''tentavo di evadere-volevo andare all'Aquila,l'antitesi di Roma,fondata in odio a Roma,come il luogo che un giorno io fonderò,in ricordo di un ateo e nemico della Chiesa comme il faut,uno degli esseri a me più affini,il grande imperatore Federico II di Svevia.'' Ecce Homo,Così parlò Zarathustra,4
Ehi Andrea, pensavo giusto a te... Spero che Montesilvano sia stato risparmiato (c'è il Gran Sasso in mezzo almeno)!
Certo che un terremoto di http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_di_magnitudo_del_momento_sismico http://it.notizie.yahoo.com/10/20090406/tit-sisma-abruzzo-magnitudo-6-2-mms-2dba20d.html abbia causato quasi 300 morti sembra assurdo... Adesso si legge che nella malta delle costruzioni ci fosse la sabbia del mare...
Anch'io Andrea come sai in questi giorni ti ho pensato.. oggi al tg sono passati i nomi di tutti i morti (finora trovati)... devo dire che mi si è stretto il cuore.
Ciao Lorenzo, chi si risente! Ti avevo cercato anche su facebook, invano.Non abito più a Montesilvano ma a Pescara:entrambe indenni, comunque. Ora vi propongo alcune riflessioni sul terremoto che ho scritto su facebook.
Come mai di colpo siamo tutti così solidali, compassionevoli, addolorati? Il giorno prima l'Abruzzo era una regione misconosciuta, ignorata, piena di pastori e comunque di gente zotica. Ma adesso, vero miracolo, ''siamo tutti abruzzesi''.
Non credo che il nostro dolore sia autentico, cioè che davvero ci angosci la sventura di estranei dei quali mai nulla abbiamo voluto sapere. Potrebbe trattarsi di un' immedesimazione, di un ''se fossi stato al posto loro chi mi avrebbe aiutato?''. Insomma una compassione utilitaria, frutto di un calcolo magari non consapevole ma in fondo egoistico. E così' chi osa dire ''a me del terremoto non me ne frega niente'' (vedi un gruppo appena formato qui su facebook) subito lo aggrediamo, nel tentativo affannoso di nascondere a noi stessi una verità che sotto sotto sappiamo appartenerci. Quest'orgia di compassione, i cui frutti beninteso sono il primo ad incoraggiare,potrebbe anche mostrare quello che vorremmo essere, quello che soltanto durante le catastrofi riusciamo ad incarnare. Se così fosse, il terremoto riguarderebbe davvero tutti noi, sarebbe davvero un evento collettivo, un sacrificio comunitario intriso di ipocrisia, innocenza e ovviamente umana miserabilità. A tremare sarebbero davvero e soprattutto le nostre coscienze in maschera, i mille trucchi tragicomici con i quali cerchiamo di sfangarla giorno dopo giorno. Poveri esseri umani che ce la mettono proprio tutta per apparire migliori, per inscenare uno spettacolo degno del biglietto da pagare e che chiamiamo vita. Ma queste macerie nessuno le potrà rimuovere, o meglio è bene che nessuno le rimuova:rischieremmo di scoprire che non ne valeva la pena.
Non vado fiero di quello che ho scritto, ma per franchezza dovevo scriverlo.