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> Cos'è un paradosso dei paradossi!
BlackSmith
messagio Mar 17 2009, 08:48 AM
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Una simpatica forumista, tale Diletta, ci racconta in un'altro topic che stava leggendo un libro dal titolo "A spasso con Jung".
Mi ha incuriosito l'estrapolazione di questa frase:" Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se approssimativamente, la pienezza della vita".
Interessante, almeno per me, molto interessante. Una citazione preziosissima
Ora vi chiedo se, iniziando a cercare di definire cos'è un Paradosso, cercando di interpretare poi la definizione di Jung, riusciamo anche a spiegare cos'è un paradosso dei paradossi, di darne una definizione, rimane sempre nella categoria dei paradossi?
E' invece una specie nuova? come potrebbe essere altrimenti definito!

(Sfiga, sgub,sfiga, potrebbe essere definito sfiga? wink.gif )

A parte gli scherzi approfondiamo questo tema!


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Sgubonius
messagio Mar 19 2009, 11:53 PM
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Ti dirò che purtroppo del tuo topic lungo blacksmith temo di non aver capito tutto perchè la grammatica è un'impresa!!
Comunque cerco di fare un po' di ordine.

Il paradosso in genere è un'affermazione che secondo logica viene dedotta, eppure suona (anche provocatoriamente) contro quello che Deleuze chiama il "buon senso", che è poi la doxa nell'etimologia. Ecco perchè il paradosso è il motore stesso della filosofia, in quanto già nelle origini essa si pone come ricerca di ciò che è nascosto ai più. Ma quanto dice anche Deleuze è che da una parte c'è un paradosso che io ho definito "dialettico" in quanto è solo un superare l'opinione precedentemente fondata, che ha prodotto la storia della filosofia, dall'altra c'è invece un paradosso originario che è quanto fa scaturire l'intera questione filosofica, il pathos appunto, e che non si risolve in attesa di una nuova evoluzione filosofica, ma è l'impensabile, il fondo vulcanico della differenza.

Ecco perchè c'è se vuoi un paradosso di serie A, che non è un paradosso dei paradossi ma è semplicemente la Differenza così come la intendono i pensatori di questa "corrente". La tua beneamata citazione di Nietzsche è un paradosso che si colloca nella storia, nello stridere coll'opinione comune per cui la sofferenza si augura solo ai nemici perchè è un male, ma non è il paradosso fondamentale. Il paradosso fondamentale è quel pensiero che non si lascia in nessun caso ricondurre ad unità, in Nietzsche si vede questo nel dionisiaco in genere (pensare l'impensabile, ecco il paradosso fondamentale, portare la logica al suo limite...)


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BlackSmith
messagio Mar 20 2009, 07:08 PM
Messaggio #3


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La tua beneamata citazione di Nietzsche è un paradosso che si colloca nella storia, nello stridere coll'opinione comune per cui la sofferenza si augura solo ai nemici perchè è un male, ma non è il paradosso fondamentale. Il paradosso fondamentale è quel pensiero che non si lascia in nessun caso ricondurre ad unità, in Nietzsche si vede questo nel dionisiaco in genere (pensare l'impensabile, ecco il paradosso fondamentale, portare la logica al suo limite...)
Ho capito cosa intendi, ma non sottovaluterei l'importanza che hanno anche avuto i paradossi dialettici, mi viene in mente quello di Russelel , con quello stupidissimo paradosso è nata l'insiemistica, quelli matematici, con il paradosso dei gemelli (diversi), la relatività ristretta,etc. etc; quella frase, perciò, rimane sempre un paradosso in tutta la sua potenza scardinatrice. Ti dò ragione su tutto, ma non sono d'accordo a derubricarlo come una cosuccia, così, buttata lì, come se non avesse niente da fare.
Un giorno si alza, evidentemente gli va di baloccare, scrive a Louu e poi conclude, cara Louu ti auguro ogni male, affettuosi saluti tuo Friedrich. Quella frase sarà maturata da qualche, forse, profonda conoscenza della sofferenza, e quest'ultima è una tematica così banale e già risolta dall'Umanità ? La N.d.T, E.H, Z. fino ai Ditirambi di Dionisio, hanno qualcosa a che vedere con la Sofferenza o no? Poi che quella frase, non è il paradosso fondamentale, potrei anche essere d'accordo!
Come facciamo a frantumare lo specchio rispecchiandoci in una poliprospettiva e non patirne le atroci sofferenze, spersonalizzarsi costa fatica, frantumare l'io in mille pezzettini non è mica una passeggiata, i personaggi alla K. patiscono. Deleuze,dopo, Critique et clinique, nel 1995 ... Se qualcuno ride e starnazza è perchè ha conosciuto la sofferenza ed ha imaparato a sublimarla.
Allora il paradosso più adeguato a scalzare il tuo primo posto nella classifica è proprio quello della Sofferenza.



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Nachtlied
messagio Mar 20 2009, 07:24 PM
Messaggio #4


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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 20 2009, 07:08 PM) *
Ho capito cosa intendi, ma non sottovaluterei l'importanza che hanno anche avuto i paradossi dialettici, mi viene in mente quello di Russelel , con quello stupidissimo paradosso è nata l'insiemistica

In realtà (non per fare sempre i pignoli rompiscatole sleep.gif ) è basato proprio sull'insiemistica... Ha semmai originato un nuovo tipo di logica... biggrin.gif


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Sgubonius
messagio Mar 20 2009, 08:05 PM
Messaggio #5


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 20 2009, 07:24 PM) *
In realtà (non per fare sempre i pignoli rompiscatole sleep.gif ) è basato proprio sull'insiemistica... Ha semmai originato un nuovo tipo di logica... biggrin.gif


Rincaro la dose di rompiscatolume, il paradosso dei gemelli ha generalo semmai la relatività generale non quella ristretta di cui è anzi una delle apparenti contraddizioni!! wink.gif

A parte questo giochetto capisco dove vuoi arrivare col discorso sulla sofferenza, ma come ti dicevo ritengo che la questione sulla sofferenza sia ancora una questione legata ad un modo di pensare metafisico o tuttalpiù esistenziale, se andiamo oltre il problema della sofferenza o della teodicea in genere non sussiste.
Esistono tantissimi paradossi che servono a pensare questioni limitate, questo di Nietzsche serve per pensare la sofferenza ad esempio, ma esiste un paradosso veramente radicale che serve a "pensare" originariamente ed è quello da cui non dobbiamo staccarci. Tutta la metafisica se ci facciamo caso è un tentativo di chiudere i conti col pensiero, cioè creare un sistema pensato tale da eslcudere ogni ulteriore pensare (ogni dubbio-->certezza cartesiana), ergo chiudere quel vulcano che è il paradosso primo.

In Kafka non c'è sofferenza intimistica, non c'è intimo, non c'è individuo che possa soffrire, te lo dico perchè proprio ora sto leggendo il saggio di Deleuze (son fissato!) "Kafka: per una letteratura minore" ed in effetti solo l'interpretazione squallida psicanalitica e modernista può valutare Kafka con categorie come queste. Se vuoi apriamo un topic in ogni caso ne parliamo.


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