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> Reazione alla provocazione
phys-
messagio May 26 2007, 10:34 PM
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Parto da un aforisma che ricordo nella sostanza (la mia lettura saltuaria di parti dell'opera di Nietzsche non mi consente di citare con precisione...): fondamentalmente Nietzsche faceva riferimento, in rapporto al tema della maggiore ricchezza spirituale degli antichi, a un immaginario filosofo del passato il quale occupandosi solo della propria "anima", di fronte all'invito di un moderno ad esplorare orizzonti esterni a sé avrebbe potuto replicare: "Forse per te l'indagine di te stesso può risultare limitante; per me non lo è certamente". pwn3d

Questo è solo uno dei tanti scenari in cui N. presenta situazioni dove una scelta filosofica appare "obbligata" a fronte di un ragionamento provocatorio nei confronti della posizione opposta.
Ma per come la vedo io, accogliere una provocazione non equivale forse a "fare il gioco del proprio interlocutore"?
Come reagire dunque alla provocazione? Forse dandogli il peso che gli compete, cioé poco.
Credo che sia proprio delle persone magnanime non lasciarsi trascinare in un discorso impostato in un certo modo sulla scia di una provocazione.

Con questo non voglio parlare di ragione o torto sulle diverse questioni (si può benissimo avere ragione ed essere provocatori), ma ho qualcosa da ridire sul "metodo per convincere".
Forse alcune delle prese di posizioni più autodistruttive di Nietzsche stesso nascono dall'aver ceduto a un pensiero provocatorio da cui si è fatto a torto o a ragione prendere?
Questo thread nasce dalla citazione in un altro di Aurora 179 in cui N. esorta i filosofi a non occuparsi dello stato.


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andreademilio
messagio May 27 2007, 03:28 PM
Messaggio #2


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la provocazione serve a pro vocare , a chiamare una reazione nell' interlocutore. Bisogna vedere le ragioni che di volta in volta la sostengono. Non

mi fermerei all'aspetto polemico o comunque retorico di un argomento : analizziamone il fondamento.

( in realtà difendo la categoria dei provocatori, cui appartengo! )


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