rapporto fra Nietzsche ed i monoteismi ebraico e cristiano. |
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rapporto fra Nietzsche ed i monoteismi ebraico e cristiano. |
Jun 24 2008, 02:00 PM
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#21
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Io rimango comunque scettico sull'idea del Nietzsche ultimo metafisico, o meglio lo vedo più come "primo" anti-metafisico (primo fra virgolette perchè ovviamente i presocratici erano i primi, e forse alcuni come spinoza hanno toccato questa fine della metafisica prima di Friedrich). In fondo mi pare che il contrasto ente-essere non sia molto lontano dal contrasto apollineo-dionisiaco, dove il principio di individuazione e la ragione che vuole fondare tutto si scontrano con il grande turbine caotico dell'essere. Di metafisico in Nietzsche c'è solo il concetto della VdP che in effetti rimane per me il peggior esito del suo pensiero, almeno considerato nell'ottica di farne un nuovo principio assolutizzante. In questa dimensione Heidegger ha concettualizzato molto bene (anche troppo) per poi schiantarsi contro il muro del non-concetto per eccellenza, campo dove le sue armi erano del tutto innocue. In sostanza non ha detto niente di nuovo (però lo ha ridetto molto bene!). Tornando al tema del topic io dico che c'è una profonda relazione fra Nietzsche/Zarathustra e il Cristo nella sua dimensione più profondamente umana. Lui stesso lo riconosceva e apprezzava Gesù uomo inattuale, distruttore della legge e forse primo a-morale. La critica dell'Anticristo mi sembra sia volta soprattutto al Cristianesimo platonico che è scaturito dai Vangeli, attraverso figure come San Paolo. In fondo penso che una teologia ritorni necessariamente, anche per gli atei, nella misura in cui si ragiona intorno all'uomo. Ognuno di noi ha necessariamente un "daimon" socratico a cui inevitabilmente obbedisce, così è anche per il superuomo, che fedele alla terra obbedisce al destino, con amore. Avevo scritto un reply abbastanza dettagliato a questo tuo intervento, Sgub, ma improvvisamente ho dato un invio indebito e mi è saltato tutto. Siccome, probabilmente complice il caldo torrido, da qualche giorno il mio quantum - noblèsse oblìge - di indolenza romana si fa sentire, non mi va di riscrivere tutto. Mi limito ad osservare che la relazione, più che fra Cristo e Zarathustra, sussiste tra Cristo ed il principe My'shkin dell'idiota di Dostoevskij - v. l'anticristo -. Secondo N. Cristo non pretese mai che la sua predicazione visionaria ed irrevocalbilmente utopistica dovesse tradursi in un sistema dottrinale, alla cui elaborazione procedette Paolo, conferendo alla parola di Gesù un carattere dogmatico. In questo risiede la nobiltà del nazareno. -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 24 2008, 02:09 PM
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#22
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Premetto che di filologia sono totalmente ignaro!
Il problema sulla Volontà di Potenza non è cosa abbia voluto dire Nietzsche, cosa abbia letto, come ci sia arrivato, il problema è di fondo, nella filosofia, nella significatività di questa idea. Nietzsche è il filosofo del prospettivismo, e su questo siamo tutti d'accordo, è evidente che anche nell'inserire un concetto come questo lo si debba prendere con un interpretazione sfaccettata e non come una legge unica. La mia critica (con la quale appunto giustificavo nella VdP quello che Heidegger dice) è che non ha alcun senso pensare la volontà di potenza come concetto sfaccettato che non sottosta all'individuazione, è un modo di porre la questione per assecondare l'assioma di prospettivismo, ma non riesco a capire come sia credibile. Mi spiego meglio se ci riesco. Per quello che ho visto io (ho letto relativamente poco quindi potrei mancare alcuni passaggi) il problema della VdP è il seguente: dopo aver costruito un allontanamento dalla filosofia "metafisica" che va da socrate a hegel e quindi a tutto ciò che pone sotto concetto in un identità/individuazione apollinea razionale della realtà per arrivare a professare la superiorità della dispersione nella molteplicità della vita e nella sua sostanziale insensatezza, Nietzsche si trova a dover in qualche modo giustificare un etica (quella dello Zarathustra) che di per sè non ha più un fondamento, come Spinoza aveva basato la sua Ethica sulla sostanza/dio e sull'idea che si dovesse massimizzare la propria potenza come emancipazione dall'immaginazione. Questa potenza che deve essere appunto ciò che rende il superuomo preferibile all'uomo non può non essere un principio che ritorna alla ricerca di un "senso" (di un ordinamento meglio-peggio) e quindi dell'individuazione di un valore comune in base al quale decidere/giudicare. La volontà di potenza è superflua, se un fondamento è necessario allora la filosofia è almeno un pochino metafisica per necessità, se non è necessario un fondamento allora perchè introdurre la VdP (e la filosofia in generale)? -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 24 2008, 02:49 PM
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#23
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
E infatti qui ci si ferma, nel senso che non è dato asserire se la WzM sia pulsione
cieca che trova una regolarità soltanto statistica nell' incessante contrasto tra gli enti che collidono ciascuno con un proprio quanto di potenza, ovvero se n. voglia elevare a principio e quindi a categoria metafisica questa pulsione, il che sarebbe contraddittorio. Heidegger propende per la seconda ipotesi. -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 24 2008, 03:09 PM
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#24
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Advanced Member Gruppo: Members Messaggi: 84 Iscritto il: 9-October 07 Utente Nr.: 403 |
Una prova della volontà di potenza:
La grande domanda "donde proviene il mondo organico?" è risolta da Nietzsche con la formula della Volontà di Potenza. Nietzsche, fa un esempio(non ricordo più dove) molto concreto e biologico. N parla del protoplasma nell'atto di nutrirsi. Domanda: perchè utilizza gli pseudopodi(estroflessioni citoplasmatiche) per tastare intorno a se? Perchè quando trova una preda la assimila? Asserire che il nutrimento è effetto di una causa chiamata "fame" è frutto di un errore psicologico. Si paragona il SENSO di aver fame tipicamente umano o animale e lo si applica agli organismi più primitivi. Ovviamente un unicellulare non percepisce la fame. Non ha dei nervi e un sistema nervoso in grado di fargli sentire che lo stomaco(che nemmeno ha!!) è vuoto. Nell'uomo però il "sentire la fame" è presente, ma per Nietzsche questa è solo un evoluzione più complessa e più sottile di un unica pulsione originaria: la volontà di potenza. Come mai l'individuo "mangia"(termine usato per gli animali più "evoluti") o meglio assimila? Comte, Darwin e tutti questa massa di idioti rispondono: per l'istinto di autoconservazione. Per Nietzsche invece l'assimilazione è volta ad un accrescimento di potenza; un effetto di questa potenza è l'autoconservazione. Quello dell'assimilazione organica è solo una della prove che testimoniano l'esistenza di una vdp presente nell'organico. Nietzsche, in modo molto originale ma corretto, estente l'assimilazione del protoplasma alla facoltà conoscitiva umana: compie un analogia molto fine. La logica, le categorie razionali, il principio di identità e di non contraddizzione, gli assiomi logici e tutta la nostra facoltà intellettiva è volta ad uguagliare, schematizzare...inventare l'Essere. Questa PLASMAZIONE e INVENZIONE della realtà, questo dominio, è opera della volontà di potenza. La generazione è invece frutto di un decadimento della potenza, colmato con la discendenza. Nietzsche afferma: "Le nostre facoltà conoscitive non sono volte alla conoscenza..." Domanda: La volontà di potenza permanea solo il mondo organico o è già presente nell'inorganico? -------------------- Soltanto con Nietzsche finisce il Medioevo.
Alfred Bäumler. |
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Jun 24 2008, 03:17 PM
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#25
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Secondo N. Cristo non pretese mai che la sua predicazione visionaria ed irrevocalbilmente utopistica dovesse tradursi in un sistema dottrinale, alla cui elaborazione procedette Paolo, conferendo alla parola di Gesù un carattere dogmatico. In questo risiede la nobiltà del nazareno. Infatti penso lo stesso, si potrebbe fare un analisi approfondita di quanto l'insegnamento radicalmente cristiano (del cristo) sia stato trasformato in dottrina e quanto si sia così contribuito a rendere Nietzsche un "anticristo". In fondo tanto spinoza quanto N. quanto gesù parlavano sostanzialmente d'amore incondizionato verso la vita/realtà. Però detto così vale tutto e il contrario di tutto! Sull'intuizione trascendentale... sono un inguaribile romantico! -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 24 2008, 04:27 PM
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#26
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Beh, Sgub, ìl tuo stavolta non mi sembra un accostamento pertinente:
l'amore - o agàpe per dirla con Platone - non è esattamente equivalente a quello di Nietzsche, che si può secondo me qualificare meglio con "energia vitale", o, per dirla con Freud, come "libido". -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 24 2008, 05:36 PM
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#27
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Beh, Sgub, ìl tuo stavolta non mi sembra un accostamento pertinente: l'amore - o agàpe per dirla con Platone - non è esattamente equivalente a quello di Nietzsche, che si può secondo me qualificare meglio con "energia vitale", o, per dirla con Freud, come "libido". Non parlavo di VdP qui ma di amor fati sopratutto, in ogni caso la frase di sopra è chiaramente una semplificazione e infatti dicevo può essere tutto e il contrario di tutto. Bisognerebbe paragonare le etiche che sono articolazioni per capirci di più e fare un discorso sensato. Il discorso della Volontà di Potenza è chiaro, è sicuramente più completo rispetto all'autoconservazione ed è evidente la matrice sostanzialmente insensata di questa pulsione. Il problema per me è che ogni filosofia deve avere un implicazione etica, altrimenti è fine a sè stessa, puro pensiero senza scopo. Ora l'implicazione etica della VdP è che il superuomo sia la massima espressione di consonanza con questo principio "logos" del mondo, e grazie a una volontà creatrice estenda il suo dominio su tutto, giusto? Ma per forza di cose mi pare che ci sia un contrasto forte perchè pensare che non sia un principio "metafisico" (per quanto diveniente e multiforme lo si pensi) ne invalida immediatamente la funzione fondante. Il problema è di carattere quasi epistemologico: se anche è cieca pulsione irrazionale ecc... il fatto che noi la paradigmiamo e consideriamo come costante e caratteristica del tutto anche solo a partire da una questione statistica la rende immediatamente un imposizione della ragione. Se ci limitiamo a dire che può essere tutto basato sulla VdP ma non è detto al 100% allora perde il suo valore fondativo. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 25 2008, 08:10 AM
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#28
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Eh, sì, quando i concetti, le "categorie" sono sottoposte al vaglio epistemologico
e logico, vengono portati alla loro estrema conseguenza, e cioè la inevitabile matrice antropomorfica di ogni formulazione intellettiva; questo è il punto critico, il limite - proprio in senso matematico - a cui si arresta la ragione. Ogni filosofia deve avere un fondamento etico quando si configura come sistema filosofico, e questo è il caso della filosofia classica. Anch'io - sulla scorta soprattutto di Loewith - convengo che esiste una frattura tra dottrina dell'eterno ritorno e dottrina della WzM che Nietzsche non è riuscito a sanare. Lo Zarathustra è la compiuta e somma espressione poetica delle dottrina del superuomo e dell' eterno ritorno, Zarathustra è colui che annuncia il superuomo, è colui che indica la via - Weg - che ci conduce al superuomo: la via è il "ponte della redenzione dalla vendetta", cioè l'amor fati, l'eliminazione del "risentimento" che ci fa accettare il senso del non-senso, cioè la circolarità dell'ente nel suo insieme - del "funzionamento cosmico" -. A questo punto l'eterno ritorno è l'abito etico del superuomo. Una siffatta formulazione dottrinale ovviamente diverge accentuatamente non solo da una WzM che sia fondata eticamente e metafisicamente, ma con qualunque "dottrina della volontà" e quindi con qualunque sistema di etica costruito dal pensiero occidentale. Di contro, se leggiamo, interpretiamo la WzM come pulsione cieca dei quanti di potenza, riducibile agli schematismi dell'intelletto, assoggettabile ad una omogeneizzazione ontologica mediante "forzature probabilistiche", a mio avviso potrebbe non essere antinomico un suo coordinamento con la dottrina dell'eterno ritorno. Ma siamo in cammino - unterwegs -. -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 25 2008, 03:25 PM
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#29
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Newbie Gruppo: Members Messaggi: 7 Iscritto il: 16-June 08 Utente Nr.: 3,062 |
Sono stato via un poco, e guarda quali interessanti riflessioni sono scaturite dal topic. Me ne compiaccio assai.
Inizio il mio intervento con questa citazione perché spero che essa, sia pur in breve, possa contribuire a chiarire qual è il lavoro dei filologi: impegnati nello studio e nella ricostruzione non solo di ciò che Nietzsche ha scritto, ma anche di ciò che Nietzsche ha letto, non credo che abbiano il tempo né la voglia di mettersi a fare i salvatori di “capre e cavoli”! Del resto prova a leggere qualcuno dei saggi che ho citato: scoprirai (ma sono certo che tu lo sappia) che fare ricerca su Nietzsche non è “facile” come dici. Joseph, il punto da Ella sollevato, è a mio parere essenziale e spero non venga lasciato cadere. Fritz. aveva una formazione filologica, e credo che non sarebbe affatto cosa sgradita se a questo punto si dedicasse un apposito topic a chiarire in modo dettagliato quali siano le metodologie, gli approcci e gli strumenti usati in ambito filologico per approcciarsi ai testi di N. e su N., oltreché il repertorio bibliografico fondamentale per impratichirsi in tal senso o quantomeno tentare. Se non ho frainteso Lei è filologo e professore universitario, quale binomio migliore per avere un contributo serio,affidabile su un tema cosi' affascinante. Naturalmente comprendo quanto il tempo sia tiranno, tuttavia anche sviluppandolo poco per volta, mi sento di dire che, si potrebbe a medio/lungo termine ottenere un "qualcosa" tale da risultare di beneficio per tutti coloro che vorrebbero approfondire la questione ma, per motivi vari, non possono frequentare corsi universitari appositi. Un saluto. |
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Jun 25 2008, 04:04 PM
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#30
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Una siffatta formulazione dottrinale ovviamente diverge accentuatamente non solo da una WzM che sia fondata eticamente e metafisicamente, ma con qualunque "dottrina della volontà" e quindi con qualunque sistema di etica costruito dal pensiero occidentale. Di contro, se leggiamo, interpretiamo la WzM come pulsione cieca dei quanti di potenza, riducibile agli schematismi dell'intelletto, assoggettabile ad una omogeneizzazione ontologica mediante "forzature probabilistiche", a mio avviso potrebbe non essere antinomico un suo coordinamento con la dottrina dell'eterno ritorno. Ma siamo in cammino - unterwegs -. E' un tema delicato, come avevo detto all'inizio fra le due matrici mi pare sia germogliata tutta la filosofia novecentesca (tolti i marxismi vari al cui fascino non capisco come si possa cedere). Io penso che una mano a questo proposito possa darla l'unico che a mio parere ha trovato una soluzione: Wittgenstein e i giochi linguistici. In una visione davvero prospettica, totalmente prospettica, come quella del gioco (che io collego molto al bambino della terza metaformosi, all'oblio e innocenza del gioco della creazione insomma) allora forse si riesce appunto a "salvare capre e cavoli" nella misura in cui si accorda un certo "linguaggio/regola del gioco" della VdP. In ogni caso rimane sempre UN gioco, non l'unico e soprattutto non necessario. L'intuizione grande per me è nell'etica del superuomo che è il gioco, e che come tale non necessita di fondamento esterno, e quindi accetta ogni fondamento. Siamo in cammino, ma senza meta! <<Ma cosa importa di me e di te! Altri uccelli voleranno oltre! Questa nostra consapevolezza e fiducia spicca il volo con essi facendo a gara nel volare in alto, sale a picco sul nostro capo e oltre la sua impotenza, lassù in alto, e di là guarda nella lontananza, antivede stormi d'uccelli molto più possenti di quel che siamo noi, che aneleranno quel che noi anelammo, in quella direzione dove tutto è ancora mare, mare, mare! - E dove vogliamo dunque arrivare? Al di là del mare? Dove ci trascina questa potente brama, che per noi è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in questa direzione, laggiù dove fino ad oggi sono tramontati tutti i soli dell'umanità? Si dirà forse un giorno di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiungere le Indie, - ma che nostro destino fu quello di naufragare nell'infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure?>> -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 25 2008, 10:45 PM
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#31
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 207 Iscritto il: 15-May 07 Utente Nr.: 103 |
Domanda: La volontà di potenza permanea solo il mondo organico o è già presente nell'inorganico? La questione della genesi del concetto di volontà di potenza in termini di scienze della natura, e in particolare di biologia, è alquanto interessante. Sottovalutato, quando non ignorato, dalle interpretazioni canoniche e dalla “vulgata” intorno alla volontà di potenza, questo è invece un aspetto cruciale della esegesi nietzscheana, che consente di leggere sotto una luce molto diversa e certamente più articolata il tema, appunto, del Wille zur Macht (rendendo tra l’altro ben più problematica rispetto a quanto ho visto in alcuni interventi su questo forum la discussione intorno ai concetti di “razza”, “allevamento”, “selezione artificiale” tipici dell’ultimo Nietzsche. Ma questo è un altro discorso). Nietzsche, come credo di aver già osservato in alcuni dei miei interventi precedenti, conosceva bene i termini del dibattito in corso nella biologia cellulare ottocentesca sul tema dell’individualità, e in qualche modo ha contribuito alle riflessioni sul problema – tra gli altri – degli eventuali rapporti tra organico e inorganico. Le articolazioni di tale questione, oltre all’intreccio di influenze (non sempre dichiarate) che Nietzsche ha ricevuto dalle sue numerose letture in merito, rendono impossibile una sintesi su questo forum. Chi volesse approfondire può andare a leggersi un testo che ho menzionato di recente: Andrea Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito. Aspetti del dibattito sull’individualità nell’Ottocento tedesco, il Mulino, Bologna, 1992. Monografia magistrale, di elevato profilo storico-filologico, per il rapporto tra biologia cellulare e filosofia (non solo nietzscheana) è quello che La linea e il circolo di Paolo D’Iorio è per gli intrecci tra filosofia e cosmologia. Per concludere rispondo alla domanda di Stirner, se la volontà di potenza sia relativa solo all’organico o riguardi anche l’inorganico: Nietzsche, riprendendo e rielaborando le tesi (a volte anche diverse tra loro) di vari scienziati della natura come Haeckel, Bernard, Roux, Nägeli, ritiene che vi sia continuità tra inorganico e organico, e sostiene che entrambe queste sfere della natura siano, pur con importanti differenze che non posso qui illustrare, volontà di potenza. Per una prima impostazione della questione potrebbe essere utile la lettura, da un altro testo che ho già citato (Claudia Rosciglione, Homo natura. Autoregolazione e caos nel pensiero di Nietzsche, ETS, Pisa, 2004), del terzo capitolo, Organico e inorganico: continuità o opposizione? (pp. 141-197). |
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Jun 26 2008, 01:39 AM
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#32
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Joseph è sempre una certezza! Grazie mille per le tante referenze!
In effetti per Nietzsche fra organico e inorganico la differenza è praticamente nulla. Questo implica molte problematiche fra l'altro nel campo etico che sono a mio parere un po' sospese. Per esempio un punto spinoso è quello del libero arbitrio. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 26 2008, 01:06 PM
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#33
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Sì...., spinoso,....c'entra anche Spinoza.....
-------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 26 2008, 02:04 PM
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#34
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Sì...., spinoso,....c'entra anche Spinoza..... Mi ricorda una mitica parodia dei Monty Python: Match Filosofico Grecia - Germania! Bellissimo quando Nietzsche si prende un ammonizione (la quarta in 5 partite) per aver accusato l'arbitro di non avere libero arbitrio, Hegel si lamenta che la realtà è solo un a priori dell'etica, Kant che ontologicamente il gol esiste solo nell'immaginazione... mentre Marx che è più terra a terra chiede il fuorigioco! -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 26 2008, 03:27 PM
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#35
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Penso che Nietzsche sia un giocatore da supplementari, perchè
anche le partite di football ritornano sempre. Bellissimo Sgub!! -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Jun 27 2008, 09:10 AM
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#36
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Advanced Member Gruppo: Members Messaggi: 84 Iscritto il: 9-October 07 Utente Nr.: 403 |
-------------------- Soltanto con Nietzsche finisce il Medioevo.
Alfred Bäumler. |
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Jun 27 2008, 11:27 AM
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#37
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 207 Iscritto il: 15-May 07 Utente Nr.: 103 |
[...] In effetti per Nietzsche fra organico e inorganico la differenza è praticamente nulla [...] Non esageriamo: il tentativo di dimostrare che non vi fossero differenze tra organico e inorganico, nel senso che attraverso un’evoluzione graduale si sarebbe giunti da questo a quello, è ascrivibile al cosiddetto “monismo scientifico” di Haeckel, che però fu messo in crisi, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta dell’Ottocento, dagli sviluppi degli studi sul protoplasma (cfr. A. Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito, pp. 148 ss.). Nietzsche, pur influenzato da diversi aspetti del monismo haeckeliano, a partire dagli anni Ottanta lo integra tra gli altri con il concetto di Selbstregulation (autoregolazione) di Roux, che è specifica dell’organico in quanto presuppone una “lotta interna” tra le parti, appunto, dell’organismo (ivi, pp. 192 ss.). |
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Jun 27 2008, 04:43 PM
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#38
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Infatti ho messo praticamente!
Devo dire che questo punto mi è sempre rimasto un po' oscuro di Nietzsche, se riesco a reperirlo leggero il libro da te citato per approfondire la questione. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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Jun 27 2008, 09:15 PM
Messaggio
#39
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Old Member Gruppo: Members Messaggi: 181 Iscritto il: 24-March 07 Utente Nr.: 23 |
Non farlo vedere a nemo eheh Molto interessante la vostra discussione sull'organico e l'inorganico, non intervengo perchè non vi aggiungerei nulla di particolare. Tra l'altro ringrazio Joseph per la citazione di Haeckel, un autore che avevo completamente rimosso. -------------------- Non lodarmi la morte, splendido Odisseo. Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, che non avesse ricchezza, piuttosto che dominare su tutte l'ombre consunte
www.andreafiamma.blogspot.com |
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Jun 30 2008, 02:24 PM
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#40
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
La questione della genesi del concetto di volontà di potenza in termini di scienze della natura, e in particolare di biologia, è alquanto interessante. Sottovalutato, quando non ignorato, dalle interpretazioni canoniche e dalla “vulgata” intorno alla volontà di potenza, questo è invece un aspetto cruciale della esegesi nietzscheana, che consente di leggere sotto una luce molto diversa e certamente più articolata il tema, appunto, del Wille zur Macht (rendendo tra l’altro ben più problematica rispetto a quanto ho visto in alcuni interventi su questo forum la discussione intorno ai concetti di “razza”, “allevamento”, “selezione artificiale” tipici dell’ultimo Nietzsche. Ma questo è un altro discorso). Nietzsche, come credo di aver già osservato in alcuni dei miei interventi precedenti, conosceva bene i termini del dibattito in corso nella biologia cellulare ottocentesca sul tema dell’individualità, e in qualche modo ha contribuito alle riflessioni sul problema – tra gli altri – degli eventuali rapporti tra organico e inorganico. Le articolazioni di tale questione, oltre all’intreccio di influenze (non sempre dichiarate) che Nietzsche ha ricevuto dalle sue numerose letture in merito, rendono impossibile una sintesi su questo forum. Chi volesse approfondire può andare a leggersi un testo che ho menzionato di recente: Andrea Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito. Aspetti del dibattito sull’individualità nell’Ottocento tedesco, il Mulino, Bologna, 1992. Monografia magistrale, di elevato profilo storico-filologico, per il rapporto tra biologia cellulare e filosofia (non solo nietzscheana) è quello che La linea e il circolo di Paolo D’Iorio è per gli intrecci tra filosofia e cosmologia. Per concludere rispondo alla domanda di Stirner, se la volontà di potenza sia relativa solo all’organico o riguardi anche l’inorganico: Nietzsche, riprendendo e rielaborando le tesi (a volte anche diverse tra loro) di vari scienziati della natura come Haeckel, Bernard, Roux, Nägeli, ritiene che vi sia continuità tra inorganico e organico, e sostiene che entrambe queste sfere della natura siano, pur con importanti differenze che non posso qui illustrare, volontà di potenza. Per una prima impostazione della questione potrebbe essere utile la lettura, da un altro testo che ho già citato (Claudia Rosciglione, Homo natura. Autoregolazione e caos nel pensiero di Nietzsche, ETS, Pisa, 2004), del terzo capitolo, Organico e inorganico: continuità o opposizione? (pp. 141-197). <<I fisici matematici non possono servirsi degli agglomerati di atomi per la loro scienza: quindi si costruiscono un mondo di punti di forza, che si possa calcolare. Così hanno fatto anche, a grandi linee, gli uomini e tutte le creature organiche: cioè hanno costruito, pensato e immaginato per tanto tempo il mondo, finchè hanno potuto servirsene, finchè hanno potuto calcolarlo. >> KGW VII 40 [ 36 ] -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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