? Grazie!
Ci provo, con l’avvertenza che si tratta ovviamente solo di una ricognizione, come tale sintetica e senza pretese di esaustività (se hai il
Dizionario di Abbagnano o l'
Enciclopedia di filosofia della Garzanti puoi comunque trovare delle compendiose ma buone trattazioni del tema).
Dunque: quella che Nietzsche designa come “libertà del volere” può essere intesa più generalmente come la tematica della libertà nelle diverse accezioni che si sono sedimentate nel corso della storia del pensiero filosofico, e che egli eredita pertanto dalla tradizione. Una di queste accezioni è appunto quella della libertà intesa come “libero arbitrio”. Come noto Nietzsche si accosta a tale questione a partire dai suoi studi di esegesi biblica, e la interpreta proprio secondo il significato fornito a questa locuzione dalla tradizione cristiana: libertà come autodeterminazione assoluta, indipendente dunque da ogni condizionamento naturale o storico-sociale. Da Agostino a Tommaso, il medioevo cristiano considera l’uomo libero in quanto capace di autodeterminarsi incondizionatamente nelle sue scelte. Come noto Kant rileggerà, sia pur in chiave più sofisticata, tale accezione. Bisogna aggiungere, peraltro, che questa interpretazione non è di origine cristiana, ma greca: già Aristotele, per esempio, riteneva che l’uomo può definirsi libero quando è padrone delle sue decisioni e azioni.
I primi dubbi di Nietzsche al proposito (cfr. per esempio i due saggi giovanili che ho citato nell’intervento precedente) lo condurranno via via a considerare un’altra accezione della libertà, che la vede incorporata in una più generale e omnicomprensiva necessità: pur partendo da presupposti diversi e declinando il problema in modi diversi, il meccanicismo, il panteismo nelle sue varie forme, il cristianesimo protestante, l’idealismo, negano il libero arbitrio in quanto negano che il singolo individuo possa sottrarsi alle leggi della natura (meccanicismo, panteismo), a quelle della storia (idealismo), o alle predeterminazioni divine (protestantesimo). In vari luoghi e momenti del suo filosofare Nietzsche ha seguito tale filone, sottoscrivendo per esempio quanto sosteneva Spinoza riguardo l’illusione umana del libero volere, illusione in ultima analisi risultato di un’ipertrofia dell’“ego” (da notare che Nietzsche ammira lo “psicologo” Spinoza, non il “filosofo”: infatti ovviamente non ne condivide, e anzi ne contesta, i presupposti metafisici).
Una via di mezzo tra le due precedenti è invece l’idea della libertà come “condizionata”, per dirla con Merleau Ponty: l’uomo non è né totalmente libero, né del tutto predeterminato: la libertà consiste infatti nella possibilità di agire entro un ventaglio limitato – sotto il profilo naturale, storico-sociale, e via dicendo – di “possibili”. In generale questa è una modulazione del tema che, pur occasionalmente presente già nella filosofia moderna, si è affermata soprattutto a partire da tempi più recenti rispetto alle precedenti: articolata anche qui in maniere diverse, la troviamo ad esempio in certo marxismo, nelle scienze umane (sociologia, antropologia), nell’esistenzialismo (a parte Sartre) etc. Anche questa è una dimensione presente, come noto, in vari contesti del pensiero nietzscheano.