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> Aurora
diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:54 PM
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Non credo di aver mai letto niente di più bello dell'introduzione e del commiato di Aurora...

[...] «Vi sono tante aurore che non hanno ancora brillato» - questa iscrizione indiana sta sul frontone di questo libro. Dove cerca il suo autore quel nuovo mattino, quel rosso tenero non ancora scoperto fino ad oggi, con il quale inizia un giorno - ah, un'intera sequenza, un intero mondo di giorni nuovi! In una trasvalutazione di tutti i valori, in una liberazione da tutti i valori morali, in un dir-di-Sì, un aver-fiducia in tutto ciò che fino ad ora è stato interdetto, disprezzato, maledetto. Questo libro che dice sì diffonde la sua luce, il suo amore, la sua dolcezza solo su cose cattive, esso rende loro «l'anima», la buona coscienza, l'alto diritto e il privilegio dell'esistenza. La morale non viene attaccata, solo non viene più presa in considerazione... Questo libro termina con un «oppure?» - è l'unico libro che termini con un «oppure?»...

Ecce Homo, Aurora, 1.


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:55 PM
Messaggio #2


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PREFAZIONE
1.
In questo libro troviamo al lavoro un «essere sotterraneo», uno che trivella, scava, scalza. Si vedrà, posto che si abbiano occhi per un tale lavoro in profondità -, come egli avanzi lentamente, cautamente, con delicata inesorabilità, senza che si tradisca troppo l'affanno che ogni lunga privazione d'aria e di luce comporta; lo si potrebbe perfino dire contento del suo oscuro lavoro. Non pare forse che una qualche fede lo guidi, che una consolazione lo ricompensi? Che voglia forse avere la sua lunga tenebra, il suo mondo incomprensibile, nascosto, enigmatico, perché sa che avrà anche il suo mattino, la sua redenzione, la sua aurora... Certo egli farà ritorno: non chiedetegli che cosa vuole là sotto, egli stesso, questo apparente Troforio ed essere sotterraneo, ve lo dirà, quando di nuovo si sarà «fatto uomo». Si disimpara del tutto a tacere, se così a lungo si è stati, come lui, una talpa, soli. - -


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:55 PM
Messaggio #3


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2.
Infatti, miei pazienti amici, cosa io cercavo là sotto, ve lo voglio dire in questa tardiva prefazione, che facilmente avrebbe potuto divenire un necrologio, un'orazione funebre: poiché sono tornato indietro e - me la sono cavata. Non crediate che vi esorti allo stesso rischio! O anche solo alla stessa solitudine! Chi infatti va per queste particolari vie, non incontra nessuno: questo comportano le «vie particolari». Nessuno viene ad aiutarlo; con ogni pericolo, caso, malvagità, cattivo tempo che gli capita, deve sbrigarsela da solo. Ha appunto per sé la sua via - e, com'è giusto, la sua amarezza, il suo occasionale disgusto di questo «per sé»: del quale fa parte, per esempio, il sapere che perfino i suoi amici non possono indovinare dove egli sia, dove vada, tanto che talvolta si domanderanno «come? ancora è in cammino? ha ancora - una via?» - Allora intrapresi qualcosa che non poteva essere affare di chiunque: discesi in profondità, trivellai nel fondo, cominciai a sondare e scalzare un'antica fiducia, sulla quale noi filosofi, da un paio di millenni, eravamo soliti costruire come sul più sicuro fondamento, - sempre di nuovo, benché ogni edificio finora sia sempre franato: cominciai a scalzare la nostra fiducia nella morale. Ma non mi comprendete?


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:56 PM
Messaggio #4


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5.
- E infine: a qual scopo noi dovremmo dire così forte e con tale zelo ciò che noi siamo, ciò che vogliamo e non vogliamo? Guardiamo con più freddezza, più in distanza, con più intelligenza, più dall'alto, diciamolo, come può essere detto tra di noi, così in segreto, che nessuno lo senta, che nessuno ci senta! Soprattutto diciamolo lentamente... Questa prefazione giunge tardi, ma non troppo tardi, che cosa importano, in fondo, cinque, sei anni? Un libro del genere, un problema del genere non ha alcuna fretta; inoltre noi due siamo amici del lento, io come il mio libro. Non siamo stati invano filologi, forse lo siamo ancora, maestri cioè della lenta lettura: - alla fine si giunge a scrivere lentamente. Adesso non fa parte soltanto delle mie abitudini, ma anche del mio gusto - un gusto malizioso forse? - non scrivere più niente, che non conduca alla disperazione ogni genere di gente che "ha fretta". La filologia infatti è quell'onorevole arte che da colui che la venera esige soprattutto una cosa, trarsi in disparte, lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento -, in quanto è un'arte e una competenza di orafi della parola, che deve compiere soltanto lavori finissimi che richiedono cautela e non raggiunge nulla, se non lo raggiunge lento. Ma proprio per questa essa è oggi più necessaria che mai e proprio perciò ci attira e ci affascina fortemente, nel cuore di un'epoca del "Lavoro", voglio dire: della fretta, dell'indecente e sudaticcia precipitazione, che vuol "sbrigarsela" subito con ogni cosa, anche con ogni antico e nuovo libro: - essa stessa non se la sbriga così facilmente con una qualsiasi cosa, essa insegna a leggere bene, cioè lentamente, profondamente, con riguardo e precauzione, con pensieri reconditi, lasciando porte aperte, con dita e occhi delicati... Miei pazienti amici, questo libro desidera per sé soltanto perfetti lettori e filologi: imparate a leggermi bene!-


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:57 PM
Messaggio #5


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Libro Quinto
553.
Per vie traverse. - Dove vuole arrivare tutta questa filosofia con tutte la vie traverse? Forse a qualcosa di più che tradurre, per così dire, in ragione un costante e forte impulso, un impulso verso un mite sole, un'aria chiara e mossa, un respiro marino, un leggero nutrimento di carne, uova e frutta, acqua calda per bere, silenziose passeggiate di tutto un giorno, parlare poco, leggere raramente e con cautela, dimorare nella solitudine, pulizia, semplicità d'abitudini, quasi da soldato, insomma, verso tutte quelle cose che proprio a me piacciono moltissimo, perché proprio a me moltissimo si confanno? Una filosofia che in fondo è l'istinto di una dieta personale? Un istinto che cerca un'aria mia, un'altitudine mia, un mio clima, un mio genere di salute attraverso le vie traverse del mio cervello? Ci sono molte altre e certamente anche molto più elevate sublimità della filosofia, e non solo quelle più cupe e più esigenti delle mie, - forse non sono anch'esse tutte quante nient'altro che intellettualistiche vie indirette per siffatti istinti personali? - Frattanto con un nuovo sguardo osservo il tranquillo e solitario svolazzare di una farfalla in alto sulle scogliere marine, dove crescono molte belle piante: vola qua e là, incurante del fatto che vivrà ancora solo la vita di un unico giorno e che la notte sarà troppo fredda per la sua alata fragilità. Anche per lei si potrebbe trovare una filosofia: sebbene non possa essere la mia. -


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:57 PM
Messaggio #6


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573.
Disquamarsi. - Il serpente che non può disquamarsi, perisce. Così pure gli spiriti, ai quali si impedisce di mutare le loro idee; cessano di essere spiriti.


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:57 PM
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574.
Da non dimenticare! - Quanto più in alto ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a coloro che non possono volare.


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diechirico
messagio Jul 21 2007, 01:58 PM
Messaggio #8


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575.
Noi, aeronauti dello spirito! - Tutti questi temerari uccelli che volano là in lontananza, in estrema lontananza, - di sicuro! a un certo punto non potranno più andar oltre e si appollaieranno sull'albero di una nave o su un piccolo scoglio - e grati per giunta di questo misero rifugio! Ma a chi sarebbe lecito trarne la conclusione che dinanzi a loro non c'è nessuna immensa, libera via, che essi sono volati tanto lontano quanto si può volare! Tutti i nostri grandi maestri e precursori hanno finito per arrestarsi, e non è il gesto più nobile e leggiadro quello con cui la stanchezza si arresta: anche a me e a te accadrà così! Ma cosa importa di me e di te! Altri uccelli voleranno oltre! Questa nostra consapevolezza e fiducia spicca il volo con essi facendo a gara nel volare in alto, sale a picco sul nostro capo e oltre la sua impotenza, lassù in alto, e di là guarda nella lontananza, antivede stormi d'uccelli molto più possenti di quel che siamo noi, che aneleranno quel che noi anelammo, in quella direzione dove tutto è ancora mare, mare, mare! - E dove vogliamo dunque arrivare? Al di là del mare? Dove ci trascina questa potente brama, che per noi è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in questa direzione, laggiù dove fino ad oggi sono tramontati tutti i soli dell'umanità? Si dirà forse un giorno di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiungere le Indie, - ma che nostro destino fu quello di naufragare nell'infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure? -


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Luigi
messagio Jul 21 2007, 06:48 PM
Messaggio #9


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caspita diechirico mi hai fatto venir voglia di andare a prenderlo!sono indeciso se leggere prima questo oppure la Gaia Scienza..che mi consigliate?grazie per eventuali risposte.
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diechirico
messagio Jul 21 2007, 08:46 PM
Messaggio #10


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io inizierei con Memorie dal Sottosuolo del buon Feodor o con il mito di Sisifo di Camus.
Aurora, lo leggerei per ultimo. Ma lasciandolo lì, sopra il comodino, affinchè ogni sera tu lo possa vedere ed assaporare, ma non avere...
E quando lo leggerai, sì che lo leggerai lentamente. Starai attento anche a come sfoglierai le pagine, o a come lo terrai fra le mani, o poggiato su un tavolo.
con questo mi do il bentornato, finchè dura...
d.


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andreademilio
messagio Jul 22 2007, 12:41 PM
Messaggio #11


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'' Così termina Aurora: l'unico libro, nota Nietzsche, che si chiuda con un ''oppure?''. Un ''oppure?'' che può significare varie cose; e certo Nietzsche

sperava che significasse:''oppure si dirà che abbiamo SCOPERTO un'India, trovato una meta per l'umanità?''. Ma è forse meglio che significhi:''oppure

si dirà che non abbiamo avuto bisogno di speranze e di mete, per metterci in viaggio?''. Perché è un ''oppure?'' che cerchiamo, un'alternativa a noi

stessi; ma è bene che lo cerchiamo senza CREDERVI, e senza dargli un nome. Potrebbe solo essere uno dei NOSTRI nomi, un nome del vecchio

mondo- un nome del tramonto.''

Luigi Alfieri, La '' terra in cui non abita nessuno'': Mister Kurtz e il Superuomo, in Id., Nel labirinto. Quattro saggi su Nietzsche, Giuffrè, Milano 1984,

pag. 153. Bentornato!


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'' i pensieri sono azioni '' : facciamo insieme! filAsofia meAfisica fisiofilia 3332725782
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Luigi
messagio Jul 22 2007, 01:12 PM
Messaggio #12


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CITAZIONE(diechirico @ Jul 21 2007, 07:46 PM) *
io inizierei con Memorie dal Sottosuolo del buon Feodor o con il mito di Sisifo di Camus.
Aurora, lo leggerei per ultimo. Ma lasciandolo lì, sopra il comodino, affinchè ogni sera tu lo possa vedere ed assaporare, ma non avere...
E quando lo leggerai, sì che lo leggerai lentamente. Starai attento anche a come sfoglierai le pagine, o a come lo terrai fra le mani, o poggiato su un tavolo.
con questo mi do il bentornato, finchè dura...
d.

grazie tante per la risposta smile.gif
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diechirico
messagio Jul 22 2007, 03:52 PM
Messaggio #13


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grazie per il bentornato, ma durerà poco...


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Freddie
messagio Jul 22 2007, 07:55 PM
Messaggio #14


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CITAZIONE(diechirico @ Jul 22 2007, 03:52 PM) *
grazie per il bentornato, ma durerà poco...

hahah allora al tuo pur breve bentornato die wink.gif e leggerò i tuoi messaggi con più lentezza e assaporandomeli come tu hai fatto con aurora


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CITAZIONE
Dei buoni denti e uno stomaco forte - t'auguro questo!
E se ti sei trovato col mio libro,
ti troverai di certo anche con me.
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Joseph de Sil...
messagio Jul 26 2007, 07:41 PM
Messaggio #15


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A proposito di Aurora aggiungerei il noto (e molto suggestivo) af. 454, che ha un precedente nel frammento 47 [7] del settembre-novembre 1879 (contenuto nel volume IV tomo III delle OFN - Umano, troppo umano II e Frammenti postumi 1878-1879).
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diechirico
messagio Dec 1 2007, 05:34 PM
Messaggio #16


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494.
Ultimo argomento del valoroso. - «In questa boscaglia ci sono serpenti.» - Bene, andrò nella boscaglia e li ucciderò. - «Ma forse sarai tu la vittima, e non già essi diverranno vittime tue!» - Che importa di me!


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