Quali sono i valori creativi e costruttivi di Nietzsche? |
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Quali sono i valori creativi e costruttivi di Nietzsche? |
May 1 2010, 07:00 AM
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#1
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Member Gruppo: Members Messaggi: 25 Iscritto il: 30-August 09 Utente Nr.: 17,187 |
[font="Verdana"][/font][size="4"][/size] Ho letto con grande piacere il topic sul nichilismo-dovreste pubblicarlo, è profondo e intenso per contenuti e lucidità-.
Volevo chiedere al qualche appassionato generoso,in sintesi: Quali sono i valoro creativi e costruttivi di Nietzsche, dopo la sua geniale analisi del nichilismo? Dice d'averlo superato ma non ho capito come...grazie. |
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May 30 2010, 02:36 AM
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#2
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Non era mia intenzione usare paroloni, sono ormai deformato e fatico a farne senza. Comunque credo che il discorso sia chiaro nella sua essenza lo stesso.
1) Non hai centrato del tutto il problema: se la volontà di potenza fosse unica, non ne esisterebbe una debole e una forte. E la volontà di potenza non è mai declinata al plurale in Nietzsche, anche se deve essere prospettica. Se la quantità "totale" rimane invariata, e siamo d'accordo che l'eterno ritorno richiede questo, significa che la potenza è sempre presa a spese d'altri. Ma dove emerge allora la distinzione fra il passaggio di potenza legittimo e quello del risentito (perché entrambi sono "furti" se il totale è invariato)? Da come la metti tu, sembrerebbe che il forte ne ha diritto, mentre il debole lo deruba, ma questo presupporrebbe proprio un diritto costituito differente/anteriore/superiore a quello della volontà di potenza immanente che ammette il risentimento, cioè una qualche trascendenza (punto 2). 3) sono d'accordo, Spinoza è più rigido, ma comunque è quanto di più vicino ci sia. 4) questo problema degli "io" per me è fondamentale, proprio in connessione col punto 1 (e col 2). L'immanentismo non ammette facilmente l'io, sicuramente non degli io preesistenti. L'io, seguendo strettamente la logica dell'immanenza, dovrebbe venire fuori a posteriori, e questo Nietzsche lo sapeva e lo ha detto (non più "io penso", ma "esso pensa" si dice nell'aldilà del bene e del male). A questo punto non è problematica la moltiplicazione degli io, né il rapporto col nulla eckhartiano (che c'entra molto di striscio però qui, magari parleremo anche di questo se riusciamo a sbrogliarci). L'egoismo sarebbe però egoismo dell'es, della VdP, e sarebbe unico/immanente, e difficilmente si potrebbe pensare che siano proprio gli io a posteriori a lottiare fra loro per la potenza, quando ne sono un prodotto e uno strumento, per quanto necessario. 5) sono d'accordo anche su questo: Heidegger è interessante finché non tenta di assimilare Nietzsche alla metafisica con una palese cattiva fede. Insomma provo a richiudere la questione in una colonna portante: Pensare la volontà di potenza immanente, e contemporaneamente il risentimento, è possibile solo a condizione di indicare l'insorgere di un campo di trascendenza (cioè di un soggetto/io a posteriori) che si arroga un diritto che non ha immanentemente, e non viceversa (cioè si arroga nella lotta immanente un diritto che avrebbe per trascendenza). Non è una questione di parole, c'è una differenza penso interessante e importante. Non è la volontà di potenza (unica/immanente) che sbaglia o si indebolisce in qualche sua parte forte (?) mentre una sua parte debole (?) la spodesta ingiustamente (?). Ma è all'interno di un singolo egoismo universale che, a posteriori, in un campo di trascendenza, si crea il retromondo (che è necessario per il prospettivismo e quindi per la VdP stessa) che a sua volta può creare le paranoie del risentito quanto quelle del forte spodestato, che d'altronde diventerebbe subito un risentito se lamentasse il "furto"! C'è il rischio che Nietzsche ricada in una contro-morale del reazionario altrimenti. Tutto il resto (Deleuze, Derrida in primis) scaturisce poi da questo problema: la necessità dei soggetti come referenti della potenza, e contemporaneamente la pericolosità della loro fuga dal piano di immanenza (sia nella nullificazione schopenhaueriana che nella totalizzazione hegeliana: le due forme pure di morale). -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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