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> Perche' il Superuomo non e' un concetto limite
rasema74
messagio Mar 17 2009, 07:11 AM
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Prima pero' un brano da “I segeti della trasformazione” di Osho, pag. 45:

<< Essere autentici significa restare totalmente legati ai fatti. Le ideologie, le teorie, gli “ismi” ti deformano e ti forniscono una falsa “persona”: ti ritrovi a indossare maschere senza essere mai cio’ che mostri; perdi ogni contatto con la realta’ e all’improvviso la tua vita diventa una recita continua. La tua vita e’ sempre meno viva, e’ sempre piu’ una recita in cui interpreti una parte, non la tua vera anima, ma la tua cultura, la tua educazione, la tua societa’, la tua civilta’. L’uomo puo’ essere educato, ma piu’ e’ educato meno e’ autentico.
La realta’ e’ il tuo Se’ spontaneo, non manipolato dalla societa’. Ma il rischio e’ che un bambino, abbandonato a se stesso, non sia molto diverso da un animale. Sara’ autentico, ma animalesco; non diventera’ un uomo. Questo e’ inaccettabile, non e’ un’alternativa possible. Non possiamo lasciare un bambino a se stesso; dobbiamo intervenire in qualche modo, anche se qualsiasi tipo di intervento influenzera’ il suo vero Se’. Il bambino ricevera’ abiti, maschere, volti, diventera’ un uomo e un attore, ma non sara’ piu’ autentico.
Se lo lasci a se stesso sara’ autentico come un animale, ma non sara’ un uomo. Educarlo e’ un male necessario; lo dobbiamo educare e condizionare per farlo diventare un uomo, anche se non sara’ piu’ autentico.
La terza possibilita’ e’ offerta da queste tecniche di meditazione. Tutte le tecniche di meditazione sono in realta’ dei “decondizionamenti”. E’ possible eliminare tutto cio’ che la societa’ ti ha dato senza regredire allo stato animale, ma diventando qualcosa di piu’ di un uomo: un superuomo.(…)
Come mai (il bambino) diventa falso? Perche’ l’uomo e’ imposto solo dall’esterno. Dentro resta l’animale. Imponiamo l’umanita’ dall’esterno. Il bambino si divide, si scinde in due. All’interno vive l’animale, all’esterno l’uomo. Per questo tutto quello che dici o fai ha due aspetti. Devi conservare l’apparenza che ti e’ stata data e soddisfare continuamente il tuo animale: e’ una cosa complessa, e la conseguenza e’ che tutti diventano ipocriti.(…)
L’animale e’ integro, indiviso; anche il santo e’ integro e indiviso. L’uomo e’ scisso, perche’ si trova esattamente tra i due, tra l’animale e il santo, tra Dio e il cane. L’uomo e’ esattamente nel mezzo. All’interno resta il cane; all’esterno finge di essere Dio, il che genera tensione e angoscia, e tutto diventa falso. Potresti cadere in basso e diventare un animale; allora saresti piu’ autentico di un uomo, ma perderesti molto: perderesti la possibilita’ di diventare Dio. >>

Nella precedente discussione "Il pessimismo di Nietzsche" e' emerso che
per alcuni qui nel forum il Superuomo e' un concetto LIMITE.
All'inizio non ci ho fatto molto caso, poi pero' mi sono detto:
ma non e' forse l'UOMO il concetto limite?

L'uomo e' un PONTE sospeso tra l'Animale e il Superuomo,
l'uomo e' qualcosa che deve essere superato,
l'uomo e' la malattia della pelle della terra...
cosa vogliono dirci tutte queste affermazioni se non che
l'uomo non e' una REALTA' ma solo una finzione, un concetto?

L'Animale e' REALE, il Superuomo e' REALE, l'uomo e' FALSO!
Per Osho si arriva al Superuomo semplicemente "decondizionando" l'uomo.
Per Nietzsche questo non basta: cosi' si rischierebbe di creare solo l'ultimo uomo.
Ma per tutti e due solo il Superuomo e' REALE!

Che ne dite?
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Nachtlied
messagio Mar 17 2009, 11:26 AM
Messaggio #2


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Mi sembra che i due concetti di superuomo non siano identici: Osho mi sembra si riferisca più allo stato interiore di chi è riuscito sì a liberarsi dal dominio degli "ismi", ma vive in uno stato di beatitudine (il bambino senza l'animale); Nietzsche mi sembra ci inviti di più ad accettare l'animale, non a liberarcene, e ad acquisire l'innocenza del bambino, non la sua beatitudine.
Credo che per N. essere superuomini significhi proprio accettare la complessità, la contraddizione dell'uomo, e riderne, mentre mi sembra che Osho prediliga eliminare il superfluo per ritrovare un'unità che è andata perduta.
Per entrambi l'uomo deve non essere condizionato più dagli "ismi", ma in due sensi diversi: per Osho bisogna liberarsne, per Nietzsche dobbiamo imparare a superarli, a dominarli. Il superuomo netzscheano non è sopraffatto dalla VdP, per questo riesce benissimo a sopportarne la violenza, mentre il volerserne liberare è sintomo di chi non ci riesce, del decadente, dello schopenhaueriano.

Detto questo, non so quanto possa essere giusto utilizzare la def. di Osho per indagare su N.
Comunque, "l'uomo è un ponte e non uno scopo", ci dice che senz'altro l'uomo deve essere superato. Però credo, proprio perché abbiamo un'idea di cosa l'uomo sia, perché lo definiamo con le sue stesse categorie, perché ci esprimiamo nel suo linguaggio, che non possa essere un concetto limite.
Mentre il superuomo è fuori dal tempo lineare, dal concetto di causa o fine, da quello di caso ecc... Per questo resta un concetto limite. E' qualcosa di necessario per farci capire in che senso l'uomo debba essere superato, ma non ci dice niente di più preciso; sappiamo come l'uomo non deve più essere, ma non siamo veramente in grado di cogliere come deve diventare.


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rasema74
messagio Mar 21 2009, 08:33 AM
Messaggio #3


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Fino a quando non mi riprendo mi limitero' a citare dei passi
con la speranza di creare qualche cortocircuito nelle vostre pseudo-certezze!

CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 17 2009, 12:26 PM) *
Il superuomo netzscheano non è sopraffatto dalla VdP, per questo riesce benissimo a sopportarne la violenza, mentre il volerserne liberare è sintomo di chi non ci riesce, del decadente, dello schopenhaueriano.


<< È questo il motivo per cui bisogna innanzitutto evitare franintedimenti sul principio nietzscheano di volontà di potenza. Questo principio non significa (o per lo meno non significa in prima istanza) che la volontà voglia la potenza o desideri dominare. Finchè si interpreta la volontà di potenza nel senso di "desiderio di dominare" la si fa inevitabilmente dipendere dai valori stabiliti […]. La volontà di potenza, dice Nietzsche, non consiste nel desiderare e nemmeno nel prendere, ma nel creare e nel dare. >>

"NIETZSCHE con antologia di testi" di Gilles Deleuze

CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 17 2009, 12:26 PM) *
Comunque, "l'uomo è un ponte e non uno scopo", ci dice che senz'altro l'uomo deve essere superato.
Però credo, proprio perché abbiamo un'idea di cosa l'uomo sia, perché lo definiamo con le sue stesse categorie, perché ci esprimiamo nel suo linguaggio, che non possa essere un concetto limite.


Da Wiki:

# Uomo - specie umana o essere umano, vedi Homo sapiens sapiens.
# Uomo - come persona, vedi Persona

L'uomo (Homo sapiens sapiens), chiamato anche essere umano, è un mammifero euterio, un primate bipede, appartenente alla famiglia degli ominidi che comprende numerosi generi estinti e sette diverse specie viventi di grandi scimmie antropomorfe. La specie sapiens, di origine africana come d'altronde il genere Homo stesso, è a pelo corto, adattata alla vita terricola, e onnivora, con comportamento originariamente cacciatore raccoglitore. La distribuzione attuale è pressoché cosmopolita.
Gli uomini hanno un cervello molto strutturato e sviluppato, in proporzione alle dimensioni dell'individuo, e capace di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Questa capacità mentale, combinata con la stazione eretta che rende liberi gli arti superiori, rimasti prensili per l'origine arboricola comune a tutto l'ordine, ha consentito il manipolare oggetti, e ha permesso all'uomo di creare una grande varietà di utensili...

Persona è un concetto della filosofia, più precisamente dell'antropologia filosofica. Si definisce persona un essere razionale dotato di coscienza di sé ed in possesso di una propria identità. L'esempio ovvio di persona - per alcuni l'unico - è la persona umana.
Persona deriva dal greco πρόσωπον, prósōpon cioè maschera dell'attore, termine entrato in Italia tramite l'etrusco phersu.
Un'altra etimologia è da ricercare nel termine latino personare, (per-sonare: parlare attraverso). Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori.
Di persona si è tornato a parlare prepotentemente nell'attuale dibattito sulla bioetica. In particolare si è fatto urgente il tentativo di dare risposte a domande del genere: è persona un embrione? Quando inizia ad esserlo? È persona ancora chi si trova in stato di morte cerebrale?
Tematiche aperte nelle quali spesso è facile il fraintendimento e l'incomprensione proprio perché è dato per implicito un certo modo di intendere la persona.
Molti critici delle posizioni bioetiche cattoliche sostengono che alcuni teologi autorevoli del passato concordano nel ritenere un embrione "non persona". Fanno riferimento ad autori fondamentali, come San Tommaso d'Aquino che in effetti riteneva che l'anima (dal greco anemos, respiro) subentrasse nell'individuo in un momento successivo al suo concepimento fisico. Per i metafisici cattolici come Tommaso è evidentemente la presenza dell'anima a fare di un uomo una persona. Dunque anche per lui l'embrione non sarebbe tale. Uno studioso (cattolico), Adriano Pessina, controbatte affermando che sia decisivo tutelare i diritti dell'individuo a partire prima di tutto dalla definizione di cosa è umano. Sulla nozione di persona sarebbe più opportuno invece proporre una moratoria, per evitare di impelagarsi in una discussione "troppo" metafisica.


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Nachtlied
messagio Mar 21 2009, 01:26 PM
Messaggio #4


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CITAZIONE(rasema74 @ Mar 21 2009, 08:33 AM) *
Fino a quando non mi riprendo mi limitero' a citare dei passi
con la speranza di creare qualche cortocircuito nelle vostre pseudo-certezze!
<< È questo il motivo per cui bisogna innanzitutto evitare franintedimenti sul principio nietzscheano di volontà di potenza. Questo principio non significa (o per lo meno non significa in prima istanza) che la volontà voglia la potenza o desideri dominare. Finchè si interpreta la volontà di potenza nel senso di "desiderio di dominare" la si fa inevitabilmente dipendere dai valori stabiliti […]. La volontà di potenza, dice Nietzsche, non consiste nel desiderare e nemmeno nel prendere, ma nel creare e nel dare. >>

"NIETZSCHE con antologia di testi" di Gilles Deleuze

Infatti mi stavo riferendo proprio a questo passo: essere capaci di sopportare la violenza della VdP non significa assolutamente attribuirle la caratteristica di dominare (almeno, non necessarimente). E' invece proprio di chi se ne vuole liberare, attribuirle tale caratteristica!
La VdP è tutto, è la vita stessa nel suo continuo autosuperamento, negarla significa volere il nulla...
Per questo chi non riesce a sopportarne la violenza, crede che sia radicata in valori prestabiliti come il dominio o il desiderio e pertanto se ne vuole liberare.
Ma essa è al di sopra dei valori stabiliti.
E comunque mi sembra che c'entri poco con il superuomo, visto che lui la violenza la sopporta e come...

Per quanto riguarda il resto non ci vedo un'obiezione al fatto che su per giù cosa sia un uomo lo sappiamo.
E non ce la vedo perché non è importante stare a riflettere su dove abbia inizio la persona, quello che conta è che se vedi un uomo in giro, dici: "è un uomo!". [e lo dici, perché è la definizione che tu dai a te stesso, a me e a tutti quelli in grado di esercitare razionalmente il cervello, di avere autocoscienza ecc...]
Non capita tutti i giorni di incontrare embrioni...


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