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> Dediche a Nietzsche
Sgubonius
messagio Mar 10 2009, 08:56 PM
Messaggio #21


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Il cuore?? E dove siamo nel romanticismo???
E su facciamo i seri, Nietzsche è stato in primis un grandissimo penitente dello spirito, nel senso della rigidità con se stessi, nel senso dell'analisi fino al fondo più fondo, volevo solo riportare a galla il problema fondamentale che viene leggendo Nietzsche sentendo e non pensando, e cioè l'eccesso di frivolezza creativa. Seppur al limite, siamo sempre nella filosofia.

Poi certamente non c'è nessuna bibbia e nessun dogma, alle obbiezioni che vengono dallo Zarathustra si può e si deve rispondere, ma non con un "eccheppalle" di chi sta stretto nel banco e vuole andar fuori a giocare a calcio. Evitiamo di volgarizzare quello che è pensiero con dei sentimentalismi e delle inautenticità, bisogna saper essere rigorosi con se stessi.


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"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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BlackSmith
messagio Mar 10 2009, 09:18 PM
Messaggio #22


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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 10 2009, 08:56 PM) *
Il cuore?? E dove siamo nel romanticismo???
E su facciamo i seri, Nietzsche è stato in primis un grandissimo penitente dello spirito, nel senso della rigidità con se stessi, nel senso dell'analisi fino al fondo più fondo, volevo solo riportare a galla il problema fondamentale che viene leggendo Nietzsche sentendo e non pensando, e cioè l'eccesso di frivolezza creativa. Seppur al limite, siamo sempre nella filosofia.

Poi certamente non c'è nessuna bibbia e nessun dogma, alle obbiezioni che vengono dallo Zarathustra si può e si deve rispondere, ma non con un "eccheppalle" di chi sta stretto nel banco e vuole andar fuori a giocare a calcio. Evitiamo di volgarizzare quello che è pensiero con dei sentimentalismi e delle inautenticità, bisogna saper essere rigorosi con se stessi.

Scusa sempre senza polemica, davvero, ti stimo, per quello che ho potuto leggere dei tuoi post
Cuore, come pulsazione, come sangue, come fremito, come vita, come calore, come fuoco, come passione.
E nella tua firma, evidenzi la tua contraddizione. Fai della tua firma la tua presentazione e poi ti contraddiciI
l bimo, mensioni, mensioni il bambino, l'ultimo stadio delle tre metamorfosi necessarie.
Bene credo che nello spirito del bambino alberga, l'innocenza, la leggerezza, il sentirsi stretto in quel banco di scuola, buttare quei libri in aia, urlare eccheppalle... e andar fuori a giocare al pallone per non sentire quelle noiosisissime rigorose lezioni su Hegel.
Tu sei bravo a leggere la partitura, roba da solfeggio, dooo dooo dooo dooo, reee reee reeee, echheppalle, ma la pelledoca ad ascoltarne la musica può venire anche a chi non applica nessuna regola rigorosa, a chi sa abbondonarsi completamente.
Sempre senza polemica, conservando tutta la stima. Sincermente.


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Sgubonius
messagio Mar 10 2009, 10:51 PM
Messaggio #23


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Ci mancherebbe la polemica non ha senso, ma il polemos si, cioè una sana discussione.
L'importante nel mio messaggio era capire che non esiste un cuore "sede dei sentimenti", la vita stessa insegna già schopenhauer e Nietzsche riprende alla grande è volontà, cioè pensiero, appetitus leibniziano. Non c'è altro. Bisogna fare attenzione quando si scende nell'irrazionale perchè si fa presto a perdere il controllo. L'abbandono è un tema interessantissimo, ma bisogna ricordarsi che non si può mai sperimentarlo, perchè quando c'è l'abbandono non ci siamo noi, e qui torniamo a Schopenhauer, e a Wagner.
Senza farla lunga ho solo espresso uno scetticismo verso la produzione poetica amatoriale, di ogni genere, e verso ciò che "viene dal cuore" nello specifico che è spesso e volentieri un "intorbidire le acque per farle sembrare profonde".
Il bambino stesso non è certamente figura di indisciplina, è figura di innocenza. E' il leone che è insofferente verso il drago e deve distruggere tutto (compreso se stesso, fino all'abbandono), al bambino non gliene deve fregare di meno, oblio!


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Nachtlied
messagio Mar 11 2009, 12:26 AM
Messaggio #24


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Blacksmith, sarebbe meglio se evitassi di scambiare quelli che sono frutto di studio e ricerche, per semplici "scopiazzature".

Hai ragione a dire che dobbiamo parlare con il cuore, piuttosto, perché l'erudizione fine a se stessa non serve a niente.
Ma non dimenticarti l'importanza del sacrificio, dell'ascesi, della salita, per raggiungere dei risultati. Non dimentichiamoci che la danza di Zarathustra è in catene.
Uno dei motivi, tra l'altro, per cui il genio viene criticato, risiede proprio nella presunta immediatezza di questo; proprio come l'Histrio di Wagner, che non ha niente a che vedere con quello dionisiaco e con la pienezza del suo gesto.
Il primo, pretende di danzare senza catene, pretende di essere in grado di improvvisare, di non avere bisgno di allenamento, ma in realtà lo fa solo per incantare le masse, mente, e infatti ne sarà nauseato; il suo è solo un segnale di dissolutezza, di décadence.
Il secondo, non ha pretese, si è semplicemente allenato duramente e ora danza leggero sulle sue catene, non separa il gesto dall'istinto, comunica pienamente, dona perché sovrabbonda.

E' questo secondo tipo di creazione che non viene criticato da Nietzsche e che anzi, viene esaltato... Il punto è: ne siamo noi capaci?


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Luce io sono: ah, fossi notte!
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Sgubonius
messagio Mar 11 2009, 01:02 AM
Messaggio #25


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 11 2009, 12:26 AM) *
E' questo secondo tipo di creazione che non viene criticato da Nietzsche e che anzi, viene esaltato... Il punto è: ne siamo noi capaci?


L'ultima domanda è in verità un po' superflua, comunque l'idea è quella della necessità di pensare molto intensamente ed essere i primi critici di se stessi, critici molto duri. Per esempio pensare di essere autori di alcunchè è assurdo, come l'idea di poter tradurre il pensiero nell'atto con un progetto o di creare simboli che rimandino a qualche universale. Questa è l'igiene a cui siamo chiamati.
Quando traspare un certo narcisismo fra cui la necessità di un pubblico ad esempio (vedi il Dei Poeti appunto), già è un pessimo segno.


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Zagreo
messagio Mar 11 2009, 10:14 AM
Messaggio #26


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Nachtlied lo sapevi che noi siamo pirla perchè gli siamo andati a dire di stare attento ad usare la parola "Genio"???
Si scoprono sempre cose nuove...

CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 10 2009, 08:18 PM) *
Diciamo che è stato un genio, arriva il pirla e ti dice... Attento lo sapevi cosa dice dei geni.


Anzi scusa riformulo, Natiled lo sapove hce noi siano pirla prechè gli saimo ahndati adire di stary attetno ad usrae al parola "Geino"???....così ho scritto di getto, e sono più spontaneo... laugh.gif


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Non ho mai sentito dire che le flatulenze determinino situazioni filosofiche. (Lettere a Erwin Rohde)
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Nachtlied
messagio Mar 11 2009, 10:35 AM
Messaggio #27


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CITAZIONE(Zagreo @ Mar 11 2009, 10:14 AM) *
Nachtlied lo sapevi che noi siamo pirla perchè gli siamo andati a dire di stare attento ad usare la parola "Genio"???
Si scoprono sempre cose nuove...
Anzi scusa riformulo, Natiled lo sapove hce noi siano pirla prechè gli saimo ahndati adire di stary attetno ad usrae al parola "Genio"???


biggrin.gif tongue.gif laugh.gif Ah, ah, ah!!! laugh.gif tongue.gif biggrin.gif
Sul "pirla" avevo sorvolato allegramente, meglio lasciar perdere!
Blacksmith ha spiegato che non bisogna stare troppo attenti quando si digita sulla tastiera, bisogna scrivere di getto... Penso che lui faccia così, per questo vengono fuori certe parole strane come "Natiled" o "hce" ecc... laugh.gif


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Nachtlied
messagio Mar 11 2009, 10:43 AM
Messaggio #28


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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 11 2009, 01:02 AM) *
L'ultima domanda è in verità un po' superflua

Sì, in effetti è un pò retorica...

E' che il tema del frenare gli impulsi è sempre stato presente in N, sin da bambino (quando, mentre giocava con i soldatini, teneva un diario di guerra in cui scrivere le sue strategie), o dalla scelta della filologia, proprio come "seconda natura"!
Non mi piace che ci si dimentichi tutto ciò e si tratti Nietzsche come un idolo da venerare, sarebbe quasi come una guerra a causa di Gandhi...


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Zagreo
messagio Mar 11 2009, 10:45 AM
Messaggio #29


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 11 2009, 10:35 AM) *
biggrin.gif tongue.gif laugh.gif Ah, ah, ah!!! laugh.gif tongue.gif biggrin.gif
Sul "pirla" avevo sorvolato allegramente, meglio lasciar perdere!
Blacksmith ha spiegato che non bisogna stare troppo attenti quando si digita sulla tastiera, bisogna scrivere di getto... Penso che lui faccia così, per questo vengono fuori certe parole strane come "Natiled" o "hce" ecc... laugh.gif


Non ci vuole tanto, dopo che uno ha scritto, a cliccare sul pulsantino Edit e correggere no?!
Beata ingenuità...fosse quello il sintomo di una scrittura spontanea e creativa...


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Sgubonius
messagio Mar 11 2009, 01:33 PM
Messaggio #30


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 11 2009, 10:43 AM) *
Sì, in effetti è un pò retorica


Più che altro è che tira in ballo la questione sul potere, sulla potenza, che è delicata.
Non credo che si debba "riuscire" a creare un opera d'arte, nel senso che non ci sarà mai nessuno capace di darti il lauro che legittima tale risultato, ma in compenso è necessario per essere da se stessi un capolavoro avere tale igiene di cui parlavamo. Insomma si diventa capaci nel momento in cui si è pienamente in possesso di se stessi (anche andando oltre l'io), e questo non avviene senza un'autocritica durissima, tanto appunto da sciogliere anche la presunzione autoriale del soggetto stesso.


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BlackSmith
messagio Mar 11 2009, 08:23 PM
Messaggio #31


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Devo dire che se anch solo alcune volte siete un pò pallosi, siete simpatici.
Sgubquonius o come cavolo si scrive è ben preparato, ma deve essere uno di quelli che all'università mi sarebbeo venuti due zebedei, ma due zebedei... grossi così. Natild mi scuserà per il pirla, non ricordavo neanche se fosse stato lui, a scrivere quella cosa sul genio.
Zagabri è simpatico e basta.
Io vi invito a prestare attenzione a quello che ho scritto nel mio racconto.
Non ho certo usato il rigore delle argomentazioni di squbguonius, oh sgub io odio mettermi quel monocolo per vedere quelle piccole vitine che compongono gli orologi, io uso il tatto, la pelle, come un non vedente riesco a smontare e rimontarlo, ma non voglio dire che il tuo metodo non è ammirevole, magari avassi avuto il tuo rigore nell'affrontare le cose, magari caro mio.
Carissimo sgub, io, il profondo più profondo lo sento, lo avverto, e alcune volte con qualche stupido verso o imbrattando qualche tela da pochi euro cerco di tirarlo fuori e lì credimi divento estremamente spietato con me stesso, uso il bisturi.
Zagro, la sofferenza so cos'è, scalre le montagne è stato ed è ancora il mio sport preferito...
Nantile, Nietzsche era un genio e sono sicuro che se dovesse sentirmi mi perdonerà e se poi dovesse incazzarsi, bhe chi se ne frega e poi per quell'epiteto credimi non era mia intensione riferirmi a te.
Vi stimo ragazzi. Veramente.
Da "Sanguesemente"
"In quel momento le parole di quel fantasma che l’avevano tormentato per una vita gli rimbombavano dentro la testa come se fosse dentro il ventre di un gigantesco animale che dormiva.
E allora pian… pianino, incominciava a prevalere in lui come un presentimento.
- Mi dica magari, che adesso….
Ah. Ho già capita l’antifona. Ho capito Ispettore !
So dove vuole andare a parare…. Io … sono….
Ecco la commedia !
Mi lasci indovinare….
Sono Lorenzo Tortorella, detto (OMISSIS) ?
Non è vero ?
Il (OMISSIS), lo (OMISSIS) ed (OMISSIS).
Ecco, mancava solo questo.
La mia (OMISSIS), ecco perché, se non fosse una tragedia, ci sarebbe stato da sganasciarsi dalle risate.
Oh finalmente, c’era arrivato !
Lorenzo, ha sempre avuto questi lampi di genio.
O meglio, erano casuali scontri neuronali.
Scontri tra i soli due neuroni che possedeva, che acquistando grandissima velocità impattavano a distanza dentro la sua testa vuota, con rarissime supersinapsi sfolgoranti.
Infatti nella sua testa, fin dalla nascita, era stato praticato un vuoto quasi assoluto.
I due neuroni, quindi, nel vuoto spinto, procuravano questi lampi, queste scintille di grandissima energia,
che lo facevano apparire, quando questo raramente accadeva per complesse leggi fisiche, geniale !
Ecco perché aveva studiato Fisica Nucleare.
Lui il laboratorio del Gran Sasso lo aveva in testa, che se si attaccava quantomeno alle narici il carica batteria del telefonino, non avrebbe dovuto incassare tutte quelle imprecazioni di Paolo, il suo area manager, che non riusciva quasi mai a trovarlo !
Certo poi, che con quei suoi unici due neuroni, era chiaro che della lettura di Nietzsche, ritenuto uno dei filosofi più complicati ed enigmatici di tutti i tempi, dove i più grandi intellettuali ci avevano sbattuto la capoccia, Lorenzo, è chiaro che non ci aveva capito un acca o quasi… !
Quel filosofo teorizzava la sua dottrina con intenti più nobili ed elevati, che la sola semplice scalata sociale e professionale attraverso le tribolazioni.
Il filosofo alludeva a una trasformazione dell’Uomo attraverso l’Arte e la Bellezza, spiegata brillantemente da Dostoevskij. Pensava perciò non all’Ubermenschen fumettistico dei supereroi, che magari Lorenzo aveva applicato per andare in bici al lavoro con temperature polari pedalando come il grande Pantani.
Ma piuttosto al superamento dell’uomo dalla forma in cui adesso si trovava, ancora troppo legata alla scimmia da cui proveniva, verso una forma di evoluzione darwiniana che ci portasse al di là.
Una forma che superasse l’Uomo stesso, che andasse oltre l’Uomo !
Perciò Lorenzo si trovava disorientato dal fatto che aveva applicato in maniera troppo semplicistica alla sua modesta vita quelle teorie, che non avevano quasi nulla a che vedere con le banali faccende quotidiane. Infatti più lui saliva in alto la scala sociale, attraverso i sacrifici e la sofferenza, più aumentava non soltanto l’orgoglio per averli raggiunti con la Volontà, ma aumentavano in modo esponenziale anche tutte quelle passioni primitive, quei rozzi sentimenti, quelle debolezze e quei compromessi, che caso mai lo facevano regredire, più che progredire facendolo andare oltre.
Più saliva, più avvertiva la maleodorante puzza della scimmia pelosa, pidocchiosa e sudaticcia, cui piano… piano, ce ne fece l’abitudine.
Scambiando così l’aria della democrazia, ancora troppo irrespirabile per un’immatura tribù di scimpanzè, a cui lui aderì pienamente, con l’aria salubre delle altissime montagne dell’ Engandina e la cosa più immorale è che quella tribù di scimpanzè mentiva a se stessa volendo apparire più evoluta di lui. Tradivano così il loro stesso sangue, il loro stesso figlio. Questo tuttavia rientrava nel comune comportamento del regno animale, dove il sacrificio della vita del singolo era funzionale alla sopravvivenza del gruppo e caso mai questo principio naturale era ben presente nel pensiero del suo amico filosofo e Lorenzo avrebbe dovuto accettare come appunto assolutamente naturale il fatto di soccombere a forze più grandi di lui.
Abbiamo corpi disuguali, siamo tutti persone disuguali, con disuguali capacità e vicende. L’ineguaglianza è una legge, talvolta durissima, dell’esistenza. C’è il forte, il debole, il sano, il malato, l’intelligente, il minorato.
L’ordinamento sociale deve fare quanto è possibile per distribuire ad ogni creatura carte uguali, ma ognuno le gioca in modo differente, concludendo la partita in modo differente. Alla legge della giungla aderì e senza privarsi di combattere come un novello Achille, fino allo stremo delle sue forze, di giungla avrebbe dovuto accettare di perire, con l’onore di un valoroso condottiero e senza perciò opportunisticamente e vigliaccamente invocare regole che in quel posto lui sapeva benissimo non esistere. Insomma di Nietzsche aveva capito poco,
o meglio quello che poteva, idiota com’era, e se aveva lampi di genio ho già spiegato non potevano essere che casuali ed involontari, e potevano servirgli ad avere qualche semplice intuizione e a fargli scrivere qualche stupido verso, ma niente di più !

Il Pirata e la montagna


Restò silenzioso con gli occhi fissi verso la vetta.
Dove usava pedalare era un ripido sentiero.
Tortuoso era il sentiero, periglioso il passaggio.
Dal fianco della montagna profondo è il precipizio.
La salita però era piena di adrenalinico diletto.
Nel mezzo del cammino il sopore lo colse.
Nel suo sogno , la montagna vacillò.
Un sasso rotolò ferendogli un calcagno.
La frana aprì un sentiero nascosto.
Di li si poteva scalare il cielo ?
Allora procede verso il Nuovo sentiero
come un impavido eroe.
Solo a un Dio gli è consentito raggiungere il Sole.
Per gli Uomini, sono contati i loro giorni.
Ma lui non ha paura della morte.
Avanza senza timore, anche se dovesse precipitare.
Per quale motivo vuole compiere questa impresa.
Il passo era lento e non era più come prima.
Se pure cadessi , disse , Immortale resterà il mio Nome."


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Sgubonius
messagio Mar 11 2009, 10:31 PM
Messaggio #32


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"Was bleibet aber, stiften die Dichter" diceva Holderlin... "tuttavia quello che resta, sono i poeti che lo creano"
Il rigore come lo hai chiamato tu non può che arrivare ad un limite che è lo spezzamento, come tutte le cose rigide, viva la flessibilità, ma senza arrivare alla mollezza. Nessun lettore di nietzsche ti dirà mai che bisogna sapere come sono fatti gli orologi (tecnica!) ma ciò non toglie che bisogna saper pensare, perchè è la cosa più importante.

Io volevo solo invitarti al pensiero, ben conscio che la pedagogia lascia il tempo che trova, ma altrettanto conscio che senza le armi giuste si soccombe, e l'arma fondamentale è sempre il pensiero. Credo che peraltro siamo qui di fronte a due interpretazioni un po' diverse di Nietzsche fra le quali penso di essere passato anche io, e che ho poi tratteggiato nel topic che per me è fondamentale ma non ha sortito tanto effetto, quello su Volontà di Potenza e soggetto.
Senza tirarla in lungo, approcciando nietzsche così come fai tu, si rischia enormemente di finire nelle grinfie delle obbiezioni di Heidegger, per il quale egli era solo l'ultimo (e più subdolo aggiungo) portatore di una filosofia del potenziamento del soggetto, dell'io anzi, che si impadronisce del mondo/oggetto. Eppure nietzsche ammonisce dai pavoni... diamogli ascolto no?

PS: se sono così serio qui è perchè lo sono molto poco in tutto ciò che faccio d'altro, soprattutto in università dove studio robaccia dove essere seri sarebbe una condanna assoluta!!


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BlackSmith
messagio Mar 12 2009, 08:23 AM
Messaggio #33


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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 11 2009, 10:31 PM) *
"Was bleibet aber, stiften die Dichter" diceva Holderlin... "tuttavia quello che resta, sono i poeti che lo creano"
Il rigore come lo hai chiamato tu non può che arrivare ad un limite che è lo spezzamento, come tutte le cose rigide, viva la flessibilità, ma senza arrivare alla mollezza. Nessun lettore di nietzsche ti dirà mai che bisogna sapere come sono fatti gli orologi (tecnica!) ma ciò non toglie che bisogna saper pensare, perchè è la cosa più importante.

Io volevo solo invitarti al pensiero, ben conscio che la pedagogia lascia il tempo che trova, ma altrettanto conscio che senza le armi giuste si soccombe, e l'arma fondamentale è sempre il pensiero. Credo che peraltro siamo qui di fronte a due interpretazioni un po' diverse di Nietzsche fra le quali penso di essere passato anche io, e che ho poi tratteggiato nel topic che per me è fondamentale ma non ha sortito tanto effetto, quello su Volontà di Potenza e soggetto.
Senza tirarla in lungo, approcciando nietzsche così come fai tu, si rischia enormemente di finire nelle grinfie delle obbiezioni di Heidegger, per il quale egli era solo l'ultimo (e più subdolo aggiungo) portatore di una filosofia del potenziamento del soggetto, dell'io anzi, che si impadronisce del mondo/oggetto. Eppure nietzsche ammonisce dai pavoni... diamogli ascolto no?

PS: se sono così serio qui è perchè lo sono molto poco in tutto ciò che faccio d'altro, soprattutto in università dove studio robaccia dove essere seri sarebbe una condanna assoluta!!

Quando sono "apparso" in questo forum volevo spiegare come l'ingenuo protagonista del mio racconto Lorenzo Tortorella, approcciandosi alla lettura di Nietzsche con "totale abbondono", proprio perchè era una specie di idiota, poveretto, non poteva capire, con quei due unici neuroni che possedeva, non poteva pensare Sgub ! Povereuomo. Però la cosa strana, inspiegabile, fu come la sua vita ne fu così condizionata, come con quell'approccio riuscì ad ascoltarne la musica, e se poi applicò quelle parole tuonanti alle cose spiccie della vita quotidiana, che poi lo delusero a tal punto da odiarlo, ad un certo punto, nel momento finale, alla resa dei conti,... il Filosofo gli si manifestò prepotentemente con un paradosso, che potrebbe apparire come una semplice antinomia semantica, ma sarebbe troppo comodo liquidarla in questo modo, perchè erano impossibili quelle incredibili coincidenze, quello non poteva essere un semplice paradosso sgub. Quella era una chiamata.
Lorenzo Tortorella si ritrovò appunto come chiamato dalla sua voce che gli diceva: "Tu sei un mio amico Lorenzo, sei uno dei miaei amici, ti ricordi cosa dicevo ai miei amici più cari, Lorenzo, ti ricordi?". Frase incredibilmente importante, piena di mille significati, che dovresti analizzare con il tuo approccio rigoroso, sgub, per capire cosa voleva dire quando le sue letture erano per pochi.
Sono gli eventi della sua stupida, bizzarra vita a dimostrare che Nietzsche lo inscrisse nella sua breve lista fatta di pochi amici.
Antinomia semantica, no, sgub non può essere così semplice.


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messagio Mar 12 2009, 12:34 PM
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Onestamente devo dire che non capisco bene quale sia l'ispirazione del romanzo, d'altronde per ora a spizzichi e bocconi è ancor più difficile tirare delle somme, in ogni caso io ho solo approfittato della situazione per porre una questione importante nel pensare insieme a Nietzsche, cioè quella in definitiva della produzione artistica e del soggetto/autore, in primis perchè è una delle questione che ossessionano me in questo momento!! sad.gif

Detto questo io sono arciconvinto che uno stupido non possa capire Nietzsche, neanche di striscio, perchè non è un filosofo che si semplifichi. Il totale abbandono non è una frase di Nietzsche, non lo sarà mai, la sua è una filosofia per forti, per pensatori, rigorosi.
"La filosofia, così come io l’ho intesa e vissuta fino ad oggi, è vita volontaria fra i ghiacci e le alture – ricerca di tutto ciò che l’esistenza ha di estraneo...”


L'idea pragmatica per cui Nietzsche ti "cambia la vita", come illumini la quotidianità di nuove luci più calde, è il nemico contro cui lo stesso filosofo tedesco ammonisce.
"masticare e digerire tutto – questo è davvero da maiali! Dire sempre di ‘sì’ – questo solo l’asino l’ha imparato, e chi ha uno spirito come il suo!"

"Quale nascosta saggezza nel suo portare lunghe orecchie e dire sempre sì e mai no! Forse non ha creato il mondo a sua immagine e somiglianza, cioè il più stupido possibile?
– L’asino a sua volta ragliò: I-A.
Tu vai per sentieri diritti e tortuosi, poco ti cale ciò che a noi uomini sembra diritto o tortuoso. Al di là del bene e del male è il tuo regno. La tua innocenza è di non sapere che cosa sia l’innocenza.
– L’asino a sua volta ragliò: I-A.
Bada di non respingere alcuno via da te, non i mendichi e nemmeno i re. I fanciulli li lasci venire a te, e se i peccatori ti vogliono sedurre, tu dici un candido: I-A.
– L’asino a sua volta ragliò: I-A.
Tu ami le asine e i fichi freschi, tu non sei uno schifiltoso. Un cardo ti solletica il cuore, quando ti viene fame. In ciò è la saggezza di un dio.
– L’asino a sua volta ragliò: I-A."


Io ti invito solo a rifletterci sopra... poi di Lorenzo Tortorella mi interessa relativamente, e sono più propenso a dare ascolto a Nietzsche che a te per ovvie ragioni. Se tu scrivi un romanzo in cui poi le cose stanno diversamente io pongo solo la questione...


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messagio Mar 13 2009, 11:25 AM
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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 12 2009, 12:34 PM) *
in ogni caso io ho solo approfittato della situazione per porre una questione importante nel pensare insieme a Nietzsche, cioè quella in definitiva della produzione artistica e del soggetto/autore, in primis perchè è una delle questione che ossessionano me in questo momento!! sad.gif


E' un punto davvero complicato e sarebbe molto interessante discuterne.
A tal proposito, mi ha sempre incuriosito il capitolo Dei dispregiatori del corpo (Za, I) - che apparentemente sembrerebbe non avere nulla a che fare con questo tema - soprattutto quando dice:
"'Io' dici tu, e sei orgoglioso di questa parola. Ma la cosa ancora più grande, cui tu non vuoi credere, - il tuo corpo e la sua grande ragione: essa non dice 'io', ma fa 'io'.
Ciò che il senso sente e lo spirito conosce, non ha mai dentro di sé la propria fine. Ma il senso e lo spirito vorrebbero convincerti che sono la fine di tutte le cose: talmente vanitosi sono essi.
Strumenti e giocattoli sono il senso e lo spirito: ma dietro di loro sta ancora il Sé".

CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 12 2009, 12:34 PM) *
Il totale abbandono non è una frase di Nietzsche, non lo sarà mai, la sua è una filosofia per forti,

Deleuze potrebbe obiettarti che quello che tu chiami "forte" è in realtà debole, perché completamente sopraffatto passivamente dalla volontà di potenza. wink.gif
So che "forte" qui ha l'accezione contraria, ma è meglio chiarire perché non si sa mai chi legge questo forum...


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Nachtlied
messagio Mar 13 2009, 11:25 AM
Messaggio #36


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Blacksmith, per il "pirla" non preoccuparti.
Però guarda, sarà che discendo dalla scuola di Montinari, ma sono sempre stata abituata a leggere con rigore e con metodo i testi, cercando di evitare ogni interpretazione che vada fuori da quanto scritto e pertanto non apprezzo le interpretazioni di chi dice di "sentire" un testo o roba simile.
E' ovvio che tu avverta un sentimento particolare nella lettura, che magari può rapirti e incantarti, come può succedere a tutti (altrimenti non saremmo qui), ma questo si riduce solo alla tua esperienza di lettura e non puoi su questo costruire un'interpretazione.
Anzi, per interpretare correttamente un testo, bisognerebbe cercare di tralasciare il più possibile questo aspetto 'poetico' e fuorviante.
Soprattutto in un autore come Nietzsche, la sobrietà è fondamentale per non cadere in grossolani fraintendimenti.


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Sgubonius
messagio Mar 13 2009, 01:10 PM
Messaggio #37


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 13 2009, 11:25 AM) *
E' un punto davvero complicato e sarebbe molto interessante discuterne.


Mi ci sto arrovellando laugh.gif


CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 13 2009, 11:25 AM) *
Deleuze potrebbe obiettarti che quello che tu chiami "forte" è in realtà debole, perché completamente sopraffatto passivamente dalla volontà di potenza. wink.gif
So che "forte" qui ha l'accezione contraria, ma è meglio chiarire perché non si sa mai chi legge questo forum...


Ho appena terminato "Il Pensiero Debole" che non è un gran caopolavoro di filosofia però in questo senso è quantomeno pedante e chiaro!! Deleuze parla proprio di come in Nietzsche si tratta di portare l'impotenza (connaturata nell'uomo, soprattutto idealista) a potenza. Insomma pensare debole è per pensatori forti che se lo possono permettere!!!


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BlackSmith
messagio Mar 13 2009, 03:05 PM
Messaggio #38


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 13 2009, 11:25 AM) *
per interpretare correttamente un testo, bisognerebbe cercare di tralasciare il più possibile questo aspetto 'poetico' e fuorviante.
Soprattutto in un autore come Nietzsche, la sobrietà è fondamentale per non cadere in grossolani fraintendimenti.

Interpretare correttamento un testo, è una frase permettimi un pò presuntuosa, non faccio riferimento certo alla tua di presunzione, ma a quella che viene piuttosto dalla quella "scienza" che si è imposta nei primi del novecento, e che con una parola astrusa si fa chiamare, ermeneutica, soprattutto quando ad opera di Heidegger e Gadamer, smette di essere una disciplina metodica fatta di regole interpretative, per diventare un vero e proprio indirizzo di pensiero.
Io penso all'ermeneutica come qualcosa che assomiglia ad un dono ,propriamente all'Hermes, che messaggero degli dei tra gli uomini, facendosi quindi da tramite e veicolo tra due livelli di realtà. Un ponte tra la sfera umana e quella divina. Tra il regno sensibile e quello intellegibile. Io rimango così tanto stupito da questa presunzione, che mi viene da dire: come si fa a pensare che questo ponte creato tra supponiamo un "testo" e il suo "lettore" debba essere costruito per forza e soltanto con l'ingegneria che tu conosci, o che hai studiato, e ti sbarazzi così facilmente di quei ponti che come un arcobaleno potrebbero senza nessuna struttura razionale collegare questi due "mondi". Si lo so, l'hermenéuein è collegata con il lògos, con il ragionamento discorsivo umano, con la capacità discriminatoria del pensiero umano, ma per i greci l'ermeneutica è presentata come semplice tecnica "da intagliatore" "da orologiaio, sgub". I greci, e dico i greci poichè il mio caro amico, appare con uno stravagantissimo titolo che in questo forum scrivono incompleto, forse non attribuendo granchè valote alla N.d.T dallo spirito della musica
, indica quella civiltà preplatoniana come quella civiltà fonte delle sue future ispirazioni, e attribuisce alla musica un ruolo fondamentale che molti trascurano. Per i greci l'ermeneutica era solo arte retorica e dove non si fa questioni di verità.
Adesso non voglio approfondire questo vastissimo argomento, non mi ricordo neanche bene, sono passati anni, Ma Schleiermarcher , parlava d'individualità, parlava cioè dall'impossibilità di interpretare un testo senza interpretare l'individuo che tale testo ha proposto. Tu, Voi, l'ermeneutica, ha così la presunzione di aver interpretato l'individuo? Tu, con la tua tecnica della retorica sei così presuntuosa da dire "interpretazioni grossolane". E' chiaro, che una produzione linguistica non è un fatto puramente individuale poichè è dotata anche di un carattere di universalità. Qand scriva così... perdo quel carattere di universalità ? Bsta scriver dieversamente ed è chiara come chi legge ne viene condizionato a tal punto che attrbuisce più valore o meno valore a ciò che nella sua sostanza invece si viole esprimere. Puoi solo risolvere/dissolvere l'oggetto passando direttamente all'ascolto. Non mi interessano tutti quegli accorgimenti tecnici, che mi portano in prossimità dell'oggetto, preparandomi alle condizioni per un buon ascolto, se facciamo così mettiamo qualcosa di razionale tra noi e l'oggetto, che secondo me rischiano di farci ascoltare altre note, l'unico accorgimento-organo per risolvere/dissolvere un testo è il cuore, il tatto, l'udito, l'olfatto, la vista, il proprio vissuto, la musica, l'arte, niente insomma che sia razionale, niente cuffie, prolunghe, amplificatori, CAPITO?
Sono d'accordo con Dilthey per esempio che sostiene come la comprensione sia fortemente in relazione con il proprio vissuto e non sono d'accordo con Hegel che, inquadra tutto, nel contesto storico e culturale in cui questo si è generato. Ma quando mai!
Sei sicura, così presuntuosa da dire che il tuo vissuto abbia potuto farti comprendere Nietzsche, sicura di Esser-ci?
Dove state? Dove siete? Qual'è la vostra familiarità con la pre-comprensione.Qual'è Amici miei, cari!
Vi ricordo , La nascita della Tragedia... continua amici continua... con dallo spirito della musica, perchè ve l'ho dimenticate.
E' l'arte, solo l'arte può essere vicina alla verità, è non c'è opera d'arte che non provenga dalla SOFFERENZA, unico linguaggio universale.
Mannu mi va d argomentare con queste cos, io parlo per bocca infatile di Lorenzo Tortorella., si lui è che ha fatto interpretazini grossolani.
colgo l'occosione per proporvi una cosa...
Il mio stupido racconto, che tral'altro è molto divertente, uscirà ad aprile, è già alla prima bozza, ma dovrei scrivere la quarte di copertina, mi piacerebbe, che tu Matiled, tu sgub, tu Zagabo, o chi vuole possa dare un contributo, firmandosi, ne sarei lusingato, mi piacerebbe poi che l'utile oer le copie vendute poche o molte che siano, li possa devolvere interamente alle iniziative di questo forum.




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Sgubonius
messagio Mar 13 2009, 03:54 PM
Messaggio #39


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Sono sostanzialmente d'accordo con le critiche all'ermeneutica che pure nasce da esigenze che sono comprensibilissime e anzi fondamentali. Certo non può rimanere fine a se stessa, ma questo è un altro discorso.

L'unica cosa che si voleva far emergere, magari per discuterne, era l'importanza di non cadere nell'errore degli uomini superiori, che capita spesso, dove nietzsche diventa un calco mitteleuropeo di R.W.Emerson e ci si carica di self-confidence che lascia il tempo che trova. L'enfasi produttiva che segue alla lettura di Nietzsche è pericolosa, l'esaltazione dell'irrazionale, la foga artistica, ecc...

Mi pare che il tuo romanzo parta già in questo senso dalle premesse sbagliate. L'idea che ci sia una quotidianità nietzschiana, o che ci sia una possibilità "formativa", come fossimo davanti appunto a quelle filosofie della self-confidence e del godere la vita, non è riscontrabile nel pensiero di Nietzsche. Sono consigli, riflessioni, niente di più.


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BlackSmith
messagio Mar 13 2009, 04:38 PM
Messaggio #40


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CITAZIONE(Sgubonius @ Mar 13 2009, 03:54 PM) *
Sono sostanzialmente d'accordo con le critiche all'ermeneutica che pure nasce da esigenze che sono comprensibilissime e anzi fondamentali. Certo non può rimanere fine a se stessa, ma questo è un altro discorso.

L'unica cosa che si voleva far emergere, magari per discuterne, era l'importanza di non cadere nell'errore degli uomini superiori, che capita spesso, dove nietzsche diventa un calco mitteleuropeo di R.W.Emerson e ci si carica di self-confidence che lascia il tempo che trova. L'enfasi produttiva che segue alla lettura di Nietzsche è pericolosa, l'esaltazione dell'irrazionale, la foga artistica, ecc...

Mi pare che il tuo romanzo parta già in questo senso dalle premesse sbagliate. L'idea che ci sia una quotidianità nietzschiana, o che ci sia una possibilità "formativa", come fossimo davanti appunto a quelle filosofie della self-confidence e del godere la vita, non è riscontrabile nel pensiero di Nietzsche. Sono consigli, riflessioni, niente di più.

Io rispondevo a Natiled, e in un certo senso anche a te, che il ponte creato tra un "testo" e il suo "lettore" non deve essere costruito con l'ingegneria razionale che conosciamo, o che abbiamo studiato, magari con grande dedizione, e mi sembrava un pochetto presuntuoso sbarazzarsi facilmente di quei ponti, che come appunto un arcobaleno fatto di luci e colori, potrebbe senza nessuna struttura razionale collegare in modo più vicino il"mondo" dell'autore e quello del "lettore". Ma tu qui non rispondi.
Poi per quanto riguarda l'irrazionalità, della quale mi guardo bene dall'esaltarla", facevo riferimento alla prima opera di N. e sottolineavo come la stragrande maggioranza non ha mai scritto per intero il suo titolo,nella sua intierezza, che quando apparì per la prima volta sembrò parecchio curioso... N.d.T dallo spirito della musica. Ma tu qui non rispondi.
Poi ancora parlavo del vissuto come condizione imprescindibile per la pre-conscenza. E mi chiedevo se il vissuto di ognuno di noi potrebbe più o meno essere compatibile con la comprensione di N. Ma tu neanche qui rispondi.
Poi parlavo dell'ascolto, e dicevo che trovo forvianti tutti quegli accorgimenti tecnici, che portano in prossimità di un oggetto da conoscere, poichè illudendomi di prepararmi alle condizioni per un buon ascolto, non fa altro che inserire un filtro e mettere qualcosa di razionale tra me e l'oggetto della conoscenza, rischiando di farmi ascoltare altra musica, altre note, e dicevo che l'unico accorgimento-organo per risolvere/dissolvere un testo o qualsiasi oggetto da conscere, è il cuore, il tatto, l'udito, l'olfatto, la vista, il proprio vissuto, la musica, l'arte, niente insomma che abbia a che fare con il razionale. Ma neanche qui niente, nessuna risposta.
Parlavo poi di sofferenza, quelle da "memorie del sottosuolo", come elemento fondamentale per la conoscenza e pure visto che riporti sempre brani della Z. non ti ricordi della sua conclusione. sad.gif
"Uomo siii attento!
Che dice la mezzanotte profonda?
". Niente, niente di niente, non dice niente la mezzanotte profonda, Amici?
Lì sgub c'è la chiave di TUTTO, nel dolore e nel piacere, lì ci parla chiaramente, lì solo lì è chiaro come la luce del sole! Lì e solo lì, chiarisce cos'è l'eterno ritorno. Lì e soltanto lì, l'ermeneutica contemporanea si fa a far benedire, lì e soltanto lì conta la musica, solo la musica. Ma tu mi risondi non prestando orecchia!



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