belle davvero le immagini...come un sentiero del dolore
perchè nn ce le commenti, wonder? vorrei capire di più. grazie
Gina Pane ha utilizzato il proprio corpo, e ne ha fatto arte. Non ha impresso i suoi sentimenti su una tela, su un muro, su un foglio, o in qualche altro oggetto materiale e non vivente. Ma sul suo corpo. Vivo. E in quanto tale prova sofferenza.
Si è autoferita per raggiungere una espressione dolorosa, drammatica. Io ne colgo la serenità, l'armonia del momento nel quale è riuscita a raggiungere la sua massima espressione. A dichiararsi senza parole. Nel silenzio dell'autocomposizione.
Titolo è "azione sentimentale".
questo è il commento di un sito, che trovo interessante...
www.currenticalamo.com (quando lo apro mi si blocca il computer, quindi se lo aprite fate attenzione)
Ora che siamo liberi possiamo
tornare a sognare le catene.
<<Mostrare fino in fondo le proprie debolezze fisiche e psichiche è l’unica strada che può permettere a molti di intervenire sulla loro vita. Gina Pane, ad esempio, presenta sempre situazioni legate ad antecedenti –i ricordi- che vengono tradotti nella pièce. Attraverso questa, l’autrice si libera da cariche di affetto bloccato in maniera tanto intensa da rasentare il patogeno. Il grado di eccitazione arriva fino al limite del trauma. Si hanno scariche emozionali mediante le quali ci si chiede se l’autrice si libera del peso dell’evento traumatico o lo sistematizza per tesaurizzarle. Il tema è, spesso, quello di riempire un vuoto insostenibile, un vuoto-lutto, la perdita dell’oggetto amato. >>Lea Vergine, Il corpo come linguaggio
Oddio ragazze, questo a me pare solo una forma infiocchettata di autolesionismo..ma no forse è solo una forma di agopuntura ^^
è arte e basta
io nn so se è arte ma sono rimasta colpita: le rose, il sangue, le spine
un giorno il mio amico A. Casca Blavidovic mi regalò queste parole - il cui ricordo le foto hanno fatto riaffiorare:
"La vita è come una rossa rosa, sensuale e profumatissima e l'uomo è come un lento lombrico carico di sangue, di linfa di vita.
L'insetto ha la possibilità di scegliere: rimanere sulla terra e restare un essere del basso mondo oppure...oppure salire su quel verde gambo colmo di spine sapendo che alcune di queste lo trafiggeranno per poi staccarsi da sole, mentre altre gli rimarranno per sempre in corpo.
Qualche lombrico raggiunge i petali rossi e profumati.
Ebbene, noi chiamiamo coloro che intraprendono il viaggio eroi e coloro che lo finiscono filosofi"
i filosofi non li stimo....mi stanno proprio antipatici, non agiscono coltivano solo parole...
la Pane mi ha dato un intensa carica emotiva, nelle immagini ho trovato una parte di me stessa, del mio vissuto
ciò che hai detto Reiniku mi è parso molto banale "forma infiocchettata di autolesionismo" cosa significa?
cosa cambia tra un dolore esternato fisicamente, e un dolore esternato a grandi paroloni
lei con quelle foto rievoca un qualcosa che l' ha tormentata, e sul tormento pone dei fiori, forse simbolo di perdono, o di superamento del dolore stesso o comunque di un ricordo di un' esperienza, che se anche è stata difficile, dura poi ha avuto un qualcosa di positivo
da http://lnx.whipart.it/html/modules.php?name=News&file=print&sid=846
Arriviamo così all'esperienza di Gina Pane, francese. L'artista decise di rischiare la vita ad ogni sua esibizione. Le sue performance consistevano nel rappresentare il dolore interno, psichico, all'estero: così si conficcava le spine di rosa per esprimere l'angoscia di un amore doloroso, o si tagliava la pelle, le orecchie o la lingua con delle lamette. O all'unione con la natura, con i semi, con la terra e le pietre. Per arrivare, con il dolore, alla elevazione spirituale - stesso concetto medievale. L'esperienza di Gina Pane, se di primo acchito può sembrare rude e dura, è stata un punto di riferimento sia per il lavoro effettuato sul corpo, sia per la straordinaria capacità di controllare le azioni, fin nei minimi particolari, per potersi così donare interamente alla visualizzazione delle azioni.
La Terra come corpo della Natura ferita diventa il punto di partenza per le serie delle "Blessures" che dominano gli anni Settanta e diventano il lavoro più conosciuto e universalmente noto di Gina Pane. Un'opera particolarmente significativa è la sequenza di foto denominata Flessure théorique, realizzata nel 1970. L'artista nella prima foto taglia con la lametta da barba un foglio bianco di carta, sembra quasi che scriva una scrittura invisibile. Nella seconda foto la carta sgualcita viene appoggiata sulla nuda terra e la lametta la incide fino a far apparire il terreno su cui è appoggiata. Nella terra l'artista si incide direttamente un polpastrello. Questa opera non solo è fondamentale in quanto il tema della ferita viene esplicitato e collegato nella sequenza carta-terra-corpoumano, ma è anche la prima occasione in cui l'artista mostra l'intenzione di compiere su se stessa degli atti dolorosi. La lucidità di questo lavoro dimostra anche quanto Gina Pane avesse il controllo e la coscienza del proprio lavoro.
La stessa Gina Pane aveva chiarito questo problema: "Non è facile occuparsi del corpo come linguaggio, almeno per colui che si rende conto che esso possiede una struttura linguistica. Il messaggio corporale possiede una massa e un peso tali che provare a decifrarlo provoca difficoltà e allarmi."
con Nietzsche non ho un buon rapporto, ce ne sono pochi in realtà che me ne vanno a genio...
io adoro molto la poesia, la psicanalisi, la letteratura, l'arte, la musica, le scienze, lo sport non sono mai riuscita ad avere un rapporto intenso con la filosofia più generale, mi ha sempre dato l'impressione di aria fritta, pensiero morto
sono disposta a cambiare idea..
è che i filosofi non hanno voluto far la fine di Socrate. Ma la filosofia resta grande.
boh