IPB

Benvenuto Visitatore ( Log In | Registrati )

 
Reply to this topicStart new topic
> aiutoo
Bea
messagio Jun 7 2007, 09:23 PM
Messaggio #1


Newbie
*

Gruppo: Members
Messaggi: 2
Iscritto il: 7-June 07
Utente Nr.: 147



salve a tutti!
ho trovato questo bel sito, completo, che parla di nietzsche, un filosofo ke ho imparato ad apprezzare pur conoscendolo solo "scolasticamente" tanto che ho deciso di portare parte della mia tesina di maturità su di lui, nonostante mi sia stato sconsigliato data la difficoltà di interpretazione delle opere ecc ecc

Il mio problema riguarda proprio la tesina: sto trattando, parlando ora in termini mooolto generali, dell' ironia contro i dogmatismi filosofici e religiosi; ho deciso di analizzare dapprima luciano di samosata,autore greco del secondo secolo d.c. e poi vorrei parlare proprio di nietzsche, dato ke i sembra adatto il collegamento; pensavo di prendere in considerazione sptt la gaia scienza e al di la del bene e del male; però,effettivamente, sn abb confusa..se mi poteste dare sei suggerimenti sul taglio da dare all'analisi di nietzsche sarebbero molto graditi.
grazie wink.gif
Go to the top of the page
 
+Quote Post
andreademilio
messagio Jun 7 2007, 10:03 PM
Messaggio #2


Über Member
**********

Gruppo: Members
Messaggi: 1,113
Iscritto il: 20-March 07
Da: Pescara, dove sono nato
Utente Nr.: 6



bello il collegamento tra Luciano e Nietzsche, che apprezzava il sofista greco e , se ricordo bene, rimproverava Platone di aver scritto dialoghi troppo lunghi, al contrario di quelli lucianei . un testo antidogmatico è la prefazione ad Al di là del bene e del male, quando per esempio dice che la verità è una donna e i filosofi dogmatici non l'hanno mai trovata... cmq ancora una volta mi appello a Thomas ( voce ''dogma'' del lessico)


--------------------
'' i pensieri sono azioni '' : facciamo insieme! filAsofia meAfisica fisiofilia 3332725782
Go to the top of the page
 
+Quote Post
Freddie
messagio Jun 8 2007, 10:06 AM
Messaggio #3


Administrator
**********

Gruppo: Root Admin
Messaggi: 345
Iscritto il: 20-March 07
Da: Trento
Utente Nr.: 1



Buono il collegamento fra N. e Luciano salta abbastanza all'occhio.. tutti e due distruggono pregiudizi dogmi ecc. ecc. e tutti e due non ci lasciano null'altro che macerie tongue.gif
ti lascio una serie di aforismi che ti possono servire come collegamento per la tesina.. ripeto e sottolineo
due grandissimi demistificatori che "vanno di martello".

Nietzsche atlante della sua vita e del suo pensiero (RUSCONI LIBRI a cura di Giorgio Penzo)

CITAZIONE
VERITÀ
(Wahrheit)


N. ha definito la verità in molti modi: "una menzogna uscita dal sedere del diavolo" (UTU II b, a. 66), oppure è "una donna, che ha buone ragioni per non far vedere le sue ragioni" e quindi preferisce restare celata sotto strati di veli (GS, Prefazione, 4). Ed ancora un'ulteriore definizione secondo la quale "uno solo ha sempre torto, ma con due comincia la verità" (GS, a. 260).
La verità occupa il primo posto in un'eventuale classifica nietzscheana (UTU II a, a. 226), ed anche se non è "vera" ma soltanto ritenuta tale, infonde nell'uomo un senso di sicurezza (AU, a. 26).
Il "desiderio di verità", intesa come "giudizio universale", sembra, ad avviso di N., essere connaturato alla stessa natura umana, e quindi imprescindibile dall'esistenza, ma il fatto che l'uomo preferisca dire la verità piuttosto che mentire deriva dal fatto che per mentire è necessario essere dotati di una memoria (—> memoria) notevole (UTU I, a. 54). Eppure per sapere che cosa sia la verità si deve saper mentire (ZA, Dell'uomo superiore). Per scoprire la verità la si deve servire, e per poterla servire si deve possedere la virtù (—» virtù) della giustizia, la più rara di tutte. Il mondo nel quale N. vive, è a suo avviso, popolato da uomini incapaci di essere giusti e quindi incapaci di raggiungere la verità (IN II, § 6). N. chiede allora "quanta verità possa sopportare un uomo" (EH, Prologo, § 3), dal momento che essa costituisce anche la manifestazione dell'eccesso, di ciò, che spaventa l'uomo (NT, § 4, ABM, a. 59). Ma "il mondo ha eternamente bisogno della verità", anche se essa può essere definita come "l'esaltata follia di un dio".
N. si trova d'accordo con il concetto di verità elaborato da Eraclito (—» Eraclito), rifiutato però dagli uomini perché li avrebbe gettati nella più completa anarchia gnoseologica, per il fatto che l'uomo risulterebbe "condannato eternamente alla non verità". Ne sono un esempio i dogmi metafisici che non hanno una verità, non hanno seguito il metodo della verità, ma sono creduti tali (UTU I, a. 109, CI, La "ragione" nella filosofia). E i nemici più pericolosi della verità sono proprio le convinzioni (UTU I, a. 483). È, secondo N., la lotta delle convinzioni ad aver reso tanto violenta la storia (UTU I, a 630).
Ecco la reazione, e quindi la scelta di credenze, ritenute "vere", per crea¬re l'illusione di possedere la verità (FETG, Prefazione). Anche se la verità deve essere diffusa, nonostante il rischio di mandare in pezzi il mondo (AU, a. 353), perché non è detto che la verità possa svolgere una funzione consolatoria (AU, a. 424).
Solo Eraclito era riuscito a possedere la verità (FETG, § 8). Non una veri¬tà semplicemente logica, come l'aveva insegnata Kant cioè una verità tale solo formalmente, in cui l'errore è nascosto nel contenuto (FETG, § 11). Un errore necessario per poter sopravvivere, perché, secondo N., i più deboli e quindi la maggioranza, verrebbero travolti dalla potenza della verità. Di qui la conseguenza che il sentimento dell'uomo non conduce mai alla verità ma sempre a sogni e illusioni prodotte dall'intelletto stesso (FETG, §1, pag. 228), la stessa esistenza dell'uomo si dipana sotto il se¬gno della non verità (UTU I, a. 34).
A produrre confusione nel concetto di verità hanno contribuito anche i filosofi, i quali hanno considerato l'uomo aeterna veritas, ed hanno quindi creduto alla possibilità di una verità eterna. Ora il problema è stato che ognuno ha creduto che la propria verità fosse quella eterna e per dimostrarlo ha anche creato un metodo di ricerca della verità stessa (UTU I, a. 634).
La verità è un pensiero inaccettabile da parte di N. convinto che l'universo segua il ritmo del divenire in cui non c'è spazio per nulla di assoluto e quindi nemmeno per una verità assoluta (UTU I, a. 2). Tantomeno per una giustizia assoluta nella quale culminerebbero i diversi gradi di verità scanditi dal senso comune (UTU I, a. 53). Gradi che si riscontrano anche nella differente età che caratterizza l'uomo, N. ipotizza un legame fra età e desiderio di verità (UTU I, a. 609).
Il filosofo tedesco invita ad apprezzare "verità meno appariscenti", che pur non derivando da una miracolosa rivelazione sono dotate di pari legittimità (UTU I, a. 3).
La veridicità della verità è oggettiva, e non può dipendere dall'intensità del sentimento che produce il pensiero "esattamente come la forte fede dimostra solo la sua forza, non la verità della cosa creduta" (UTU I, a. 15), anche se gli uomini si lasciano ingannare dalla verità di ciò che vie¬ne affermato con forza (UTU I, a. 52) e ritengono impossibile che il valore per il quale si è disposti a sacrificare la propria vita possa non essere "vero" (UTU I, a. 53), anzi il sangue versato per pagare una verità ne è il "testimone peggiore" (ZA, Dei preti, AC, § 50). Così come le conseguenze benefiche o utili di una religione o di una filosofia non ne dimostrano la verità (UTU I, a. 161, 227). La fede serve alla verità nella misura in cui è fede nella verità, fede capace di mettere in dubbio tutte le precedenti certezze (UTU II a, a. 20).
Di contro si pone l'artista più disponibile a "realizzare una conoscenza della verità (UTU I, a. 146), seppur involontaria. L'artista è per definizio¬ne creatore di apparenze, soltanto invertendo questa tendenza si può dirigere verso la verità (GS, Libro II, af. 88). Chi è dotato di uno spirito libe¬ro può incamminarsi sul sentiero della ricerca della verità, perché ha rifiutato la tradizione e si affida non alla fede (-» fede) ma alla ragione (UTU I, a. 225, 441). Questi ha anche capito che non c'è nessun legame di proporzionalità diretta fra "progresso della verità e bene dell'umanità" (UTU I, a. 517).
N. sostiene che il pathos del possesso della verità conduca l'uomo all'ottusità, all'incapacità di tollerare posizioni scettiche e relativistiche, ad es¬so si deve sostituire il pathos della ricerca della verità (UTU I, a. 631, 633).
N. distingue tra verità e verosimiglianza, della prima non si può mai parlare, nella seconda ci sono diversi gradi (UTU II a, a. 7, UTU II b, a. 1). La verità resta qualcosa di inconoscibile, così come ha dimostrato la mancanza della risposta alla domanda di Pilato (UTU II a, a. 8). Ed ogni sforzo compiuto per afferrarla non è mai da considerarsi privo di valore (UTU II a, a. 358), anche se la verità non è misura (—> misura) dello sforzo esercitato (UTU II b, a. 4). Ma il poeta si convince di essere in grado di raccontare la verità, diventando un impostore, che gioca con la gente. L'uomo, infatti, crede che sia verità ciò che ha più valore, perché ai loro occhi risulta più benefico (UTU II a, a. 32). A questo riguardo N. ricorda il verso di Omero per il quale "molto mentono gli aedi", quindi è verità, non quella che il poeta divulga, ma al limite quella che il poeta contraddice (GS, a. 84).
Nell'amore può succedere ancora più facilmente di cedere alla seduzione della falsa verità (AU, a. 479). La verità per trionfare deve allearsi con la potenza (AU, a. 535).
Al filosofo dovrebbe spettare il compito di occuparsi della verità, ma non è accaduto così (GS, Prefazione, 2; ivi, a. 377).
Sembra quasi che N. descriva l'uomo impotente di fronte alla verità, non può quindi scoprirla da solo, deve soltanto aspettare che questa si manifesti (GS, Scherzo, malizia e vendetta, a. 45). E qualora riesca a possedere la verità, tale o presunta che sia, essa diventa la "cosa" più importante, si è disposti anche al sacrificio della propria vita pur di non perderne il possesso (GS, a. 13).
Anche per questo l'uomo la teme, e così fugge da tutto ciò che può condurlo alla scoperta di nuove verità (GS, a. 25), dal momento che anche l'istinto di verità è istinto di autoconservazione (GS, a. 110). In questo senso la verità si lega alla scienza, una scienza che ha finora affondato le proprie radici nel terreno della non verità (ABM, a. 24). Una scienza dalla quale l'uomo non deve e non vuole lasciarsi ingannare, la verità nella scienza ha sempre un valore di ordine morale (GS, a. 345). Alla luce di questa considerazione si inserisce il problema del valore della verità (GM III, 24), N. si chiede infatti "perché verità a tutti i costi?" (ABM, a. 16), "perché piuttosto la non verità?" (ABM, a. 1), insomma che la verità abbia più valore della menzogna deriva soltanto da un pregiudizio (ABM, a. 3), prodotto dai metafisici (ABM, a. 2, 5). L'unica questione lecita è se un giudizio possa promuovere o conservare la vita, e opporsi ai giudizi falsi equivarrebbe a rinunciare alla vita; una filosofia che sia in grado di porre l'uomo di fronte alla verità che la non verità costituisce la "vera" condizione di vita, va al di là del bene e del male (ABM, a. 4). Ai filosofi dell'avvenire N. riconosce questa capacità e questo ruolo. Essi non giudicheranno vero ciò che apporta loro qualche utilità (AC, Prefazione), perché avranno imparato che fra verità e "piacevolezze" non sussiste nessun legame (ABM, a. 210).
Qui si inserisce ciò che N. definisce volontà di verità, intesa come volontà da parte dell'uomo di poter riuscire a razionalizzare tutto l'essere, insomma anche la volontà di verità non è altro che una manifestazione della volontà di potenza (—» volontà di potenza) (ZA, Della vittoria su se stessi). Dietro la posizione ed accettazione delle tavole dei valori, contro le quali si trova a combattere N., ci sono coscienze malate, che diventano il seme da cui non può che nascere un frutto, cioè una verità, malato (ZA, Di antiche tavole e nuove). Il capostipite di questa catena di errori è stato Gesù, quando si presentò dicendo: "io sono la verità" (ZA, L'uomo più brutto). Tutto il cristianesimo, tutti gli ideali ascetici si basano sul presupposto di possedere la verità, e la volontà di verità ad ogni costo condurrà il cristianesimo alla sua distruzione (GM III, § 27). La figura del prete (—> prete) costituisce l'emblema di colui che ha difeso il nulla fingendo di diffondere la verità (AC, § 9).
Ad avviso di N., l'umanità ha sempre vissuto nella menzogna, convinta che gli idoli in cui credeva fossero la verità, annuncia quindi il "crepuscolo degli idoli - in altre parole è finita con la vecchia verità" (EH, Crepuscolo degli idoli). Claudia Mazzola


--------------------
CITAZIONE
Dei buoni denti e uno stomaco forte - t'auguro questo!
E se ti sei trovato col mio libro,
ti troverai di certo anche con me.
Go to the top of the page
 
+Quote Post
andreademilio
messagio Jun 8 2007, 04:13 PM
Messaggio #4


Über Member
**********

Gruppo: Members
Messaggi: 1,113
Iscritto il: 20-March 07
Da: Pescara, dove sono nato
Utente Nr.: 6



All'inizio di Umano , troppo umano, 2, Il viandante e la sua ombra, si trova il suddetto rimprovero a Platone,ma non viene nominato Luciano.


--------------------
'' i pensieri sono azioni '' : facciamo insieme! filAsofia meAfisica fisiofilia 3332725782
Go to the top of the page
 
+Quote Post
Bea
messagio Jun 8 2007, 06:57 PM
Messaggio #5


Newbie
*

Gruppo: Members
Messaggi: 2
Iscritto il: 7-June 07
Utente Nr.: 147



grazie mille!
si in effetti ho scelto di approfondire qst 2 intellettuali proprio perche dietro di loro lasciano poco piu ke macerie...uno spazio cosi libero e aperto da dar le vertigini; e poi lo fanno in md assolutamente originale!! rolleyes.gif
Go to the top of the page
 
+Quote Post

Reply to this topicStart new topic
1 utenti stanno leggendo questa discussione (1 visitatori e 0 utenti anonimi)
0 utenti:

 

Modalità di visualizzazione: Normale · Passa a: Lineare · Passa a: Outline


Versione Lo-Fi Oggi è il: 23rd April 2024 - 10:37 AM