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Fulcanelli Inviato il: Dec 15 2013, 03:01 AM


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CITAZIONE(perla negra @ Mar 30 2013, 06:43 PM) *
Ciao a tutti,

voglio lanciare una discussione su una cosa che ho scritto qualche anno fa. L’oggetto di discussione è il capitolo de La visione e l’enigma.
Non è un’interpretazione classica… è un’interpretazione enigmistica.
A voi il piacere, mi auguro, di leggere quanto segue e di anche di discuterne se capiterà…

Premessa:
«Nicht mehr Hirt, nicht mehr Mensch, - ein Verwandelt, ein Umleuchteter, welcher lachte!»

Ad attirare la mia attenzione sul punto in questione fu un termine, ossia Umleuchteter, con il quale viene descritto il pastore che si è liberato dal morso del serpente. Umleuchteter significa “circonfuso di luce”: secondo il racconto della Trasfigurazione sul Tabor di Matteo il volto di Gesù “ brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.

La Visione e l'enigma
Il titolo tedesco di questo capitolo è Vom Gesicht und Räthsel. Già il titolo annuncia una visione e un enigma. Ma se in tedesco Räthsel indica inequivocabilmente un indovinello o un enigma, il termine Gesicht in senso proprio significa faccia, viso, volto. Può significare anche: espressione (Ausdruck); smorfia (Grimasse); o aspetto (Aussehen); o contorno (Umriss); o persona (Person). Infine significa Vision, visione che in tedesco è sinonimo di Erscheinung, apparizione.
Tuttavia un lettore italiano non coglierebbe questa sfumatura visto che il titolo nella nostra traduzione è La visione e l'enigma e tra i vari significati del termine visione nessuno di essi rimanda a faccia, viso, volto.

Il termine viso – Gesicht (che in senso proprio e concretamente indica la parte anteriore della testa umana) in questo contesto sembra più appropriato di faccia o volto poiché deriva dal latino visum (part. pass. di video, vedere), che significa cosa veduta, apparizione, visione, immagine. Perciò il viso, in cui ha sede l'organo della vista vede e - seguendo l'etimologia latina - è visto, è esso stesso una visione.

Sul termine enigma - Räthsel non ci sono dubbi ma vale la pena ricordarne una definizione: enigma è «un breve componimento, per lo più in versi, in cui ambiguamente o allusivamente si propone una parola o un concetto da indovinare». Ma Räthsel vuol dire anche indovinello, «un quesito enigmistico, talvolta in forma di breve componimento in versi, presentato con parole equivoche o ambigue o con una perifrasi riguardante la cosa da indovinare».
(Cfr. Giorgio Colli, La Nascita della filosofia, cap. IV e V: «l'enigma è la formulazione di un'impossibilità razionale che esprime tuttavia un oggetto reale»)

Oltre che nel titolo, il termine Gesicht compare anche nell'invocazione di Zarathustra ai marinai della nave salpata dalle Isole Beate:

A voi, temerari della ricerca e del tentativo [...] a voi, ebbri di enigmi [...] giacché voi non volete con mano codarda seguir tentoni un filo; e dove siete in grado di indovinare vi è in odio il dedurre - a voi soli racconterò l'enigma che io vidi, - il viso/la visione [Montinari: visione] del più solitario tra gli uomini. [euch allein erzähle ich das Räthsel, das ich sah, - das Gesicht des Einsamsten]

Se, con Montinari, traduciamo Gesicht con visione allora potremmo intendere dal seguito della lettura che Zarathustra qui si riferisce alla visione della porta carraia “Augenblick” e considera se stesso come «il più solitario tra gli uomini». Se invece, traduciamo con viso, intendiamo il viso visto da Zarathustra nella seconda parte del suo racconto, ossia il viso del pastore che sarebbe ancora «il più solitario tra gli uomini» [das Gesicht des Einsamsten]

Nell'elogiare la virtù del coraggio durante il dialogo col nano Zarathustra dice: «Il coraggio ammazza anche la vertigine in prossimità degli abissi: e dove mai l'uomo non si trova vicino ad abissi! Non è la vista già di per se un vedere abissi? [Ist Sehen nicht selber – Abgründe sehen?]», quasi a ricordarci l'equivocità del termine Gesicht del titolo.

Zarathustra e il nano arrivano alla porta carraia “Augenblick”. Ora Zarathustra si rivolge al nano che intanto gli è sceso dalle spalle e non lo grava più col suo peso:

Guarda questa porta carraia! Nano! Continuai: essa ha due visi/visioni [Montinari: volti]. Due sentieri convergono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine. [Siehe diesen Thorweg! Zwerg! sprach ich weiter: der hat zwei Gesichter. Zwei Wege kommen hier zusammen: die gieng noch niemand zu Ende]

La porta carraia ha due visi o volti, ma non comprendiamo se essi siano rivolti l'uno verso l'altro (per così dire fronte contro fronte) o si diano le spalle (nuca contro nuca).
Quindi nel primo caso (fronte contro fronte) i sentieri si congiungerebbero sotto la porta carraia e i visi avrebbero rispettivamente la visione l'uno dell'altro: sarebbero rivolti l'uno contro l'altro: “contraddizione”.
Nel secondo caso (nuca contro nuca) i sentieri si dipartirebbero dalla porta e dunque i due visi sarebbero rivolti in due direzioni diverse e il loro vedere in direzioni opposte darebbe chiaramente luogo a due visioni diverse, che non si “contraddirebbero”.
Prosegue il racconto:

«Questa lunga via fino alla porta e all'indietro [Diese lange Gasse zurück]: dura un'eternità. E quella lunga via fuori della porta e in avanti [Und jede lange Gasse hinaus]– è un'altra eternità. Si contraddicono a vicenda [Sie wiedersprechen sich, diese Wege], questi sentieri; sbattono la testa l'uno contro l'altro; e qui, a questa porta carraia, essi convergono. In alto sta scritto il nome della porta: “attimo”.
Ma chi ne percorresse uno dei due – sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno [glaust du, Zwerg, dass diese Wege sich ewig wiedersprechen]?» «Tutte le cose diritte mentono, borbottò sprezzante il nano. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo».

Ora comprendiamo che se anche i due visi della porta sono rivolti in direzioni opposte comunque si vedono: il tempo è un circolo, i sentieri sono circolari, l'ottica per così dire sarà circolare: ancora in contraddizione.
Poco dopo il nano, la porta carraia e il ragno scompaiono e cessa anche il bisbigliare. Zarathustra si chiede se sta sognando o se si è appena destato dal sonno: «d'un tratto mi trovai in mezzo a orridi macigni, solo, desolato, al più desolato dei chiari di luna».

E, davvero, ciò che vidi, non l'avevo mai visto [Und, wahrlich, was ich sah, desgleichen sah ich nie]. Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in volto [verzerrten Antlitzes] [Montinari: viso], cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca. Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto [Grauen auf Einem Antlitze] [Montinari: volto]? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e – lì si era
abbarbicato mordendo.

Qui Nietzsche usa il termine Antlitz, sinonimo di Gesicht, che in entrambi i casi traduco con volto per non confonderci con viso/visione.
Poi Zarathustra cerca di estrarre il serpente dalla bocca del pastore, ma non ci riesce e così grida.

Il racconto di questa visione si interrompe e Zarathustra ora si rivolge nuovamente ai marinai:

Voi, uomini arditi che mi circondate! Voi, dediti alla ricerca e al tentativo, e chiunque tra di voi si sia mai
imbarcato con vele ingegnose per mari inesplorati! Voi che amate gli enigmi! Sciogliete dunque l'enigma che io allora contemplai, interpretatemi il viso/la visione [Montinari: visione] del più solitario tra gli uomini! Giacché era un viso/una visione [Montinari: visione] e una previsione [Vorhersehn]: - che cosa vidi allora per similitudine [Gleichnisse]? E chi è colui che un giorno non potrà non venire? Chi è il pastore, cui il serpente strisciò in tal modo entro le fauci? Chi è l'uomo, cui le più grevi e le più nere tra le cose strisceranno nelle fauci?

Ora Zarathustra chiede che l'enigma/indovinello narrato in questo secondo racconto venga sciolto, ma qui la seconda visione vista da Zarathustra è un solo viso, quello «del più solitario tra gli uomini». Non due visi come nel caso della porta carraia “Augenblick”, che era bifronte e qualunque fosse la direzione dei due visi o visioni essi avrebbero comunque visto l'uno la visione o il viso dell'altro, contraddicendosi a vicenda. Inoltre, che la visione di Zarathustra di un solo viso sia avvenuta nel sogno o nella realtà non fa alcuna differenza all’interno dl racconto.
Ma la prima visione del «più solitario tra gli uomini»-Zarathustra, era la visione dei due visi della porta carraia che si contraddicevano. Dunque nella seconda visione «il più solitario tra gli uomini»-Zarathustra ha visto la visione di un solo viso, quello del «più solitario tra gli uomini»- Zarathustra.
Zarathustra ha visto la visione o il viso di Zarathustra.

Dunque la risposta dell'enigma è Zarathustra: Zarathustra vede nella visione del pastore il proprio stesso viso, come poi si si narrerà nel capitolo de Il convalescente: Zarathustra si autorispecchia fuori di sé [Selbstspielung]: ha una visione in sequenza di sé stesso: il pastore morente e il pastore trasfigurato: contraddizione: Dioniso… Cristo…

Grazie per l’attenzione.
Perla Negra

Bella intuizione, quella dei due visi... e il parallelo viso-visione è estremamente plausibile, visto che Nietzsche era filologo e quindi tali sfumature o ambivalenze di significati le contemplava sicuramente... Ma quando giungi alla soluzione dell'enigma manca la consequenzialità che ha informato tutto il ragionamento precedente... Il punto non consta nella considerazione della distinzione dei due visi di una stessa entità, Zarathustra, che rappresentano l'aspetto dionisiaco e quello di Cristo, quanto nel fatto che, presa consapevolezza della ciclicità del tempo (il serpente), e che questa abbia come effetto quello di nauseare e soffocare, per cui Zarathustra comprende che il pensiero della ciclicità del tempo determina tale stato, si prende coscienza anche della compresenza con l'attimo... Ecco perché vede se stesso, come pastore... i due visi che si incontrano divengono un volto (da "volgere", determinare un cambiamento nella condizione o destinazione di qualcosa; convertire), nel momento in cui il pastore (e Zarathustra) morde il serpente, il che rappresenta il vivere l'attimo consapevolmente... Questa "autocoscienza" fa dell'attimo, non più qualcosa di dipendente dal passato e dal futuro, un derivato passivo e soffocante, bensì un atto liberatorio, che ridetermina, dalla propria prospettiva attuale, sia il passato che il futuro... Perciò Nietzsche potrà dire di "non voler nulla di diverso da quello che è" e "Così volli che fosse". Il prendere consapevolezza di sé nell'attimo, vince l'essere determinati dal tempo e dagli eventi passati o dall'ansia per il futuro, è aver incontrato se stessi sul varco del tempo, come avviene nella percezione di sé nello scorrere del fiume per Eraclito, o nel clinamen-volontà di Epicuro... La volontà che scopre se stessa, vuole tutto ciò che è stato e ciò che sarà, essendone l'unica vera artefice... La volontà di potenza individuata si scopre parte integrante della Volontà di potenza universale e solo così ne viene divinizzata... per questo il pastore, dopo aver morso, si trasfigura, divenendo un dio... un figlio di dio, ma non del dio cristiano, ma di Zeus, Dioniso, appunto... il quale redime il mondo e il male nel mondo, accettandolo e affermandolo per com'è (eterno ritorno), anziché perdonandolo o facendosene carico in quanto peccato, e quindi in realtà condannandolo: "Dioniso contro il Crocifisso... mi si è compreso?"....
  Forum: Nietzsche Opere · Anteprima Messaggio: #8685 · Risposte: 5 · Visite: 77,758

Fulcanelli Inviato il: Jan 8 2012, 12:03 PM


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Caro BlackSmith...e allora,che ne è stato della tua tragicommedia?Quel poco che ho letto,cioè la parte pubblicata qui,mi è sembrata davvero interessante,una via di mezzo tra Il libro di sabbia di Borges e lo stile di un Italo Svevo.Insomma,lo hai pubblicato?Sono passati quasi 3 anni dal post.Facci sapere.
  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8656 · Risposte: 24 · Visite: 67,582

Fulcanelli Inviato il: Jan 8 2012, 02:54 AM


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Non posso altro fare,col mio linguaggio colorito come luce passata al vaglio dello spettrografo, al fine di renderlo visibile persino ai ciechi ed ai sordi,che consigliarti la via dell'insegnamento impartito da Agatobulo a Peregrino Proteo,via sicura e provata per pervenire a virtù e saggezza:« Dopo di questo fece un altro viaggio, ed andò in Egitto da Agatobulo, per addottorarsi in quella mirabile dottrina di portar la zucca mezzo rasa e la faccia lorda di mota, di farsi le seghe innanzi al popolo e dire che l’è una delle cose dette indifferenti, di battersi e farsi battere le natiche con una ferula, e di fare altre pazzie per destare ammirazione. Di là partissi benissimo instrutto in queste cose. »

(Lucianus, "La morte di Peregrino". in Opere di Luciano, traduzione di Luigi Settembrini, Firenze : Le Monnier, 1862, vol. III, pp. 205.)
  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8655 · Risposte: 1 · Visite: 13,033

Fulcanelli Inviato il: Nov 17 2011, 02:06 AM


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Vorrei tornare ab origine della discussione. 1° Zarathustra,il Pastore,il Nano sono sempre uno:Nietzsche stesso! Non dimentichiamo l'analisi psicologica circa l'assenza di un 'io'. 2° La riflessione sul tempo e l'eterno ritorno si intreccia con quella relativa alla 'volontà' in quanto capacità di decidere al di là di ogni destino. Ora questa storiella del pastore soffocato dal serpente che si sviluppa in modo discontinuo e repentino dalla situazione apparentemente piana e logica che descrive il tempo,la strada carraia,racchiude nella sua stessa struttura compositiva il senso di ciò che ci vuole dire,eh,non per niente l'autore è anche,forse soprattutto un filologo... Angosciato dalla contraddizione insita nella concezione dell'eterno ritorno,di zenoniana memoria,che significa 'necessità' e quindi impossibilità di lasciar spazio a qualsiasi 'volere',Zarathustra trova la soluzione nella visione del pastore: se tutto è necessario allora è determinato,ma se tutto è determinato,anche ogni mia azione lo è,per cui la mia volontà non sussiste in quanto essa stessa è necessitata; ma se ciò che io voglio posso deciderlo liberamente,sono io a determinare ciò che consegue e non il Fato.Il serpente è la necessità che mi soffoca,il morso è la volontà:l'intuizione,nella risoluzione di questo problema che...letteralmente,si morde la coda,è geniale! La necessità non è qualcosa di esterno a me: io stesso sono necessità,per cui se decido nell'attimo,decido di mordere,di staccare la testa al tempo che mi 'agisce',per così dire,la dicotomia tra necessità e volontà è intuitivamente superata:quando ciò che in noi è saggezza,Zarathustra,ci esorta a fare la 'nostra volontà',a non essere 'agiti' dagli eventi,anche ciò forse è destino,ma è superata la sensazione di soffocamento dovuta ad una concezione meccanicistica ed 'esteriore' della necessità e diveniamo il nostro destino.Il superuomo è colui che sa di essere il proprio destino,perciò è felice,perché si è liberato dal giogo del divenire,ha scoperto di essere egli stesso questo divenire,destino destinante di se stesso,e con ciò,suprema volontà di potenza!
  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8653 · Risposte: 34 · Visite: 89,766

Fulcanelli Inviato il: Nov 7 2011, 12:35 PM


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jun 21 2010, 01:48 PM) *
Non credo che il mondo sarebbe migliore né diverso.
No,non sono d'accordo! Basti pensare che il Vaticano ha impedito per anni la proiezione in Italia del film "Agorà" e che solo in seguito ad una petizione firmata da molti scienziati atei,in primo luogo Margherita Hack, è stato possibile proiettarlo nelle sale cinematografiche italiane! A che serve avere idee se poi non si praticano?! La Chiesa decide il bello e cattivo tempo su ogni cosa che riguarda la cultura,il giudizio morale,la politica ecc. e ciò non è bello! Praticare un'etica diversa, restituire valore a cose che la Chiesa per secoli si è adoperata ad occultare, è comunque un'azione doverosa, anche in questioni di apparente poco rilievo. Per quanto il concetto di santo rappresenti un esempio di decadenza, più che di realizzazione di un modello di uomo compiuto, Cirillo non è certo paragonabile a un San Francesco, perchè è stato e rimane un sordido assassino e, come tale, egli è l'emblema della volontà di potenza della Chiesa di Roma, volontà di potenza di tipo sacerdotale, cioè ottenuta tramite l'inganno e la disonestà intellettuale: ebbene non è questo che contestava Nietzsche? Cosa significherebbe altrimenti la frase: "Dioniso contro il Crocifisso: mi si è compreso?" Qui 'migliorare il mondo' non significa renderlo 'idealmente' più perfetto, più vicino ad un 'ideale', appunto, bensì liberarlo dalla decadenza 'indotta' di questi predicatori di morte al fine di avviarsi a quel programma della Grande Politica che rappresenta l'unica possibilità per poter sottrarre il potere a quelle organizzazioni che oggi dominano l'umanità orientandone il destino anzichè verso l'affermazione della vita, di questa vita, verso la rassegnazione ai disegni orditi con gesuitica perizia dai poteri costituiti, che rappresentano l'espressione della decadenza al potere che svilisce l'esistenza e rende sempre più gregaria e appiattita su modelli anonimi la ricchezza di individualità originali e forti destinate a soccombere dinanzi alla soverchiante logica del gregge adoperata da questi poteri per garantirsi consenso tramite l'assenza di spirito critico e individualità nella massa da governare. Dove sono i nuovi barbari? La Filosofia non deve più essere una vana e vacua meditazione di intellettualoidi decadenti chiusi nella propria assurda e vana autoglorificazione, no...la Filosofia deve cambiare il mondo e non per migliorarlo o peggiorarlo, no: perchè così ci piace!!!
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  Forum: Nietzsche spazio libero · Anteprima Messaggio: #8652 · Risposte: 4 · Visite: 13,009

Fulcanelli Inviato il: Aug 31 2011, 01:44 AM


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[/size]Cari i miei filosofi,tutti intenti a nuotare o immersi nelle meditazioni lungo sentieri interrotti nei boschi montani? O avete effettuato nuovi pellegrinaggi alla tomba o alla dimora di Zarathustra? Orsù,lasciate che i morti contemplino e venerino i morti! Nuovi compiti ci aspettano,una nuova felicità e una trasformazione del mondo e dell'uomo come mai ce ne furono prima. Un nuovo paganesimo consentirà all'uomo di rinascere, e restituirgli quella pienezza e felicità che lo trasfigurerà in un superuomo, un Dyoniso figlio di Zeus ebbro di vitalità ed armonico e bello come Apollo. Avanti,non siate pigri: non vedete come vacillano tutti gli dèi e le concezioni negatrici della vita? Il capitalismo annaspa,la Chiesa ha dimostrato abbondantemente di essere dominata da una cieca volontà di potenza! Non un solo valore è restato in piedi e l'orizzonte è libero. “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!. Ecco,la profezia dell'uomo folle oggi è in pieno svolgimento, davanti ai nostri occhi: resteremo noi inermi?Ci sottrarremo a questo compito? Un mutamento epocale deve essere attuato,Zarathustra ne è stato il profeta, ma siamo noi,uomini di oggi,che dobbiamo attuarlo. Sperimentare nuovi stili di vita,creare nuove comunità, rielaborare il senso della conoscenza, fermare la mano dei potenti che porta il pianeta verso una fine senza ritorno, costruire un contropotere che restituisca all'uomo e alla vita la loro ricchezza e la loro pienezza,che renda possibile uomini superiori in una società che non neghi a nessuno il soddisfacimento dei bisogni essenziali,che affermi la vita contro i predicatori di morte! Chi vorrà essere cristiano o buddhista lo potrà essere, rinunciando alle ricchezze, alla ricerca del sapere, ai piaceri, praticando uno stile di vita meditativo, semplice, in assoluta povertà. Chi è portato alla conoscenza, ad apprezzare il piacere, la vita attiva, l'arte, la musica, i giochi ginnici e tutto ciò che deriva da una vitalità esuberante, potrà attuare questo tipo di vita, esaltando le proprie qualità fisiche e mentali e coltivando le virtù. Bisogna ricostituire la civiltà sulle basi di quelle antiche, esattamente come avvenne nel Rinascimento italiano: il nostro 'sistema' ha fallito, non funziona più, è finito. Questo è il compito, un compito che solo la filosofia può assolvere e che ancora una volta farà grande la nostra terra e coloro che riusciranno a farsene carico.
  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8650 · Risposte: 2 · Visite: 16,707

Fulcanelli Inviato il: Jun 2 2011, 11:04 AM


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Per quanto mi riguarda,una buona biografia sia della vita che del pensiero,ben documentata e scritta da chi ha approfondito il pensiero di Nietzsche è questa: Nietzsche. L'umana storia di un superuomo (Angelo G. Sabatini).
  Forum: Nietzsche Opere · Anteprima Messaggio: #8648 · Risposte: 27 · Visite: 114,866

Fulcanelli Inviato il: Apr 3 2011, 02:53 PM


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[/size][/font]'Ma non è che quanto dici sia una gran novità, sono tutti ideali e aspirazioni che esistevano prima di Nietzsche...' Anche voler volare è sempre stata un'aspirazione dell'uomo e in tanti hanno dimostrato come fosse impossibile che un oggetto più pesante dell'aria potesse innalzarsi in volo...finché arrivarono due fratelli inglesi,meccanici e non scienziati,che riuscirono a creare il primo aeroplano...Chi è contrario alla tecnica,inoltre, dovrebbe coerentemente evitare di utilizzare i dispositivi che essa ha prodotto e,quindi,rinunciare a tutti i vantaggi che da essi derivano,e questo lo aggiungo solo di passaggio...
'Questo senza neanche entrare nel merito del fatto che più che altro hai elencato una serie di desiderata, e non una effettiva posizione fondamentale su come confrontarsi col mondo (l'uso dell'aggettivo ontologico per esempio è decisamente improprio).' Io non definisco ideali,ma chiedo:'Come è possibile superare il nichilismo dopo la 'morte di Dio' e senza ricadere nell'autoinganno generato dalla fede in nuovi idola?' e ancora,in maniera pertinente a questa sede:'Non è,per alcuni,divenuto Nietzsche stesso,e il suo pensiero, uno di questi idola?' N. analizza e critica la morale cristiana perché essa è nichilista,perché i valori supremi che essa pone sono dannosi per la vita,ma propone una concezione del mondo in cui il nichilismo viene riaffermato in tutta la sua crudezza,libero da ogni mistificazione precedente.Ora,se questo è stato il compito di N.,cioè appunto di far emergere come ciò che appariva elevato e fondamentale fosse in realtà un sintomo di dècadence e come la morale dominante stessa avesse radici immorali,è nostro preciso dovere,oggi,continuare l'opera iniziata,fino a superare il nichilismo,fondando nuovi valori e proponendo nuovi orizzonti per l'esistenza umana,ponendosi in atteggiamento critico,ma senza ignorarne una sola virgola,nei confronti del pensiero nietzscheano. I miei non sono 'desiderata',ma tentativi di sottrarre la trattazione di argomenti etici fondamentali a quelle istituzioni (la Chiesa,lo Stato ad es.) e a coloro (i filosofi della bioetica ad es.) che tuttora riflettono su questi argomenti come se Nietzsche non fosse mai esistito! Quindi lungi da me l'idea di ripristinare vecchi ideali per restaurare una Weltanschauung ormai obsoleta perché ciò facesse comodo alla nostra malata civiltà planetaria.Per quanto riguarda l'uso del termine 'ontologico',non mi sembra affatto improprio,visto che il suo significato è 'discorso sull'essere' e che io lo riferisco a ciò che sono i costituenti ultimi,oggi conosciuti,della realtà,particelle subatomiche e energia,che probabilmente dal tuo punto di vista sono da considerare più come 'enti' che come 'essere',ma che,vista la loro valenza di costituenti fondamentali delle cose,sono alla base anche del tuo essere e, quindi,anche dell'organo che ti da la facoltà di affermare che sono solo enti! D'altronde anche quella di Democrito è un'ontologia,anche se parla solo di atomi e vuoto. E non dimentichiamo che Democrito è uno tra i filosofi più apprezzati da Nietzsche.
'Nietzsche è andato un po' oltre questa roba...' Il che tradotto significa:'Io,che ho davvero compreso N.,ritengo,essendo pervenuto al suo livello,di essere superiore a queste tematiche e ciò mi autorizza a definirle,con sottile disprezzo, 'roba',poiché io ho compreso (nientemeno!) che egli 'ha pensato profondamente il mondo, ha tirato fuori dal magma o dal caos dei concetti temprati col martello'(la quale affermazione se non è pura retorica dettata da piaggeria mi si spieghi cos'è!) e ancora:'che vanno trattati col livello di profondità filosofica che meritano',(cioè la mia!),'e non si possono cauterizzare in nome dell'ennesima "fuga dal nichilismo"...Ma chi vuole fuggire dal nichilismo! Io parlo di 'superamento' del nichilismo e non di fuga! Per Dioniso! Se i più capaci si arrendono davanti al loro maestro e,dimentichi della sua lezione di non dover nulla adorare,depongono le armi davanti ai suoi piedi,come saranno mai possibili nuovi filosofi,nuove creature in grado di essere una speranza per l'avvenire?! L'ultima parola è stata l'affermazione del Nulla e allora tutti ad adorare il nulla...beeee beeee'.Heidegger ha detto..., Deleuze ha confermato..., Cacciari,il probo,ha asserito..., Vattimo,il debole della forza,ha contestato...,ma quale levatura morale hanno costoro! Sono solo paragonabili lontanamente alla spiritualità di Friedrich Nietzsche?Alla sua abnegazione nel donarsi anima e corpo alla passione della conoscenza?A colui che ha rinunciato a una facile carriera e alla conseguente facile fama solo per avventurarsi sulle alte e fredde cime della verità?A Zarathustra? No,non lo sono! [font="Georgia"]
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  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8625 · Risposte: 13 · Visite: 31,851

Fulcanelli Inviato il: Mar 31 2011, 04:23 PM


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[/size]Oh,finalmente! E' proprio questo il punto! N. parte col voler superare il nichilismo e lo afferma in maniera più forte. Volere ciò che è stato,ciò che è e ciò che sarà (l'eterno ritorno)gli sembra una soluzione,ma in realtà diviene un modo per annullare le potenzialità e della natura e dell'uomo,un circolo vizioso straripante di dolore e nichilismo che si ripiega su se stesso. Qui io affermo,invece, la vita e la ragione come entità che interagiscono col reale e,in un certo senso,lo perfezionano,questa diviene la funzione e il senso eminentemente etici dell'esistenza dell'uomo,il quale,pur non attingendo a valori fissi e prestabiliti da un'autorità,metafisica o umana che sia,ritrova e scopre questi valori in se e nelle cose. Questo per me può essere definito un superuomo: colui che, demistificando le morali convenzionali e le diverse concezioni metafisiche,si attiene,nell'ambito morale,a valori che non negano la 'naturalità' dell'esistenza nella sua forma umana,per cui 'bene' e 'male' sono considerati in modo relativistico e mai scollegati da ciò che per 'natura' e in base alla conoscenza è da ritenere vantaggioso o dannoso per l'individuo,e questo concetto è applicabile anche alla vita animale e all'ambiente naturale il quale,appunto,ci consente di esistere.In ambito ontologico,invece,il superuomo mi sembra molto vicino a quelle figure di scienziati che hanno scoperto l'energia atomica,e cioè l'uomo ormai pervenuto ad un livello di conoscenza talmente essenziale da poter agire sulle forze che regolano e fondano la realtà delle cose,per cui si passa dalla conoscenza fisica ad una mετά τα φυσικά non aleatoria e soltanto teorica,ma abbastanza attendibile e comprovata dall'esperienza e quindi non difettosa di onestà intellettuale. Ora,ritrovare il senso di se e delle cose,dell'esistente,a questo nuovo livello di coscienza dovrebbe produrre:1)una trasformazione coscienziale del soggetto conoscente;2)una comprensione intuitiva della realtà che consentirebbe di annullare la separatezza tra soggetto e oggetto;3)la percezione di un tipo di gioia estatica che,rivelando da se medesima il senso,o come lo definiscono alcuni mistici,il 'gusto' di tutto ciò che è,compresi noi stessi,svela il senso profondo del tutto,ma,sopratutto,sconfigge ogni residuo di nichilismo. Omnia ab Uno et in unum omnia: è il verbum dimissum,la parola perduta degli alchimisti e il sogno in un sogno di Edgar Allan Poe,è la voce dell'essere che si disvela nei versi pieni di amorevole nostalgia di Holderlin,è l'Aleph di J.L.Borges,è il Drago di Merlino delle saghe della Ricerca del Graal,è il Graal stesso,il calice della Vita dal quale chi non è degno non può attingere,è la fiducia dell'uomo semplice che in fondo c'è qualcosa,che non si riduce tutto a questo. Quando lessi per la prima volta a 17 anni Così parlò Zarathustra mi colpì molto il sottotitolo: un libro per tutti e per nessuno e pensai: non sono 'tutti',forse sono nessuno...meglio essere nessuno che appartenere al gregge!Ho peccato di presunzione,ho fatto mio,ancor prima di conoscerlo,l'errore di colui che ho considerato come un maestro: in realtà ognuno crede di essere unico,un semidio venuto qui,sulla terra,e più qualità si posseggono,più questo rischio aumenta e tormenta il malcapitato.Quello che penso oggi è che la vita in sé sia un miracolo e un mistero prodottosi casualmente in un deserto cosmico senza confini:penso che questa vita,dall'essere più semplice al più complesso vada considerata come preziosa,che si debba procedere verso la conoscenza,la vera filosofia,quella della vita,la solidarietà tra tutti gli esseri viventi affinché il potere della morte e del male si riduca sempre più. Penso che si debba consapevolmente cooperare perché sia possibile un nuovo Rinascimento,una nuova età dell'oro in cui le qualità di ognuno possano essere valorizzate,in un mondo di eguali,in cui l'eguaglianza sia effetto della consapevolezza della finitudine e delle oggettive condizioni di vita degli esseri in generale e dell'uomo in particolare,non un gregge nel verde pascolo senza pastore,ma un'associazione di pecore divenute pastori,ma di se stesse: una società di superuomini![size="4"]
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Fulcanelli Inviato il: Mar 30 2011, 01:48 PM


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Sì,va bene,ogni interpretazione è funzionale a una determinata forma di vita e la vita è potenza proprio in quanto interpreta,e N. stesso fa intendere in più punti che 'piacere' e 'felicità' sono nomi 'morali' della potenza.Ma quello che dico io è un'altra cosa,e cioè:perché,se ogni concezione è prospettica,non si deve considerare anche questo,che cioè ogni concezione sia prospettica,come un punto di vista e una falsità,un'ipotesi errata?Perché ogni prospettiva,per essere tale,deve essere prospettiva di qualcosa e questo qualcosa è il mondo reale che probabilmente è inattingibile alla ragione fino in fondo,nella sua 'essenzialità',per così dire,ma non all'esperienza o,almeno,ad un certo tipo di esperienza(per es. il satori nel buddhismo zen o l'esperienza scientifica in modo virtuale).Quello che voglio dire è che la teoria della volontà di potenza nasce come tentativo di affermazione della vita,del mondo reale,ma finisce col negare questa stessa vita nel momento in cui la concepisce come un'insieme di vdp,riducendo il tutto ad un coacervo di forze in lotta tra loro privo di ogni senso e di ogni organicità,e fa questo semplicemente delegittimando e sminuendo le facoltà psichiche e il sentimento morale dell'uomo e facendo prevalere l'istintualità pura e semplice.Ora tu dici,scolasticamente,che il paradiso del prospettivismo donatoci da N. è un dogma intoccabile,paradossalmente,a ben vedere! Io dico che anche il prospettivismo a tutti i costi è un'asineria,probabilmente la più grossa detta finora,perché suggella e rende definitivo e senza via d'uscita il nichilismo e anche perché,se è vero che non bisogna ammettere delle verità in base ai nostri desideri e a ciò che più ci fa comodo è anche vero il contrario,che non si deve ritenere vera una teoria solo perché è scomoda e insopportabile,ma,invece, in base a ciò che la ragione,i sensi e i sentimenti,unici strumenti di cui disponiamo,ci indicano come tale. Io penso che un'etica naturalistica inerisca alla realtà e all'uomo e che solo il nostro errare,in un certo senso,il nostro 'non sapere',ci impediscano dal raggiungere un equilibrio,un'autorealizzazione di se e di divenire ciò che siamo,ciò che appunto è il vero tema di questo topic e a cui mi ricollego per far notare come alcune filosofie orientali,l'induismo in primis,potrebbero costituire una solida base per un'interpretazione filosofica attendibile e completa del mondo e dell'uomo e della loro interazione,senza sacrificare e rinunciare a questo mondo e a questa vita,l'unica probabilmente che ci è dato vivere, e una soluzione al nichilismo imperante e all'assenza corrosiva di un'etica 'per la vita' e non contro di essa di riferimento. L'idea che in N. siano presenti elementi spuri,a ben vedere, e in contrasto con quello che è il suo pensiero generale,non è solo una mia opinione,ma la si può ritrovare in alcune tesi recenti di alcuni ricercatori di cui a piè di pagina ti fornisco il link.Il fatto che alcune idee non solo abbiano supportato,ma addirittura ispirato le azioni criminali del nazismo ora (cioè dopo l'edizione delle opere curata da Giorgio Colli,Mazzino Montinari e Sossio Giametta),dopo le prime bufale in proposito,e per me ammetterlo è una grande sofferenza,come per chiunque ami N.,è una realtà imprescindibile e certa. Solo che io credo che - o Fritz le abbia introdotte con cattiveria,e di cattiveria ne aveva da vendere dopo la 'buca' con Lou Von Salomè (anche se questa nuova fase inizia con Al di là del bene e del male),al fine di deviare,di creare una linea bianca per i polli che poi cascheranno nell'abisso dell'orrore,dell'inumanità e dell'abbrutimento,avvallando un'interpretazione 'bruta' del suo pensiero,discostandosi da opere come Umano,troppo umano e Aurora,(infatti ciò che temeva maggiormente era di essere considerato un santo) - oppure che abbia giocato troppo con questioni fondamentali senza rendersi pienamente consapevole delle conseguenze su di se e sugli altri,in base a ciò che gli consigliava il suo libertinaggio intellettuale del momento. Certo è che non è necessario concepire il mondo come privo di qualsiasi organicità per negare il Dio cristiano(i greci, d'altronde,hanno 'inventato' il concetto di 'cosmo'),né lo è abolire qualsiasi morale per dimostrare l'inadeguatezza della morale cristiana a favorire la vita. Le fissazioni,comunque,stanno al manicomio e alcune idee portanti come la volontà di potenza e l'eterno ritorno,verso la fine della sua lucidità,divengono punti fissi,fissazioni,fino al punto di giustificare progetti e nuovi studi e divenire motivo di vita.Ma noi,per essere degni discepoli,possiamo chiudere gli occhi davanti a tanta sofferenza e non essere 'duri' con il maestro,soffrendo per il suo sacrificio certo,ma dimostrando anche che quel sacrificio non è avvenuto invano,che la lezione è servita a far sì che apprezzassimo ancor più la verità e la vita?E contemplando l'eterno λόγος rievocare l'adagio eracliteo:'Ho indagato me stesso'?Possiamo tentare di essere iperborei anziché polli e pecore nonostante questo insegnamento?La mia tesi è:oggi è immorale essere morali,cioè,seguire ciò che consiglia la saggezza,la ragione,il buon senso e che costituisce la via per raggiungere uno stato psico-fisico ottimale,o meglio l'uso del sapere nella e per la vita pratica, nonché la posizione di quei valori che consentono l'essere umani e un comportamento equo,giusto,nobile nei propri e altrui confronti - questo atteggiamento verso la vita è ritenuto egoistico o troppo razionale o moralistico o stupido anche! Viene cioè giudicato negativamente tutto ciò che egoisticamente(che cioè procura piacere a me) procura piacere o bene anche agli altri:amare davvero,donare,aiutare qualcuno senza altro vantaggio che la gioia di vedere un essere umano al suo meglio, l'amicizia vera ecc.L'a-moralità si è fatta morale dominante nella misura in cui fa da contraltare alla morale cristiana...mi segui?Si esibiscono motivazioni 'elevate',altruistiche,ma si hanno fini utilitaristici di bassa lega,come se non esistessero che questi,cioè come se l'utile consistesse solo in ciò che materialmente e da tutti o dalla maggior parte viene ritenuto tale, e chi non sente in questo modo è considerato fuori gioco,quasi come un eretico.La filosofia della prassi,l'etica,la riflessione su ciò che costituisce il bene per ognuno individualmente in un mondo sdivinizzato, semplicemente manca,non c'é.L'essere umani,benevoli,coltivare l'intelligenza,la cultura,l'azione bella,non viene percepito come un 'utile',come un'aspirazione che rende l'uomo 'più forte',migliore o che lo faccia divenire se stesso,che lo realizzi...La stessa riflessione su ciò che per noi costituisce un bene o un male,quando sussiste, è priva di qualsiasi fondamento.In più,tutto ciò che ha a che fare con il corpo e le sue necessità,(l'alimentazione,il vestire,la sessualità,la bellezza,la salute intesa in modo ippocratico come prevenzione ecc.)viene trattato in modo grossolano,vissuto con superficialità...proprio ciò che riguarda la vita viene considerato come di secondordine! La filosofia,d'altro canto,lungi dal preoccuparsi della vita pratica e di come arricchire questa vita,si è autorelegata ad una funzione di inutile meditazione sugli ultimi significati del nulla del vuoto,farneticazioni di una civiltà senile che non ha altro da aggiungere alla propria storia se non l'epitaffio della inutilità del vivere e dell'essere! Evohè,dunque,o filosofi tragici,filosofi del futuro:se c'è da abbandonare il maestro,se egli in un momento di stanchezza è stato vinto dallo spirito di gravità,benediciamo lui e il suo sacrificio,ma procediamo oltre alla ricerca del vero e della pienezza della vita!

http://www.centronietzsche.net/index.php/m...mento-scomparso
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Fulcanelli Inviato il: Mar 27 2011, 12:40 PM


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CITAZIONE(Sgubonius @ Dec 27 2010, 04:23 PM) *
Beh finché si parte dalla premessa che ci sia una veridicità delle cose non si potrà mai arrivare a Nietzsche.
Peraltro lo stesso parametro della felicità non è quello usato nello Zarathustra ("che importa della felicità?"), la felicità è l'ossessione morale dell'infelice.
L'ultimo nietzsche non ha molto a che fare col pensiero orientale, è un'appendice estrema del pensiero occidentale.

Ritorna il tema dell'élite,di chi sia o meno in grado di comprendere Nietzsche!Allora si può arrivare a comprendere Nietzsche solo se si parte dalla premessa che tutto è falso?Bene.Ma quando avremo asserito che tutto è falso dovremo ammettere che anche questo asserto è falso!Inoltre come sarebbe possibile riconoscere chi è 'arrivato' a Nietzsche da chi non lo è,visto che ogni interpretazione sarebbe falsa e che l'oggetto in questione,il pensiero nietzscheano, appunto,sarebbe,dunque,inattingibile?Quindi se per comprendere N. bisogna ammettere che tutto è falso,non si potrà comprendere N.,perché tutto è falso,dunque N. è e resta incomprensibile! Ma Sgubonius sottintende di aver compreso meglio di altri il pensiero di N.:ma,se tutto è falso,anche questa asserzione di Sgubonius è falsa,dunque Sgubonius è un millantatore!E se Sgubonius è un millantatore non è vero che per comprendere N.,per 'arrivare',bisogna negare che ci sia una veridicità delle cose,dunque vi è una tale veridicità! E poi perché l'interpretazione di Sgubonius sarebbe più veritiera di quella di altri?Non certo perché afferma il vero,visto che tutto è falso!Perché,allora,è più forte,o migliore,o felice,o usa un linguaggio esoterico,o per il suo status sociale che gli consente di dedicarsi a così elevati pensieri?E poi:perché dovrei cercare di comprendere N. se ciò non servisse alla mia evoluzione?E' forse N. un idolo?E chi lo idolatra meglio è più meritevole?"Sono solo una ringhiera lungo il fiume,non la vostra stampella!"!Per quanto riguarda la felicità bisognerebbe imparare a fare le citazioni complete: "Che mi importa della mia felicità? Essa non è che povertà e sporcizia e un miserabile benessere. Ma la mia felicità dovrebbe giustificare la mia stessa esistenza".Qui non si critica la 'felicità' tout court,ma un tipo di felicità,quel tipo di felicità 'tiepida' del borghesuccio soddisfatto di se e tronfio della sua inutile e superflua mediocrità che ne fa un fallito dal punto di vista umano,non certo sociale. Lo ripeto: oggi più che mai urge una critica del pensiero nietzscheano e non per tornare al monotonoteismo cristiano e alla sua morale ipocrita,con la conseguente rivalutazione della figura di Gesù Cristo e di tutta la mistificazione annessa,come dolorosamente ho letto in altri punti del blog,ma perché solo questo atteggiamento renderebbe onore al maestro dell'eterno ritorno e non per farne un idolo,ma un valido tentativo,e una tentazione,una nuova Aurora che apra orizzonti inesplorati agli uomini,per creare una società più libera,più giusta,in cui si dia il giusto valore alla vita terrena,alle condizioni di sviluppo di ogni individuo e finalmente la si faccia finita con le mistificazioni di ogni genere che sempre hanno supportato sia l'istinto della bestia presente nell'uomo che della scimmia che vive in lui,cospirando contro la sua realizzazione e a favore di uno sparuto manipolo di individui malriusciti che sempre nel corso della storia si sono arrogati il potere e il diritto sanguinario di opprimere i propri simili. "Dioniso contro il Crocifisso" ossia la Vita che accetta se stessa nonostante il dolore per l'estasi e la felicità,o il piacere o la potenza,se si preferisce,che le sono connaturati,contro il sacrificio per giustificare questa vita, per negarne la gioia naturale,per trovarne il senso altrove. O meglio, a modo mio, la volontà di potenza, di felicità,di gioia di vivere, contro il truce potere che nega la vita e si trascina nei tempi impedendo che ognuno possa divenire un superuomo.[size="6"][/size]
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Fulcanelli Inviato il: Jan 30 2011, 04:40 AM


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A questo proposito,anche se la discussione è vecchia,vorrei puntualizzare alcune cose.Gandhi ha liberato l'India dal dominio inglese. Detto ciò vorrei sapere,da chi afferma che Gandhi sia stato un debole,se è da 'deboli' praticare l'ahimsa,che sarebbe il corrispondente indiano del grado più elevato nel bu-do giapponese,per intenderci quello in cui il samurai,per consapevolezza suprema,non si batte più perché supera la dicotomia tra soggetto e oggetto,tra aggressore e aggredito e perciò ritiene inconcepibile ogni forma di lotta e di violenza.I 'deboli' a me sembrano gli inglesi,i quali dalla loro sete di dominio erano costretti a sparare sulla folla inerme dando prova della loro brutalità!'Cos'è l'uomo?Una corda tesa tra il bruto e il superuomo'...Per molti versi Nietzsche fa coincidere il superomismo con una morale ipercristiana,ma sa che gli uomini non vogliono essere più virtuosi ma più forti...ma che vuol dire 'essere più forti'?Essere più violenti?disposti a tutto pur di raggiungere i propri fini determinati dalla volontà di dominio?'Anche nello schiavo trovai la volontà di essere padrone'...dunque 'essere più forte' vuol dire avere potere su di un altro uomo.Come si esercita questo potere? con la ragione? con la forza fisica,la coercizione?Ancora:N. considera la morale una forma di coercizione,con i suoi relativi strumenti di tortura.Quali furono le vittime della morale?Gli spiriti liberi,i primi ricercatori nei campi della scienza e della filosofia,i quali si opponevano alla concezione del mondo superstiziosa della Chiesa:attenzione,questi erano vittime,ma N.li considera 'forti'.E che dire degli ebrei,che hanno sempre subito (eccetto negli ultimi tempi)?N. li considera i più forti,tanto è vero che nei messaggi della follia voleva allearsi con i banchieri ebrei per dare inizio alla Grande Politica!Cesare è considerato un 'forte',eppure era epicureo,e l'epicureismo viene considerato da N.come una filosofia da deboli,oltre che omosessuale,il che fa capire come 'forte' e 'virile' non siano proprio sinonimi,al contrario di ciò che si intende in tutte le concezioni di destra e di sinistra che esaltano la forza(fascismo,nazismo,ma anche stalinismo,maoismo,la forza dell'operaio,del contadino eretti,è il caso di dirlo,a valore).Conclusione,delle due una:o N.volutamente crea confusione a tal proposito oppure la confusione regna perché la sostituzione di 'virtuoso' e 'non-virtuoso' con le categorie relative di 'forte' e 'debole',dall'inizio alla fine,non regge.Paradossalmente io credo siano vere tutte e due,anche se non in modo simultaneo.Mi spiego:a volte N. sembra si illuda di voler distruggere la morale per poterla rinnovare(cito a memoria dalla Volontà di potenza:'Non mi si è compreso?Combatto la morale perché un giorno torni a fiorire (cioé,perchè si comprenda l'utilità della morale per la vita umana e non,come si fa ora,concependola come un ideale dannoso per la vita),perchè ciò che viene perseguitato assume valore'.In questo caso il pensiero di N. acquista un senso strategico,un senso educativo,critico e stimolante,consono al compito di educatore che egli stesso riteneva di rivestire.Qui sembra predominare l'idea di un superuomo guidato dalla ragione,un uomo di un'intellettualità superiore e in armonia con i propri istinti naturali,che è reso aristocratico da un'etica eudaimonistica tramite la quale si prende cura del proprio corpo come della mente e che grazie a questa capacità di 'nutrirsi',per così dire,riesce ad offrire molto anche agli altri,che quindi ha dominato e vinto la brutalità e può tranquillamente accedere a quella ipermorale,libera dall'ideale della santità così come dal pungolo della volontà di dominare,perchè non 'vuole' più la potenza:già la possiede in assoluto,non desidera niente se non ciò che richiede la vita stessa(soddifare i desideri necessari e naturali di Epicuro,per intenderci).In cosa consiste la 'confusione voluta'?Nel distorcere questo ideale in modo da non renderlo visibile a tutti.Come?Facendo leva sugli istinti più bassi dell'uomo,facendosi fraintendere apposta,creando un filtro magico che una volta penetrato nelle menti più grossolane le porti sistematicamente all'abrutimento e all'autodistruzione,misconoscendo la funzione vitale di tutte le morali e non solo di quelle contronatura, combattendo la 'morale' in sè e non 'un tipo' di morale!Il 'forte' è forte non grazie a un'educazione,un'etica che lo rende tale,che lo perfeziona fisicamente e psicologicamente,che determina le condizioni ideali per lo sviluppo e la vita dell'individuo...no,il 'forte è tale per 'natura',nasce così,l'aristocratico è tale per status,chi nasce schiavo è 'per natura' tale...e se lo schiavo prende il sopravvento?Lo fa tramite l'inganno,con la morale,quella,appunto,degli schiavi e se vince è grazie al maggior numero.Chi è il superuomo?Cesare Borgia,cioè un'uomo senza scrupoli,un assassino assetato di potere.L'intelligenza è al servizio della sete di potenza,anzi è essa stessa volontà di potenza,perciò non 'conosce' nulla,bensì 'impone' significati,sussume la realtà caotica per renderla gestibile,fruibile,non vi è Essere,ma fluire privo di lògos(perciò questa concezione non è neanche assimilabile a quella eraclitea),il pensiero 'crea' un ordine fittizio che non ha riscontro nel magma fluente e caotico che 'è' la realtà...quel magma che privo di luce e di norma alla fine ha inghiottito Nietzsche stesso!Questa concezione costituisce la base su cui si sviluppa e alligna, nonchè la giustificazione,di qualsiasi totalitarismo,di qualsiasi brutalità e atrocità,dal delitto puro e semplice,fino al genocidio.Bisogna essere duri,forti,non cedere alla pietà verso i deboli,i superflui,affinchè non prendano il sopravvento,ah che compito arduo mettere fine alla vita di questi superflui,di questi esseri inutili,come è difficile vincere il disgusto,la pietà che ancora si affaccia alla coscienza:ma la coscienza stessa è soltanto un residuo medievale,come l'anima,una superstizione,dunque bisogna vincere anche la coscienza!Così pensava tra se e se Himmler,uno squallido ed insignificante omuncolo,un vigliacco fondamentalmente e così le sue SS che da lui venivano istruite!Possibile che N. albergasse in se tali pensieri e sentimenti?Purtroppo la risposta è sì e dopo la pubblicazione di Al di là del bene e del male mi sembra Overbeck sbottò contro questa 'mania per la distinzione' da cui sembra che N. fosse ossessionato.Putroppo quello che in un filosofo è pensiero e idea per altri diviene certezza e azione.Io penso che questa versione per così dire essoterica del proprio pensiero,N. l'abbia elaborata quando Lou von Salomè rivolta,trovandovi in esse una giustificazione al suo,come di qualsiasi donna,spietato e irrisore rifiuto alle avance di N.,le idee del filosofo contro lui stesso!Vi sono delle lettere di N. a Lou in cui egli si appella alla morale,con frasi del tipo 'ma come puoi essere così insensibile,perchè mi hai ingannato ecc.'dove appare chiaro come Lou rappresenti e incarni proprio la figura del 'forte' privo di qualsiasi morale che vuole raggiungere i suoi scopi deridendo e calpestando i sentimenti altrui:N. comprende che il suo pensiero può essere inteso così e nel suo dolore decide di farlo intendere proprio così,come una forma di vendetta.'La mia saggezza vi accecherà!' è uno dei leit motiv dello Zarathustra.Secondo me da allora in poi N. lavora ad essere frainteso e ci lavora tanto fino a credere egli stesso a ciò che man mano stava prendendo forma:ecco perchè la 'confusione indotta' che era inizialmente voluta,prendendo vita propria,diviene predominante fino a che N. stesso crede alla versione essoterica del proprio pensiero e tenta,andando contro se stesso,di dimostrarla,fino alla confusione totale,fino alla distruzione della ragione,fino a perdervisi totalmente,in un empito dionisiaco...ha vinto Lou,aveva ragione lei,ha vinto l'amore,l'amore senza confini,l'amore che tutto dona,persino ciò che ha di più caro,il proprio pensiero,tutto se stesso.Questo io ho compreso,ma forse sbaglio.
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Fulcanelli Inviato il: Dec 16 2010, 04:52 AM


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Anche se questa discussione è datata mi piacerebbe fosse ripresa,perché i parallelismi tra le filosofie orientali e il pensiero occidentale in generale e nietzscheano in particolare possono risultare molto fecondi e, comunque,sono indicativi di un interesse per una filosofia vissuta più che soltanto pensata,atteggiamento che apprezzo molto in rasema74,che vedo spazia dall'induismo alla Quarta Via alla teoria del superuomo con molta disinvoltura...E' chiaro che i tre guna sono principii essenziali della realtà e della psiche umana e quindi funzionali ad interpretare anche le dinamiche e gli sviluppi dei processi evolutivi che descrive metaforicamente Nietzsche...ma,mentre quella antica filosofia vuole fuggire il male e il dolore,che identifica col mondo reale, e appunto per questo ricerca la moksha,che è uno stato privilegiato esente da influssi samsarici,e che libera dalle rinascite,il che ci ricorda più Schopenhauer che altri,Nietzsche vuole proprio l'opposto,vuole il samsara eterno,senza restrizioni e del sopportarne la sofferenza ne fa un titolo d'onore del superuomo:sapere che tutto è nulla,non ha senso,ma volerlo comunque senza poter fare affidamento su una forma qualsiasi di jnana o di semplice saggezza naturale, questo diviene il compito e la realizzazione del superuomo e qui dico io che c'è un'errore fondamentale che fa si che l'uomo né possa più interpretare l'esistente,né può più districarsi dal nichilismo: insomma, Nietzsche stesso è un nichilista,ma non della 'forza',come vorrebbe farci credere,bensì dell'annullamento di sé e del mondo,in quanto esclude la possibilità di cogliere la 'veridicità' o 'verosimiglianza' delle cose. Ecco perché mi chiedo se è possibile essere felici secondo la filosofia di Nietzsche e ho aperto un topic di discussione,ma sembra che finora nessuno ne abbia colto la portata.Ebbene sì,lo ammetto: anch'io sono postumo wub.gif
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Fulcanelli Inviato il: Dec 15 2010, 05:23 PM


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Non è oggi immorale essere...morali???? unsure.giflaugh.gif
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Fulcanelli Inviato il: Dec 14 2010, 01:07 AM


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"Vano è discorso di filosofo che non medichi qualche sofferenza umana: e come l'arte medica a nulla giova se non ci libera dalle malattie corporee, così neppure la filosofia, se non ci libera dai mali dell'animo."Così suona dolce al mio orecchio, mentre sono immerso in profonde meditazioni nella caverna delle sette solitudini,il monito eudemonistico di una civiltà infinitamente più sana,più nobile e,quindi,più umana della nostra.Epicuro accoglieva tra i suoi discepoli anche gli schiavi,un filosofo guardava all'uomo e non allo status sociale!E Pericle al quale pure Nietzsche si richiama?Il suo discorso agli ateniesi,in cui si esalta la giustizia,l'eguaglianza dei cittadini,non è forse troppo morale?E' l'etica,la saggezza,la virtù,il dominio della ragione sugli istinti,il senso di giustizia,l'umanità che fanno dell'uomo qualcosa di eccelso ed eccellente o la sua brama di dominio,il vago brillìo della gloria e della grandezza? E il Rinascimento? Infarcito di platonismo e neoplatonismo,non solo di machiavellismo, Marsilio Ficino, Giordano Bruno, il De hominis dignitate di Pico della Mirandola,il De voluptate di Lorenzo Valla, l'esaltazione della dialettica, considerata negativamente da Nietzsche, la rinascita della scienza con Keplero, Copernico, Telesio, Campanella, Galilei... insomma il Rinascimento,non è forse frutto di un mirabile equilibrio tra ragione e istintualità,dove saggezza e ricerca della felicità, intesa come armonia degli istinti,il tutto sintetizzato in un'etica naturalistica eudaimonistica,costituiscono il centro,il fulcro di ogni attività umana? Altro che volontà di potenza, altro che aristocrazia:etica, saggezza, intelligenza, passione, piacevole autodisciplina, equilibrio, equanimità, umiltà davanti alla Natura,all'Uomo e a Dio, fiducia nella ragione,nella logica,nella dialettica,amore per il sapere,filo-sophia... questi gli ingredienti del Rinascimento italiano che, pure, Nietzsche esalta...Ed i protagonisti? Non certo, per la gran parte, di estrazione 'nobile', anzi, poveracci, orfani, gente del volgo, come quel volgaraccio di Socrate, da cui Nietzsche fa derivare, insieme a Platone, tutto il nichilismo, il disprezzo per questo mondo al fine di rifugiarsi nel mondo 'vero', quello delle idee, ed è un filologo ad asserirlo! Il platonismo, il neoplatonismo, lo stoicismo (perfetto imbecille viene definito lo stoico nella Volontà di potenza!), l'epicureismo hanno contribuito al Rinascimento italiano, cioè hanno contribuito a formare gli uomini del Rinascimento, uomini felici, intendendo felicità come pienezza e non come mera contentezza, perché formati dalla saggezza e non saggi perché felici, come sostiene il nostro... Cosa ha prodotto,invece, il libertinaggio filosofico di Nietzsche? Un farneticante pensatore filonazista che pensa tramite etimi, con i relativi seguaci, per giunta, lo scandalizzato rifiuto, con conseguente riaffermazione delle proprie posizioni,da parte del mondo bigotto-cattolico, il pensiero estremamente astratto e fine a se stesso fino a rasentare la follia di quei pensatori i quali mal digerendo le asserzioni più scomode e impopolari della filosofia nietzscheana la tirano ora di qua ora di là in un'estenuante arrampicata sugli specchi alla ricerca di un prestigio che funga da passepartout per entrare a far parte della schiera degli eletti, eletti non si sa per cosa poi! E questo è lo spettacolo davvero risibile e pietoso della cultura filosofica contemporanea: il pensare fine a se stesso... attenzione,non il sapere disinteressato,che in realtà deriva da una passione per la conoscenza,e quindi molto interessato e interessante, alla maniera di Aristotele! Ma tutto ciò non è certo ascrivibile a Nietzsche stesso, che non voleva essere preso sul serio! (quante volte,non a caso, dice di voler essere considerato un buffone!). E allora io mi chiedo e chiedo a voi tutti: è possibile essere felici, realizzare se stessi tramite la filosofia di Nietzsche? Sì, è possibile, perché ciò che Nietzsche stesso voleva era di essere confutato! Ed è questo che sto tentando di fare comprendere. Il superuomo è colui che supera il nichilismo, colui che riesce a restituire valore alle cose e che perciò deve superare l'annullamento estremo, la concezione della volontà di potenza, la distruzione della ragione, attuata a favore dell'esaltazione dell'istintività, per riformulare il senso della vita in modo individuale ed originale. Senza etica, in modo assoluto, senza organizzazione 'nelle' cose, non vi è 'essere' e, quindi, possibilità di conoscere. Senza conoscenza l'uomo è condannato all'inanità, oltre che alla follia. Senza etica è condannato alla disumanità e a scendere a ritroso i gradini della scala che lo hanno portato ad essere un animale razionale, come abbondantemente argomenta Sossio Giametta in "Nietzsche, il poeta, il moralista, il filosofo". Nietzsche voleva essere confutato,ma lo era già stato: la critica inconsapevole del concetto di volontà di potenza è tutta racchiusa in questo aforisma essenziale e conciso, ma che indica la vera grandezza d'animo di colui che lo ha stilato: ‎"E' felice e grande solo chi non ha bisogno di comandare o di obbedire per essere qualcuno! " J.W. von Goethe.
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Fulcanelli Inviato il: Jun 12 2010, 02:30 AM


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Fulcanelli Inviato il: Jun 12 2010, 02:03 AM


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"In primis bisognerebbe disfarsi del dualismo che sta ancora nel pensare il materiale e il mentale" Perché? è fuori moda? non è firmato Chanel? e poi chi ti dice che io intenda separare il mentale dal materiale?al contrario,direbbe Fritz,al contrario!
"Dato che nessuna delle due metà è pensabile a se stante" consegue da quanto detto sopra che non sussistono alcune 'due metà': l'organicità è 'corporificata' nelle cose così come nella mente,è un tutt'uno,è tutto materia/energia,ma con un ordine che sfugge nella sua intima essenza alla nostra visione prospettica la quale però si amplia sempre più tramite la conoscenza di ciò che è vero,ciò che sussiste effettivamente.Per 'intima essenza' non intendo un qualsivoglia noumeno bensì una consapevolezza totalizzante che si colloca al di là del pensiero discorsivo e diviene pura intuizione,superamento dei contrari,in particolar modo dell'antinomia soggetto/oggetto. L'errore degli stoici consiste nell'aver introdotto nel reale un ordine fittizio e rigido che escludeva sia il fluire delle cose,sia la spontaneità e la vitalità degli esseri senzienti,facendo della ragione qualcosa di opposto alle funzioni vitali proprie all'organicità naturale confondendo la 'ragione' intesa come facoltà logico/razionale con l'organicità propria al mondo naturale ed evirando quella facoltà sia dei suoi aspetti sentimentali e pulsionali,sia di quelle potenzialità che si discostano dalla pura capacità logica,come l'intuizione.
"Mondo di forze e non di corpi, i corpi vengono dopo come formalizzazione apollinea" tutto vero eccetto l'ultima parte:i corpi sono una nostra invenzione che la ragione/vdp determina in vista della propria sopravvivenza in un mondo caotico per 'imporre' a questo caos una qualche nozione che comunque gli è estranea.Non vi sono 'cose' se non nella nostra mente!Non vi è causalità.Questo mondo è dionisiaco,l'apollineo manca! e allora qual è il problema?!questo è il problema!
"Il falso non è più l'opposto del vero, come l'immaginario non lo è più del reale e via dicendo" appunto! Perché è tutto falso!L'autodistruzione sistematica della ragione,un'altra forma di nichilismo estremo come conseguenza a quella morale/religiosa del cristianesimo!Qui Nietzsche non costruisce più,langue disperato nel più cupo annullamento:l'unica via d'uscita è l'identificazione col dio dell'irrazionale inteso nella sua compiutezza,che 'si nutre dei propri escrementi',perché questa tensione alla totalità è insopprimibile,solo che il mondo che qui viene concepito e col quale ci si identifica è un mondo in cui non vi è spazio neanche per la ragione che lo ha pensato ergo,per estrema coerenza bisogna annullarla.Infatti nel periodo del ricovero a Basilea (caso strano il dottore che lo aveva in cura si chiamava Wille:Volontà in tedesco)tragicamente N. si nutriva dei propri escrementi.
"Esiste solo il falso, e il falso è il prospettico" Non si può credere il falso sapendo che è falso!E' una contradictio in adjecto!Posso credere che un'asserzione sia parzialmente vera o verosimile,ma non falsa.Il prospettivismo sta nella limitazione dovuta alla percezione sensoriale (ad es. vediamo il paesaggio piatto e ne concludiamo che la Terra sia piatta) o all'errore della ragione (pensiamo nel modo A e invece la spiegazione sta in cool.gif o all'incapacità di comprendere una dinamica della realtà (ad es. come nasce e si sviluppa un tumore) o infine nel percepire il mondo qualitativamente,in modo artistico,assolutamente soggettivo.Il prospettivismo è la nostra condizione di soggetto che tendiamo a superare,non per abolirla,ma per rafforzarne la consapevolezza.
"Se io vedo un miraggio, quel miraggio esiste, non è né vero né falso, è un vero miraggio o della falsa acqua se vuoi, a seconda della prospettiva che prendi" Certo!Finché non hai bisogno di bere!!!Ecco perché dico che è la verità a favorire la vita e non il contrario: la Natura ci ha forniti di ragione perché la ragione è insita in essa che ha privilegiato l'uomo,forse anche i delfini,o altri esseri che potrebbero vivere su altri pianeti(chi può dirlo?) in modo da farne un microcosmo,per così dire,così che chi è dotato di intelligenza partecipa della divinità,con licenza parlando,dell'ebbrezza erotica,degli stati superiori di coscienza,del piacere globale dell'essere senziente,ma anche del dolore,del male che può attenuare e,a volte,superare grazie alla saggezza:'principio e bene supremo è l'intelligenza delle cose, perciò tale genere di intelligenza è anche più apprezzabile della stessa filosofia, e madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, né vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili' come dice Epicuro.Io considero superuomo chi realizza pienamente le proprie facoltà,sia fisiche che mentali:Spinoza,Goethe,Caravaggio,Leonardo da Vinci,Mozart, Beethoven,Newton,Archimede,Platone,Socrate,ecc.chiunque metta a frutto le sue peculiari qualità a favore della vita.Il superuomo è e deve restare un caso,non può essere progettato o voluto:nasce,è,e tutti gli altri uomini non possono che trarne vantaggio,anche se lo invidiano:ma il superuomo non fa pesare la propria superiorità,né crede di essere superiore.
"Allo stesso modo non è che il caos sia irrazionale, il caos è solo l'estremamente complesso" Se così fosse sarebbe dimostrata in pieno la mia tesi:l'estremamente complesso può essere compreso ergo ecc.
"Per cui come ti dicevo esiste un "tutto il reale è razionale" anche per Nietzsche, se per razionale si intende la "ragione" circolare della potenza" Sì,ma solo nella tua fantasia:'E sapete voi che cosa è per me 'il mondo'?Devo mostrarvelo nel mio specchio?Questo mondo è un mostro di forza,senza principio,senza fine,una quantità di energia fissa e bronzea,che non diventa né più grande né più piccola,che non si consuma,ma solo si trasforma,che nella sua totalità è una grandezza invariabile,un'economia senza profitti né perdite,ma anche senza incremento,senza entrate,circondata dal 'nulla' come dal suo limite...ecc. [1067 La volontà di potenza]'.
"Il computer come la medicina sono tecniche, che funzionano se rispondono a criteri di potenza' Si si...è la stesa logica dell'uomo allo stato primitivo che vedendo uno di noi che utilizza un computer prende una scatola per fare il tower,un vetro per monitor li collega e impone a questo totem magico di funzionare come quello che usa l'uomo civilizzato: e per cosa si usa questo totem?che cosa ci fa l'uomo tecnologicamente evoluto?Ma è ovvio:parla con gli dèi per farsi inviare tante cose buone.Ah sant'Heidegger!
"La ripetizione, che fonda la tecnica, fa parte della struttura della volontà di potenza' La ripetizione è una metafora che N. usa per imprimere alla realtà caotica un senso arbitrario per non doverla rinnegare,per non dover giudicare la 'realtà' che lui stesso si è costretto a concepire come coacervo di forze irrazionali contrapposte.Con questa 'struttura',come la chiami tu,non si potrebbe pensare neanche di costruire una radiolina!Grazie sant'Heidegger per aver gettato fango,come Madre Chiesa d'altronde,sulla scienza e sulla tecnica.Pre-ghiamo,a-men!
" tal medicina non è il bene sommo, ma fa bene se applicata in questo preciso caso" Fa...bene? Ma se non esiste vero e falso come fai a giudicare cosa è bene e cosa è male,anche in senso relativo?
" Il contra platone sta solo nel dire che se un Sofista si finge coniglio, puzza come un coniglio, sa di coniglio, salta come un coniglio, esso è un coniglio, se un artista ha un divenire-pietra, esso è una pietra, in prospettiva e differenzialmente, ergo l'artista è più potente dello scienziato" ah ah,bella filastrocca!
"Per il resto basta che leggi Nietzsche" ah davvero?!e dimmi quante altre volte dovrei rileggermi tutte le opere?è sempre un grande piacere,per carità di dio,ma ora,ora voglio criticarlo,i tempi sono maturi!
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Fulcanelli Inviato il: Jun 12 2010, 01:37 AM


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"La prima cosa che mi viene da pensare è che non hai capito un gran che di quanto scrivevo sopra." Eh sì,cosa vuoi...mica tutti possono pervenire ad una così alta conoscenza.Però si da anche il caso che non tutti possano concordare con te!!Forse non tutti interpretano gli scritti di Nietzsche come li interpreti tu o Deleuze o Heidegger.Ma una cosa io non sopporto:che si attribuiscano ad un autore idee e parole che non solo non ha mai espresso,ma che neanche lontanamente potrebbero aver fatto parte del suo pensiero!E' questo quello che mi rattrista e mi disgusta allo stesso tempo:che si abbia bisogno di qualcuno dietro il quale celare le proprie miserie,il proprio vuoto e per far questo bisogna mettergli in bocca cose che non ha mai detto.Perché si ha bisogno di Nietzsche per dare autorità a quello che si dice?E poi,forse da qualche parte si è istituita una gara per dimostrare chi è più intelligente?E cosa si vince?Il modo di divenire se stessi ripetendo pari pari,o con qualche comoda epurazione,ciò che ha già detto Nietzsche?A me non interessa creare nuovi idoli ai quali prostrarmi dopo averli modificati a mia immagine,e sai chi mi ha insegnato questo?ma guarda un po',proprio un tale di nome Nietzsche!
"Non vedo cosa c'entrino le critiche in questione quanto meno, dato che rientrano perfettamente nella classificazione e trattazione di sopra."Centrano eccome,visto che io critico la teoria della volontà di potenza,tu invece l'accetti passivamente ("In difesa della Volontà di Potenza") anche se in ciò che non ti piace cambi il senso,rendi smisuratamente complesso ciò che non lo è al fine di renderlo accettabile,anzi 'elevato'.
"Col mondo vero hai abolito anche quello falso" vero,se accetti che tutto è vdp,ma io non lo accetto perché se non vi è vero e falso si è abolita la base della ragione e quindi la ragione stessa:ora la ragione non ha uno strumento esterno ad essa per autogiudicarsi ergo concludo che non posso rinunciare ad essa.
"non è più tanto utile/corretto parlare di una vita che ha bisogno di falsità"sì,ma è N.stesso che lo fa! la vdp individuata nel singolo si fa ragione:poiché la ragione ordina ciò che tramite i sensi percepisce attorno a sé,'impone' alla realtà,che è formata da altre vdp,le quali sono puro caos,irrazionali,(anche le altre 'ragioni' sono espressione della vdp)un proprio ordine arbitrario,ma questo ordine non esiste nella realtà in quanto questa è costituita di un insieme di vdp caotiche e irrazionali sia singolarmente che nel loro insieme,per cui tutto ciò che è percepito come 'oggetto' non sussiste,la causalità,neanche,la scienza,per niente,l'esperienza,il toccare con mano,pura illusione,ma a quale fine si cerca ordine,semplificazione ecc.?Risposta di N.:al fine di rassicurarci,affinché in questo mondo creato da noi si possa vivere,ergo se tutte le concezioni razionali sono false,perché la realtà è vdp irrazionale,cioè tutto è irrazionale,le concezioni della ragione in quanto logiche non avranno riscontro nella realtà,che è caotica,per cui io non ho più gli strumenti per agire su di essa in modo opportuno.Se al ragionamento non corrisponde un ordine interno alle cose,bensì caos, come posso intervenire tramite la conoscenza sulle cose se questa conoscenza esiste solo in me?Io credo che abbiano ragione Democrito e la scienza contemporanea:vi è un ordine nelle cose che può essere compreso tramite il linguaggio logico-matematico.I quanti possono anche essere intesi come quantità di potenza,energia,ma non sono nulla finché non si organizzano:perciò io dico che la volontà è conseguente all'organizzarsi delle particelle,perché la volontà è una facoltà e come tale richiede l'esistenza di un organismo che la produca,prima di ciò siamo noi ad immetterla idealmente nelle cose per spiegarcele!
"che non significa nemmeno che ci si potenzia a spese degli altri" questa è un'asineria grande quanto una casa,non si acquisisce potenza se non a spese di altri ed è proprio grazie alla contiguità con altre vdp che si può acquisire potenza!da dove altrimenti?dallo spirito santo?o dal prana?Il mondo nietzschiano è pieno,non vi è vuoto e una sostanza come il prana non è concepibile per lui.
"ma che ci si potenzia nella prospettiva, nella differenza con gli altri." La lotta intellettuale è una sublimazione della volontà di dominio,ma è sempre il potere che si vuole.
"Pensa al polemos Eracliteo: è lotta ma è anche armonia del discorde" Nietzsche non concorda totalmente con Eraclito:per questi il lògos sussiste nell'equilibrio che si determina tra i contrari (come nel taoismo,yin e yang) e costituisce proprio ciò che io chiamo 'l'organizzazione nelle cose' e che rende possibile un 'discorso' su di esse che può essere scientifico,artistico o filosofico.Per N. non vi è lògos ma vdp irrazionali che lottano tra loro e si delimitano reciprocamente usando anche la ragione (il lògos) come strumento del potere dell'irrazionale e facendola derivare da questi.La differenza a me appare lampante.L'eterno ritorno non è un 'equilibrio' derivato,ma superfetazione esasperata/ante della volontà di vita/potenza che considera come ultima ratio la volontà di volere se stessa eternamente,mentre Eraclito riteneva indifferente vivere o morire e a chi gli chiedesse 'ma allora perché vivi?' lui rispondeva 'appunto perché mi è indifferente!'
Vorrei continuare,ma preferisco andare a giocare con i bambini davanti al tempio.
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Fulcanelli Inviato il: Jun 10 2010, 12:43 PM


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Sì,così se intendi per 'mondo vero' il mondo delle idee platonico,l'entificazione delle idee,come era per i realisti della scolastica, contrapposto al 'mondo apparente',il divenire.Ma non se lo comprendi come 'divenire con sue proprie leggi intrinseche' la cui descrizione è ciò che è vero.Qui l'errore sta nell'aver gettato alle ortiche ciò che nel divenire permane come 'forma' intrinseca ritenendolo un 'sovramondo' che si contrappone alla realtà,ma anche se ad es. un coniglio non è sempre lo stesso coniglio,perché diviene, resta sempre tale e non si trasforma in lucertola se non con un intervento magico o genetico!Il che ci dice che esistono regole ben precise alla base della vita e che se esiste vdp questa è conseguente all'organizzazione di quelle cellule che costituiscono la realtà chiamata 'coniglio'.Se poi io vedo un'altro essere che si muove e salta e somiglia in tutto a quello che chiamo 'coniglio' comprendo che,per quanto diverso,anche quello 'è' un coniglio! e che ha caratteristiche uguali al primo!Non sono io che immetto questi dati nella realtà,ma è la realtà che mi si palesa in quanto la posso com-prendere grazie alla ragione,così che se abolisco la ragione finalmente vedrò il caos e o impazzirò come Nietzsche o mi suiciderò come Deleuze.'Credere alla verità della falsità del tutto',ma che belle parole!che visione profonda!Però il computer che usi è il risultato di verità matematiche certe applicate alla realtà che,se non avesse un ordine 'in sé',mai e poi mai avrebbe consentito tale applicazione!E,a titolo informativo,ti faresti curare da un medico che crede alla 'verità della falsità' non del tutto,ma soltanto della biochimica?E,per passare all'ambito etico,quale sarebbe il tuo giudizio se una banda di delinquenti entrasse in casa tua uccidesse i tuoi cari,ti facesse nero di botte,ti rubasse tutti i tuoi averi,compreso quello che hai sul conto corrente e ti lasciasse nel vuoto a vivere solo nel ricordo straziante di tale tragedia per il resto dei tuoi giorni?Loro sarebbero i 'forti' degli ottimi esemplari di animale-uomo ben riuscito,senza alcuno scrupolo,(non come il pallido delinquente dello Zarathustra,che è ancora soggetto ai sensi di colpa,meschino!)ma dionisiacamente felici ed ebbri della estrinsecazione della loro potenza,volontà di potenza...si,lo ripeto per chi ha le orecchie dure:volontà di potenza!perché questo intendeva Nietzsche,volontà di dominio,potere contro ogni morale,e la cosa più insopportabile è proprio questo 'volersi aggiustare'a misura di anime belle e poetiche ciò che non è stato concepito per le anime belle e poetiche!!!'Se vai dalla donna non dimenticare la frusta!' ed ecco lì pronte le femministe,le donne emancipate sedotte dal nietzschepensiero a giustificarlo:'ma no.lui non intendeva frusta nel senso di frusta,ma era solo una metafora e poi in quel periodo soffriva per Lou von Salomè' si,si...è vero è vero e dovremmo rinunciare al concetto di vero per berci simili stronzate?chissà perché Lou non pensava neanche lontanamente di stare con lui!!!Ancora:il superuomo?no,suona troppo duro,troppo rozzo e poi 'uber' significa 'oltre' e non 'super',d'altronde il superuomo di Nietzsche non è cattivo,né buono,è al di là del bene e del male...mica soffre se tocca la kriptonite!In realtà lui voleva dire oltreuomo,si,si,oltreuomo...Menzogne,solo menzogne:Über (sometimes spelled ueber or uber, the former being a correct form in German just like über) (German pronunciation: [ˈyːbɐ] ( listen)) comes from the German language. It is a cognate of both Latin super and Greek ὑπέρ (hyper), as well as English over and above.Che significa superiore,esuberante,più potente!!!Oltreuomo...sì,un ectoplasma,magari!!!Per chi non lo sapesse,e qui chiudo,il signor Friedrich Nietzsche era a favore dello schiavismo,anzi riteneva una società fondata sullo schiavismo l'unica in grado di consentire uomini superiori,superuomini malvagi in un epoca che non era quella di Aristotele,e il tutto progettato a tavolino,come progetto a lungo termine:il Reich millenario!Haushoffer & Company non erano proprio degli ingenui,ignoranti e pazzoidi,e hanno capito Nietzsche fin troppo bene!Ma forse erano gli uomini sbagliati?In una società di signori e schiavi molti pensano che sarebbero i signori,gli aristocratici:e se invece vi capitasse di essere gli schiavi?nietzschiani per giunta,quindi senza possibilità di replica?(altrimenti dovreste autoetichettarvi come 'canaglia anarchica' soggetta al più vergognoso sentimento di vendetta che vi getterebbe nel peggiore stato di prostrazione ed autoflagellazione!).No,no basta!
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Fulcanelli Inviato il: Jun 10 2010, 12:40 PM


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jun 9 2010, 08:19 PM) *
In difesa della Volontà di Potenza: laugh.gif

Col mondo vero hai abolito anche quello falso, non è più tanto utile/corretto parlare di una vita che ha bisogno di falsità, il rischio è che si ripristini un'idea di vero che ridiventa presto una contromorale e un nuovo valore eterno e fisso. E infatti alla fine dici giustamente che così è solo un nuovo ideale di vero "più assoluto" che si è riaffermato. Ed è proprio quel circolo (vizioso o virtuoso che sia) che hai evidenziato dopo a farla finita col dualismo vero-falso: esiste una teoria zero che è vera nel momento in cui dice che tutto è falso, tipica struttura da paradosso del barbiere, tipica bomba ad orologeria della logica, prova selettiva dell'eterno ritorno, cioè: ritorna solo ciò che è sufficientemente flessibile da "crederci", credere al mondo incompossibile, credere alla verità della falsità del tutto.

La vita stessa è falsità, ha bisogno solo di sé stessa, di moltiplicare le maschere (potenziarsi), la potenza stessa è "falsa", se ancora ha un senso questa parola, diciamo prospettica (senza nemmeno più il suo opposto dialettico o logico: l'assoluto di Hegel), che non significa nemmeno che ci si potenzia a spese degli altri, ma che ci si potenzia nella prospettiva, nella differenza con gli altri. Pensa al polemos Eracliteo: è lotta ma è anche armonia del discorde, Ares ma anche Artemide.
Bisogna fare a meno dell'idea che "le cose esistono" comunque, che hanno una loro struttura e il vero vi deve aderire. L'unica cosa che "esiste", tutto ciò che è, è volontà di potenza, ergo è sintesi falsa e prospettica di realtà, e non c'è una realtà assoluta prima, esiste la potenza di potenza e la volontà di volontà (sinonimi). Quindi non è che l'irrazionale sia vero e il razionale falso, non esistono proprio le categorie in questione. Il reale è razionale (un giorno bisognerebbe prendere di petto la questione Hegel-Nietzsche, Derrida ci ha provato trasversalmente, quando parla della scrittura) nella misura in cui il reale è volontà di potenza, e la volontà di potenza si palesa anche come razionalità. La razionalità non va abolita totalmente, come il mondo vero, come il tenere-per-vero metafisico, bisogna farne l'uso più indiscriminato possibile, cioè quello strumentale (tu hai detto bisturi, lui direbbe martello) e ciclico che secondo il modello della frase di sopra usa il vero ("tenere-per-vero" è la formula usata negli appunti per la VdP) per affermare il falso, bisogna avere l'elasticità di farlo, saper danzare è questo, non altro: "amor fati" e "così volli che fosse".

La teoria di Nietzsche non è irrazionale, ma fa un uso strumentale della ragione, filosofa col martello, è molto diverso. Citavo prima il discorso di Derrida sulla scrittura, lo riprendo solo per fare un esempio en passant: che uso fa la poesia della scrittura? Certo non cerca l'aderenza totale fra significante e significato, il panglossismo leibniziano, ma anzi gioca sulla differenza, danzando nello spazio metaforico, per affermare (comunicare, perché affermare è comunicare dovrebbe essere chiaro dalla questione del prospettivismo) qualcosa che non si sarebbe contenibile nel linguaggio rigido logico/matematico.
Se sia possibile ingannarsi così, è una bella domanda. L'arte ci fa credere che sia possibile.

PS: il pensiero di Nietzsche non è un dogma, è uno stimolo, e in quanto tale non esiste distinzione fra una sovrainterpretazione di Nietzsche e un pensiero individuale alla "diventa ciò che sei". Con Dio bisogna fare fuori anche l'io e questa ossessione filologica del "cosa avrà detto", cosa c'è sotto (noumeno, cosa in sé), ecc... Fare fuori poi significa in verità "fare un uso strumentale" come sopra. Noumeno, Io, Dio, linguaggio, ragione, vero, filologico, sono tutti fenomeni della VdP e in quanto tali non sono da eliminare tout court, ma da creare continuamente differenti. Finché rimastichiamo lo stimolo nietzschiano la nostra vita ne è potenziata, e tanto basta, non c'è altro dietro.
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Fulcanelli Inviato il: Jun 9 2010, 01:59 PM


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Ciao a tutti.Mi sembra ormai evidente che l'interpretazione del pensiero nietzschiano può dare adito a tutte le fantasie possibili e immaginabili,tanto che sembra sia questo il fenomeno più tangibile di tutti anziché la presa di coscienza delle problematiche di evidente importanza che esso solleva e la critica sistematica alle soluzioni sperimentali sostanziate da quel pensiero.N. stesso ci tiene a sottolineare che il suo pensiero rappresenta una soluzione assolutamente personale a quelle problematiche e definisce 'scimmie di Zarathustra' tutti coloro che si lasciano sedurre da quelle risposte.Io ritengo che tutte le interpretazioni date finora del suo pensiero abbiano subito la sua seduzione più che rappresentare una risposta autonoma ai temi da esso sollevati,il che sarebbe stata la conseguenza più naturale e certamente la più apprezzata da N. stesso.A mio avviso il pensiero nietzschiano va diviso in due fasi:1)la ricerca della libertà dal modo comune di concepire le cose,dagli 'idola' in cui si consolida la morale cristiana;2)la ricerca di una risposta individuale che riempia il vuoto lasciato dalla critica di quei modelli che sono andati in frantumi nella prima fase.Non vi è la fase in cui N. è illuminista e quella in cui è profetico:sappiamo quanto apprezzasse i 'metodi', fino a considerarli ciò che vi è di essenziale in filosofia.Ora,per criticare gli 'idola' quale strumento è più efficace della ragione e dell'analisi di tipo illuminista?E' un bisturi che N. utilizza,ma che ripone appena gli diviene inutile.E lo stesso nel costruire nuovi valori,nella fase successiva:quale strumento hanno sempre adottato le religioni?Quello di rendere incondizionati,non attaccabili dalla ragione i propri fondamenti (vedi quello che dice a proposito del codice di Manu) ed è esattamente quello che ha fatto lui con le sue teorie della volontà di potenza,di eterno ritorno e di superuomo.Ora tutti gli interpreti di N.,per quanto si rendano conto della differenza tra queste due fasi(o anche tre per alcuni), considerano il suo pensiero come un tutt'uno,non cogliendone le esigenze psicologiche che ne sono a fondamento e le strategie tramite cui tali esigenze trovano soddisfacimento,restando ipnotizzati dalla complessità e dall'oscura bellezza che si palesa alle loro menti.Tutti gli interpreti eccetto uno: Jaspers,che io considero uno dei migliori,non per la sua interpretazione,ma per la tutela che egli ha per la propria personalità,per la capacità di saper scegliere ciò che del pensiero del nostro gli sembra utile, apprezzabile (Karl Jaspers:'Nietzsche e il cristianesimo').L'insegnamento più importante di N. è quello che afferma la libertà per ognuno di essere se stessi(che poi diverrà 'divenire se stessi' in opposizione a Socrate):ma come si fa ad essere se stessi abbracciando in toto e passivamente le tesi di un altro,di Nietzsche stesso per esempio?Allora i vari interpreti che hanno fatto?Incapaci di sottrarsi alla seduzione e,allo stesso tempo,di elaborare una soluzione autonoma relativamente ai temi di oggettiva pregnanza sollevati da N.,da un lato si sono rifugiati in una non meglio precisata 'libera interpretazione'(ritenendo,così facendo,di essere comunque in linea col suo pensiero)distorcendone il senso e gli intenti quando non risultava 'comodo',dall'altro hanno provveduto a sotterrare sotto metri e metri di mistificazioni metafisiche proprio quelle tematiche vitali e scottanti che costituiscono il nucleo centrale del pensiero in generale e di quello nietzschiano in particolare,così restaurando la casta sacerdotale dei filosofi allineati con il potere('il prete e il filosofo vanno a braccetto con i potenti')che Nietzsche stesso disprezzava tanto.Alla luce di ciò non si può che concludere circa un'assoluta mancanza di onestà intellettuale da parte di tutti coloro che hanno tentato di interpretare N.Penso sia ora di liberarsi dai pregiudizi e attuare una lettura corretta dei testi nietzschiani,mettendo da parte le interpretazioni fantasiose o che titillino la propria vanità o che epurino quelle soluzioni che ci disgustano o ci contrariano.E questo è un lavoro enorme,non solo perché si deve 'leggere bene',ma anche perché vanno enucleati i temi essenziali e,per così dire,riportati alla luce,oltre che posti al vaglio della ragione.A tal fine ho qui sotto mano un mio piccolo contributo alla critica dell'ontologia della volontà di potenza,intesa da N. come sua risposta e soluzione del problema della posizione di nuovi valori:secondo me questa teoria è falsa e contraddittoria e,pertanto,non può essere considerata una risposta adeguata all'esigenza di costituire una Weltanschauung tale da consentire lo sviluppo di una nuova concezione e dell'individuo e della civiltà e rendere giustizia,riconoscendole come aspetto caratterizzante del pensiero occidentale,alle innovazioni che in campo scientifico e tecnologico coincidono con la formazione di un nuovo livello di consapevolezza,consapevolezza che,intesa come evoluzione coscienziale,costituisce il tema più proprio all'indagine filosofica,così come il 'mondo naturale' lo è per la Fisica.Nel prossimo post vedremo come e perché.A presto.
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Fulcanelli Inviato il: Jun 9 2010, 12:46 PM


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Primo contributo:Per la critica della concezione della volontà di potenza:
Ciò che è irrazionale è vero (volontà di potenza)
Ciò che è razionale è falso
Ciò che è razionale è falso perché si dimostra che si ricerca la 'regolarità',un 'ordine' nelle cose al fine di 'rassicurarci',perché la vita necessita di queste 'concezioni ordinate'.La ragione 'crea' e 'sovrappone' queste 'concezioni' del reale' (il 'mondo vero') alla realtà,che invece è caotica.La vita ha bisogno di falsità,ogni visione prospettica è falsa ed è funzionale unicamente all'ottenimento di più potenza sulle e contro le altre volontà di potenza.Si è 'forti' quando si è consapevoli della falsità delle proprie concezioni ('Tutto è falso,tutto è permesso' è il motto che Nietzsche trae dalla setta degli Hashashin).Si è 'deboli' quando,al contrario,le si crede vere in assoluto, pretendendo che siano tali per tutte le volontà di potenza.Il 'forte' sopporta la falsità delle proprie teorie,il 'debole' vuole la 'verità'. Quindi:ciò che è falso ha valore per la vita,ciò che è vero no,poiché ciò che è vero diviene la creazione di un 'mondo vero' fittizio,più desiderabile rispetto a quello reale e caotico,rifugio per i 'deboli' (coloro che non accettano il prospettivismo e la 'verità' di un mondo caotico). In realtà qui il criterio 'vero-falso' è stato sostituito da:'ciò_che_non_è_sopportabile - ciò_che_è_desiderabile',criterio che si sottrae alla ragione. Nietzsche vuole imporre un nuovo criteri di 'verità' che però non sia 'attaccabile' con la ragione,che sia assoluto.Se consideriamo due teorie,x e y,diremo che x è vera e y è falsa. Sia x che y sono razionali,ma solo una è vera.Ad es.:la concezione copernicana potrebbe essere x,quella tolemaica y.Perché la copernicana è vera e la tolemaica è falsa?In cosa consiste la 'veridicità' dell'una rispetto all'altra?Nell'evenienza che l'una aderisce meglio ai fatti dell'altra,ad esempio.Il che presuppone che i 'fatti', i fenomeni stiano in un certo modo anziché in un altro.Nel caso specifico:che il sole stia al 'centro' del nostro sistema planetario e non la terra,come affermava Tolomeo.Ma allora le cose hanno un loro ordine,non sono caos.Con la ragione posso comprendere questo 'ordine',e cioè da una visione oscura e confusa del reale posso ottenere una visione sempre più chiara e distinta.Se affermo che le teorie x e y sono false vorrà dire che ce ne sarà una terza,z ad es.,che sarà più vera,più rispondente a quell''ordine' che tento di descrivere.Ma la fiducia che quell'ordine esista è insito nella ragione,è costitutivo di essa e,senza questa fiducia non vi sarebbe ragione.O meglio,essa 'intuisce' che vi sia questa organizzazione nelle cose.Se,invece,le teorie x,y,z,....n sono da considerare tutte false,vuol dire che sono tali tranne una:quella che afferma che nelle cose non vi è alcun ordine razionale e che,quindi,si colloca al di là di questa numerazione infinita di teorie,per cui la chiameremo 'teoria 0'.La teoria 0 afferma ciò che tutta la serie di teorie x,y,z,...n nega,e cioè che nelle cose non vi è alcuna organizzazione,che tutto ciò che asseriscono le altre teorie esiste solo nella ragione,non nella realtà.Inoltre afferma che se la ragione ha elaborato quelle teorie è perché la vita(vdp) nella forma 'uomo' per potersi imporre ha bisogno di credere in un certo ordine delle cose,qualunque esso sia,piuttosto che soccombere dinanzi alla verità del caos.Essendo tutte le teorie razionali false,l'uomo deve convivere con la consapevolezza della falsità della ragione.L'uomo che sopporta tale consapevolezza è il 'superuomo'.Questa è la teoria 0.Ora vediamo quali sono i dubbi circa questa teoria:
1)Può la ragione ammettere un qualsiasi assunto senza ritenerlo vero?sapendo già in partenza che esso è falso?E in tal caso,quale sarebbe la differenza tra vero e falso?Sia le basi della logica classica,sia la prova dei fatti,l'esperienza,vengono considerate da Nietzsche delle mere costruzioni,'A' non è 'non A',il principio di non contraddizione,è respinto: 'A' non è 'A'; il 'fatto',la stessa 'cosalità',la concatenazione causale dei fenomeni, sono costruzioni della mente,tentativi di semplificazione del mondo al fine di poterci vivere.Anche la Fisica contemporanea,in un certo senso,afferma questo,anche la filosofia Samkhya,ma sia per l'una che per l'altra comunque le 'cose' esistono ed hanno un ordinamento al quale sottostà una organicità più complessa(le sub-particelle e forze atomiche per la Fisica e il purusha per il Samkhya).Annullando l'organizzazione che è nel reale,attribuendola solo ad un bisogno della vdp,che 'impone' tale ordinamento tramite la ragione,un'altra forma della vdp,non si condanna implicitamente la ragione stessa alla cecità,alla propria auto-negazione?Se le categorie di vero e falso non sono più definibili in base ai criteri logici o alla corrispondenza al reale,riconoscendo appunto la corrispondenza di questo alla costruzione mentale che se ne da,ma invece si fa corrispondere 'vero' a 'irrazionale',caos e falso a 'razionale',non si è istantaneamente abolita la validità di ogni ragionamento,il valore della ragione stessa,che si auto-nega,aprendo così un varco non alla libertà della ricerca,come pensava di fare Nietzsche abolendo il concetto stesso di 'verità' e,di conseguenza,aprendo nuovi orizzonti verso la ricerca intesa come 'interpretazione',bensì alla impossibilità di asserire qualsiasi cosa come veridica? Non si è ridotto il mondo ad un insieme caotico di energie in lotta tra loro in cui non vi è spazio per la ragione,intesa appunto come entità 'organizzata',neanche nella forma che questa assume nell'uomo,non diviene così,forse,il mondo,un abisso spalancato che inghiotte la vita e lo sguardo attonito dell'unica creatura cosciente che esso stesso ha concepito?Tramite questa tesi il pensiero occidentale è giunto ad una fase epocale nella quale al nichilismo corrisponde coerentemente l'autodistruzione dell'individuo.Questa fu la vera malattia di Nietzsche,non la sifilide o la psicosi.
Da tutte queste considerazioni possiamo concludere che:
1)la ragione e i sensi sono gli unici strumenti che abbiamo a disposizione per conoscere la realtà e,pertanto,non è possibile metterli in discussione o contestarli in alcun modo.
2)Se le teorie 'x,y,z,...n' sono false e la ragione le elabora al solo fine di semplificare la realtà per consentire alla vita intesa come 'volontà di potenza' di affermarsi,tali semplificazioni,essendo appunto false,non avrebbero alcun riscontro nella realtà,che sarebbe intesa come puro caos.Per questo motivo sarebbero soltanto illusioni che avrebbero un effetto rassicurante a livello psicologico,ma nessuna corrispondenza nella prassi.Sarebbe a dire che se la teoria atomica fosse una pura illazione escogitata per mettere ordine laddove non ce n'è e semplificare per mio comodo la realtà,non potrei mai,tramite essa,liberare energia atomica,poiché una tale astrazione esisterebbe solo nella mia mente a causa del mio bisogno di potenza ed io imporrei tale astrazione alla realtà caotica che,non possedendo alcun 'ordine atomico' in se stessa,non libererebbe un bel niente!Oppure,se volessi curare una malattia non potrei mai riuscirvi,perché la mia scienza medica,essendo falsa,non potrebbe riconoscere alcuna causa reale (Nietzsche ritiene che anche la concatenazione 'causa-effetto' non sussiste nella realtà)della malattia,nessuna legge chimica nell'organismo malato(non vi sono 'leggi chimiche',definite residui della morale,ma solo 'volontà di potenza' che contrastano tra loro),che corrisponda alla realtà,nessuna patologia, e persino l'idea stessa di 'organismo' esisterebbe solo nella mia mente che ha bisogno,per semplificarsi le cose,di pensare ordinato e razionale qualcosa che nella realtà è solo caos!Di conseguenza possiamo concludere che:
a)vi è necessariamente un'organizzazione nelle cose
cool.gifè vera o verosimile quella concezione che meglio corrisponde alla organizzazione o organicità del reale
c)agendo su questa realtà organica si possono ottenere risultati prevedibili
d)proprio per questo,per tutto quello che si ammette ai punti a,b e c,soltanto ciò che è vero o verosimile consente alla vita di affermarsi e non il contrario!
Per passare all'etica: un medico sa bene perché la morale cristiana,ad es.,è errata e nuoce all'individuo: perché essa non rispetta l'equilibrio psico-biologico dell'individuo che l'adotta a suo stile di vita,il quale si costringe a reprimere eccessivamente i propri istinti,ad agire non per il proprio giovamento ma per quello degli altri,fino a sopprimere tutto ciò che egli è,sia psicologicamente,sia organicamente al solo fine di ottemperare ad una regola che è contraria alla conoscenza e alla natura e che tramite la logica del peccato e del premio nell'oltremondo genera quella scissione della personalità che è l'ipocrisia della moralina,il far credere di essere altruisti e pensare invece al proprio basso tornaconto - e oggi anno 2010 si pensa ancora che il proprio tornaconto non può che essere basso! - e la schizofrenia sociale che divide in modo innaturale ciò che è spirituale da ciò che è materiale,l'etica 'vera' dal vuoto che caratterizza la vita reale del povero peccatore!Vi rendete conto ora perché dico che il pensiero del Maestro va ripreso criticamente,cioè adottato individualmente, e poi finalmente praticato in questa realtà in cui ancora nulla è cambiato,ma dove tutto sembra sospeso,in attesa di trasformazione,di un un contromovimento che dia finalmente inizio a un nuovo Rinascimento,alla Grande Politica? cool.gif
  Forum: Nietzsche Pensiero · Anteprima Messaggio: #8529 · Risposte: 31 · Visite: 77,258

Fulcanelli Inviato il: Jun 8 2010, 03:42 PM


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Caro Mauro,il tuo,a mio avviso,è l'atteggiamento più corretto,dal punto di vista filosofico,perché mentre io e,penso me lo conceda, Sgubonius sembriamo essere in possesso di chissà quale conoscenza arcana,tu sembri essere consapevole di ciò che è essenziale per ogni vera ricerca e cioè 'sapere di non sapere'.Daltronde è ciò che affermano,in maniera diversa,i due autori di quel bellissimo libro pubblicato nel 1959 dal titolo 'Il mattino dei maghi',Louis Pauwels e Jacques Bergier,parafrasando un adagio del filosofo medievale Abelardo:'Più amo più voglio conoscere,più conosco più amo,perché tutto ciò che è conosciuto è bene'.Ti rispondo:io penso che il nazismo sia derivato,almeno per l'etica della durezza e dell'impietosità verso chi è in difficoltà o viene messo in condizioni di difficoltà,da un'accettazione totale degli insegnamenti nietzschiani con la sola variante del far coincidere i 'signori' con la nuova aristocrazia che il reich stava allevando (altro concetto nietzschiano) selezionando tra i tipi migliori della nobiltà tedesca e dei paesi conquistati e gli elementi del popolo più 'benriusciti'(a questo proposito puoi vedere 'Il mattino dei maghi' e 'Il nazismo magico' di Giorgio Galli),comunque ariani,e gli schiavi,i deboli con gli ebrei,con un occhio di strategica simpatia per i giudei di lingua araba,da sempre nemici giurati degli ebrei.Della prova dell'esistenza di un simile progetto me ne ha parlato una dott.ssa in chimica sposata con un feldmaresciallo della Wermacht,certo Maier,la quale mi ha anche confermato l'esistenza di studi avanzati,durante la II Guerra mondiale,sull'energia atomica ai quali essa stessa partecipò orientati proprio alla produzione della bomba atomica.Il primo nucleo di questa aristocrazia sembra fosse ubicato in Provenza,era addestrato con tecniche di meditazione orientale e doveva incarnare proprio il tipo di uomo che Nietzsche descrive come 'aristocratico' e cioè non soggetto a nessun sentimentalismo,spietato con i nemici e distaccato con i propri pari,votato agli dei germani intesi come emblemi della potenza ecc.Il nome di questo nucleo fondatore era SS Todenkopf(Testa di morto) e si differenziava dalle SS comuni per il ruolo che avrebbero rivestito e per la libertà d'azione che era loro conferita.Ora devo chiudere cmq riprendiamo il discorso.Ciao.
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Fulcanelli Inviato il: Jun 3 2010, 01:53 AM


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Sì,effettivamente stiamo giungendo al punto vivo della questione che,per me,è l'errore fondamentale della concezione nietzschiana,e cioè questa tautologia:'Se il mondo è un insieme di innumerevoli vdp,esso è un magma irrazionale di energie prive di ordine in cui ognuna interpreta tutto il resto in modo prospettico.Dunque ogni interpretazione è da considerarsi falsa proprio perché non vi è alcun ordine nelle cose'.Ma se tutte le concezioni sono false anche questa lo è (cioè che il mondo sia vdp),per cui questa verità diviene l'ultima affermazione possibile alla ragione,la quale dopo di ciò non può far altro che auto-negarsi.Se la vita avesse bisogno di falsità per affermarsi,di semplificazione,dell''imposizione' di un ordine che in realtà manca, allora l'interazione del soggetto con la realtà,la sua 'presa' sul reale,sarebbe illusoria e,quindi,inadeguata a favorire opportunamente lo sviluppo della vita di quel medesimo soggetto.N. parte dal presupposto che più verità si sopporta,più si è forti.Il limite massimo di tale procedere verso la verità è il riconoscimento dell'assenza di qualsiasi ordine o 'forma' effettivamente esistente nel reale e cioè l'affermazione di quella 'verità' che è la meno consolatoria di tutte e che nel suo porsi si auto-nega:cioè che il tutto consiste di un insieme di vdp.Se però da un lato a livello psichico una asserzione o una concezione può favorire o meno (essere più o meno consolatoria) la vita di un soggetto in base alla sua intrinseca 'forza',dall'altro,a livello pratico, se non vi è una effettiva corrispondenza tra l'elaborazione razionale e la realtà,l'interazione con essa risulterà fallimentare e,quindi, inadeguata a consentire un'azione tale da favorire lo sviluppo del soggetto.Ad es.:se non vi fosse alcun ordine nelle cose,e anzi non vi fossero neanche cose,ed io volessi curare una patologia in un malato,tutta la biochimica,la conoscenza del metabolismo cellulare,dei batteri,dei virus ecc.sarebbero illusori e,quindi,falsi per cui ogni mio intervento sarebbe inadeguato e il malato morrebbe.Ma se,com'è effettivamente,io ammetto l'esistenza di quell'ordine che conosco tramite la scienza e intervengo opportunamente,riesco a curare il malato.Cosa significa questo?Che non è affatto vero che la vita ha bisogno di menzogna per affermarsi,ma,al contrario,di verità.Più conosco ciò che corrisponde al vero più posso interagire in modo vantaggioso per me stesso e per gli altri.Quindi è la verità a favorire la vita e non il contrario!N. giudicava decadente la morale cristiana perché questa ha sempre negato la scienza,lo 'spirito' nell'unico senso ammissibile,la ragione.Perché ora la nega lui stesso?Perché per transvalutare i valori deve negare un ordinamento immanente nel reale?Non bastava ammettere un'etica naturalistica contrapposta a quella ascetico-cristiana,che quindi approvasse le pulsioni,i desideri,il corpo anziché restituire valore agli aspetti brutali del carattere umano?Il superuomo non è un Goethe,un Mozart o un Michelangelo,ma un Cesare Borgia,uno Stalin,un Milosevic!L'etica pagana dei tempi di Pericle,che N.pone a suo proprio riferimento,aveva questi ultimi modelli come ideale? Oppure anche tra quei nobili vigeva il senso della giustizia,il concetto di 'buono' nella sua accezione comune e non in quella che N. nella Genealogia fa derivare da 'duonus' al fine di dimostrare come i valori siano collegati ad uno status sociale,e quindi imposti arbitrariamente anziché provenire dai sentimenti e dalla ragione, indipendentemente dalla appartenenza ad una classe sociale?Ammesso che la morale cristiana sia dannosa,non è vero che l'uomo non potrebbe essere tale senza una regolamentazione razionale degli istinti,cioè senza etica?Vuole ridurre a tutti i costi il valore della ragione,capovolge la consequenzialità logica delle cose (ad es.:'non si è felici perché si segue un'etica - qualsiasi etica - ma si è felici,dunque si agisce bene' o ancora 'si è istintivamente persone perbene,per istinto,non perché si è in grado di regolamentare la propria vita,di rendere armonici i propri sentimenti,istinti e azioni tramite la comprensione della natura,con la ragione.'Per quanto riguarda il 'debole' mi sembra ci sia molto da dire e da chiarire:innanzitutto il debole è sempre tale anche quando domina,poiché tale dominio lo ottiene grazie alla forza derivante dal numero di gran lunga superiore ai forti,cioè il debole è tale in quanto singolo,ma non quando si unisce in società e costituisce la società regolamentata dalla 'morale del gregge'.N.sembra stigmatizzi una volta per sempre il 'debole' definendolo come colui che nasce in una determinata condizione sociale e quindi è condannato al risentimento e,sia il suo subire covando livore,sia il suo rivoltarsi,è considerato con disprezzo(sappiamo cosa pensava della rivoluzione francese).Poi non si capisce per quale motivo il forte,il benriuscito debba corrispondere all'aristocratico visto che le più grandi menti dell'umanità, comprese quelle che lui stesso considera dei superuomini attraversano trasversalmente tutte le classi sociali.E' vero poi che una società basata sulla tirannia favorisce maggiormente lo sviluppo di uomini superiori?O invece bisogna determinare condizioni tali da consentire che le qualità di ognuno emergano,se ci sono?Cioè favorire una società la più democratica possibile,anzi oserei dire anarchica?L'etica non è come dici tu un retromondo,ma è la gestione delle condizioni di vita.Se le mie condizioni di vita sono buone,in base alle mie facoltà e capacità (etica) io sarò felice,se non lo sono anche se io fossi un genio o un aristocratico perirei come un cane.'Risentimento' è il nome dispregiativo per ciò che l'uomo schiavizzato,schiacciato dalla forza bruta di altri uomini reclama in nome di un elementare principio di non danneggiamento reciproco fondato sulla considerazione della pari dignità in cui la natura pone ogni essere vivente mettendolo al mondo e che trova il suo fondamento nella ragione e nel sentimento umani.Quando i primi forti hanno ucciso,violentato,umiliato i primi deboli non l'hanno forse fatto per una carenza,per ottenere qualcosa che gli mancava?Per come la vedo io se fossero stati davvero forti non avrebbero dovuto aver bisogno di nulla e non credo all'argomentazione che vuole che ogni forza debba necessariamente liberarsi,perché anche in questo caso si può controbattere dicendo che la forza può essere controllata,nel senso che è una caratteristica dell'esser forti dominare se stessi,o che può essere indirizzata a favore degli altri oltre che di se stessi!Il problema non è quindi 'come è possible che N. non consideri anche la morale del risentimento come legittima (poichè tutto è permesso)' rispondendo con motivazioni iperboliche,bensì 'perché si ostini a far coicidere 'buono' con 'nobile','aristocratico','forte' e 'cattivo'con'volgare','feccia','popolo','schiavo', 'debole'.Ho trovato due risposte e te le cito:1)Lettera di Erwin Rohde a Overbeck,a proposito di Al di là del bene e del male:"Sa che cosa temo per gli anni di Nietzsche che verranno?finirà per strisciare davanti alla croce,per nausea di tutto e per la sua venerazione per tutto quanto è 'distinto',che ha sempre avuto in corpo,ma che ora ha trovato una esaltazione veramente sgradevole."2)La volontà di potenza af. 329:"Ho forse danneggiato la virtù?Non più che gli anarchici abbiano recato danni ai prìncipi:proprio da quando vengono presi a fucilate siedono di nuovo più saldi sui loro troni...Perché è sempre stato così,e così sempre sarà:non c'è miglior modo di giovare a una causa che quello di perseguitarla e darle la caccia con tutti i cani...Questo ho fatto."E ora,come la mettiamo?Il prendere posizione a favore degli 'aristocratici',dei 'forti' non ha basi razionali è,come diceva Erwin Rohde,che conosceva bene N.,'una venerazione per tutto quanto è 'distinto' che ha sempre avuto in corpo'cioè una fissazione! E che dire del secondo argomento?Forse forse che ha attaccato la morale cristiana per rafforzarla?Beh se fosse così si capirebbe cosa si deve intendere per superuomo, riportando la mente a delle sue affermazioni,non ricordo dove,in cui si diceva che bisogna superare la morale cristiana in una morale più raffinata,una supermorale ottenuta grazie a duemila anni di cristianesimo.Allora cosa succede dalla Genealogia in poi?Si getta fumo negli occhi?La mia saggezza vi accecherà!L'etica dei forti è quella nazista e fascista,non quella degli aristocratici greci,che pure era biasimevole:l'eutanasia dei 'deboli' l'hanno messa in pratica e qui il razzismo non c'entrava niente,perché i'deboli' erano anche tedeschi ariani. Himmler si faceva vanto della sua etica aristocratica quando si impegnava a divenire 'duro' per superare la pietà suscitatagli dall'immane compito postogli dal problema della 'soluzione finale'.Ci sono due Nietzsche?Era una doppiezza voluta?strategica?al fine di non offrire perle ai porci?Una specie di esoterismo ed essoterismo?O una dualità psicotica già segno indelebile e mortificante della malattia? O anche tutte e due queste cose,perché l'una non esclude l'altra?
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Fulcanelli Inviato il: May 30 2010, 08:17 PM


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CITAZIONE(Sgubonius @ May 30 2010, 03:36 AM) *
Non era mia intenzione usare paroloni, sono ormai deformato e fatico a farne senza. Comunque credo che il discorso sia chiaro nella sua essenza lo stesso.

1) Non hai centrato del tutto il problema: se la volontà di potenza fosse unica, non ne esisterebbe una debole e una forte. E la volontà di potenza non è mai declinata al plurale in Nietzsche, anche se deve essere prospettica. Se la quantità "totale" rimane invariata, e siamo d'accordo che l'eterno ritorno richiede questo, significa che la potenza è sempre presa a spese d'altri. Ma dove emerge allora la distinzione fra il passaggio di potenza legittimo e quello del risentito (perché entrambi sono "furti" se il totale è invariato)? Da come la metti tu, sembrerebbe che il forte ne ha diritto, mentre il debole lo deruba, ma questo presupporrebbe proprio un diritto costituito differente/anteriore/superiore a quello della volontà di potenza immanente che ammette il risentimento, cioè una qualche trascendenza (punto 2).

3) sono d'accordo, Spinoza è più rigido, ma comunque è quanto di più vicino ci sia.

4) questo problema degli "io" per me è fondamentale, proprio in connessione col punto 1 (e col 2). L'immanentismo non ammette facilmente l'io, sicuramente non degli io preesistenti. L'io, seguendo strettamente la logica dell'immanenza, dovrebbe venire fuori a posteriori, e questo Nietzsche lo sapeva e lo ha detto (non più "io penso", ma "esso pensa" si dice nell'aldilà del bene e del male). A questo punto non è problematica la moltiplicazione degli io, né il rapporto col nulla eckhartiano (che c'entra molto di striscio però qui, magari parleremo anche di questo se riusciamo a sbrogliarci). L'egoismo sarebbe però egoismo dell'es, della VdP, e sarebbe unico/immanente, e difficilmente si potrebbe pensare che siano proprio gli io a posteriori a lottiare fra loro per la potenza, quando ne sono un prodotto e uno strumento, per quanto necessario.

5) sono d'accordo anche su questo: Heidegger è interessante finché non tenta di assimilare Nietzsche alla metafisica con una palese cattiva fede.
Insomma provo a richiudere la questione in una colonna portante:
Pensare la volontà di potenza immanente, e contemporaneamente il risentimento, è possibile solo a condizione di indicare l'insorgere di un campo di trascendenza (cioè di un soggetto/io a posteriori) che si arroga un diritto che non ha immanentemente, e non viceversa (cioè si arroga nella lotta immanente un diritto che avrebbe per trascendenza). Non è una questione di parole, c'è una differenza penso interessante e importante. Non è la volontà di potenza (unica/immanente) che sbaglia o si indebolisce in qualche sua parte forte (?) mentre una sua parte debole (?) la spodesta ingiustamente (?). Ma è all'interno di un singolo egoismo universale che, a posteriori, in un campo di trascendenza, si crea il retromondo (che è necessario per il prospettivismo e quindi per la VdP stessa) che a sua volta può creare le paranoie del risentito quanto quelle del forte spodestato, che d'altronde diventerebbe subito un risentito se lamentasse il "furto"! C'è il rischio che Nietzsche ricada in una contro-morale del reazionario altrimenti.
Tutto il resto (Deleuze, Derrida in primis) scaturisce poi da questo problema: la necessità dei soggetti come referenti della potenza, e contemporaneamente la pericolosità della loro fuga dal piano di immanenza (sia nella nullificazione schopenhaueriana che nella totalizzazione hegeliana: le due forme pure di morale).

Caro Sgub,apprezzo immensamente il tuo autentico interesse alla ricerca del vero o verosimile:anche Platone credo non mirasse affatto ad una verità fissa e definitiva,il che lo scagiona,insieme al suo Maestro,da alcune accuse che Fritz gli muove.D'altronde qual è il piacere proprio al filosofo se non quello di ricercare e,di tanto in tanto,trovare qualche cosa?E cosa c'è di meglio che coltivare la vera amicizia,come Epicuro nel suo Giardino,basata sulla ricerca comune di quale sia il miglior modo di vivere,scoprendo che la tensione verso il sapere ne è parte costitutiva e non una parentesi in vista di altro?!Comprendo benissimo anche lo scetticismo e l'ironia che il mio interesse per l'Alchimia possa suscitare,visto che questo tipo di discipline sono da sempre,a causa della loro oscurità,state oggetto di interpretazioni mistificatorie.Basti a fugare questi sospetti il fatto che lo stesso Newton,per fare uno dei nomi più eccellenti e scevri dal minimo e più lontano accostamento a ciò che oggi viene con disprezzo definita 'pseudoscienza',trae le sue energie migliori e le scoperte che hanno fondato la Fisica classica non dalla matematica o da una concezione quantitativa del reale, bensì proprio dall'Alchimia,che costituiva il suo interesse preponderante e di cui i suoi scritti attinenti questo argomento(ce n'è un baule pieno!)non sono mai stati pubblicati (vedi Michael White:'Newton,l'ultimo mago').Ma veniamo al punto,che è ciò che ci interessa maggiormente ora.Io ritengo che le problematiche sollevate da Nietzsche,e principalmente quella riguardante la critica della morale,siano di fondamentale e vitale importanza,sia per l'individuo,sia per la civiltà umana.Posto ciò,constato che dopo di lui nessuno ha riconosciuto il giusto valore a queste problematiche e all'influenza che la mancata comprensione di esse genera all'interno della cultura e dell'assetto socio-economico,oltre che nella sfera psichica individuale,riconoscimento inteso ad una auspicabile soluzione dei temi inerenti a quelle problematiche e perciò a un ritorno di leadership delle materie filosofiche concepite come nuovo fondamento non solo,come si fa oggi(anche se nel senso meramente epistemologico),delle scienze,ma di tutto il sapere,sia nella forma di reinterpretazione ermeneutico-filologica del pensiero passato,orientale e occidentale, che di quella relativa al senso dell'uomo e dell'universo in cui vive oltre che,ovviamente,della vita e dei compiti che essa pone al 'soggetto interrogantesi' che è l'uomo.Il grande torto dei filosofi post-nietzschiani è quello di 'aver fatto finta di niente',di badare più alla loro fama o alla carriera o alla propria vanità,o per altro verso di averlo considerato come un 'geniale fenomeno da baraccone' comunque scomodo e da esorcizzare,o ancora l'antesignano di proprie teorie a condizione però di storpiarne il pensiero,piuttosto che raccoglierne il messaggio trepidante e accorato,fare proprie le mirabili intuizioni,cogliere la sibillina profezia per mettersi onestamente alla ricerca di soluzioni plausibili a quelle giuste domande.Se vuoi una prova concreta di quello che dico basta guardarsi attorno:chi,ancor oggi, ha voce in capitolo per tutte le grandi questioni della morale se non la Chiesa?Cosa è considerato ancora 'spirituale','elevato', 'buono' se non ciò che calunnia la vita?A quali valori,a quali principii si ispirano ipocritamente i potenti per fare i loro comodi corrompendo il sano egoismo dei popoli se non all'altruismo generalizzato,e quindi falso,alla bontà da istrioni,corrompendo così tutta la società?Chi oggi corrompe ancora e ancora l'eros insudiciandolo con rapporti mostruosi intrattenuti con bambini,soffocando in essi la gioia di vivere 'operativamente' e non solo a parole con la loro perversa 'volontà di morte'...non sono sempre loro?i portatori di morte,i calunniatori della vita,gli stupratori di dio?!!!E in verità è una innaturale conseguenza della loro fede innaturale!!E cos'hanno fatto i filosofi post-nietzschiani?si sono preoccupati minimamente dell'annuncio che è stato loro rivolto?no,no...hanno continuato a fare le anime belle,a crogiolarsi e pascersi del loro 'sapere teoretico' esattamente come la folla che ascolta Zarathustra al mercato:'eccoli che ridono,non mi capiscono,io non sono la bocca per queste orecchie.Hanno qualcosa di cui vanno orgogliosi.Come chiamano ciò che li rende orgogliosi?Lo chiamano 'cultura' e ciò li distingue dai pastori di capre.Ecco perché non amano sentirsi dire la parola 'disprezzo' e ancora:'Io amo colui che ama la sua virtù,la virtù infatti è volontà di tramontare e una freccia del desiderio.'Nietzsche si rese conto che il compito era troppo vasto per una sola testa,che i tempi non erano maturi e quindi difficilmente avrebbe trovato qualcuno con cui collaborare a questo progetto che per le sue caratteristiche peculiari richiedeva non discepoli,ma individui critici,'spiriti liberati',ma in sintonia tra loro per creare un nuovo Rinascimento.Oggi io mi chiedo: non è Nietzsche l'ultimo filosofo,poiché è l'ultimo ad aver posto al centro della sua meditazione tutti i problemi essenziali riguardanti la vita,il senso della vita,il nichilismo e il suo superamento,la speranza in un'umanità rinnovata?Non ci attende forse un compito,che inizia con la critica impietosa del suo pensiero,così come egli ha insegnato,ma per valorizzarne e farne emergere gli intenti più profondi e finisce con la prassi riformatrice di una Grande Politica?Non sono forse maturi i tempi,non vedete come oggi barcolli tutto il pianeta terra?Non vedete che non ci sono più orizzonti,che con un colpo di spugna sono stati cancellati?Non sentite il fetore del cadavere di dio in ogni angolo recondito e in voi stessi?Non vedete come la terra sia divenuta piccola(davvero!) e come l'ultimo uomo vi saltelli sopra dicendo,immodestamente e immeritatamente'Io,io sono il senso di tutte le cose!'?Non è tempo di scrivere le tavole di nuovi valori e su queste fondare una nuova civiltà liberata?Non siete forse stanchi di interrogarvi in maniera sterile,come Pirrone,e alla fine dire:'Mah,sarà così o forse no...chi lo sa?!Sospendiamo il giudizio!'?Non dobbiamo essere noi immoralisti a superare la vecchia morale per fondarne una nuova,più libera,naturale,che sia il senso della terra,che restituisca senso alla vita,che rappresenti un baluardo contro la decadence e ripristini in modo consapevole,e cioè interpretandone tutti i risvolti e le implicazioni culturali e psicologici - si,perché il mito greco e antico in genere non è altro che una conoscenza profonda e metaforica della psiche umana e delle sue relazioni col mondo - ripristini dicevo i miti di Apollo e Dioniso,con le loro feste,le loro iniziazioni quali mezzi catartici di liberazione,non per adorare ancora dei,ma per gioco e ironia contrapposta al monotono-teismo?Follia? Bah, forse...e che importa a noi della saggezza? E poi non è forse la saggezza di chi dona e trabocca d'amore ed è gioioso una specie di follia?Non dovremmo essere...dinamite? Va bene ok la faccio finita...siamo seri,per favore,ora basta! No,no,hai ragione,Sgub,ma a volte capita che mi lasci trascinare,trasportare dalla fantasia,dall'immaginazione.Spero non ti sia annoiato tu o chi sta leggendo:questo sarebbe davvero imperdonabile.Dunque,vorrei rispondere ai tuoi dubbi:

Punto 1:purtroppo non trovo i vari riferimenti - è come cercare un ago in un pagliaio - ma ti garantisco che per volontà di potenza si intende quella singola di ogni individualità e che combatte con le altre volontà di potenza per espandersi:non vi è 'legittimità' o 'diritto' in questo,ma solo lotta per la sopraffazione.Il ressentiment si ha nel momento in cui la vdp debole e incapace di acquisire forza al fine di acquisire comunque potere assolutizza le proprie condizioni di esistenza estendendole anche al forte,ma questo avviene ai livelli in cui la vdp si è evoluta come facoltà raziocinante,ma come?Creando la morale che tutela i deboli,la morale del gregge.In ciò,appunto,consiste l'immoralità della morale.Però io ho in cantiere una critica generale del concetto di volontà di potenza e delle sue dinamiche e implicazioni che avremo modo di discutere nel forum con te e spero altri che siano interessati, perché questo principio così come è stato elaborato sembra giustificare più l'assenza di morale tout-court piuttosto che orientare verso un'etica naturalistica come poteva essere quella dei tempi di Pericle a cui Nietzsche sembra ispirarsi quando parla della morale dei forti.Perché una regolamentazione razionale degli affetti e del comportamento è indispensabile per l'uomo civilizzato se non si vuole che regredisca allo stato di bruto.Comunque ti do un assaggio: nell'esempio che viene portato da N. stesso per spiegare la vdp al livello degli organismi monocellulari egli dice testualmente che l'ameba estende i suoi pseudopodi non perché ha fame bensì perché vuole più potenza:a tal proposito penso che la mia critica sia più che pertinente,non solo,ma che ai livelli di organismi più evoluti e dell'uomo risulti molto più appropriata; ed è questa: l'ameba non cerca più potenza bensì cerca di ristabilire un suo equilibrio che è proprio alla sua 'forma',al suo 'ordine' interno,per cui non vuole essere diversa da ciò che è,né vuole conservarsi così com'è(contro il principio di autoconservazione),ma vuole procedere verso se stessa in una sorta di autoperfezionamento che viene percepito come piacere.Quello che N.chiama 'potenza' è una conseguenza di questo processo che si colloca alla fine del processo stesso e cioè quando l'ameba ha acquisito nuova materia di cui nutrirsi e con la quale favorire il proprio sviluppo organico,per vivere insomma,e coincide col piacere.Ma all'inizio del processo la vdp rappresenterebbe una carenza dell'organismo una sensazione di impotenza un qualcosa che ha connotati negativi e non positivi.L'ameba vuole mantenere il proprio ordine in divenire,in trasformazione,catastematico,per dirla con Epicuro,per essere sempre più ameba e in questo prova piacere.A parte il senso negativo in cui si configura la vdp,come ho detto sopra,se questo microorganismo fosse sospinto,per così dire, da una vdp dovrebbe poter diventare sempre più grande o qualcosa che non è un'ameba,cosa che in natura,nostra madre comune,non avviene.Qui viene ristabilito anche il significato e la funzione che ha la 'forma' nella costituzione degli esseri viventi e cioè l'apollineo che ristabilisce l'equilibrio con l'istintivo,l'energia pura del dionisiaco.Allora che ne pensi?Non è questo che ti faccio un bel regalo dal valore inestimabile?Non penso sia falsa immodestia definirlo tale,se mi comprendi.
Punto 4:Credo di averti chiarito sopra anche questo punto.
Ci si sente allora,ciao.
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