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> Cos'è un paradosso dei paradossi!
BlackSmith
messagio Mar 17 2009, 08:48 AM
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Una simpatica forumista, tale Diletta, ci racconta in un'altro topic che stava leggendo un libro dal titolo "A spasso con Jung".
Mi ha incuriosito l'estrapolazione di questa frase:" Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se approssimativamente, la pienezza della vita".
Interessante, almeno per me, molto interessante. Una citazione preziosissima
Ora vi chiedo se, iniziando a cercare di definire cos'è un Paradosso, cercando di interpretare poi la definizione di Jung, riusciamo anche a spiegare cos'è un paradosso dei paradossi, di darne una definizione, rimane sempre nella categoria dei paradossi?
E' invece una specie nuova? come potrebbe essere altrimenti definito!

(Sfiga, sgub,sfiga, potrebbe essere definito sfiga? wink.gif )

A parte gli scherzi approfondiamo questo tema!


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Sgubonius
messagio Mar 17 2009, 05:14 PM
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Sia Deleuze che Heidegger (che sono forse avrete capito sono fra i pensatori che apprezzo, principalmente perchè son gli unici altri che ho letto!!) danno enorme importanza a queste forme di cortocircuito della logica "aristotelica" per i progressi della filosofia moderna. Ora mi viene da citare esattamente un passo di Differenza e Ripetizione che è presente pure su intenet:

Il paradosso è il pathos della filosofia
Il modo di manifestarsi della filosofia non è il buon senso, ma il paradosso. Il paradosso è il pathos o la passione della filosofia. Per giunta, si danno varie specie di paradossi, che si oppongono alle forme complementari dell'ortodossia, al buon senso e al senso comune. Soggettivamente il paradosso infrange l'esercizio comune e spinge ogni facoltà fino al proprio limite, fino all'incomparabile, il pensiero fino all'impensabile che unicamente può pensare, la memoria fino all'oblio che è anche l'immemoriale, la sensibilità fino all'insensibile che si confonde con l'intensivo... Ma nello stesso tempo, il paradosso comunica alle facoltà così infrante questo rapporto che non è di buon senso, situandole sulla linea vulcanica che fa fiammeggiare l'una alla scintilla dell'altra, saltando da un limite all'altro. E oggettivamente, il paradosso afferma l'elemento che non si lascia totalizzare in un insieme comune, nonché la differenza che non si lascia livellare o annullare nella direzione di un buon senso. E' giusto dire che la sola confutazione dei paradossi sta nel buon senso e nel senso comune a patto tuttavia che tutto si conceda loro, la funzione di giudice come quella di parte e l'assoluto non disgiunto dalla verità parziale.
(Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, Raffaello Cortina Editore 1997, p.294)


Per me qui brilla proprio del genio, comunque Deleuze avversa sempre il buon senso comune che si propone con una visione "pragmatica" di passare sopra le piccole differenze, i piccoli problemi, per livellare tutto nell'utilizzabilità e nella comprensibilità. Ecco che Zenone, il re dei paradossi, viene ridotto ad un sofista di bassa lega allora, e l'impensabile, il problema, che è proprio quanto la filosofia si prefigge di pensare va a farsi friggere. Ecco come il buon senso uccide il vulcano della differenza.
Allora direi che il paradosso è una vera e propria destinazione del pensiero, una Geschick, in quando è la sorgente della differenza irriducibile all'identità e all'uguaglianza, ergo la sorgente vitale della potenza e del divenire, metamorfosi del fuoco.
Giammai esso è una sfiga. Come possa essere poi un paradosso alla seconda non saprei, dovresti spiegarti meglio, in ogni caso non credo che se anche esistesse un concetto del genere sarebbe più problematico del paradosso semplice!


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"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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BlackSmith
messagio Mar 18 2009, 08:49 PM
Messaggio #3


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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 17 2009, 05:14 PM) *
Sia Deleuze che Heidegger (che sono forse avrete capito sono fra i pensatori che apprezzo, principalmente perchè son gli unici altri che ho letto!!) danno enorme importanza a queste forme di cortocircuito della logica "aristotelica" per i progressi della filosofia moderna. Ora mi viene da citare esattamente un passo di Differenza e Ripetizione che è presente pure su intenet:

Il paradosso è il pathos della filosofia
Il modo di manifestarsi della filosofia non è il buon senso, ma il paradosso. Il paradosso è il pathos o la passione della filosofia. Per giunta, si danno varie specie di paradossi, che si oppongono alle forme complementari dell'ortodossia, al buon senso e al senso comune. Soggettivamente il paradosso infrange l'esercizio comune e spinge ogni facoltà fino al proprio limite, fino all'incomparabile, il pensiero fino all'impensabile che unicamente può pensare, la memoria fino all'oblio che è anche l'immemoriale, la sensibilità fino all'insensibile che si confonde con l'intensivo... Ma nello stesso tempo, il paradosso comunica alle facoltà così infrante questo rapporto che non è di buon senso, situandole sulla linea vulcanica che fa fiammeggiare l'una alla scintilla dell'altra, saltando da un limite all'altro. E oggettivamente, il paradosso afferma l'elemento che non si lascia totalizzare in un insieme comune, nonché la differenza che non si lascia livellare o annullare nella direzione di un buon senso. E' giusto dire che la sola confutazione dei paradossi sta nel buon senso e nel senso comune a patto tuttavia che tutto si conceda loro, la funzione di giudice come quella di parte e l'assoluto non disgiunto dalla verità parziale.
(Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, Raffaello Cortina Editore 1997, p.294)


Per me qui brilla proprio del genio, comunque Deleuze avversa sempre il buon senso comune che si propone con una visione "pragmatica" di passare sopra le piccole differenze, i piccoli problemi, per livellare tutto nell'utilizzabilità e nella comprensibilità. Ecco che Zenone, il re dei paradossi, viene ridotto ad un sofista di bassa lega allora, e l'impensabile, il problema, che è proprio quanto la filosofia si prefigge di pensare va a farsi friggere. Ecco come il buon senso uccide il vulcano della differenza.
Allora direi che il paradosso è una vera e propria destinazione del pensiero, una Geschick, in quando è la sorgente della differenza irriducibile all'identità e all'uguaglianza, ergo la sorgente vitale della potenza e del divenire, metamorfosi del fuoco.
Giammai esso è una sfiga. Come possa essere poi un paradosso alla seconda non saprei, dovresti spiegarti meglio, in ogni caso non credo che se anche esistesse un concetto del genere sarebbe più problematico del paradosso semplice!

Mi servono altri contributi. Altri contributi ancora, e poi ancora, visto che "Il paradosso è il pathos della filosofia".
Poi una cosa, sul serio, voglio capire, voglio sapere.
Quando N. dice quelle cose contenute, giù sotto, nella mia firma. Potrebbe essere un paradosso?
Se io auguro quelle cose ad un mio caro amico, se non ha letto una cippa (citando Zagreo) di N, mi prenderebbe per matto.
E' un paradosso, sgub! Potrebbe essere definito un paradosso.


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Sgubonius
messagio Mar 18 2009, 09:55 PM
Messaggio #4


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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 18 2009, 08:49 PM) *
Mi servono altri contributi. Altri contributi ancora, e poi ancora, visto che "Il paradosso è il pathos della filosofia".
Poi una cosa, sul serio, voglio capire, voglio sapere.
Quando N. dice quelle cose contenute, giù sotto, nella mia firma. Potrebbe essere un paradosso?
Se io auguro quelle cose ad un mio caro amico, se non ha letto una cippa (citando Zagreo) di N, mi prenderebbe per matto.
E' un paradosso, sgub! Potrebbe essere definito un paradosso.


E' un paradosso nel senso che va in aperta contraddizione logica con la compassione che caratterizza il pensiero "di stato" di ogni genere più o meno metafisico. Tutta quella vena di debolezza che si vede in Kant, sempre cedevole verso la giustificazione del sommo bene e del giusto, ma anche nell'etica di Schopenhauer, o in tanti altri fin da Platone.
Però il paradosso è soprattutto quello interno ad una filosofia, tale da dilaniarla dall'interno e assurgere a nuova filosofia come un uovo cresciuto nella pancia di un ospite che poi viene fuori uccidendolo alla Alien! Dalle aporie di Kant (anima-mondo-dio) è venuto fuori Hegel ad esempio coll'idealismo, dalla negazione della volontà schopenhaueriana (un paradosso, di cui avevamo analizzato anche l'essenza in un topic qualche mese fa) viene fuori Nietzsche...

Il paradosso che indichi tu qui sarebbe invece solo nel confronto fra diversi sistemi, come se noi considerassimo paradossale che in India vadano ai funerali vestiti di bianco, questi son paradossi finti e solo dialettici, mentre il vero paradosso è essenziale e interno.

Mi rimane ancora comunque il dubbio su cosa intendi con paradosso del paradosso!


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BlackSmith
messagio Mar 19 2009, 04:39 PM
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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 18 2009, 09:55 PM) *
E' un paradosso nel senso che va in aperta contraddizione logica con la compassione che caratterizza il pensiero "di stato" di ogni genere più o meno metafisico. Tutta quella vena di debolezza che si vede in Kant, sempre cedevole verso la giustificazione del sommo bene e del giusto, ma anche nell'etica di Schopenhauer, o in tanti altri fin da Platone.
Però il paradosso è soprattutto quello interno ad una filosofia, tale da dilaniarla dall'interno e assurgere a nuova filosofia come un uovo cresciuto nella pancia di un ospite che poi viene fuori uccidendolo alla Alien! Dalle aporie di Kant (anima-mondo-dio) è venuto fuori Hegel ad esempio coll'idealismo, dalla negazione della volontà schopenhaueriana (un paradosso, di cui avevamo analizzato anche l'essenza in un topic qualche mese fa) viene fuori Nietzsche...

Il paradosso che indichi tu qui sarebbe invece solo nel confronto fra diversi sistemi, come se noi considerassimo paradossale che in India vadano ai funerali vestiti di bianco, questi son paradossi finti e solo dialettici, mentre il vero paradosso è essenziale e interno.

Mi rimane ancora comunque il dubbio su cosa intendi con paradosso del paradosso!

Io, sgub, non farei una classifica dei paradossi, non possono esistere paradossi di serie a o serie b, paradossi importanti o meno importanti; se guardiamo,infatti, al termine, paradosso, questo come sappiamo, deriva dal greco, ed e' composto da para (contro) e doxa (opinione).
Indica, perciò, una proposizione formulata in evidente contraddizione con l'esperienza comune o con i propri principi elementari della logica . Sulla scorta di numerosissimi esempi, dalla tartaruga di Zenone o , non so, fino ai disegni di Escher, potrebbero esserci, caso mai, alcuni tipi fondamentali di paradossi. Affermazioni che sembrano vere ma che in realtà sono contraddittorie; affermazioni che sembrano contraddittorie ma che in realtà sono vere; affermazioni corrette che portano a conclusioni contraddittorie. Quando Nietzsche dice quelle cose: “ a quelle persone di cui mi importa qualcosa, io auguro…etc, etc..” formula quello che si chiama: un paradosso, che non può essere derubricato a qualcosa come una sottocategoria dei paradossi. Primo, perché rientra nella definizione stessa di cos’è un paradosso, ma poi, anche perché, da quel paradosso, lui costruisce il cardine dei suoi pensieri filosofici. Le opinioni su quale sia il ruolo dei paradossi divergono, qualcuno pensa che abbiano un'importante e drammatica funzione, annunciando e innescando rivoluzioni del pensiero; secondo alcuni filosofi potrebbero essere le prove, inevitabilmente irreali, del carattere allucinatorio del mondo sostenuto dagli idealisti; Poi , sub, citando , dici che il paradosso per alcuni è il pathos della filosofia, secondo altri, poi risultano, a volte, meno frivoli di quello che sembrano. Questa è una caratteristica curiosa dei paradossi, che mostrano, dietro la straordinarietà, un evento che cerca una spiegazione non ancora data. Falsa. Adesso cos’è per me un paradosso dei paradossi? Bene! Il paradosso dei paradossi è che il vero paradosso non può esistere! Il vero paradosso dovrebbe essere come “l'acido che corrode tutto”, “il veleno che uccide”, ma in realtà mostra solo la sua caratteristica di attesa frenetica e transitoria, che venga un giorno lontano o vicino, confutato e poi magari smentito. Venendo alla frase di N., a me sembra meno frivola di quello che sembra, e meno circoscrivibile alle condizioni storiche o di risentimento anticristiano, da cui la stessa è sicuramente maturata, e al contrario contenga, invece, un carattere Universale , estendibile a qualsiasi, teoria, pensiero, o ragionamento. Il Paradosso dei paradossi, diventa l’impossibile in possibile e viceversa, ed è caso mai una confutazione dell’unica certezza, quella del divenire, del girare e ritornare continuamente. Io auguro ogni male, è un paradosso, ma se un giorno si materializzasse a noi ogni bene nell’accezione più comune che ne abbiamo di questo concetto, è questo si presentasse a noi sotto qualsiasi forma,uomo, animale, cosa,etc.. e la sua presenza dimostrerebbe, poi, come quell’affermazione apparentemente paradossale, sia invece vera, il bene contrapposto al male, diventerebbe un paradosso dei paradossi, provando cioè che quel paradosso, non era un paradosso. E’ chiaro poi che nel mio stupido racconto, utilizzo, l’ironia, e Freddie, essendo poi Trentino…, capirà ancora meglio… l’aspetto divertente di questa storia…. Volendo mettere tutto sul ridere, non ho certo la follia di pensare a chissà cosa…. Ma ho voluto dimostrare, prendendo in giro il protagonista del racconto, con una tragicommedia divertente e banalissima, come quel paradosso, non è un paradosso. Quella frase di N. è “momentaneamente” vera in attesa di essere smentita, proprio per il carattere intrinsecamente transitorio del paradosso stesso. Poi, ci sarebbe da approfondire, cos’è stato il paradosso nell’ultimo N., in riferimento alla sua malattia, e sarei tentato di buttare, così, sul tavolo della discussione, brutalmente, il tema dell’eterno ritorno (che tento di risolvere con il mio stupido paradosso dello specchio…), ma qui sono indeciso, perché ricordo in altri post, il tuo saggio ammonimento di parlare dell’eterno ritorno molte volte a sproposito, ed hai ragione, quindi è meglio continuare ad approfondire questo pathos filosofico del paradosso, poi magari mi interesserà sapere la tua opinione.
Invito Nac, Za alla discussione, voglio un contributo di tutti. Insomma aiutatemi a capire.



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Nachtlied
messagio Mar 19 2009, 05:28 PM
Messaggio #6


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Sai Black, non sono intervenuta fin'ora perché non avrei molto da dire a riguardo.
Cioè, quando penso al paradosso, mi viene in mente quello di Stevin (sul rapporto pressione-distanza, per cui il tubetto del dentifricio va compresso dalla coda e non dal tappo) o mi ricordo quelli di Zenone.
Pensare a situazioni apparentemente contro l'opinione, mi consente soltanto di dare ancora più ragione a Nietzsche quando afferma che la vita presuppone l'errore, o che quella che noi consideriamo "conoscenza" è il frutto di una sola singola prospettiva; insomma, il paradosso conferma quanto limitata e da superare sia la prospettiva della scienza, e quanto limitata sia la nostra capacità di previsione, la nostra 'conoscenza' del mondo.
Penso che esso sia necessario per affermare la vita, per sentire il divenire (mentre se il mondo fosse perfettamente retto da regole 'logiche' si finirebbe col credere a Platone e finiremmo con l'annullarci nell'illusione); ci ricorda che la contraddizione è necessaria per la vita.
Non mi viene in mente altro, niente di originale, mi dispiace! unsure.gif


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BlackSmith
messagio Mar 19 2009, 05:40 PM
Messaggio #7


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Pensare a situazioni apparentemente contro l'opinione, mi consente soltanto di dare ancora più ragione a Nietzsche quando afferma che la vita presuppone l'errore, o che quella che noi consideriamo "conoscenza" è il frutto di una sola singola prospettiva; insomma, il paradosso conferma quanto limitata e da superare sia la prospettiva della scienza, e quanto limitata sia la nostra capacità di previsione, la nostra 'conoscenza' del mondo.
Penso che esso sia necessario per affermare la vita, per sentire il divenire (mentre se il mondo fosse perfettamente retto da regole 'logiche' si finirebbe col credere a Platone e finiremmo con l'annullarci nell'illusione); ci ricorda che la contraddizione è necessaria per la vita.
Non mi viene in mente altro, niente di originale, mi dispiace! unsure.gif

[/quote]
Ti pare poco?


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Zagreo
messagio Mar 19 2009, 06:13 PM
Messaggio #8


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Purtroppo non penso che ti sarà molto utile il mio intervento su questo argomento...
Cmq, quando penso ad un paradosso mi viene in mente solo l'inadeguatezza della mente umana, mi spiego: la razionalità umana, con la sua logica è UNO dei molti possibili modi di pensare, se è il migliore o il peggiore non è concesso saperlo, di certo sarebbe arrogante pensare che sia l'unico modo possibile di pensare.
Siamo però spesso convinti che la logicità, la non contradditorietà, ecc. siano alla base di ogni cosa, in realtà sono alla base solo delle cose di cui possiamo avere conoscenza. Le leggi della fisica o le regole che noi vediamo applicate in natura non è che sono già lì, ma sono prodotti e derivati dei nostri processi mentali che noi proiettiamo sulle cose.
Come ragiona l'uomo? Qual'è la più piccola unità di misura del pensiero umano?
E' l'immagine: ogni cosa è assimilata dal cervello umano come immagine, ogni formula scientifica, fisica o matematica, è uno schema, cioè una rappresentazione visiva di qualcosa, ogni concetto è riducibile ad un'immagine...
Anche i pensieri che rifuggono la logicità "occidentale" in realtà usano gli stessi strumenti, poichè il processo del ragionare è uguale in tutti gli uomini, la visualizzazione di un'immagine\concetto...
Non sto facendo un'analisi filosofica, parlo proprio dei meccanismi basilari del cervello umano.


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Non ho mai sentito dire che le flatulenze determinino situazioni filosofiche. (Lettere a Erwin Rohde)
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BlackSmith
messagio Mar 19 2009, 06:33 PM
Messaggio #9


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CITAZIONE(Zagreo @ Mar 19 2009, 06:13 PM) *
Purtroppo non penso che ti sarà molto utile il mio intervento su questo argomento...
Cmq, quando penso ad un paradosso mi viene in mente solo l'inadeguatezza della mente umana, mi spiego: la razionalità umana, con la sua logica è UNO dei molti possibili modi di pensare, se è il migliore o il peggiore non è concesso saperlo, di certo sarebbe arrogante pensare che sia l'unico modo possibile di pensare.
Siamo però spesso convinti che la logicità, la non contradditorietà, ecc. siano alla base di ogni cosa, in realtà sono alla base solo delle cose di cui possiamo avere conoscenza. Le leggi della fisica o le regole che noi vediamo applicate in natura non è che sono già lì, ma sono prodotti e derivati dei nostri processi mentali che noi proiettiamo sulle cose.
Come ragiona l'uomo? Qual'è la più piccola unità di misura del pensiero umano?
E' l'immagine: ogni cosa è assimilata dal cervello umano come immagine, ogni formula scientifica, fisica o matematica, è uno schema, cioè una rappresentazione visiva di qualcosa, ogni concetto è riducibile ad un'immagine...
Anche i pensieri che rifuggono la logicità "occidentale" in realtà usano gli stessi strumenti, poichè il processo del ragionare è uguale in tutti gli uomini, la visualizzazione di un'immagine\concetto...
Non sto facendo un'analisi filosofica, parlo proprio dei meccanismi basilari del cervello umano.

Bene! Ma sono convinto che tu e Nac potete dare molto di più applicando lo stesso rigore, che avete applicato su altri concetti.
Quello del paradosso non mi sembra così tanto secondario, non sò, è fondamentale per tutta la filosofia e non credo che N. si sia risparmiato di attingerne. I suoi pensieri sono immersi nel paradosso. Volete che il tanto discusso, eterno ritorno, non sia altro che un paradosso?
Vi chiedo di leggere, il mio post, sopra, le risposte di sgub, e di usare, la spada, l'accetta, il bisturi, qualsiasi strumento per sezionare uno degli aspetti filosofici più intriganti.


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Nachtlied
messagio Mar 19 2009, 11:40 PM
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Allora potrei aggiungere che "doxa" significa anche apparenza.
E con questo potremmo iniziare un lungo ragionamento... wacko.gif
Potremmo ad esempio dire che il paradosso, essendo ciò che si mostra contro l'apparenza, sembrerebbe non avere senso come tale, una volta eliminato il mondo "vero" (se accade infatti qualcosa che va contro l'apparenza siamo portati a dire platonicamente che c'è, dietro, un mondo vero. Eliminato questo, la logica ci porterebbe a dire che tutto ciò che va contro l'apparenza non può esistere)...
Ma al tempo stesso, esso accade, esiste, nell'apparenza... Dunque questa è l'ennesima prova di quanto necessario sia per confutare la visione monoprospettica del rigore logico... ad esempio... cool.gif


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Sgubonius
messagio Mar 19 2009, 11:53 PM
Messaggio #11


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Ti dirò che purtroppo del tuo topic lungo blacksmith temo di non aver capito tutto perchè la grammatica è un'impresa!!
Comunque cerco di fare un po' di ordine.

Il paradosso in genere è un'affermazione che secondo logica viene dedotta, eppure suona (anche provocatoriamente) contro quello che Deleuze chiama il "buon senso", che è poi la doxa nell'etimologia. Ecco perchè il paradosso è il motore stesso della filosofia, in quanto già nelle origini essa si pone come ricerca di ciò che è nascosto ai più. Ma quanto dice anche Deleuze è che da una parte c'è un paradosso che io ho definito "dialettico" in quanto è solo un superare l'opinione precedentemente fondata, che ha prodotto la storia della filosofia, dall'altra c'è invece un paradosso originario che è quanto fa scaturire l'intera questione filosofica, il pathos appunto, e che non si risolve in attesa di una nuova evoluzione filosofica, ma è l'impensabile, il fondo vulcanico della differenza.

Ecco perchè c'è se vuoi un paradosso di serie A, che non è un paradosso dei paradossi ma è semplicemente la Differenza così come la intendono i pensatori di questa "corrente". La tua beneamata citazione di Nietzsche è un paradosso che si colloca nella storia, nello stridere coll'opinione comune per cui la sofferenza si augura solo ai nemici perchè è un male, ma non è il paradosso fondamentale. Il paradosso fondamentale è quel pensiero che non si lascia in nessun caso ricondurre ad unità, in Nietzsche si vede questo nel dionisiaco in genere (pensare l'impensabile, ecco il paradosso fondamentale, portare la logica al suo limite...)


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messagio Mar 20 2009, 07:08 PM
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La tua beneamata citazione di Nietzsche è un paradosso che si colloca nella storia, nello stridere coll'opinione comune per cui la sofferenza si augura solo ai nemici perchè è un male, ma non è il paradosso fondamentale. Il paradosso fondamentale è quel pensiero che non si lascia in nessun caso ricondurre ad unità, in Nietzsche si vede questo nel dionisiaco in genere (pensare l'impensabile, ecco il paradosso fondamentale, portare la logica al suo limite...)
Ho capito cosa intendi, ma non sottovaluterei l'importanza che hanno anche avuto i paradossi dialettici, mi viene in mente quello di Russelel , con quello stupidissimo paradosso è nata l'insiemistica, quelli matematici, con il paradosso dei gemelli (diversi), la relatività ristretta,etc. etc; quella frase, perciò, rimane sempre un paradosso in tutta la sua potenza scardinatrice. Ti dò ragione su tutto, ma non sono d'accordo a derubricarlo come una cosuccia, così, buttata lì, come se non avesse niente da fare.
Un giorno si alza, evidentemente gli va di baloccare, scrive a Louu e poi conclude, cara Louu ti auguro ogni male, affettuosi saluti tuo Friedrich. Quella frase sarà maturata da qualche, forse, profonda conoscenza della sofferenza, e quest'ultima è una tematica così banale e già risolta dall'Umanità ? La N.d.T, E.H, Z. fino ai Ditirambi di Dionisio, hanno qualcosa a che vedere con la Sofferenza o no? Poi che quella frase, non è il paradosso fondamentale, potrei anche essere d'accordo!
Come facciamo a frantumare lo specchio rispecchiandoci in una poliprospettiva e non patirne le atroci sofferenze, spersonalizzarsi costa fatica, frantumare l'io in mille pezzettini non è mica una passeggiata, i personaggi alla K. patiscono. Deleuze,dopo, Critique et clinique, nel 1995 ... Se qualcuno ride e starnazza è perchè ha conosciuto la sofferenza ed ha imaparato a sublimarla.
Allora il paradosso più adeguato a scalzare il tuo primo posto nella classifica è proprio quello della Sofferenza.



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messagio Mar 20 2009, 07:24 PM
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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 20 2009, 07:08 PM) *
Ho capito cosa intendi, ma non sottovaluterei l'importanza che hanno anche avuto i paradossi dialettici, mi viene in mente quello di Russelel , con quello stupidissimo paradosso è nata l'insiemistica

In realtà (non per fare sempre i pignoli rompiscatole sleep.gif ) è basato proprio sull'insiemistica... Ha semmai originato un nuovo tipo di logica... biggrin.gif


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 20 2009, 07:24 PM) *
In realtà (non per fare sempre i pignoli rompiscatole sleep.gif ) è basato proprio sull'insiemistica... Ha semmai originato un nuovo tipo di logica... biggrin.gif

Nach ti odioooo laugh.gif
No scherzo. Ok, però guarda il resto, cavolo, guarda il resto del post, o come cippa si chiama
E' peggio, d'accordo, lasciamo stare. blink.gif


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Nachtlied
messagio Mar 20 2009, 07:36 PM
Messaggio #15


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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 20 2009, 07:29 PM) *
Nach ti odioooo laugh.gif
No scherzo. Ok, però guarda il resto, cavolo, guarda il resto del post, o come cippa si chiama
E' peggio, d'accordo, lasciamo stare. blink.gif

No, va bene!
Avevo citato solo quello perché c'era un'inesattezza, tranquillo! tongue.gif
Ps Non odiarmi... rolleyes.gif


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Luce io sono: ah, fossi notte!
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BlackSmith
messagio Mar 20 2009, 07:54 PM
Messaggio #16


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rolleyes.gif Nella mia firma, quella frase, rimane sempre un paradosso in tutta la sua potenza scardinatrice. Ti dò ragione su tutto, ma non sono d'accordo a derubricarlo come una cosuccia, così, buttata lì, come se non avesse niente da fare.
Un giorno si alza, evidentemente gli va di baloccare, scrive a Louu e poi conclude, cara Louu ti auguro ogni male, affettuosi saluti tuo Friedrich. Quella frase sarà maturata da qualche, forse, profonda conoscenza della sofferenza, e quest'ultima è una tematica così banale e già risolta dall'Umanità ? La N.d.T, E.H, Z. fino ai Ditirambi di Dionisio, hanno qualcosa a che vedere con la Sofferenza o no? Poi che quella frase, non è il paradosso fondamentale, potrei anche essere d'accordo!
Come facciamo a frantumare lo specchio rispecchiandoci in una poliprospettiva e non patirne le atroci sofferenze, spersonalizzarsi costa fatica, frantumare l'io in mille pezzettini non è mica una passeggiata, i personaggi alla K. patiscono. Deleuze,dopo, Critique et clinique, nel 1995 ... Se qualcuno ride e starnazza è perchè ha conosciuto la sofferenza ed ha imaparato a sublimarla.
Allora il paradosso più adeguato a scalzare il tuo primo posto nella classifica è proprio quello della Sofferenza.
E' di questo che gradirei la tua opinione, mi interessa Nach, come potrei odiarti mia cara, altrimenti a cosa serve il confronto!
rolleyes.gif



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Sgubonius
messagio Mar 20 2009, 08:05 PM
Messaggio #17


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 20 2009, 07:24 PM) *
In realtà (non per fare sempre i pignoli rompiscatole sleep.gif ) è basato proprio sull'insiemistica... Ha semmai originato un nuovo tipo di logica... biggrin.gif


Rincaro la dose di rompiscatolume, il paradosso dei gemelli ha generalo semmai la relatività generale non quella ristretta di cui è anzi una delle apparenti contraddizioni!! wink.gif

A parte questo giochetto capisco dove vuoi arrivare col discorso sulla sofferenza, ma come ti dicevo ritengo che la questione sulla sofferenza sia ancora una questione legata ad un modo di pensare metafisico o tuttalpiù esistenziale, se andiamo oltre il problema della sofferenza o della teodicea in genere non sussiste.
Esistono tantissimi paradossi che servono a pensare questioni limitate, questo di Nietzsche serve per pensare la sofferenza ad esempio, ma esiste un paradosso veramente radicale che serve a "pensare" originariamente ed è quello da cui non dobbiamo staccarci. Tutta la metafisica se ci facciamo caso è un tentativo di chiudere i conti col pensiero, cioè creare un sistema pensato tale da eslcudere ogni ulteriore pensare (ogni dubbio-->certezza cartesiana), ergo chiudere quel vulcano che è il paradosso primo.

In Kafka non c'è sofferenza intimistica, non c'è intimo, non c'è individuo che possa soffrire, te lo dico perchè proprio ora sto leggendo il saggio di Deleuze (son fissato!) "Kafka: per una letteratura minore" ed in effetti solo l'interpretazione squallida psicanalitica e modernista può valutare Kafka con categorie come queste. Se vuoi apriamo un topic in ogni caso ne parliamo.


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"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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