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> rapporto fra Nietzsche ed i monoteismi ebraico e cristiano.
NIHILO
messagio Jun 24 2008, 02:00 PM
Messaggio #21


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CITAZIONE(Sgubonius @ Jun 20 2008, 12:01 PM) *
Io rimango comunque scettico sull'idea del Nietzsche ultimo metafisico, o meglio lo vedo più come "primo" anti-metafisico (primo fra virgolette perchè ovviamente i presocratici erano i primi, e forse alcuni come spinoza hanno toccato questa fine della metafisica prima di Friedrich).
In fondo mi pare che il contrasto ente-essere non sia molto lontano dal contrasto apollineo-dionisiaco, dove il principio di individuazione e la ragione che vuole fondare tutto si scontrano con il grande turbine caotico dell'essere. Di metafisico in Nietzsche c'è solo il concetto della VdP che in effetti rimane per me il peggior esito del suo pensiero, almeno considerato nell'ottica di farne un nuovo principio assolutizzante.
In questa dimensione Heidegger ha concettualizzato molto bene (anche troppo) per poi schiantarsi contro il muro del non-concetto per eccellenza, campo dove le sue armi erano del tutto innocue. In sostanza non ha detto niente di nuovo (però lo ha ridetto molto bene!).

Tornando al tema del topic io dico che c'è una profonda relazione fra Nietzsche/Zarathustra e il Cristo nella sua dimensione più profondamente umana. Lui stesso lo riconosceva e apprezzava Gesù uomo inattuale, distruttore della legge e forse primo a-morale. La critica dell'Anticristo mi sembra sia volta soprattutto al Cristianesimo platonico che è scaturito dai Vangeli, attraverso figure come San Paolo. In fondo penso che una teologia ritorni necessariamente, anche per gli atei, nella misura in cui si ragiona intorno all'uomo. Ognuno di noi ha necessariamente un "daimon" socratico a cui inevitabilmente obbedisce, così è anche per il superuomo, che fedele alla terra obbedisce al destino, con amore.

Avevo scritto un reply abbastanza dettagliato a questo tuo intervento, Sgub, ma improvvisamente
ho dato un invio indebito e mi è saltato tutto.
Siccome, probabilmente complice il caldo torrido, da qualche giorno il mio quantum
- noblèsse oblìge laugh.gif - di indolenza romana si fa sentire, non mi va di riscrivere tutto.
Mi limito ad osservare che la relazione, più che fra Cristo e Zarathustra, sussiste tra
Cristo ed il principe My'shkin dell'idiota di Dostoevskij - v. l'anticristo -.
Secondo N. Cristo non pretese mai che la sua predicazione visionaria ed irrevocalbilmente
utopistica dovesse tradursi in un sistema dottrinale, alla cui elaborazione procedette Paolo,
conferendo alla parola di Gesù un carattere dogmatico.
In questo risiede la nobiltà del nazareno. mellow.gif


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Sgubonius
messagio Jun 24 2008, 02:09 PM
Messaggio #22


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Premetto che di filologia sono totalmente ignaro!
Il problema sulla Volontà di Potenza non è cosa abbia voluto dire Nietzsche, cosa abbia letto, come ci sia arrivato, il problema è di fondo, nella filosofia, nella significatività di questa idea.
Nietzsche è il filosofo del prospettivismo, e su questo siamo tutti d'accordo, è evidente che anche nell'inserire un concetto come questo lo si debba prendere con un interpretazione sfaccettata e non come una legge unica. La mia critica (con la quale appunto giustificavo nella VdP quello che Heidegger dice) è che non ha alcun senso pensare la volontà di potenza come concetto sfaccettato che non sottosta all'individuazione, è un modo di porre la questione per assecondare l'assioma di prospettivismo, ma non riesco a capire come sia credibile. Mi spiego meglio se ci riesco.

Per quello che ho visto io (ho letto relativamente poco quindi potrei mancare alcuni passaggi) il problema della VdP è il seguente: dopo aver costruito un allontanamento dalla filosofia "metafisica" che va da socrate a hegel e quindi a tutto ciò che pone sotto concetto in un identità/individuazione apollinea razionale della realtà per arrivare a professare la superiorità della dispersione nella molteplicità della vita e nella sua sostanziale insensatezza, Nietzsche si trova a dover in qualche modo giustificare un etica (quella dello Zarathustra) che di per sè non ha più un fondamento, come Spinoza aveva basato la sua Ethica sulla sostanza/dio e sull'idea che si dovesse massimizzare la propria potenza come emancipazione dall'immaginazione.
Questa potenza che deve essere appunto ciò che rende il superuomo preferibile all'uomo non può non essere un principio che ritorna alla ricerca di un "senso" (di un ordinamento meglio-peggio) e quindi dell'individuazione di un valore comune in base al quale decidere/giudicare. La volontà di potenza è superflua, se un fondamento è necessario allora la filosofia è almeno un pochino metafisica per necessità, se non è necessario un fondamento allora perchè introdurre la VdP (e la filosofia in generale)?


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NIHILO
messagio Jun 24 2008, 02:49 PM
Messaggio #23


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E infatti qui ci si ferma, nel senso che non è dato asserire se la WzM sia pulsione
cieca che trova una regolarità soltanto statistica nell' incessante contrasto tra gli enti
che collidono ciascuno con un proprio quanto di potenza, ovvero se n. voglia elevare
a principio e quindi a categoria metafisica questa pulsione, il che sarebbe contraddittorio.
Heidegger propende per la seconda ipotesi.


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Stirner
messagio Jun 24 2008, 03:09 PM
Messaggio #24


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Una prova della volontà di potenza:

La grande domanda "donde proviene il mondo organico?" è risolta da Nietzsche con la formula della Volontà di Potenza.
Nietzsche, fa un esempio(non ricordo più dove) molto concreto e biologico.
N parla del protoplasma nell'atto di nutrirsi. Domanda: perchè utilizza gli pseudopodi(estroflessioni citoplasmatiche) per tastare intorno a se? Perchè quando trova una preda la assimila?
Asserire che il nutrimento è effetto di una causa chiamata "fame" è frutto di un errore psicologico. Si paragona il SENSO di aver fame tipicamente umano o animale e lo si applica agli organismi più primitivi. Ovviamente un unicellulare non percepisce la fame. Non ha dei nervi e un sistema nervoso in grado di fargli sentire che lo stomaco(che nemmeno ha!!) è vuoto.
Nell'uomo però il "sentire la fame" è presente, ma per Nietzsche questa è solo un evoluzione più complessa e più sottile di un unica pulsione originaria: la volontà di potenza.
Come mai l'individuo "mangia"(termine usato per gli animali più "evoluti") o meglio assimila? Comte, Darwin e tutti questa massa di idioti rispondono: per l'istinto di autoconservazione.
Per Nietzsche invece l'assimilazione è volta ad un accrescimento di potenza; un effetto di questa potenza è l'autoconservazione.
Quello dell'assimilazione organica è solo una della prove che testimoniano l'esistenza di una vdp presente nell'organico. Nietzsche, in modo molto originale ma corretto, estente l'assimilazione del protoplasma alla facoltà conoscitiva umana: compie un analogia molto fine. La logica, le categorie razionali, il principio di identità e di non contraddizzione, gli assiomi logici e tutta la nostra facoltà intellettiva è volta ad uguagliare, schematizzare...inventare l'Essere. Questa PLASMAZIONE e INVENZIONE della realtà, questo dominio, è opera della volontà di potenza.
La generazione è invece frutto di un decadimento della potenza, colmato con la discendenza.
Nietzsche afferma: "Le nostre facoltà conoscitive non sono volte alla conoscenza..."

Domanda: La volontà di potenza permanea solo il mondo organico o è già presente nell'inorganico?


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Soltanto con Nietzsche finisce il Medioevo.

Alfred Bäumler.
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Sgubonius
messagio Jun 24 2008, 03:17 PM
Messaggio #25


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CITAZIONE(NIHILO @ Jun 24 2008, 03:00 PM) *
Secondo N. Cristo non pretese mai che la sua predicazione visionaria ed irrevocalbilmente
utopistica dovesse tradursi in un sistema dottrinale, alla cui elaborazione procedette Paolo,
conferendo alla parola di Gesù un carattere dogmatico.
In questo risiede la nobiltà del nazareno. mellow.gif


Infatti penso lo stesso, si potrebbe fare un analisi approfondita di quanto l'insegnamento radicalmente cristiano (del cristo) sia stato trasformato in dottrina e quanto si sia così contribuito a rendere Nietzsche un "anticristo". In fondo tanto spinoza quanto N. quanto gesù parlavano sostanzialmente d'amore incondizionato verso la vita/realtà. Però detto così vale tutto e il contrario di tutto! laugh.gif

Sull'intuizione trascendentale... sono un inguaribile romantico! wacko.gif


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NIHILO
messagio Jun 24 2008, 04:27 PM
Messaggio #26


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Beh, Sgub, ìl tuo stavolta non mi sembra un accostamento pertinente:
l'amore - o agàpe per dirla con Platone - non è esattamente equivalente
a quello di Nietzsche, che si può secondo me qualificare meglio con "energia
vitale", o, per dirla con Freud, come "libido".


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Sgubonius
messagio Jun 24 2008, 05:36 PM
Messaggio #27


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CITAZIONE(NIHILO @ Jun 24 2008, 05:27 PM) *
Beh, Sgub, ìl tuo stavolta non mi sembra un accostamento pertinente:
l'amore - o agàpe per dirla con Platone - non è esattamente equivalente
a quello di Nietzsche, che si può secondo me qualificare meglio con "energia
vitale", o, per dirla con Freud, come "libido".


Non parlavo di VdP qui ma di amor fati sopratutto, in ogni caso la frase di sopra è chiaramente una semplificazione e infatti dicevo può essere tutto e il contrario di tutto. Bisognerebbe paragonare le etiche che sono articolazioni per capirci di più e fare un discorso sensato.

Il discorso della Volontà di Potenza è chiaro, è sicuramente più completo rispetto all'autoconservazione ed è evidente la matrice sostanzialmente insensata di questa pulsione.
Il problema per me è che ogni filosofia deve avere un implicazione etica, altrimenti è fine a sè stessa, puro pensiero senza scopo. Ora l'implicazione etica della VdP è che il superuomo sia la massima espressione di consonanza con questo principio "logos" del mondo, e grazie a una volontà creatrice estenda il suo dominio su tutto, giusto?

Ma per forza di cose mi pare che ci sia un contrasto forte perchè pensare che non sia un principio "metafisico" (per quanto diveniente e multiforme lo si pensi) ne invalida immediatamente la funzione fondante. Il problema è di carattere quasi epistemologico: se anche è cieca pulsione irrazionale ecc... il fatto che noi la paradigmiamo e consideriamo come costante e caratteristica del tutto anche solo a partire da una questione statistica la rende immediatamente un imposizione della ragione. Se ci limitiamo a dire che può essere tutto basato sulla VdP ma non è detto al 100% allora perde il suo valore fondativo.


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NIHILO
messagio Jun 25 2008, 08:10 AM
Messaggio #28


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Eh, sì, quando i concetti, le "categorie" sono sottoposte al vaglio epistemologico
e logico, vengono portati alla loro estrema conseguenza, e cioè la inevitabile
matrice antropomorfica di ogni formulazione intellettiva; questo è il punto critico,
il limite - proprio in senso matematico - a cui si arresta la ragione.
Ogni filosofia deve avere un fondamento etico quando si configura come sistema
filosofico, e questo è il caso della filosofia classica.
Anch'io - sulla scorta soprattutto di Loewith - convengo che esiste una frattura tra dottrina
dell'eterno ritorno e dottrina della WzM che Nietzsche non è riuscito a sanare.
Lo Zarathustra è la compiuta e somma espressione poetica delle dottrina del superuomo
e dell' eterno ritorno, Zarathustra è colui che annuncia il superuomo, è colui che indica la
via - Weg - che ci conduce al superuomo: la via è il "ponte della redenzione dalla vendetta",
cioè l'amor fati, l'eliminazione del "risentimento" che ci fa accettare il senso del non-senso, cioè
la circolarità dell'ente nel suo insieme - del "funzionamento cosmico" -.
A questo punto l'eterno ritorno è l'abito etico del superuomo.
Una siffatta formulazione dottrinale ovviamente diverge accentuatamente non solo da una WzM
che sia fondata eticamente e metafisicamente, ma con qualunque "dottrina della volontà" e quindi
con qualunque sistema di etica costruito dal pensiero occidentale.
Di contro, se leggiamo, interpretiamo la WzM come pulsione cieca dei quanti di potenza, riducibile
agli schematismi dell'intelletto, assoggettabile ad una omogeneizzazione ontologica mediante "forzature
probabilistiche", a mio avviso potrebbe non essere antinomico un suo coordinamento con la dottrina dell'eterno
ritorno.
Ma siamo in cammino - unterwegs -. mellow.gif


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Blu
messagio Jun 25 2008, 03:25 PM
Messaggio #29


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Sono stato via un poco, e guarda quali interessanti riflessioni sono scaturite dal topic. Me ne compiaccio assai. laugh.gif


CITAZIONE(Joseph de Silentio @ Jun 24 2008, 08:47 AM) *
Inizio il mio intervento con questa citazione perché spero che essa, sia pur in breve, possa contribuire a chiarire qual è il lavoro dei filologi: impegnati nello studio e nella ricostruzione non solo di ciò che Nietzsche ha scritto, ma anche di ciò che Nietzsche ha letto, non credo che abbiano il tempo né la voglia di mettersi a fare i salvatori di “capre e cavoli”! Del resto prova a leggere qualcuno dei saggi che ho citato: scoprirai (ma sono certo che tu lo sappia) che fare ricerca su Nietzsche non è “facile” come dici.


Joseph, il punto da Ella sollevato, è a mio parere essenziale e spero non venga lasciato cadere.

Fritz. aveva una formazione filologica, e credo che non sarebbe affatto cosa sgradita se a questo punto si dedicasse
un apposito topic a chiarire in modo dettagliato quali siano le metodologie, gli approcci e gli strumenti usati in ambito filologico per approcciarsi ai testi di N. e su N., oltreché il repertorio bibliografico fondamentale per impratichirsi in tal senso o quantomeno tentare.

Se non ho frainteso Lei è filologo e professore universitario, quale binomio migliore per avere un contributo serio,affidabile su un tema cosi' affascinante.
Naturalmente comprendo quanto il tempo sia tiranno, tuttavia anche sviluppandolo poco per volta, mi sento di dire che, si potrebbe a medio/lungo termine ottenere un "qualcosa" tale da risultare di beneficio per tutti coloro che vorrebbero approfondire la questione ma, per motivi vari, non possono frequentare corsi universitari appositi.

Un saluto.
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Sgubonius
messagio Jun 25 2008, 04:04 PM
Messaggio #30


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CITAZIONE(NIHILO @ Jun 25 2008, 09:10 AM) *
Una siffatta formulazione dottrinale ovviamente diverge accentuatamente non solo da una WzM
che sia fondata eticamente e metafisicamente, ma con qualunque "dottrina della volontà" e quindi
con qualunque sistema di etica costruito dal pensiero occidentale.
Di contro, se leggiamo, interpretiamo la WzM come pulsione cieca dei quanti di potenza, riducibile
agli schematismi dell'intelletto, assoggettabile ad una omogeneizzazione ontologica mediante "forzature
probabilistiche", a mio avviso potrebbe non essere antinomico un suo coordinamento con la dottrina dell'eterno
ritorno.
Ma siamo in cammino - unterwegs -. mellow.gif


E' un tema delicato, come avevo detto all'inizio fra le due matrici mi pare sia germogliata tutta la filosofia novecentesca (tolti i marxismi vari al cui fascino non capisco come si possa cedere).
Io penso che una mano a questo proposito possa darla l'unico che a mio parere ha trovato una soluzione: Wittgenstein e i giochi linguistici. In una visione davvero prospettica, totalmente prospettica, come quella del gioco (che io collego molto al bambino della terza metaformosi, all'oblio e innocenza del gioco della creazione insomma) allora forse si riesce appunto a "salvare capre e cavoli" nella misura in cui si accorda un certo "linguaggio/regola del gioco" della VdP. In ogni caso rimane sempre UN gioco, non l'unico e soprattutto non necessario. L'intuizione grande per me è nell'etica del superuomo che è il gioco, e che come tale non necessita di fondamento esterno, e quindi accetta ogni fondamento.

Siamo in cammino, ma senza meta!

<<Ma cosa importa di me e di te! Altri uccelli voleranno oltre!
Questa nostra consapevolezza e fiducia spicca il volo con essi facendo a gara
nel volare in alto, sale a picco sul nostro capo e oltre la sua impotenza, lassù in
alto, e di là guarda nella lontananza, antivede stormi d'uccelli molto più possenti
di quel che siamo noi, che aneleranno quel che noi anelammo, in quella direzione
dove tutto è ancora mare, mare, mare! - E dove vogliamo dunque arrivare? Al di
là del mare? Dove ci trascina questa potente brama, che per noi è più forte di qualsiasi
altro desiderio? Perché proprio in questa direzione, laggiù dove fino ad oggi sono tramontati
tutti i soli dell'umanità? Si dirà forse un giorno di noi che, volgendo la prua a occidente,
anche noi speravamo di raggiungere le Indie, - ma che nostro destino fu quello di naufragare
nell'infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure?>>


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Joseph de Sil...
messagio Jun 25 2008, 10:45 PM
Messaggio #31


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CITAZIONE(Stirner @ Jun 24 2008, 02:09 PM) *
Domanda: La volontà di potenza permanea solo il mondo organico o è già presente nell'inorganico?

La questione della genesi del concetto di volontà di potenza in termini di scienze della natura, e in particolare di biologia, è alquanto interessante. Sottovalutato, quando non ignorato, dalle interpretazioni canoniche e dalla “vulgata” intorno alla volontà di potenza, questo è invece un aspetto cruciale della esegesi nietzscheana, che consente di leggere sotto una luce molto diversa e certamente più articolata il tema, appunto, del Wille zur Macht (rendendo tra l’altro ben più problematica rispetto a quanto ho visto in alcuni interventi su questo forum la discussione intorno ai concetti di “razza”, “allevamento”, “selezione artificiale” tipici dell’ultimo Nietzsche. Ma questo è un altro discorso). Nietzsche, come credo di aver già osservato in alcuni dei miei interventi precedenti, conosceva bene i termini del dibattito in corso nella biologia cellulare ottocentesca sul tema dell’individualità, e in qualche modo ha contribuito alle riflessioni sul problema – tra gli altri – degli eventuali rapporti tra organico e inorganico. Le articolazioni di tale questione, oltre all’intreccio di influenze (non sempre dichiarate) che Nietzsche ha ricevuto dalle sue numerose letture in merito, rendono impossibile una sintesi su questo forum. Chi volesse approfondire può andare a leggersi un testo che ho menzionato di recente: Andrea Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito. Aspetti del dibattito sull’individualità nell’Ottocento tedesco, il Mulino, Bologna, 1992. Monografia magistrale, di elevato profilo storico-filologico, per il rapporto tra biologia cellulare e filosofia (non solo nietzscheana) è quello che La linea e il circolo di Paolo D’Iorio è per gli intrecci tra filosofia e cosmologia. Per concludere rispondo alla domanda di Stirner, se la volontà di potenza sia relativa solo all’organico o riguardi anche l’inorganico: Nietzsche, riprendendo e rielaborando le tesi (a volte anche diverse tra loro) di vari scienziati della natura come Haeckel, Bernard, Roux, Nägeli, ritiene che vi sia continuità tra inorganico e organico, e sostiene che entrambe queste sfere della natura siano, pur con importanti differenze che non posso qui illustrare, volontà di potenza. Per una prima impostazione della questione potrebbe essere utile la lettura, da un altro testo che ho già citato (Claudia Rosciglione, Homo natura. Autoregolazione e caos nel pensiero di Nietzsche, ETS, Pisa, 2004), del terzo capitolo, Organico e inorganico: continuità o opposizione? (pp. 141-197).
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Sgubonius
messagio Jun 26 2008, 01:39 AM
Messaggio #32


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Joseph è sempre una certezza! Grazie mille per le tante referenze!
In effetti per Nietzsche fra organico e inorganico la differenza è praticamente nulla. Questo implica molte problematiche fra l'altro nel campo etico che sono a mio parere un po' sospese. Per esempio un punto spinoso è quello del libero arbitrio.


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NIHILO
messagio Jun 26 2008, 01:06 PM
Messaggio #33


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Sì...., spinoso,....c'entra anche Spinoza.....


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Sgubonius
messagio Jun 26 2008, 02:04 PM
Messaggio #34


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CITAZIONE(NIHILO @ Jun 26 2008, 02:06 PM) *
Sì...., spinoso,....c'entra anche Spinoza.....


Mi ricorda una mitica parodia dei Monty Python:

Match Filosofico Grecia - Germania!

Bellissimo quando Nietzsche si prende un ammonizione (la quarta in 5 partite) per aver accusato l'arbitro di non avere libero arbitrio, Hegel si lamenta che la realtà è solo un a priori dell'etica, Kant che ontologicamente il gol esiste solo nell'immaginazione... mentre Marx che è più terra a terra chiede il fuorigioco!


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NIHILO
messagio Jun 26 2008, 03:27 PM
Messaggio #35


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Penso che Nietzsche sia un giocatore da supplementari, perchè
anche le partite di football ritornano sempre.
Bellissimo Sgub!!


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Stirner
messagio Jun 27 2008, 09:10 AM
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Eh ehe eh... che figo sto video. Eccolo in italiano:

http://it.youtube.com/watch?v=pavNpozrgM8


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Soltanto con Nietzsche finisce il Medioevo.

Alfred Bäumler.
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Joseph de Sil...
messagio Jun 27 2008, 11:27 AM
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CITAZIONE(Sgubonius @ Jun 26 2008, 12:39 AM) *
[...] In effetti per Nietzsche fra organico e inorganico la differenza è praticamente nulla [...]

Non esageriamo: il tentativo di dimostrare che non vi fossero differenze tra organico e inorganico, nel senso che attraverso un’evoluzione graduale si sarebbe giunti da questo a quello, è ascrivibile al cosiddetto “monismo scientifico” di Haeckel, che però fu messo in crisi, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta dell’Ottocento, dagli sviluppi degli studi sul protoplasma (cfr. A. Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito, pp. 148 ss.). Nietzsche, pur influenzato da diversi aspetti del monismo haeckeliano, a partire dagli anni Ottanta lo integra tra gli altri con il concetto di Selbstregulation (autoregolazione) di Roux, che è specifica dell’organico in quanto presuppone una “lotta interna” tra le parti, appunto, dell’organismo (ivi, pp. 192 ss.).
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Sgubonius
messagio Jun 27 2008, 04:43 PM
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Infatti ho messo praticamente! tongue.gif
Devo dire che questo punto mi è sempre rimasto un po' oscuro di Nietzsche, se riesco a reperirlo leggero il libro da te citato per approfondire la questione.


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AndreaF.
messagio Jun 27 2008, 09:15 PM
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CITAZIONE(Stirner @ Jun 27 2008, 10:10 AM) *
Eh ehe eh... che figo sto video. Eccolo in italiano:

http://it.youtube.com/watch?v=pavNpozrgM8



Non farlo vedere a nemo eheh


Molto interessante la vostra discussione sull'organico e l'inorganico, non intervengo perchè non vi aggiungerei nulla di particolare.
Tra l'altro ringrazio Joseph per la citazione di Haeckel, un autore che avevo completamente rimosso.


--------------------
Non lodarmi la morte, splendido Odisseo. Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, che non avesse ricchezza, piuttosto che dominare su tutte l'ombre consunte

www.andreafiamma.blogspot.com
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NIHILO
messagio Jun 30 2008, 02:24 PM
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CITAZIONE(Joseph de Silentio @ Jun 25 2008, 09:45 PM) *
La questione della genesi del concetto di volontà di potenza in termini di scienze della natura, e in particolare di biologia, è alquanto interessante. Sottovalutato, quando non ignorato, dalle interpretazioni canoniche e dalla “vulgata” intorno alla volontà di potenza, questo è invece un aspetto cruciale della esegesi nietzscheana, che consente di leggere sotto una luce molto diversa e certamente più articolata il tema, appunto, del Wille zur Macht (rendendo tra l’altro ben più problematica rispetto a quanto ho visto in alcuni interventi su questo forum la discussione intorno ai concetti di “razza”, “allevamento”, “selezione artificiale” tipici dell’ultimo Nietzsche. Ma questo è un altro discorso). Nietzsche, come credo di aver già osservato in alcuni dei miei interventi precedenti, conosceva bene i termini del dibattito in corso nella biologia cellulare ottocentesca sul tema dell’individualità, e in qualche modo ha contribuito alle riflessioni sul problema – tra gli altri – degli eventuali rapporti tra organico e inorganico. Le articolazioni di tale questione, oltre all’intreccio di influenze (non sempre dichiarate) che Nietzsche ha ricevuto dalle sue numerose letture in merito, rendono impossibile una sintesi su questo forum. Chi volesse approfondire può andare a leggersi un testo che ho menzionato di recente: Andrea Orsucci, Dalla biologia cellulare alle scienze dello spirito. Aspetti del dibattito sull’individualità nell’Ottocento tedesco, il Mulino, Bologna, 1992. Monografia magistrale, di elevato profilo storico-filologico, per il rapporto tra biologia cellulare e filosofia (non solo nietzscheana) è quello che La linea e il circolo di Paolo D’Iorio è per gli intrecci tra filosofia e cosmologia. Per concludere rispondo alla domanda di Stirner, se la volontà di potenza sia relativa solo all’organico o riguardi anche l’inorganico: Nietzsche, riprendendo e rielaborando le tesi (a volte anche diverse tra loro) di vari scienziati della natura come Haeckel, Bernard, Roux, Nägeli, ritiene che vi sia continuità tra inorganico e organico, e sostiene che entrambe queste sfere della natura siano, pur con importanti differenze che non posso qui illustrare, volontà di potenza. Per una prima impostazione della questione potrebbe essere utile la lettura, da un altro testo che ho già citato (Claudia Rosciglione, Homo natura. Autoregolazione e caos nel pensiero di Nietzsche, ETS, Pisa, 2004), del terzo capitolo, Organico e inorganico: continuità o opposizione? (pp. 141-197).


<<I fisici matematici non possono servirsi degli agglomerati di atomi per la loro scienza: quindi
si costruiscono un mondo di punti di forza, che si possa calcolare.
Così hanno fatto anche, a grandi linee, gli uomini e tutte le creature organiche: cioè hanno costruito,
pensato e immaginato per tanto tempo il mondo, finchè hanno potuto servirsene, finchè hanno potuto
calcolarlo. >> KGW VII 40 [ 36 ]


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DIE EWIGE SANDUHR DES DASEINS WIRD IMMER WIEDER UMGEDREHT
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