"All'interno dei rapporti affettivi dell'uomo con il mondo circostante, con gli esseri viventi e le cose, tutto sembra a prima vista inserirsi nei due grandi gruppi di ciò che ci è omogeneo, simpatico, familiare da una parte , e non-affine, estraneo, nemico dall'altra.
O il nostro naturale egoismo è stimolato ad allargarsi a interessarsi del sé di un altro, partecipando entro certi limiti alla sua gioia e al suo dolore, come se si trattassse del proprio sé - o, viceversa qualcosa lo stimola a rinchiudersi rigidamente in sé, a restringersi e a opporsi al mondo esterno con atteggiamento di rifiuto, difesa o minaccia.
Il rappresentante tipico di questo egoismo nel senso più ristretto della parola è l'uomo dalla forte volontà individuale che ama, segue solo sé stesso e assoggetta tutto il resto ai propri scopi; tipico, viceversa dell'egoismo meno delimitato, del cosiddetto altruismo, è il carattere samaritano con il suo ideale di fraternità universale che riconosce e avverte in ogni essere, per quanto estraneo, la partecipazione di questo alla grande unità del tutto.
Ogni persona vitale partecipa in misura più o meno grande a entrambi; dedicarsi esclusivamente a uno di essi potrebbe comportare un grave rischio. L'amore illimitato dell'umanità ha bisogno di una riserva di vigoroso amor proprio per poter attingere da un proprio sicuro patrimonio individuale ciò che dà agli altri; e l'egoista giunto al massimo del potere e del successo deve rinunciare nella sua solitudine interiore a mille possibili felicità e ricchezze che non si lasciano catturare con lo sfruttamento, ma vanno spontaneamente solo da colui che è pronto ad accoglierle.
( Ma quanto sei grande Lou, grandissima. dile)
Nella vita reale sarà sempre difficile tracciare con una certa esattezza confini fra debolezza e bontà, fra durezza e autorità, e le proposte circa il modo in cui gli uomini dovrebbero riconciliare in sé la bontà e la forza saranno sempre più numerose di granelli di sabbia in riva la mare.
Tuttavia è psicologicamente interessante il fatto in sé che l'uomo non può fare a meno di nessuna delle due qualità senza automutilarsi.
Pare che entrambe si basino sempre su una segreta nostalgia, che le loro tendenze cerchino di esprimere il desiderio dell'individuo di arrivare
alla totalità della vita che lo circonda - di entrarvi, di lasciarsi colmare da essa.
L'egoista che domina e raccoglie per sé quanto più possibile,
come pure l'altruista che a questo massimo di possibilità si dedica partecipandovi,
balbettano entrambi in fondo, ciascuno nella propria lingua
la medesima preghiera rivolta allo stesso dio e, in questa preghiera,
amor proprio e oblio di sé si confondono indistintamente:
"voglio avere tutto" e " voglio essere tutto"
esprimono, in un loro significato estremo,
lo stesso desiderio nostalgico.
( voglio avere tutto e voglio essere tutto: è questo che
pur senza saperlo, perseguiamo per tutta la vita.diletta)
Nessuno dei due raggiunge il traguardo ambito perchè questo nasconde una contraddizione:
l'egoista dovrebbe essere non-egoista e tuttavia se stesso,
il non egoista dovrebbe essere egoista e tuttavia se stesso,
per giungere al superamento dei limiti del proprio esistere.
Sono sempre i nostri muri quelli contro di cui urtiamo
e su cui proiettiamo la nostra immagine del mondo,
sia che cerchiamo di amplificare il nostro spazio,
sia che vi accatastiamo i nostri beni.
Ma c'è ancora un terzo genere di rapporti affettivi
accanto a quelli della simpatia e dell'inimicizia:
quello dell'avidità....
In questo terzo genere di impressioni affettive,
i tratti caratteristici degli altri due sono ancora inseparati.
Tuttavia è proprio questo loro carattere contraddittorio
a costituire il significato di qualcosa di nuovo,
estremamente efficace, fertile,
come se l'uomo in effetti superasse in sè se stesso
per giungere alla totalità della vita.
Tali sono tutti i rapporti erotici.
Amore è toglimento di morte (a-mors): vedi Norman Brown, Life against Death
Nn lo avevo mai pensato così!
grazie Andrea
è per questo allora che l'Amore
quando profuma di Morte ti avvinghia come in un vortice
è per questo che Eros e Thanatos
si rincorrono e giocano a rimpiattino come dentro un labirinto
Potenza Creatrice della Vita
Spesso, e non a caso, si è definito l'amore tra i sessi
come l'eterna lotta, l'eterna inimicizia fra di essi....
nell'amore si incontrano due estraneità, due contrari,
due mondi fra i quali non esistono
e non potranno mai esistere quei ponti che
ci collegano con ciò che ci è affine, omogeneo, familiare
in modo tale che, al momento in cui questo contatto avviene,
ci pare di aver raggiunto noi stessi e di muoverci in terra propria.
Non per caso amore ed odio possono assomigliarsi e ,
nella tempesta delle passioni, sono pronti a ribaltarsi uno nell'altro.
E non è nemmeno un caso che nella natura la generazione sessuale
- base della sensazione erotica che man mano risulterà da essa -
nasca proprio dal congiungersi di corpuscoli protoplasmatici il più possibile differenti...
Non casualmente l'intero regno animale è soggetto a una legge
che nella maggior parte dei casi minaccia di sterilità, degenerazione ed estinzione
la riproduzione fra consanguinei
e spinge gli animali a evitare istintivamente nell'accoppiamento
la covata del proprio nido e a rivolgersi a rappresentanti estranei della loro razza.
Nell'amore avvertiamo questa spinta, diversa da ogni altra,
a unirci l'uno all'altro proprio sotto l'impulso della novità,
dell'estraneità, di un qualcosa che è stato forse presentito
e desiderato ma mai realizzato
- che non ci giunge dal mondo a noi noto e familiare,
con il quale da tempo ci siamo fusi e che semplicemente ripete noi stessi.
L'amore è la forza più potente, che non può
sussistere separato dalla generosità e dalla
creatività, per me è il vero Herdeninstinct,
istinto della terra.
Mi chiedo solo perchè oggi la gran parte degli
occidentali lo considerano una debolezza.
Tuttavia il sole dardeggiante del nostro amore
- di uomini, Menschen - si rifiuta di scaldare chi
manifesta di disprezzarlo, non siamo astri possenti
e fissi come Sun King.
Io definisco l'amore erotico come la trappola genetica
La natura ti induce a desiderarlo e a frequentarlo come fosse
l'esperienza più sublime, pressochè mistica
ma Essa vuole solo rigenerare sè stessa, procrastinarsi
divenire immortale, fissarsi nel tempo di cellula in cellula
Si, hai ragione herrmann, è l'istinto della Terra
il primo
il più semplice
e hai ragione anche quando dici
che ci deve essere un giusto equilibrio
fra dispensatori e fruitori dell'amore
la vita si accorge e ripaga chi ama e chi invece si sottrae
Giustizia/Dike...siiiiiii
nn siamo astro fisso e possente
il calore immenso che si sprigionerebbe da noi
renderebbe invivibile Madre Terra
noi siamo funamboli
su una corda tesa nel vuoto
....e l'amore ci sospinge e ci attrae
l'amore in tutti i suoi aspetti
agapico erotico filico
è puro atto di creazione
o perlomeno di trasformazione della materia
psichica e fisica
quale energia viene sprigionata
per ognuno di questi impulsi vitali !
lou l'ha capito e molto prima di altri!
grandissima donna!
L'innamorato si comporta dunque nell'amore
piuttosto come l'egoista che non come l'altruista;
è pieno di pretese, esigente, mosso da propri violenti desideri...
Nell'amore, l'egoismo non apre i suoi confini
diventando caritatevole e buono,
ma piuttosto si acuisce e si affina
come per diventare una potente arma di conquista .
Ma diversamente dal solito uso egoistico di persone e cose,
con quest'arma non si cerca di derubare l'oggetto della sua peculiarità,
di lederlo nella sua pienezza e signoria,
lo si conquista, al contrario, solo per accettarlo in tutti i suoi aspetti,
stimarlo, sopravvalutarlo, innalzarlo al trono e portarlo in palma di mano.
contiene così tutte le esagerazioni
sia dell'egoismo che della benevolenza, fattesi entrambe passione e, incuranti della contraddizione,
unitesi nello stesso unico sentimento.
E' come se nella nostra vita intima si producesse una sottile fessura attraverso la quale ci potessimo riversare, inebriati,
su tutta l'esuberanza della vita fuori di noi,
proprio mentre stiamo vivendo l'egoismo più appassionato.
Non siamo capaci di fraternizzare con l'essere amato con quella bontà per cui nell'altro abbracciamo e abbiamo cara l'umanità che è anche la nostra rimanendo dunque sempre nella cerchia del nostro proprio essere; al contrario, ci distinguiamo soprattutto nella nostra particolarità e diversità proprio da ciò che amiamo, avvertiamo con la massima intensità che siamo due e diversi, ma perciò, proprio perchè il nostro io particolare si addensa e si approfondisce, noi ci ritroviamo così intensamente concentrati e compressi che dobbiamo, per così dire, traboccare nella persona amata.
Su di essa, da lei assalita e compressa, la nostra energia accumulata si scarica come in un flusso liberatorio
che ci sgrava in modo produttivo da noi stessi.
Colui che ama si sente potente e capace di sfidare un mondo intero, come se lo avesse conquistato tramite questa intima unione di se stesso con qualcosa che lo attraeva quale quintessenza di tutte le più belle possibilità e stranezze del mondo. Ma questo sentimento non è altro che il rovescio psichico di quel processo fisico al termine del quale l'uomo supera effettivamente se stesso proprio nella massima accentuazione e affermazione di sé: nella passione amorosa egli si unisce a ciò che è diverso da lui non per abbandonarsi, ma per vincere persino se stesso, per far passare se stesso in un nuovo essere umano, in suo figlio.
Il rapporto erotico è dunque una forma media fra l'essere singolo come tale -l'egoista- e l'essere sociale -l'uomo dallo spirito gregario, l'uomo fratello-; nella profonda, oscura forma primitiva dell'erotismo, queste due tendenze contrarie, che ci dirigono in modo conflittuale, si muovono ancora in una corrente originaria.
Ma da ciò non si deve concludere, come talora si fa, che l'ebbrezza amorosa con il suo condizionamento fisico sia in fondo una forma inferiore di rapporto rispetto alla progressiva fraternizzazione tra uomini di affinità elettiva e infine di tutti con tutti, e che l'amore erotico rappresenti quindi solo un primo passo, sempre di nuovo necessario, verso più alti stadi di sviluppo umano.
In verità, l'erotismo è un mondo a sè, proprio come quello del sentimento sociale comunitario o, viceversa, quello dell'individualità egoistica; percorre tutti gli stadi, dai più primitivi fino ai più complessi, nel suo campo proprio, e dove nelle vicissitudini della vita reale, esso rimane incastrato nei campi dei due altri, non si trafigura nè si purifica affatto, ma abbandona semplicemente il suo essere più intimo....
L'impulso che spinge i sessi a cercarsi e ad amarsi rimane per sua natura, in tutte le sue fasi, totalmente diverso dagli altri rapporti fra gli esseri.
L'erotismo si afferma così potentemente in noi perchè rappresenta quella forza che è nata negli esseri viventi per prima - con la prima traccia di energia nervosa, di attività psichica - e non li ha solo accompagnati nel loro sempre crescente sviluppo, ma fà si che essi nascano, sempre di nuovo e fino alla fine del mondo, dal grembo originario dell'essere.
...L'apparente dualismo del processo amoroso si radica nel fatto che in esso "corpo" e "anima" si esprimono entrambi malgrado tutte le contraddizioni senza ritegno e ci si impongono, in tutti i nostri impulsi, nella loro effettiva connessione.
Ciò che qui si sta compiendo, cioè l'unione di due esseri umani in virtù dell'attrazione erotica, non è l'unica - e forse nemmeno l'essenziale -
unione che così si realizza.
In primo luogo, si produce infatti nella singola persona stessa una specie di ebbra, esultante attività in cui si intrecciano
le più alte forze produttive del suo corpo e le più elevate capacità mentali.
Mentre di solito la nostra fisicità si presenta alla coscienza come un mondo assai poco noto e ancor meno controllabile, con il quale essa deve essere sì tutt'una, ma con cui in realtà spesso non va d'accordo, subentra ora spontaneamente un'eccitazione nervosa avvertita in comune da entrambe cosicchè tutti i loro rispettivi desideri e nostalgie ardono dello stesso grande fuoco.
Come certi coniugi che litigano spesso ma continuano nondimeno a sentire vivamente la loro indistruttibile unità, anche il corpo e lo spirito conoscono, con forza elementare, giorni e ore di rinnovata felicità della loro unione; e allora sono giorni di gran festa ed esultanza, e l'intima gioia che pulsa fin nelle ultime fibre non ha fine.
Tale festa, tale celebrazione, è l'autentica forma dell'ebbrezza erotica in cui l'amante sente in sè corpo e anima uniti in un intimo abbraccio da cui gli viene una guarigione, un vigoroso rinnovamento come dopo un divino bagno miracoloso.
Non a torto si dice dunque: ogni amore rende felice, persino quello più infelice.
Questa frase va giustamente intesa in modo affatto sentimentale, in quanto esprime semplicemente, senza il minimo riguardo all'amato,
felicità in sè e per sè di amare, quella felicità che, nella sua eccitazione festosa illumina, per così dire, con centomila candele il nostro intimo essere fino nell'angolo più nascosto e offusca con il suo splendore tutte le cose reali del mondo esterno.
E perciò si dà il caso di persone di una certa forza e profondità psichiche che conoscono già l'essenziale dell'amore ancor prima di avere amato e che sarebbero capaci- come la povera Emily Bronte- di descrivere anticipatamente con suggestivo ardore tutte le beatitudini dell'amore.