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> Nietzsche e Marx, grandi rivoluzionari
Sandro
messagio May 27 2008, 04:01 PM
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Nietzsche e Marx sono stati storicamente fraintesi nella loro utopia ma, del resto, Marcuse sosteneva che proprie le utopie muovono i grandi ideali della storia e quindi anticonformismo e mutamento sociale. Nietzsche e Marx sono stati i grandi rivoluzionari del XX secolo e lo continuano a essere anche adesso, non meno del secolo appena trascorso anche se con altri mezzi interpretativi. Dobbiamo molto a questi due ribelli ma di sicuro ora sappiamo che essi sono solo stati terribilmente fraintesi. Non possiamo con la nostra cultura e con i nostri mezzi riuscire a realizzare pienamente il superuomo o il comunismo marxista dato che l'esperienza storica vissuta fino adesso , seppur in modo assai differente dal pensiero originale di Nietzsche e Marx, dimostra vivamente l'impossibilità pratica,nella nostra epoca, di applicare integralmente i due movimenti di pensiero. Entrambi hanno fatto una buona diagnosi ma una difficile terapia per i nostri tempi e, di conseguenza, falliscono nella liberazione della natura umana fatta di deboli e di forti,di ricchi e di poveri.


Marx


La critica inesatta che è stata sostenuta al marxismo, in linea massima, è questa: Il comunismo distrugge,certo, molte falsità ma alla fine pianifica e cancella perché in nome della dittatura del proletariato instaura una cultura totalitaria dell'uguaglianza destinata al livellamento sociale. Se tutto è di tutti vuol dire che niente è di nessuno. Se l'utile è sempre ripartito in parti uguali vuol dire che non vedi mai il risultato dei tuoi sacrifici e quindi non hai interesse a crescere o a migliorare. Nulla può essere modificato dalle tue capacità o esigenza personali. Diventi, insomma, una sorta di "impiegato statale" in qualsiasi ramo dell'attività umana. Questo significa inevitabilmente essere sempre come gli altri e mai distinguersi quando invece ciascuno di noi ha ovviamente dei propri bisogni e dei propri valori e non può mai essere assimilato totalmente a una fredda e arida redistribuzione statale, terribilmente uguale per tutti. Questa analisi, seppur esagerata, va considerata solo e comunque nel contesto di un marxismo incompiuto e di questo periodo storico e non nel futuro dove il progresso civile e tecnologico potrà rendere possibile un diverso e plausibile approccio al comunismo, attraverso un sano sistema produttivo e retributivo.



Nietzsche


La critica,questa volta esatta, al nietzscheanesimo consite che Nietzsche denuncia senz'altro anche molte falsità ma alla fine gerarchizza e opprime perché giustificando il solo agire dei migliori ,in quanto essi si pongono al di sopra del bene e del male, finisce per promuovere una dura gerarchia sociale a discapito dei deboli e degli schiavi che devono rimanere tali perché considerati dei mediocri. Questi deboli e mediocri con la loro morale cristiana o con il mito socialista hanno indebolito la creatività e l'ascesa dei migliori e ,di conseguenza,vanno tolti di mezzo e con ogni mezzo: <<Primo principio del nostro amore per gli uomini: i deboli e i malriusciti devono soccombere . E bisogna anche dar loro una mano in tal senso.[...]Che cos'è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli >>(Nietzsche) Tale affermazione, effettivamente, è una vera assurdità visto che spesso i messaggi più profondi e originali provengono proprio dai deboli. Senza tenere conto che spesso quei "deboli" sono in realtà degli svantaggiati o degli emarginati e non del persone incapaci di lottare.

Legame tra Nietzsche e Marx

Eppure,paradossalmente, questi incredibili pensatori esprimono una comune tendenza a liberarsi,attraverso il relativismo morale, dalle catene imposte dalla morale dominante che impone la propria ideologia a discapito delle fondamentali libertà umane. In virtù di questo principio libertario, sia Marx che Nietzsche manifestano l'esigenza umana di organizzare una società amorale in cui l' uomo possa divenire sè stesso, nella piena espressione delle proprie potenziali facoltà. Il "regno della libertà" di Marx che <<comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna>> è forse una volontà di potenza in cui il mondo dionisiaco é <<un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità di energia fissa e bronzea, che non diventa nè più piccola nè più grande, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità é una grandezza invariabile>>?
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