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> Bacon e il dionisiaco
Kuoros
messagio Jun 22 2009, 10:34 PM
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Non sono sparito, semplicemente sono molto impegnato con lo studio in vista dell'esame smile.gif
Vorrei sapere: chi mi sa dire qualcosa su Bacon e il Dionisiaco? (ho ordinato la logica della sensazione, ma non so se riuscirò a leggerlo tutto)
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Sgubonius
messagio Jun 23 2009, 01:19 AM
Messaggio #2


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CITAZIONE(Kuoros @ Jun 22 2009, 11:34 PM) *
Non sono sparito, semplicemente sono molto impegnato con lo studio in vista dell'esame smile.gif
Vorrei sapere: chi mi sa dire qualcosa su Bacon e il Dionisiaco? (ho ordinato la logica della sensazione, ma non so se riuscirò a leggerlo tutto)


Prendendo spunto da quanto dice Deleuze, semplificandolo un po' e omettendo le cose meno importanti e più discutibili:

- C'è un certo "divenire-animale" che permea molte opere, in cui i volti sono come deformati da spasmi violenti, a volte scimmie a volte uccelli a volte tori... di dioniaco c'è quindi il divenire (specificamente "fluido", violento, non ridotto ad una serie di movimenti, cioè una serie di presenti-essenze come può essere quello futurista o cubista che spezzetta solo, ma proprio uno sconvolgimento sur place e istantaneo) e la perdita dei tratti del volto, che è il simbolo della persona e dell'umano (gli animali non hanno volto o persona in genere).

- La pittura delle forze (in quasi tutti i quadri, pensa tipo a quello famoso di Innocenzo X) come pittura di ciò che non si vede, che non si rappresenta, che non sottosta all'apollineo della forma. Evidentemente la forza e il divenire sono la medesima cosa, e la forza che rende animali (sorta di pulsione inconscia) è proprio la "sensazione" che Bacon vuole dipingere.

- Il grido di terrore come soggetto di molti quadri e il ghigno disumano che derivano dall'orrore della vita (mai però dipinto esplicitamente, insomma mai un Guernica) ma sempre e solo attraverso la deformazione del volto e la disumanizzazione (siamo proprio all'antitesi dell'umanesimo). E' un po' quanto Nietzsche identificava come il "guardare l'abisso della vita in faccia", il senza-fondo insensato e caotico che toglie all'uomo ogni certezza e sistema. Vedi anche i quarti di bue crocefissi.

- La carne come elemento predominante delle figure, non quindi il corpo ordinato, sistematizzato e differenziato in organi con funzioni, ma un "corpo-senza-organi" in cui la testa e le gambe sono dipinte quasi nella stessa maniera, flussi di carne sottoposta a forze che scorrono in improbabili gesti atletici o si rimescolano sul posto. La carne macellata.

- I fondali campiti uniformemente ma con una certa dinamica nel colore, in genere abbastanza caotica, per suggerire l'assenza di strutture in cui le figure siano posizionate, l'assenza insomma di pavimenti e tetti davanti ad un senza-fondo, ad un mondo dell'indifferenziato totalmente dionisiaco in balia alle forze della natura. In ogni caso lo sfondo non è "dietro" la figura, anzi spesso gli passa davanti o si accosta e lo avvolge, perchè in ogni caso le "figure" sono sullo stesso piano totalmente immanente.

- La presenza di circoli o piste (a volte anche ombrelli, o sedie, o coni di luce, o parallelepipedi) che imprigionano la figura delimitandogli un suo spazio e forzando un movimento convulso e interno, evidenziando così dei fatti, degli eventi che accadono.

Riassumendo in termini generali direi che c'è di importante la scelta della figurazione (non astrattismo insomma, che sarebbe totalmente concettuale e per niente dionisiaco) da conciliare d'altro canto con l'idea di una pittura che renda visibile qualcosa che non lo è (la forza, l'evento del divenire folle, lo spalancarsi di un grido, una tensione muscolare, ecc...)
La soluzione trovata in una pittura "dionisiaca" che tratta tutto nell'immanenza (assenza di chiaroscuro, di gerarchie spaziali) di campiture uniformi deformate da eventi-forze del divenire (un divenire non assimilato in diversi stadi come già detto, ma continuo e folle, inafferrabile e convulso, non imperniato su spazio e tempo ma istantaneo e sul posto) che distrugge l'umano facendo vincere la carne sul volto e sugli organi, il gesto atletico sull'intenzione, la sensazione sulla rappresentazione. Una pittura quindi di intensità, di differenziali di forze, della volontà di potenza, del dionisiaco puro.


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"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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