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> Arte e scienza?, Un legame bizzarro
NIHILO
messagio Feb 27 2008, 10:34 AM
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Ieri ho appreso dalle tv news che il 13 Marzo a Roma
si aprirà, presso l'Auditorium, il festival della matematica.
Mi dispiace non poter partecipare per ragioni di lavoro e
tempo, ma voglio commentare rapidamente quello che
sarà l'argomento centrale dei dibattiti, ossia che il nesso
tra scienza ed arte esiste e non è una chimera.
Secondo me Nietzsche avrebbe considerato questa
prospettiva uno dei tanti "mascheramenti" della cultura
occidentale, che vorrebbe far apparire ameno quello
che talvolta è terribile, ammantare del velo dell'apolinneo
dei campi di indagine nei quali la durezza e la freddezza sono,
a mio avviso, di rigore, estetizzare ciò che deve avere uno sviluppo
gnoseologico che non ammette infingimenti.
So che in Italia molti ragazzi sono "spaventati" dalle cosiddette
scienze esatte, e allora forse, in buona fede per carità, si cerca loro
di indorare la pillola, ma, con tutto il rispetto per chi propone queste
suggestioni, siffatti metodi spesso fanno andare incontro
a cocenti delusioni.


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DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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phys-
messagio Feb 27 2008, 11:43 AM
Messaggio #2


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Non hai tutti i torti, anch'io penso che la scienza non sia esattamente qualcosa di "ameno", d'altra parte neanche l'arte necessariamente lo è.
Però non bisogna neanche esagerare nel senso opposto: nella mia esperienza ho trovato un grande senso di bellezza nelle teorie scientifiche, solo che è un bello diverso da quello artistico, anche se non saprei spiegare bene in cosa differiscono.
Poi che "durezza e freddezza siano di rigore" mi pare opinabile, anzi secondo me l'impervietà della materia dovrebbe essere stemperata dalle doti umane di chi la pratica, cosa che di rado avviene a causa dei limiti personali dei diretti interessati.
A mio parere una scienza sostenibile passa anche attraverso una disposizione interiore benevola senza la quale il "portare alle estreme conseguenze" i risultati nuovi della scienza, che possono anche non essere piacevoli, finirebbe per introdurre una disumanità gratuita e insensata.
Circolava la barzelletta che i fisici ungheresi fossero stati mandati dai marziani per distruggere la Terra perché molti di loro, in particolare Edward Teller, teorizzavano la guerra atomica come "normale" alla luce del nuovo scenario.
Un ritorno alla "gioia del pensiero" di Einstein mi pare la risposta più adeguata a quel tipo di mentalità.


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