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> "Cosi' parlo' Zarathustra" di Friedrich Nietzsche
rasema74
messagio Mar 28 2007, 03:52 PM
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Questa volta facciamo le cose per bene eh?
Allora, perche' Federico scelse questo titolo?
O meglio, perche' non poteva esserci altro titolo?

Mi ricorda un po' i Vangeli, un po' Platone-Socrate, Omero...
C'e' qualcuno che parla e altri che ascoltano e tra
questi qualcuno che, a un certo punto, comincia a scrivere.
Ma Federico non conobbe di persona Zarathustra,
come avrebbe potuto?

Idea:
E se Nietzsche avesse scritto in uno stato di ispirazione tale
da avere l'impressione che, come dire, qualcuno gli stesse
parlando? Non sarebbe certo il primo nella storia... anche Maometto
scrisse il Corano come parola di Dio, anche se solo dopo alcuni anni
dal momento della rivelazione...

Quindi:
Gesu' >>Matteo, Marco, Luca, Giovanni...>>Vangeli
Allah >>Maometto >>Corano
Zarathustra >>Nietzsche >>Cosi' parlo' Zarathustra

Che ne pensate?
Non vedete una certa convergenza?
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Freddie
messagio Mar 30 2007, 11:44 AM
Messaggio #2


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Il nome di Zarathustra
Bisogna notare che Nietzsche, a questo nuovo «tipo di uomo», dà il nome di una figura storica. E inserisce lo Zarathustra storico, il fondatore di una religione nell'antica Persia, all'interno di una serie rilevante di personaggi, concepiti come una sorta di personale galleria d'antenati spirituali:

Il mio orgoglio invece è che «io ho un'origine» perciò non ho bisogno della gloria. Vivo anche in ciò che moveva Zarathustra, Mosé, Maometto, Gesù, Bruto, Spinoza, Mirabeau; così, - sotto molti aspetti - in me per la prima volta si maturano e vengono alla luce embrioni che hanno avuto bisogno di un paio di millenni. (KSA 9, 642; FP 1881-82,433)

È interessante ricordare che in una prima formulazione dello stesso pensiero (KSA 9,590; FP 1881-82,441), prima che la scrittura diventasse illeggibile, l'unico nome che ricorreva era quello di Zarathustra. Tra i due schizzi si inse-riscono, temporalmente, glosse e appunti che Nietzsche aveva annotato sul suo esemplare dei Saggi del filosofo americano Ralph Waldo Emerson (1802-82). Come si ricava dal commento dell'edizione Montinari, in questo libro si trova più volte sottolineato un passo in cui si parla di Zarathustra e al cui margine Nietzsche ha scritto: «È lui!».
Il passo sottolineato da Nietzsche è il seguente:

Perché meriti che lo si descriva quando si leva e si cinge i fian¬chi e s'avvia da qualche altra parte, noi esigiamo da un uomo che sappia profilarsi nel paesaggio grandioso come una colon-na. Le immagini più degne di fede sono quelle dei grandi uo¬mini che sanno imporsi e attrarre su di sé tutti i sensi fin dal loro primo apparire, come accadde al sapiente orientale, inviato a valutare i meriti di Zarathustra o Zoroastro. Quando il sapiente da Yunnah giunse a Balk, così ci narrano i persiani, Gutasp indicò il giorno in cui i mobeds di ogni terra dovevano I riunirsi e fu approntata per il sapiente di Yunnah una sedia d'oro fino. E, al momento debito, il Yezdam da tutti amato, i| profeta Zarathustra, comparve al centro dell'assemblea. Guardandolo in volto il sapiente di Yunnah disse: «Il suo aspetto, il suo incedere, il suo portamento non possono ingannare: da lui non può provenire che la verità». (KSA 14, 279)

Dal punto di vista contenutistico l'elemento rilevante in questo brano è che la descrizione non concerne la dottrina di Zarathustra: non è questa a impressionare il saggio ospite, bensì il presentarsi del profeta: «il suo primo apparire». Emerson esemplifica, proprio con il racconto persiano, il «tipo di uomo» di cui avvertiva l'«esigenza».
Le «tracce» delle letture di Nietzsche non forniscono una prova sicura del fatto che sia stato proprio questo brano a spingerlo ad adottare il nome di Zarathustra per il suo progetto. In seguito sarà lui stesso a fornire spiegazioni che - senza alcuna falsa modestia - indicano il posto in cui Nietzsche collocava se stesso e il suo pensiero nella storia mondiale. Stando a ciò che dice un frammento del 1884, utilizzando il nome di Zarathustra Nietzsche concepisce la sua opera come l'inizio di una nuova grandiosa concezione della storia:

Ho dovuto rendere onore a Zarathustra, un Persiano; i persiani hanno per primi pensato la storia in tutta la sua grandiosità.' Un seguito di sviluppi, a ognuno dei quali presiede un profeti Ogni profeta ha il suo bazar, il suo Regno di mille anni. (KSJ 11,53; FP 1884 VII, II, 44)

Ma la dichiarazione più ampia in merito al nome Zarathustra è ancora una volta rintracciabile nella straordinaria autopresentazione di Nietzsche, Ecce homo. Rispetto ai passi citati sin qui, si possono notare spostamenti d'accento.
Si tratta ancor sempre di prospettive storiche generali, ma qui - quasi un baricentro delle riflessioni filosofiche nietz¬schiane degli anni Ottanta - a essere sottolineata è la storia del «porre e rovesciare valori». Nietzsche interpreta il suo Zarathustra come «l'autosuperamento della morale», mentre lo Zarathustra storico è colui che ha posto i valori della morale, e che proprio per ciò, in quanto primo, la sovrasta:

Nessuno mi ha domandato, e avrebbero dovuto domandar¬melo, che cosa significhi, proprio sulla mia bocca, sulla bocca del primo immoralista, il nome Zarathustra: perché ciò che costituisce l'unicità di quel persiano nella storia è proprio l'opposto. Zarathustra fu il primo a vedere nella lotta tra il bene e il male la vera ruota che spinge le cose - è opera sua la traduzione della morale in termini metafisici, in quanto forza, causa, fine in sé. Ma questa domanda, in fondo, varrebbe già da risposta. Zarathustra ha creato questo errore fatale, la morale: di conseguenza egli deve essere anche il primo a riconoscere quell'errore. [...] La morale che supera se stessa per veracità, i moralisti superano se stessi diventando il loro opposto - me stesso - questo significa il nome di Zarathustra sulla mia bocca. (KSA6,367;EH377es.)

Questa dichiarazione di Nietzsche sul problema - cronologicamente è l'ultima - apre la questione dell'interpretazione filosofica della denominazione. Il fatto di conoscere il modo in cui lavorava Nietzsche rende in ogni caso assai interessante la ricerca di ulteriori fonti letterarie. Ogni scoperta, infatti, mette in luce impulsi contenutistici sottesi alla stesura di Zarathustra. File Allegato  Also_sparch_zarathustra_frotnespizio.jpg ( 9.47k ) Numero di download: 10


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CITAZIONE
Dei buoni denti e uno stomaco forte - t'auguro questo!
E se ti sei trovato col mio libro,
ti troverai di certo anche con me.
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Joseph de Sil...
messagio Nov 11 2007, 12:16 PM
Messaggio #3


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CITAZIONE(Freddie @ Mar 30 2007, 11:44 AM) *
[...] glosse e appunti che Nietzsche aveva annotato sul suo esemplare dei Saggi del filosofo americano Ralph Waldo Emerson (1802-82). Come si ricava dal commento dell'edizione Montinari, in questo libro si trova più volte sottolineato un passo in cui si parla di Zarathustra e al cui margine Nietzsche ha scritto: «È lui!».
[...] questione dell'interpretazione filosofica della denominazione. Il fatto di conoscere il modo in cui lavorava Nietzsche rende in ogni caso assai interessante la ricerca di ulteriori fonti letterarie. Ogni scoperta, infatti, mette in luce impulsi contenutistici sottesi alla stesura di Zarathustra.

In effetti più di uno studioso qualificato (per es., oltre Montinari, anche Venturelli e Zavatta) fa risalire alla lettura nietzscheana di Emerson (conosciuto fin dal 1862) il primo incontro con il personaggio di Zarathustra da parte di Nietzsche. Invece Hans Wolff, nel suo Friedrich Nietzsche. Una via verso il nulla, scritto nel 1956, ipotizza che “la conoscenza del mondo spirituale d’Oriente Nietzsche l’acquisì probabilmente tramite l’opera di Friedrich von Schlegel, Über die Sprache und Weisheit der Indier nella quale si parla anche di Zarathustra”, tra l’altro proprio nel contesto di una ricomposizione del dissidio tra bene e male (H. Wolff, op. cit., p. 212). Secondo Wolff Nietzsche avrebbe potuto conoscere questa opera di Schlegel fin dai tempi di Pforta (dunque negli stessi anni della lettura dell’opera emersoniana), in quanto essa avrebbe a suo avviso influenzato la stesura dei saggi giovanili Fato e storia e Libertà della volontà e fato (ibidem, pp. 13 sgg.). Ipotesi interessante sotto il profilo ermeneutico, non supportata tuttavia filologicamente (Wolff non fornisce infatti riscontri documentali sulla presenza di tale lettura nel giovane Nietzsche, né io tra le mie fonti ne ho trovato traccia).
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Joseph de Sil...
messagio Oct 6 2008, 09:31 PM
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CITAZIONE(Joseph de Silentio @ Nov 11 2007, 11:16 AM) *
In effetti più di uno studioso qualificato (per es., oltre Montinari, anche Venturelli e Zavatta) fa risalire alla lettura nietzscheana di Emerson (conosciuto fin dal 1862) il primo incontro con il personaggio di Zarathustra da parte di Nietzsche. Invece Hans Wolff, nel suo Friedrich Nietzsche. Una via verso il nulla, scritto nel 1956, ipotizza che “la conoscenza del mondo spirituale d’Oriente Nietzsche l’acquisì probabilmente tramite l’opera di Friedrich von Schlegel, Über die Sprache und Weisheit der Indier nella quale si parla anche di Zarathustra”, tra l’altro proprio nel contesto di una ricomposizione del dissidio tra bene e male (H. Wolff, op. cit., p. 212). Secondo Wolff Nietzsche avrebbe potuto conoscere questa opera di Schlegel fin dai tempi di Pforta (dunque negli stessi anni della lettura dell’opera emersoniana), in quanto essa avrebbe a suo avviso influenzato la stesura dei saggi giovanili Fato e storia e Libertà della volontà e fato (ibidem, pp. 13 sgg.). Ipotesi interessante sotto il profilo ermeneutico, non supportata tuttavia filologicamente (Wolff non fornisce infatti riscontri documentali sulla presenza di tale lettura nel giovane Nietzsche, né io tra le mie fonti ne ho trovato traccia).

Un aggiornamento, che mi sembra importante, in merito alle fonti nietzscheane riguardo il personaggio di Zarathustra. Oltre al già citato Emerson, due riferimenti fondamentali sono:

1) Symbolik und Mythologie der alten Völker, besonders der Griechen (quattro volumi, 1836 ss.) dell’archeologo Friedrich Creuzer, opera che Nietzsche aveva già trovato citata nel primo libro di storia della filosofia da lui letto, Genetische Geschichte der Philosophie seit Kant (1852, letto da Nietzsche nel 1864) di Karl Fortlage (per la ricostruzione della lettura nietzscheana di Fortlage cfr. Brobjer 2008, pp. 46 e 135, che rimanda alla lettera di Nietzsche inviata il 31 ottobre 1864 a Hermann Kletschke. Inedita in italiano, e dunque non presente nel primo volume dell’Epistolario Adelphi perché pubblicata per la prima volta solo nel 1993 nel volume di commento ai Sämtliche Briefe, tale lettera – oltre che in Brobjer che ne riporta alcuni passaggi – è reperibile anche in Benders e Oettermann 2000, pp. 115-116). Quando Nietzsche il 23 aprile 1883 scrive a Köselitz di aver appreso “per caso […] cosa significa ‘Zarathustra’: precisamente ‘aurea stella’” (Epistolario, Vol. IV, p. 345), non ricorda che tale etimologia era già presente appunto nell’opera di Creuzer, che egli aveva preso in prestito dalla biblioteca di Basilea nel 1871 (cfr. Lévy 1904, p. 100; Benders e Oettermann 2000, p. 275) e su cui, dopo averla acquistata, era tornato per dei corsi tenuti nei semestri 1875-76 e 1877-78 (cfr. Janz 1978, tr. it. 1981, pp. 208-209; Gentili 2001, pp. 289-290). Tale testo è tuttora presente nella biblioteca nietzscheana (cfr. Campioni et al. 2003, a cura di, pp. 174-175).
2) Culturgeschichte in ihrer natürlichen Entstehung bis zur Gegenwart (1874) dello storico della cultura e antropologo Friedrich von Hellwald, da cui Nietzsche (che lo aveva già letto nel 1875 e lo stava rileggendo durante la sua prima estate a Sils Maria nel 1881) riprende praticamente alla lettera quanto scrive, non a caso proprio nel 1881, nel suo primo riferimento a Zarathustra: “Zarathustra, nato sul lago Urmi, lasciò a trent’anni la sua patria, si recò nella provincia di Aria e in dieci anni di solitudine sui monti compose lo Zend-Avesta” (FP 11 [195], primavera-autunno 1881, poi in La gaia scienza, § 342, e in Così parlo Zarathustra, “Prefazione”, § 1). Hellwald aveva scritto: “Zarathustra, il grande profeta degli Iraniani […], nacque nella città di Urmi, vicino al lago che porta lo stesso nome. […] All’età di trent’anni egli lasciò la sua casa, andò verso est in provincia di Aria e lì, sulle montagne, passò dieci anni in solitudine, occupandosi della composizione dello Zend-Avesta” (Hellwald 1874, in Brobjer 2008, p. 84, dal cui inglese traduco. A p. 163 Brobjer cita il passo anche nell’originale tedesco). A scoprire che il passo nietzscheano è in realtà una trascrizione da Hellwald è stato nel 1993 Paolo D’Iorio (D’Iorio 1993; 2000), il quale riporta il confronto tra i testi originali.

Riferimenti bibliografici:
• R. J. Benders, S. Oettermann, Friedrich Nietzsche. Chronik in Bildern und Texten (Carl Hanser Verlag, München-Wien, 2000)
• T. H. Brobjer, Nietzsche’s Philosophical Context. An Intellectual Biography (University of Illinois Press, Urbana and Chicago 2008)
• G. Campioni et al. (a cura di), Nietzsches persönliche Bibliothek (Walter de Gruyter, Berlin - New York 2003)
• P. D’Iorio, Beiträge zur Quellenforschung (“Nietzsche Studien”, 22, 1993, pp. 395-402)
• P. D’Iorio, Genèse, parodie et modernité dans "Ainsi parlait Zarathoustra" (in G. Merlio – éd. –, Ainsi parlait Zarathoustra, Editions du temps, Paris 2000, pp. 25-43)
• C. Gentili, Nietzsche (il Mulino, Bologna 2001)
• C. P. Janz, Friedrich Nietzsche. Biographie (3 voll., Hanser, Müncher-Wien, II 1978), tr. it. Vita di Nietzsche, vol. II (Laterza, Roma-Bari 1981)
• A. Lévy, Liste inédite des livres empruntés par Nietzsche à la bibliothèque de Bâle 1869-1879, appendice a Id., Stirner et Nietzsche (Société Nouvelle de librairie et d’édition, Paris 1904, pp. 93-113)
• F. Nietzsche, Opere, edizione italiana condotta sul testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari: Vol. V, tomo II, La Gaia scienza, Idilli di Messina e Frammenti postumi 1881-1882, a cura di M. Carpitella (Adelphi, Milano 1991); Vol. VI, tomo I, Così parlò Zarathustra (Adelphi, Milano 1968)
• F. Nietzsche, Epistolario, edizione italiana condotta sul testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Vol. IV (Lettere 1880-1884) a cura di G. Campioni (Adelphi, Milano 2004)
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