L'eterno ritorno e la volontà di potenza. |
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L'eterno ritorno e la volontà di potenza. |
Feb 5 2008, 12:02 PM
Messaggio
#1
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 533 Iscritto il: 4-April 07 Utente Nr.: 34 |
Cari amici del Forum, mi sembra che sia
giunto il momento opportuno per introdurre un altro tema centrale del pensiero nicciano, considerati i buoni sviluppi che sta avendo il nostro dibattito sull'eterno ritorno. Come si concilia la dottrina dell'eterno ritorno con quella della volontà di potenza, o meglio, c'è, nella prospettiva nicciana di fondare un sapere che si proponga di penetrare l'ente nel suo insieme, un nesso sistematico - intendendo per nesso sistematico un legame che salda ed incardina in un ordito teoretico coerente le due dottrine - fra questi due capisaldi? Taluni autori, in primis Loewith pongono in evidenza il carattere antinomico di questo nesso, ritengono che giustificare la compenetrazione tra EWDG e WZM sia arduo sulpiano della argomentazione logica ma anche filosofica. Il dado è tratto. -------------------- DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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Mar 5 2008, 11:17 PM
Messaggio
#2
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 207 Iscritto il: 15-May 07 Utente Nr.: 103 |
Il tema è quanto mai interessante, e vorrei spendere anch’io due parole su di esso. L’idea di un graduale e progressivo perfezionamento evolutivo della natura dalla materia bruta o da forme elementari di vita all’uomo come noto è stata trasmessa al romanticismo (basti pensare a Schelling) da Kant, che nella Critica del Giudizio avanza appunto un’ipotesi del genere. In ambito scientifico, sempre all’inizio dell’Ottocento, è stata fatta propria, per menzionare solo il nome più noto, da Lamarck, uno dei principi del quale è per l’appunto la spinta “interna” dell’organismo verso la perfezione. Il concetto di selezione naturale e quello correlativo di adattamento proposti da Darwin, pur suggerendo un’idea di “miglioramento”, non si accompagnano necessariamente, invece, a quello di perfezione o di progresso (questo è semmai il darwinismo un po’ ingenuo di Spencer); anzi vi sono pagine, sia ne L’origine delle specie che negli Appunti sulla trasmutazione delle specie, che contestano in direzione antiteleologistica proprio tale visione (per ragioni di spazio e di tempo evito citazioni; per una sintetica ma efficace ricostruzione dell’argomento si veda ad es. il Darwin di Jonathan Howard, uscito per le OUP nel 1982 e pubblicato in Italia per Dall’oglio nello stesso anno; cfr. in particolare il settimo capitolo, Perfezione e progresso, pp. 105-115). E’ per questo motivo che fin dal 1911 Claire Richter, nel suo Nietzsche et les Théories biologiques contemporaines, sosteneva che Nietzsche nella sua contestazione del teleologismo evoluzionistico era darwiniano senza saperlo, e anzi utilizzava contro Darwin le stesse tesi che Darwin aveva usato contro Lamarck (cfr. Maurizio Ferraris, Guida a Nietzsche, Laterza, Bari 1999, pp. 258-259). Detto questo si potrebbe liquidare la questione con un semplice “Nietzsche non ha letto di prima mano Darwin, quindi lo ha frainteso” (che poi è un po’ la tesi dello stesso Ferraris). Ma le cose non sono così semplici, per fortuna. Infatti la distanza di Nietzsche da Darwin non riposa tanto (o soltanto) nella quaestio del “perfezionamento”, ma piuttosto in quella di struggle for life. Nietzsche ritiene infatti che Darwin abbia esagerato l’influsso delle circostanze esterne nella formazione dei viventi, e sostiene invece (sotto l’influsso di Lange e Boscovich, ma soprattutto, a partire dal 1881, di La lotta delle parti nell’organismo di Wilhelm Roux, per inciso un testo ritenuto molto importante dallo stesso Darwin) che sia la lotta “interna” all’organismo, la sua “autoregolazione”, a essere prioritaria rispetto alla lotta tra individui (cfr. Wolfgang Müller-Lauter, L’organismo come lotta interna. L’influsso di Wilhelm Roux su Friedrich Nietzsche, in G. Campioni, A. Venturelli, a cura di, La biblioteca ideale di Nietzsche, Guida, Napoli, 1992). Se però per l’anatomista Roux il limite delle teorie darwiniane risiedeva nella loro incapacità a spiegare funzionalità e finalismi endogeni, e pertanto la lotta “interna” integrava la struggle for life risultando anzi preliminare ad essa, la lettura nietzscheana di Roux (e la correlata critica a Darwin) sarà sviluppata nella direzione della tesi sulla mitologizzazione del “soggetto”, con esiti che esorbiteranno, come sappiamo, dall’ambito specificamente biologico.
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