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> determinismo caotico quantistico
adopoeta
messagio Jul 3 2010, 01:06 AM
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"Bisogna avere il caos dentro di sè per generare una stella danzante..."
"causa ed effetto sono mere interpretazioni (non fatti)"
Le critiche di Nietzsche alla causalità e al determinismo di Laplace, nonché l'illuminante ed ispirata celebre frase sul caos e la stella danzante, ben si conciliano con la nuova scuola di pensiero del determinismo caotico quantistico.
Per saperne di più:
http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...quantistica.php
Per gli attenti conoscitori del Nietzsche - pensiero la domanda è quindi questa:
che cosa avrebbe detto Nietzsche a proposito del determinismo caotico-quantistico?
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Sgubonius
messagio Jul 3 2010, 03:07 PM
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La parte di sé ossessionata dal trovare una base scientifica alle sue idee ne sarebbe compiaciuta, ma la parte più profonda di sé, quella che ha preso la tangente a Torino nel 1888, avrebbe forse accolto con indifferenza la cosa, dato che a quel punto la sua filosofia aveva superato di molto le questioni deterministiche.

Alla fine le teorie del caos partono sempre da causa-effetto, e ci ricamano intorno per utilizzare la deduzione anche dove cessa la continuità deterministica.
Peccato che un colpo di dadi non abolirà mai il caso.


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adopoeta
messagio Jul 3 2010, 05:45 PM
Messaggio #3


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 3 2010, 04:07 PM) *
La parte di sé ossessionata dal trovare una base scientifica alle sue idee ne sarebbe compiaciuta, ma la parte più profonda di sé, quella che ha preso la tangente a Torino nel 1888, avrebbe forse accolto con indifferenza la cosa, dato che a quel punto la sua filosofia aveva superato di molto le questioni deterministiche.

Alla fine le teorie del caos partono sempre da causa-effetto, e ci ricamano intorno per utilizzare la deduzione anche dove cessa la continuità deterministica.
Peccato che un colpo di dadi non abolirà mai il caso.


Esiste un lavoro di Sakai e Tokumaru del 1980 nel quale si dimostra che la mappa a tenda è indistiguibile statisticamente da un white noite, il che tradotto in maniera più comprensibile vuol dire che non si può in tal caso distinguere tra il comportamento di un sistema deterministico ed il comportamento di un sistema stocastico, topologicamente equivalenti (ad esempio usando la mappatura simbolica). Crede quindi al caso o al determinismo causa-effetto è semplicemente un'interpretazione o una rispettabilissima opinione.
Nel determinismo caotico-quantistico c'è qualcosa di diverso: si nega sia la causa-effetto, che l'approccio probabilistico, che del resto come dice Nietzsche sono mere interpretazioni e non fatti, per andare verso un approfondimento dove i comportamenti caotici (che non sono invenzioni od interpretazioni, ma fatti dimostrati ad esempio in biologia) ben si legano con i comportamenti quantistici non-locali e discontinui legittimati scientificamente da David Bohm e Alan Aspect.
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Sgubonius
messagio Jul 5 2010, 12:58 AM
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Non conosco tanto queste teorie, però sta di fatto che è sempre un "fatto" sottostante che vanno a fondare, mentre per Nietzsche non solo causa ed effetto sono interpretazioni, ma qualunque cosa lo è. "Non esistono fatti, solo interpretazioni". Il fatto stesso si dimostra solo con cause ed effetti, senza di essi cade la dimostrabilità e cade il fatto. La Volontà di Potenza come sostanza, come tutto, significa proprio pensare il tutto come interpretazione senza fatto, la materia come insieme di nessi relazionali (quanti) e affettivi di potenza, prospettici e a-rappresentativi (quindi non immersi e localizzati in uno spazio tempo cartesiano in cui possano interagire, sono spazio e tempo stessi a generarsi dalla VdP).

La scienza qui non potrà mai arrivare, nel momento in cui teorizzi devi prima rappresentare, e quando rappresenti stai fissando la prospettiva, considerando una interpretazione soltanto, il che implica perdere l'oggetto di quella interpretazione (ovvero le altre interpretazioni). Forse può aiutare pensare alle monadi di Leibniz, togliendo però di mezzo l'armonia prestabilità (Husserl è molto onesto e capiva perfettamente che senza armonia prestabilita non si dà scienza, e che una scienza del caos è un aborto) e immaginando quindi una divergenza ed incompossibilità fra i mondi (interpretazioni, valutazioni di potenza) di ogni monade (quanto). Se ne considero una (e devo farlo se voglio mantenere un rigore scientifico), perdo quanto di incompossibile (cioè del tutto non appartenente e non deducibile, una vera discontinuità di causa ed effetto che distrugge ogni derivazione) vi è nelle altre.

In un frammento postumo del periodo di redazione della Volontà di Potenza, Nietzsche dice chiaramente che se anche si trovasse un modo per calcolare/prevedere l'andamento del caos, questo sarebbe possibile in quanto espressione della propria potenza (calcolatoria, di previsione), in altre parole sarebbe sempre un modo di imprimere l'essere sul divenire, la propria chiave musicale sul mondo di forze disarmoniche. Ma l'essenza della potenza è di interpretare altre interpretazioni, per cui ogni fissazione è sempre indebolimento, fatta eccezione per il pensiero dell'Eterno Ritorno (e ogni altra forma analoga di pensiero), che ha proprio la circolarità e ricorsività necessarie per "interpretare interpretazioni". Qui sì la causa è anche l'effetto, e viceversa, per cui nessuna esiste "una volta per tutte" (come non esiste il fatto in sé: ogni interpretazione segue l'altra finché prima o poi, lungo la catena, sarà inverso il rapporto), eppure esiste la necessità "per tutte le volte" (pilastro fondamentale del pensiero di Nietzsche, il Fati dell'Amor Fati, che in una teoria puramente caotica, nemmeno stocastica, si perderebbe).


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adopoeta
messagio Jul 6 2010, 06:19 PM
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Del resto qualsiasi concetto che adoperiamo è interpretazione, come ad esempio i concetti di caos, entropia, determinismo, probabilità, caso, prevedibilità, imprevedibilità, quanti. E lo stesso medesimo concetto può avere intepretazioni diverse.
Lo stesso nostro linguaggio, la grammatica usuale nostra basata sull'intepretazione soggetto-oggetto è interpretazione, al tal punto che spesso il vocabolario ed il modo di usarlo, ed il significato che si dà ad un singolo concetto o a più concetti messi assieme è limitato e limitante. Spesso infatti, sia nella scienza che nell'umanesimo si sono resi necessari nuovi concetti, e nuovi quadri concettuali, e ciò continua ancora. Ognuno poi ha un background differente e attitudini talenti differenti al punto che una medesima frase ad esempio può dar luogo ad interpretazioni anche estremamente differenti. Volendo essere pignoli non si dovrebbe parlare di nulla perchè tutto è interpretazione. Infatti ci sono difficoltà a comprendersi perché ognuno mette sul piatto delle relazioni della vita e nella vita interpretazioni che giocoforza possono facilmente non essere in armonia. Ciò dovrebbe imporre la sospensione di ogni giudizio proprio perché ogni giudizio è fondato su gerarchie intricate di interpretazioni. Pure qualsiasi dualità od apparenti contraddizioni come determinismo-stocasticità, continuità-discontinuità, ecc. sono interpretazioni. E chissà, anche la dualità "unità-molteplicità". Riguardo alla scienza convenzionale ha enormi limiti, dettati spesso dal suo riduzionismo, ma è pure essa un concetto che può essere differentemente interpretato, ed oltretutto c'è la scienza convenzionale riduzionista, quella di frontiera tentente all'olismo e ad una visione multidisciplinare dove ad esempio l'interpretazione olografica dell'universo richiama facilmente le monadi di Leibniz, seppur con tutti i distinguo che fa David Bohm, dato che il concetto di monade fa pensare a qualcosa di fisso ed atomistico in cui si specchia tutta l'informazione dell'universo, mentre nella visione bohmiana, come in quella di Nietzsche a quanto pare non vi è nulla di atomistico, ma tutto è riconducibile a relazioni e processi, negando il concetto stesso di sostanza, di materia e di particella elementare come tradizionalmente inteso. La scienza ortodossa per così dire è quindi isolata in una torre d'avorio, dove conservazione e superbia giocano ruoli fondamentali, ma ciò non implicata che essa possa non essere differentemente interpretata: riconoscere i limiti di tale scienza è senz'altro opportuno, ma non per questo occorre abbandonarla, o tentare di migliorarla nei suoi approcci e fondamenti. Sono curioso di sapere perché si definisca il caos deterministico un aborto, e quale sia il grado di conoscenza, approfondimento ed applicazione in qualsivoglia disciplina per esprimere un tale giudizio.
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Sgubonius
messagio Jul 6 2010, 11:41 PM
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Sì infatti avrei sostenuto in molti punti (ed è l'indirizzo che le interpretazioni nietzschiane hanno preso nella seconda metà del XIX secolo anche con spunti lacaniani ed heideggeriani) che la Volontà di Potenza ha la forma di un linguaggio (è lo stesso Nietzsche a dirlo piuttosto chiaramente, a richiesta posso ritrovare le citazioni precise). In questo senso non si può più pensare atomisticamente né monadisticamente (cioè diciamo "a compartimenti stagni").

Il non essere in armonia, più che essere una cosa "probabile" sarebbe proprio una necessità, la necessità affinché il mondo sia in movimento e non abbia già raggiunto il suo stato armonico supremo dal quale non avrebbe motivo (finalistico) di svincolarsi. Di fronte a questa disarticolazione di fondo, qualunque scienza parte in svantaggio (poi bisogna intendersi su cosa significa scienza: quando parlavo di aborto per le teorie del caos intendo solo qualora si fondino sul metodo scientifico, ovvero qualora si pretendano scienze, perché il metodo scientifico per sua natura richiede la correlazione di causa ed effetto, anche solo stocastica). Come ti dicevo non sono informatissimo riguardo alle varie teorie, parto solo dal presupposto (linguistico) che tutte le teorie scientifiche si verifichino sperimentalmente, e che senza tale verifica si può anche chiamarle filosofie a questo punto.

Poi è lo stesso Nietzsche ad elogiare spesso l'atteggiamento scientifico quando si tratta di decostruire, ed è chiaro che la "scienza" come processo non va abbandonata. Va forse seriamente considerato se non sta diventando uno scopo (un nuovo idolo o un nuovo Dio) che finirebbe per instaurare solo nuove monadi e nuove in-formazioni apparentemente atee. Per cui non dubito che delle grandi menti possano scavare sotto la torre d'avorio, e magari farla crollare, dubito che si possa arrivare a conclusioni molto diverse da quelle di Nietzsche, che di "conoscitivo" e "applicativo" non hanno nulla (e quindi sono incompatibili con le scienze e le tecniche).

Per farla più breve: in condizioni caotiche, ha senso un problema ancora puramente teoretico? Non emergono necessariamente domande estetiche ed etiche al posto?


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adopoeta
messagio Jul 11 2010, 05:38 PM
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E' un piacere conversare su questi argomenti, pure perché non sono un filosofo, ma credo molto nella multidisciplinarietà
e nel contributo che ogni disciplina possa dare ad ogni altra.
Riguardo al cosiddetto caos deterministico scoperto sperimentalmente da un meteorologo negli anni sessanta, ma già
teorizzato agli inizi del 1900 dal matematico francese Henry Poincaré, c'è del materiale interessante per approfondire
l'argomento seguendo questo link http://ilfattorec.altervista.org/fcindice.html ove viene spiegato in maniera piuttosto
semplice, e dove viene introdotto pure il lavoro di David Bohm, che seppur essendo stato un grandissimo scienziato,
è stato praticamente isolato dal mondo scientifico "ortodosso", per vari motivi che esulano alla scienza, tra i quali la protezione conservatrice che operavano e continuano ad operare le teorie dominanti (come quella dell'interpretazione classica dei
quanti di Bohr) ed il fatto che l'approccio bohmiano va verso una scienza di frontiera in cui emergono elementi per così
dire metafisici. E' normale passare per eretici quando si sta scardinando uno status quo esistente, ma la coerenza esplicativa
e divulgativa, con ampio uso di metafore, da parte di Bohm, supera in maniera eccellente l'eccessivo astrattismo scientifico
comunque pieno di contraddizioni, ed insufficiente a spiegare e tentare di comprendere la realtà delle cose.
In un certo senso la multidisciplinarietà, oltre al fatto di arricchire ricercatori attivi in campi differenti, permette di costruire
poco a poco dei quadri sempre più armonici e coerenti, che dovrebbero sempre più confermarsi l'un l'altro, in modo tale
che le condraddizioni esistenti vengano progressivamente superate, sebbene la complessità di un tale approccio richieda un notevole dispendio di energie ed un aggiornamento e studio continuo (interessanti a questo proposito i dialoghi tra Bohm e Krishnamurti, e tra Jung e Pauli).
Vedo in Niezsche, per quel poco che lo conosco, un meraviglioso distruttore di certezze, e trovo questa la strada maestra affinché non si continui a tentare di mettere il vino nuovo nelle botti vecchie, come è usanza comune tra gli scienziati ad esempio (non sono neppure uno scienziato, sia chiaro).
Ho avuto la fortuna di conoscere un precursore, un uomo del futuro, che applica con successo le discipline di cui sopra
in medicina, così posso avere una gradevole visione di come la teoria sia confermata dalla pratica, dalla sperimentazione, dall'evidenza clinica, in breve, dai fatti. Putroppo è un uomo del futuro, ed in quanto tale è inascoltato, per vari motivi, essendo anziano e solo e dovendosi scontrare quotidianamente con poteri troppo forti. Di lui mi piace il fatto che spesso e volentieri cita Nietzche, e grazie a lui ho finalmente compreso cosa voleva dire nella celebre frase "bisogna avere il caos dentro di noi per generare una stella danzante".
Spesso la filosofia è giunta in soccorso della scienza, o viceversa, fatto sta che è importante trovare una coerenza filosofica (o scientifica) a quanto si vuol affermare. Esistono nella storia persone davvero profondamente ispirate, in tutti i campi, veri e propri geni, come lo è stato Nietzsche, che non avevano bisogno di alcuna conferma, quasi parlassero spesso per volontà superiore, inedita ed estremamente originale.
Per quel poco che ho capito del caos deterministico (seppure non mi piaccia in questo senso la parola deterministico, perché può dar luogo a fraintesi, e richiamare la causa-effetto) esso non è una scienza, bensì un'interpretazione matematica delle forme, della bellezza, delle armonie e dei processi della natura, per cui non dovrebbe essere trasformato in nessuna credenza o ismo. E' uno strumento utile per distruggere certezze, ed ha allo stesso tempo la profonda umiltà che porta a dire che non possiamo spiegare tutto (date le caratteristiche intrinseche di imprevedibilità ed incertezza proprie dei sistemi dinamici non lineari). Queste proporzioni, analogamente ai frattali scoperti quasi contemporaneamente in maniera autonoma da Mandelbrot, una sorta di geometria del caos, si trovano nelle piante, nei fiori, nei coralli, nelle foglie, nelle nuvole, nelle montagne e nei tratti costieri, nel delta dei fiumi, nel nostro sistema nervoso, in tutti i sistemi biologici del corpo umano, quando sono fisiologicamente sani. Una affermazione azzardata sarebbe quella di dire che "il caos è vita", dato che quando esso scompare
il sistema biologico tende verso la patologia (comportamenti od equilibri periodici) o la cronicità (punto fisso, esempio l'elettrocardiogramma piatto).







CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 7 2010, 12:41 AM) *
Per farla più breve: in condizioni caotiche, ha senso un problema ancora puramente teoretico? Non emergono necessariamente domande estetiche ed etiche al posto?

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Sgubonius
messagio Jul 12 2010, 02:42 PM
Messaggio #8


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CITAZIONE(adopoeta @ Jul 11 2010, 06:38 PM) *
In un certo senso la multidisciplinarietà, oltre al fatto di arricchire ricercatori attivi in campi differenti, permette di costruire
poco a poco dei quadri sempre più armonici e coerenti, che dovrebbero sempre più confermarsi l'un l'altro, in modo tale
che le condraddizioni esistenti vengano progressivamente superate



E' su questa sintesi (dialettica?) fra contraddizioni che non sarei d'accordissimo (e non lo sarebbe Nietzsche da quanto mi è dato sapere).
L'arricchimento semmai può arrivare dalla contraddizione se resta irrisolta, dalla filosofia se pone delle domande alla scienza, stimolando in essa un proliferare di ricerca innovativa, e dalla scienza se costruisce un sistema funzionale e funzionante con cui la filosofia deve fare i conti oggi (pensa a quanto Heidegger ha "usufruito" dell'universalismo scientifico per tirare le somme della storia della metafisica come trionfo della tecnica). Ma senza che si risolva niente alla fine della fiera, dato che il risolvere appartiene ancora ad un periodo in cui filosofia e scienza viaggiavano a braccetto (nell'introduzione della fenomenologia dello spirito, le due parole sono quasi sinonimi, almeno lo sono se si considera la filosofia allo stadio dello spirito assoluto).

Il problema di una teoria del caos (di tutte le teorie del caos) è che sembra esserci una petitio principii. Se la realtà (vitale almeno) è caotica, l'analisi è al limite descrittiva e non arriverà mai ad alcuni risultato utilizzabile (tecnico). Per cui è una teoria vuota (penso allo scarso uso che per ora si è stati in grado di fare dei frattali, a parte esteticamente, per esempio l'applicazione ai mercati finanziari è una cavolata). Se invece il caos si armonizza in qualche modo alla fine ed è "masticabile", di fatto siamo davanti solo ad una matassa da sbrogliare (Nietzsche parla spesso di enigma per indicare questo concetto, ma aggiungendo un'accezione chiaramente "giocosa" al processo). Ovviamente per Nietzsche la questione è più semplice che per la scienza: il vero non esiste, esiste la potenza. Il caos non sottosta a causa ed effetto ma è volontà di potenza, che poi si potrebbe anche chiamare "sbrogliare matasse" con scarsa perdita di generalità, se le matasse non si sbrogliano mai del tutto (non si risolvono). Le contraddizioni non si superano, esse sono la vita e l'esistenza, e qui una scienza canonica è in un terreno minato, e si ci si avventura direi che non vale più la pena di usare le definizioni di scienza e di teoria, perché tanto varrebbe parlare di arte e di opera d'arte, dato che il campo è quello della creazione tout court.


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adopoeta
messagio Jul 12 2010, 09:21 PM
Messaggio #9


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 12 2010, 03:42 PM) *
Ovviamente per Nietzsche la questione è più semplice che per la scienza: il vero non esiste, esiste la potenza. Il caos non sottosta a causa ed effetto ma è volontà di potenza, che poi si potrebbe anche chiamare "sbrogliare matasse" con scarsa perdita di generalità, se le matasse non si sbrogliano mai del tutto (non si risolvono). Le contraddizioni non si superano, esse sono la vita e l'esistenza, e qui una scienza canonica è in un terreno minato, e si ci si avventura direi che non vale più la pena di usare le definizioni di scienza e di teoria, perché tanto varrebbe parlare di arte e di opera d'arte, dato che il campo è quello della creazione tout court.

C'è un po' da trovare una concordanza su cosa si intenda con il concetto di caos, perchè anche riferendosi all'uso che ne faceva Nietzsche di questo concetto, a quel tempo il caos deterministico ad esempio non era ancora stato scoperto. In effetti esso non è mai stato mai propriamente o direttamente definito, e la sua definizione è sempre indiretta, ovvero guardando il comportamento dei sistemi dinamici. Le sue applicazioni e riscontri sono molteplici, come ad esempio in biologia, in genetica, in medicina, in chimica, in fisica, nelle neuroscienze. Comunque lo si intenda o lo si definisca, occorre abbandonare il concetto di
dis-ordine, ed approssimarsi invece all'idea di un ordine complesso e superiore (da non confondere con ordine complicato e confuso). Nei sistemi biologici sani, ad esempio, il caos deterministico è indice di una realtà non-locale (coi caratteri della discontinuità, della sincronicità e della simultaneità), ed essa sussiste parallelamente alla realtà locale, con consumo di energia nello spazio-tempo. In caso di patologia, il caos deterministico scompare (assieme alla realtà non-locale), e si osserva solo la realtà locale. Questo per dire che nei sistemi viventi esistono vari ordini, gradi e gerarchie, ma si tratta pur sempre di processi, in certe fasi reversibili, e quindi effettivamente tutto esiste in potenza, e muta miliardi di volte al secondo, sia per la sensibile dipendenza dalle condizioni iniziali, sia per il libero arbitrio. Le contraddizioni esistono chiaramente solo a livello interpretativo, e non fattuale, mentre la creatività è legittimata dai caratteri intrinsechi del caos.
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Sgubonius
messagio Jul 13 2010, 12:08 AM
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La questione dei "livelli" è intrigante, però come ti dicevo resta la questione di fondo: come si usano poi queste teorie (la questione etica)?
Si potrebbe riassumere la questione con le parole pesantezza e leggerezza. Come tutte le tecniche (ivi comprese quelle artistiche), esiste un modo "pesante" e un modo "leggero" di applicazione. Nella scienza potrebbe essere lo stesso. Finché l'ossessione è di "risolvere tutto", siamo all'istinto di morte che si cammuffa dietro tutta la metafisica occidentale (e non solo), siamo nella pesantezza totale, siamo nelle note del Parsifal di Wagner. Se invece c'è una volontà di potenza che vuole sempre superarsi sciogliendo enigmi consciamente posti dalla vdp stessa, all'infinito, in una sorta di gioco, siamo forse più vicini al crescendo rossiniano (che in genere culmina in una sorta di "eterno ritorno").

Insomma tutto si gioca nella testa (nella creazione di valori) dello scienziato o dell'appassionato che approfondisce.


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messagio Jul 13 2010, 11:12 AM
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Scusate, non vorrei fare il guastafeste, ma non capisco la logica di discutere di questioni avanzate quando non si posseggono i "prerequisiti".
In questo modo si rimane a un livello "divulgativo" senza realmente comprendere le questioni, quindi è futile prendere posizione.
Nemmeno il grande Nietzsche avrebbe potuto dire qualcosa di rilevante in materia senza lunghi e attenti studi, e probabilmente non avrebbe avuto interesse sufficiente per dedicarvi tanto tempo.
Forse è meglio limitare le incursioni scientifiche in ciò che si può comunque affrontare in maniera soddisfacente in prima persona; più prosaicamente, citando Feynman: "the pleasure of finding things out".


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Non ci sono labirinti da cui tu non possa uscire - M. Frost
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messagio Jul 14 2010, 12:17 AM
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Infatti penso che si sia rimasti quasi sempre ad un livello generico, proprio per ignoranza (almeno mia) delle teorie specifiche, oppure partendo solo dai presupposti nietzschiani e discutendo di fatto la filosofia di Nietzsche in relazione alla problematica del caos, senza particolare riferimento alle teorie specifiche nemmeno in questo caso. In particolare mi interessava proprio introdurre il problema del riaffermarsi dialettico che la scienza conduce anche oltre i suoi schemi rigidi tradizionali, smontati solo per ricostruirli in scala maggiore (col precedente che diventa un "caso specifico" del modello attuale). Finché smontiamo (antitesi) solo per ricostruire più in grande (sintesi), non siamo il bambino che fa e disfa innocentemente mucchi di sabbia di cui parla Nietzsche.


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messagio Jul 14 2010, 02:02 PM
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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 13 2010, 01:08 AM) *
Se invece c'è una volontà di potenza che vuole sempre superarsi sciogliendo enigmi consciamente posti dalla vdp stessa, all'infinito, in una sorta di gioco, siamo forse più vicini al crescendo rossiniano (che in genere culmina in una sorta di "eterno ritorno").
Insomma tutto si gioca nella testa (nella creazione di valori) dello scienziato o dell'appassionato che approfondisce.


E' su questo secondo piano che dovremmo umilmente cercare di porci. Potrei entrare in questioni dettagliamente tecnico-scientifiche, ma a che scopo? Non si tratta di dire di più e quanto di più possibile su certi argomenti, benché in potenza sia possibile, perché ciò che più conta è costruire un dialogo su una base comune in cui ci si possa intendere e comprendere, e questo implica di stare molto leggeri (e non entrare troppo in profondità, se non quando effettivamente occorre, tentando magari delle metafore o delle spiegazioni per non addetti ai lavori), ma mai superficiali, o semplicistici, benché si provenga da background differenti. Non si tratta nemmeno di nutrirci di nozioni e concetti, bensì di spogliarsi di tutto ciò che si possiede o che si porta in bagaglio, perché solo così può fiorire un'arte creativa (e l'arte creativa è ben venuta in tutte le discipline, siano esse scientifiche, umanistiche, ecc.).
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messagio Jul 14 2010, 03:22 PM
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Purtroppo nella scienza temo che liberarsi dell'ideologia del risultato, dello scopo (Rilke diceva che "niente è pesante come l'arrivo"), sotto cui si cela quello che Nietzsche chiama nichilismo passivo o predicazione di morte (Freud ha poi ripreso questa idea), sia piuttosto difficile. Oppure non so quanto avrebbe senso parlare ancora di scienza.


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 14 2010, 04:22 PM) *
Purtroppo nella scienza temo che liberarsi dell'ideologia del risultato, dello scopo (Rilke diceva che "niente è pesante come l'arrivo"), sotto cui si cela quello che Nietzsche chiama nichilismo passivo o predicazione di morte (Freud ha poi ripreso questa idea), sia piuttosto difficile. Oppure non so quanto avrebbe senso parlare ancora di scienza.

Come già detto lasciamola perdere quella scienza nichilista fondata sul riduzionismo, non ci interessa. Ciò che può interessare è la nuova scienza di frontiera, è quella che può fornire elementi interessanti, ed oltretutto può chiamarsi scienza, benché certa ortodossia di cosiddetti scienziati affermati continui ad ignorarla e a non prenderla in considerazione.
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A questo punto tanto meglio non avere la considerazione del "mainstream", l'unico problema è se si necessita di qualche mezzo tecnico costoso, che va finanziato, cosa difficile ancora una volta senza uno "scopo", senza qualcuno che abbia il suo ritorno economico. Questo fra l'altro vale anche per alcune arti (il cinema su tutte), e non è un discorso banale, perché portato all'estremo rivela una struttura di base anche dell'etica nietzschiana: se è vero che lo scopo e la tecnica sono anticamere del nichilismo, è vero anche che farne a meno è un nulla rinunciatario solo più diretto. Sarà quindi inevitabile un certo nichilismo (quello attivo), sarà inevitabile una certa dose di "scienza" (intesa qui come metodo), una dose di "scopo" (ricorre spesso in N. l'idea che bisogna darsi continuamente nuovi scopi, non vivere nell'assenza di scopi che equivale ad uno scopo fisso al negativo), una dose di "ritorno", che nell'economia del superuomo diventa però un "eterno ritorno".


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adopoeta
messagio Jul 15 2010, 10:26 PM
Messaggio #17


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 15 2010, 10:28 PM) *
A questo punto tanto meglio non avere la considerazione del "mainstream", l'unico problema è se si necessita di qualche mezzo tecnico costoso, che va finanziato, cosa difficile ancora una volta senza uno "scopo", senza qualcuno che abbia il suo ritorno economico. Questo fra l'altro vale anche per alcune arti (il cinema su tutte), e non è un discorso banale, perché portato all'estremo rivela una struttura di base anche dell'etica nietzschiana: se è vero che lo scopo e la tecnica sono anticamere del nichilismo, è vero anche che farne a meno è un nulla rinunciatario solo più diretto. Sarà quindi inevitabile un certo nichilismo (quello attivo), sarà inevitabile una certa dose di "scienza" (intesa qui come metodo), una dose di "scopo" (ricorre spesso in N. l'idea che bisogna darsi continuamente nuovi scopi, non vivere nell'assenza di scopi che equivale ad uno scopo fisso al negativo), una dose di "ritorno", che nell'economia del superuomo diventa però un "eterno ritorno".


Ed è qui che viene il bello, perché ad esempio la semeiotico biofisica quantistica, estensione della semeiotica classica, disciplina della medicina che studia i segnali ed i comportamenti del corpo umano per diagnosticare le patologie, col supporto dei quanti e del caos deterministico, si rivela fondamentale per la diagnosi prevenzione di gravi patologie quali il cancro, il diabete, le cardiopatie ischemiche, l'ipertensione, ecc. grazie al semplice uso dello stetoscopio. In breve, senza alcun uso di alcun macchinario, di test clinici, di costosissimi esami di laboratorio, di costosissime macchine presenti negli ospedali, con uno semplice strumento a disposizione di qualsiasi medico curante, è possibile non solo diagnosticare le potenziali malattie di cui sopra, ben prima che insorgano, ma pure attuare terapie preventive effiaci in modo tale che il rischio di contrarle diventi residuale. Putroppo, ad oggi, in Italia, rimane inascoltata, perché chiaramente pensa con quanti interessi si scontra (politici, economici, case farmaceutiche, produttori di macchinari per uso ospedaliero, ecc.) benché il beneficio sarebbe per tutti, generalizzato, sia in termini di salute e di numerose vite umane che si potrebbero salvare (basti pensare ad esempio a tutti quei giovani sportivi che muoiono per infarto miocardico seppure vengano annualmente monitorati cardiologicamente da una scienza ortodossa incapace fino ad ora di rivelare le loro cardiopatie latenti), sia in termini di risparmio per la sanità pubblica, ancorché privata.
Questo è un esempio per dire che a volte la natura ci stupisce, permettendoci delle cose che magari neppure ci immaginavamo, ma del resto non può essere che così, perché sarebbe una profonda ingiustizia, come attualmente è, che la salute sia spesso a beneficio di chi può finanziariamente permetterselo. Ed invece, con uno strumento molto semplice, che magari si può costruire rudimentalmente pure in qualche luogo isolato dell'Amazzonia o dell'Africa, è possibile attraverso la percussione ascoltata, ascoltare appunto ciò che ha da dirci il nostro corpo quando opportunamente stimolato, agendo di conseguenza.

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Sgubonius
messagio Jul 16 2010, 07:18 PM
Messaggio #18


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Beh qui però non vedo più cosa abbia a che fare con la filosofia e con Nietzsche!
Diventa solo una questione medica e semmai economica.


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adopoeta
messagio Jul 16 2010, 11:24 PM
Messaggio #19


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jul 16 2010, 08:18 PM) *
Beh qui però non vedo più cosa abbia a che fare con la filosofia e con Nietzsche!
Diventa solo una questione medica e semmai economica.

Il legame tra la semeiotica biofisica quantistica ed il determinismo caotico quantistico
è evidente nel link già postato inizialmente in questo 3D:
http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...quantistica.php

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adopoeta
messagio Jul 16 2010, 11:27 PM
Messaggio #20


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CITAZIONE(adopoeta @ Jul 17 2010, 12:24 AM) *
Il legame tra la semeiotica biofisica quantistica ed il determinismo caotico quantistico
è evidente nel link già postato inizialmente in questo 3D:
http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...quantistica.php


Ecco il link corretto:
http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...quantistica.php
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