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> Il doppio e il terzo: filosofia politica
andreademilio
messagio Jun 25 2007, 04:39 PM
Messaggio #1


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'' In due parole è difficile. Vediamo in quattro. Il presupposto è René Girard (di cui mi auguro tu sappia qualcosa), se no non si capisce niente. Per Girard, la violenza è l'origine e il fondamento della società, anzi della cultura, anzi della natura stessa dell'uomo. La violenza di tutti contro uno è la sola alternativa alla violenza di tutti contro tutti (in questo in qualche modo è vicino a Hobbes, come per altri versi è vicinissimo al Freud di "Totem e tabù"), e l'uomo stesso nasce quando all'ordine animale degli istinti (perduto nel corso dell'evoluzione) si sostituisce la violenza sociale organizzata. L'istituzione base è il sacrificio umano: ne nasce non solo la religione, ma anche la politica (il re è una modificazione della vittima sacrificale), e più in generale la cultura (cioè, la stessa capacità umana di distinguere e categorizzare). Conseguenza è che l'uomo non ha nessuna speranza di uscire dall'ordine della violenza, che può modificare e anche nascondere, ma non può abbandonare. A questo punto, la sola speranza per Girard è nel messaggio cristiano. Proprio perché l'uomo è capace solo di violenza, un messaggio di pace e amore non può essere umano. Il contenuto stesso del vangelo dimostra la soprannaturalità della sua origine: insomma, solo Dio ci può salvare. E' una sintesi estrema, ma insomma...
A questo punto, io mi chiedo se qui non ci sia una ridondanza. La violenza è creatrice perché crea differenze, e perciò ordine delle differenze, e perciò orientamento, e perciò senso. Ma non si potrebbe invertire il discorso? L'ordine del senso crea aggregazione, e perciò anche contrapposizione e conflitto? E allora mi è venuto in mente di immaginare quale possa essere la struttura politica più semplice, quasi la formula matematica del politico. Il risultato è: una pluralità + una differenza. In altri termini, Due + un Terzo. Dove il Terzo può essere chi sta al centro (capo, ma anche vittima girardiana), può essere chi sta sopra (dio, semidio, eroe, conquistatore), può essere chi sta sotto (schiavo, prigioniero, reietto, emarginato), può essere chi sta fuori al di là di un confine (nemico, straniero, barbaro). In tutti i casi, la costruzione di una differenza (attenzione: non il riconoscimento di una differenza! la differenza non c'è, viene fatta) rappresenta l'unico strumento possibile per riconoscersi uguali, per costituire un Noi, un'identità collettiva. E' la dimensione fondativa del sociale. E la differenza può generare violenza, e spessissimo lo fa, ma non per questo la violenza viene ad essere una specie di sostanza metafisica. E' solo una delle possibili declinazioni del senso, ma consente molte altre possibilità. Così mi pare si possa sfuggire al monocromatismo rosso-sangue del nostro Girard, e soprattutto alla sua soluzione da baciapile, pur prendendo dal suo modello l'affascinante semplicità e l'elegante economia esplicativa. Dixi. Ma non si fa filosofia in due parole! ''


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marduk
messagio Jun 25 2007, 06:23 PM
Messaggio #2


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CITAZIONE
Proprio perché l'uomo è capace solo di violenza, un messaggio di pace e amore non può essere umano


mah mah io nn mi sento così violento? sarò divino?? laugh.gif


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AndreaF.
messagio Jun 26 2007, 02:19 PM
Messaggio #3


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Interessante il discorso politico.
Però a mio avviso Girard ci prende (ne parlavamo anche nel topic sui Platonici) per quanto riguarda la sacralità, l'idea che si debba venerare un divino che sia la verità, con cui instaurare un legame di sangue (penso alla Bibbia). Ma non solo. E' un discorso complesso anche perchè si intreccia su vari piani e richiama tutta le le forme del sacro, su cui non ho assolutamente competenza.
Il Cristianesimo tuttavia si trova a disinnescare l'ordine, a contraddirlo, perchè Cristo non è la vittima sacrificale, ma l'Assoluto stesso che scende nel tempo e apre la via per la salvezza.
Insomma, forse si capisce quanto mi convincano le posizioni "della secolarizzazione". Almeno per ora.


Ciao


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Non lodarmi la morte, splendido Odisseo. Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, che non avesse ricchezza, piuttosto che dominare su tutte l'ombre consunte

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