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Versione completa: Memorie dal sottosuolo
Friedrich Wilhelm Nietzsche Forum > Cultura Generale > Letteratura e Poesia
diechirico
Per chi, ancora, si sente come la talpa di Aurora...

«E, del resto, sapete una cosa: sono convinto che noialtri del sottosuolo andiamo tenuti a freno. Infatti, benché siamo capaci di starcene in silenzio nel sottosuolo per quarant’anni, se però usciamo alla luce e sbottiamo, allora parliamo, parliamo, parliamo...».
diechirico
«Annullate i miei desideri, cancellate i miei ideali, mostratemi qualcosa di meglio, e io vi seguirò. Voi, magari, direte che non ne vale neppure la pena; ma in tal caso anch’io posso rispondervi lo stesso. Stiamo ragionando seriamente; e se non volete degnarmi della vostra attenzione, non starò a pregarvi. Io ho il sottosuolo.».
diechirico
«[…] se prendiamo, per esempio, l’antitesi dell’uomo normale, cioè l’uomo ipercosciente, uscito ovviamente non dal grembo della natura, ma da una storta (qui rasentiamo il misticismo, signori, ma io sospetto anche questo), quest’uomo della storta certe volte si sente talmente inferiore alla sua antitesi, che in coscienza, con tutta la sua coscienza ipertrofica, si considera un topo, e non un uomo. [...] E soprattutto è lui, di sua spontanea volontà, che si considera un topo; nessuno glielo chiede; e questo è un punto importante. […] Là, nel suo schifoso, fetido sottosuolo, il nostro topo offeso, percosso e deriso si immerge subito in un rancore freddo, velenoso e, soprattutto, eterno. Per quarant’anni di fila ricorderà la sua onta fino agli ultimi, più vergognosi particolari, aggiungendoci ogni volta da parte sua dei particolari ancora più vergognosi, stuzzicandosi malignamente e irritandosi con la sua stessa fantasia. Sarà il primo a vergognarsi della sua fantasia, e tuttavia continuerà a ricordare, a rivangare, inventerà contro di sé un sacco di storie, col pretesto che anche quelle avrebbero potuto succedere, e non perdonerà nulla. [...] Ma ecco, proprio in questa fredda, disgustosa mezza disperazione e mezza fede, in questo cosciente seppellirsi vivo per il dolore, nel sottosuolo per quarant’anni, in questa situazione senza via d’uscita, forzatamente costruita e tuttavia in parte sospetta, in tutto questo veleno di desideri frustati, interiorizzati, in tutta questa febbre di tentennamenti, di decisioni prese per l’eternità e di pentimenti che sopravvengono un attimo dopo - qui si racchiude il succo di quello strano piacere di cui ho parlato. È così sottile, talvolta così sfuggente alla coscienza, che gli uomini appena un po’ limitati o addirittura semplicemente gli uomini dai nervi saldi non ci capiranno assolutamente nulla.».
andreademilio
Consiglio Stefan Zweig, Tre maestri ( Dickens, Balzac, Dosto), che descrive l'anima come pochi e con un linguaggio passionale anche se un po' enfatico.
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