Nella vendetta e nell'amore la donna è più barbarica dell'uomo
Il viandante e la sua ombra
33. Elementi della vendetta
La parola "vendetta"....
Si distingua innanzitutto quel colpo difensivo di risposta, che si vibra quasi involontariamente anche contro oggetti inanimati che ci hanno danneggiato (come contro macchine in movimento): il senso del nostro movimento di reazione è di por fine al danno facendo fermare la macchina. La forza del colpo dato in risposta deve, a volte, per ottenere ciò , essere così grande da fracassare la macchina; ma quando questa è troppo forte per poter essere subito distrutta dal singolo, questi assesterà tuttavia ancora il colpo più violento di cui sia capace,- come per un ultimo tentativo.
Così ci si comporta contro le persone che arrecano danno, nell'immediata sensazione del danno stesso; se si vuol chiamare quest'atto un atto di vendetta, lo si faccia; soltanto si consideri che solo la conservazione di sé ha messo qui in moto le ruote della sua ragione, e che in tal caso in fondo nn si pensa a colui che arreca il danno, ma solo a sé: noi agiamo così senza voler ricambiare il danno, ma solo per uscirne ancora sani e salvi.
Si ha bisogno di tempo, quando coi propri pensieri si passa da sé all'avversario e ci si chiede in quale maniera lo si possa colpire nel modo più doloroso.
Ciò avviene nella seconda specie di vendetta: suo presupposto è un riflettere sulla vulnerabilità e sulla capacità di soffrire dell'altro: si vuole far male.....
Mentre nella prima specie di vendetta era la paura del secondo colpo che faceva sì che il colpo di risposta fosse il più forte possibile: c'è qui una quasi completa indifferenza per ciò che l'avversario farà; la forza del nostro colpo viene determinata solo da ciò che egli ha fatto a noi.Ma che che cosa dunque ha fatto? E a che ci giova che egli soffra, dopo che noi abbiamo sofferto a causa sua? Si tratta di un ristabilimento:mentre l'atto di vendetta della prima specie serve solo alla conservazione di sè....
La vendetta del ristabilimento nn preserva dall'ulteriore danno, nn rimedia al danno sofferto, - fuorchè in un caso.
Quando a causa dell'avversario è il nostro onore che ha sofferto, la vendetta può ristabilirlo.
Esso ha però in ogni caso sofferto un danno, se ci è stato intenzionalmente arrecato un torto:
giacchè l'avversario ha dimostrato in tal modo di nn temerci.
Con la vendetta noi dimostriamo che neanche noi temiamo lui: in ciò consiste la compensazione, il ristabilimento.....
Ho sempre pensato che la saggezza fosse in qualche modo una parola chiave nello Zarathustra soprattutto.
In fondo è proprio questa la grande arma del filosofo dell'eterno ritorno no?
Non vedo Zarathustra in un modo così socratico.
Più che la 'sua' saggezza, secondo me nel libro viene celebrata la saggezza del corpo.
Infatti il grande messaggio che porta agli uomini non sembra essere "ascoltate me, perchè
io sono il saggio", ma piuttosto sembra dire "non ascoltate né me né nessun altro: ascoltate
solo il vostro corpo. Dite sì soltanto a lui"
Sono sostanzialmente d'accordo con SaYo.. la saggezza è arma a doppio talglio.. va presa "alla leggera"... si legga per approfondire l'aforisma 351 della Gaia Scienza...
Beh anche quello che tu dici riguardo al "cominciare dal corpo e seguire da esso" è una saggezza (spesso dice salvezza selvaggia infatti o leonina proprio per una sorta di richiamo all'animalitas).
Evidentemente non è una saggezza di stampo socratico, inevitabilmente è qualcosa di più complesso e ambivalente, soprattutto per la distanza dalla saggezza tradizionale che la porta quasi ad accostarsi al suo opposto: la follia.
Proprio per questo dicevo che potrebbe essere una parola chiave, che ricorre infatti di continuo.
Studiare i meccanismi del corpo aiuta molto capire quanta saggezza stia dietro meccanismi
apparentemente semplici, come un raffreddore, uno scatto di rabbia, uno sbadiglio.
La nostra Piccola Saggezza (cioè la nostra autopercezione come esseri pensanti, intelletto,
ragione o chicchessia) può solo lontanamente provare a spiegare il come e il perchè di tutto ciò,
ma diversamente dalla concezione cristiana, nella quale "Dio opera attraverso modi a noi oscuri",
qui per la prima volta si indica l'Uomo come punto di partenza per una possibile ri-unione
con il suo corpo, simbolicamente raffigurata nell'uomo dionisiaco del dopodomani. Quello
per cui dovremmo 'preparare la terra'. Un positivista direbbe che Nietzsche distrugge
tutte le barriere del non-conoscibile, indicandoci la via da percorrere per convergere in
una saggezza incommensurabile. Quella del corpo appunto.
SaYo cosa ne pensi di Francis Bacon? Non pensi che proprio in lui ci sia una sorta di "esuberanza del corpo", della pura carne?
Per fortuna Spinoza quando diceva 'Dio' sapeva bene di cosa parlava.
Questo bisogna riconoscerglielo.
Ok direi che più off-topic di così difficilmente potevamo finire...
Ci preservi dall'ira di Freddie tonante!
Lou ci riporti al topic iniziale? Tu che puoi.
a dirti la verità, sayo, mi avvince quando un fiume fuoriesce dall'alveo consueto
e, se l'esondazione nn distrugge ciò che cresce intorno,
amo contemplare il nuovo orizzonte che si viene a creare
l'intelligenza della cellula
la saggezza del potenziamento
l'es che emerge e ci dirige ...si
però se volete..torniamo all'uomo dionisiaco
quello che venne dopo Teseo
parlami di lui, sayo
tratteggiane il carattere
Domani magari : ) notte