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> La filosofia di Nietzsche continuata., La filosofia di Nietzsche continuata.
Valeriano
messagio Dec 31 2011, 11:31 AM
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Riporto questo post per chi come me ha una solarità ascendente un'io possente una sensibilità strana e una gioiosa bontà. Questi è un articolo molto bello e denso per chi mi segue attentamente ed è sveglio che pubblico da un blog di livello elevato : Stormfront, di cui ho il privilegio di far parte. Pubblico un articolo già apparso sul mio blog sfoltito delle parti più animose e dialettiche per non dare adito ad ignoranti come Druido e complottogiudaico di intervenire.E altissima conoscenza filosofica scaturita da un’ intuizione profondissima riportata qui in modo necessariamente succinto ma già corredata da un’ ampia messe di prove.La cultura Europea è dannata fin dalle origini. Più tardi ne definirò la specie e ne preciserò i dettagli. Gli studiosi faticano, si accapigliano non riescono a trovare una spiegazione benchè misera, passabile. Non conoscevano la scrittura i sumeri gli egiziani gli indiani? Perchè solo presso i greci ha avuto origine la scienza e la filosofia? Eppure la risposta chiara che squarcia il velo dell’ ipocrisia danzante gioiosa sulle teste di questi miseri omiciattoli l ha data definitivamente Nietzsche. La letteratura greca è una rivolta degli schiavi. Tutto ciò che avviluppa la cognizione sociale dei greci puzza di putredine e di morte è una palude mefitica che dovette scandalizzzare esseri umani come Clizia che cercarono di tapparne la bocca nel più crudele bagno di sangue.Ma spiegherò in termini più chiari e accessibili ai più cosa voglio dire. Le società indoeuropee arcaiche erano divise secondo Duzemil in tre classi agricoltori guerrieri e religiosi. Tralascio le altre due e mi concentro sulla terza. Perchè negli uomini primitivi anche se, appena evoluti, vi fu bisogno di una classe religiosa? Qui il discorso si farebbe lungo ma stralcerò i due punti essenziali: primo davanti all universo la natura umana non ha nessun senso (Melville) e Appare terrificante. secondo la progressiva differenziazione tra gruppi etnici umani rendeva necessaria quella che nelle culture nomadi boscimani e meno evolute non era ancora necessario il riconoscimento. Ormai la scienza ha dimostrato che l’ universo non è interamente logico; inoltre la vita è quanto di più bizzarro vi sia nella realtà, basti pensare ai suicidi di massa donatisti:ci furono, addirittura, casi di Donatisti che arrivarono ad organizzare dei grandi suicidi in massa, buttandosi da burroni o roghi collettivi P.S. : non so perchè riporti la scritta in questo colore.).Rimando al sito e chiudo l argomento dicendo: la vita che nega la vita niente di più chiaro. Medioevo ereticale, Prima dell’Anno Mille. I primi secoli cristiani e le eresie cristologiche. Ora un animale è tanto più bizzarro quanto più è evoluto ed è qui che entra in gioco il problema del riconoscimento. Quindi ricapitolando, la religione ricolorava il reale dandole un senso umano e questo era anche un collante ma era necessario qualcosa di più. Tutti conoscono il cuculo che si fa imbeccare dai suoi stupidi ospiti. Il terzo punto è proprio questo: dalla comunicazione vibrazionale degli insetti di riconoscimento infallibile la religione consentiva a gruppi etnici ormai diversi antropologicamente e con storie diverse e in competizione per il territorio, tramite i riti di iniziazione sociale come l” infibulazione o l adoptio romana ma l’ iniziazione “sociale” è presente in tutte le culture evolute di Riconoscere i membri dell’ etnia e tramite i sacerdoti e le forme più elevate (riti, simboli) della religione che costituiva come è noto tutto il loro mondo, (basta leggere ancora Omero, la terra è circondata dal fiume Oceano i popoli sono pochi e al di là vi sono creature reali mostruose il tutto in una cosmologia che comprende tutto storia(le varie età) geografia come ho detto morale il delitto di Egisto ecc.) di legarli a vita al gruppo. Chiudo con la prova che ho scoperto recentissimamente e che mi sembra definitiva religione viene da re-ligare ovvero tenere insieme. Riporto a questo punto le altre prove nel mio stile molto impetuoso citando oltre il sito solo un altro nome Mimnermo un vero poeta post-sessantottino e moderno come si può vedere su Wikipedia. Dal sito: Non era Esiodo un contadino ai margini che manipola la religione, come vuol dire, il fondamento della Società greca affermando che addirittura fine ultima della grecità sarà la folgore di Zeus se i tapeinos non si solleveranno, quando nell’ Illiade! l’ umile Tersite riceve senza alcun commento moraleggiante la sua scarica di legnate per aver alzato la testa contro i capi? Non è Archiloco un Lutero che irrompe e falcidia i capisaldi morali dell’ etica greca come il valore in battaglia e Saffo che addiritura si pone da protagonista in un mondo in cui la donna Doveva stare a guardare? Solo se si comprende che nasce dalla rivoltà degli schiavi-emarginati e dalla dissoluzione della società greca, si rende evidente qual’è stato il vaso di Pandora che si è scatenato nel campo di battaglia chiamato Europa.Cos’ ha causato la rottura dei vincoli comunitari greci sarà oggetto di un prossimo post. Solo distruggendo il mondo che mi circonda il miop onore creerà cio che amo. Blog:elitarismo
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Fulcanelli
messagio Jan 8 2012, 02:54 AM
Messaggio #2


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Non posso altro fare,col mio linguaggio colorito come luce passata al vaglio dello spettrografo, al fine di renderlo visibile persino ai ciechi ed ai sordi,che consigliarti la via dell'insegnamento impartito da Agatobulo a Peregrino Proteo,via sicura e provata per pervenire a virtù e saggezza:« Dopo di questo fece un altro viaggio, ed andò in Egitto da Agatobulo, per addottorarsi in quella mirabile dottrina di portar la zucca mezzo rasa e la faccia lorda di mota, di farsi le seghe innanzi al popolo e dire che l’è una delle cose dette indifferenti, di battersi e farsi battere le natiche con una ferula, e di fare altre pazzie per destare ammirazione. Di là partissi benissimo instrutto in queste cose. »

(Lucianus, "La morte di Peregrino". in Opere di Luciano, traduzione di Luigi Settembrini, Firenze : Le Monnier, 1862, vol. III, pp. 205.)
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