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> Le tre Metamorfosi e i tre Guna
rasema74
messagio Feb 18 2009, 09:18 AM
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Riporto qui di seguito la definizione data da Wikipedia al termine GUNA

"Nel sistema filosofico Samkhya, per Guna si intendono le tre qualità costituive della Natura materiale, detta anche Creazione o Prakriti, principio cosmico femminile, contrapposta al Creatore Purusha che ne è il principio maschile. Al contrario di Purusha, l'uomo cosmico passivo, testimone e senza attributi, Prakriti è dinamica, sempre in movimento, in costante evoluzione e trasformazione; e i Guna (chiamati anche agenti o costituenti) sono le cause di questo movimento, le fondamentali modalità di manifestazione attraverso le quali l'energia di Prakriti si manifesta nella vita. Prakriti, nel suo stato primordiale di materia indifferenziata, presenta i tre Guna in perfetto equilibrio tra loro; la rottura di questo equilibrio porta ad una modificazione della sostanza primigenia: ciò che ne consegue è la manifestazione. I Guna, quindi, sono le diverse qualità della manifestazione.

Sattva è la materia originale, il primo gradino della manifestazione, la luce che costituisce il substrato dell'esistenza; infatti, sia nella Bibbia che nei testi sacri indiani, Dio crea la luce attraverso la parola. Questa luce primordiale è estremamente vicina all'Assoluto, e ciò le conferisce il potere di generare altra materia, Rajas, che inevitabilmente subirà un deterioramento rispetto alla materia originale; e Rajas a propria volta, attraverso un ulteriore degenerazione, darà origine a Tamas.

Le diverse qualità dei Guna

La filosofia indiana, con la tipica esigenza di classificazione e la convinzione della corrispondenza Macrocosmo-Microcosmo, attraverso la teoria dei Guna spiega tutti gli aspetti della realtà psicologica, esoterica e fenomenologica. I Guna infatti sono numericamente infiniti, così come gli stati di coscienza, anche se per praticità vengono distinti in tre categorie funzionali:

* Sattva: luminosità, consapevolezza, saggezza, salute, solarità, virtù, pace, calma, felicità, vita.
* Rajas: passione, attività, eccitazione, desiderio, egoismo, attaccamento, oscillazione, instabilità, dolore.
* Tamas: ignoranza, oscurità, indolenza, pigrizia, inerzia, staticità, illusione, apatia, indifferenza, morte.

I tre Guna si possono ritrovare identici in ogni aspetto dell'esistenza: nella natura e nella vita così come in tutti gli stati di coscienza. Così, quando prevale Sattva la coscienza umana è caratterizzata da uno stato di serenità e chiarezza mentale; quando Rajas è predominante, la coscienza diviene attiva, dinamica, volitiva e piena di energia; quando invece prevale Tamas la coscienza è inerte, immersa nell'apatia e nel torpore. Quest'ultimo infatti corrisponde all'elemento terra e rappresenta l'inerzia, la condensazione, la solidificazione, la tendenza al basso, cristallizzazione dell'energia invece "qualificata" da Rajas e "essenziata" da Sattva.

Guna e liberazione

Sempre secondo la Bhagavad Gita, nonostante i Guna abbiano caratteristiche molto differenti tra loro (se non opposte) tutti e tre "legano", ognuno a proprio modo, l'anima al mondo:

* le tendenze sattviche, generando attaccamento alla felicità;
* le tendenze rajasiche, generando attaccamento all'azione ed ai frutti che ne derivano;
* le tendenze tamasiche', inducendo uno stato di pigrizia ed indolenza.

I Guna sono quindi i primi responsabili del ciclo delle nascite e delle morti e della trasmigrazione delle anime da un corpo ad un altro (Saṃsāra). Come si è detto, l'uomo è imprigionato da queste tre influenze; egli si trova quindi in uno stato di dualità e sofferenza, dal momento che la sua anima è spirituale e non materiale. Solo quando l'uomo diverrà capace di esercitare l'equanimità rispetto alle tre influenze dei Guna, potrà liberarsi ottenendo così Moksha (la liberazione)".

Che ne pensate?
Secondo me c'e' un'evidente somiglianza con il discorso delle Tre Metamorfosi.
E le conseguenze, per l'interpretazione di quel discorso, possono essere molteplici.
Una su tutte: cos'era lo spirito prima di diventare Cammello?
Io ho sempre pensato che dovesse essere necessariamente qualcosa di diverso ed inferiore alle altre
due trasformazioni, come se gia' essere Cammello fosse un risultato, ed invece potrebbe non essere cosi'...
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Sgubonius
messagio Mar 28 2011, 11:48 PM
Messaggio #2


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Credo che queste cose siano già state macinate più e più volte Fulcanelli.

Il problema dell'assenza del vero non finisce nel circolo vizioso dei falsi, ma nel circolo virtuoso delle prospettive, che è propriamente il campo dove cessa il regime della felicità e inizia quello della potenza (per i rapporti fra questi due concetti ci sono degli aforismi nei frammenti postumi degli ultimi anni che ahimé non posso indicarti perché non ricordo i numeri). Nietzsche non si oppone solo alla felicità borghese, ma dice chiaramente dopo una cosa dopo "che importa la felicità", e cioè: "io miro alla mia opera". L'opera è proprio l'affermazione creativa della molteplicità di prospettive, cioè della volontà di potenza, che si oppone in questo senso alla felicità come concetto "in psicologicis", assurto a particolare importanza proprio nell'epoca tardo romantica se non decadente in cui ha vissuto Nietzsche.

Questa è evidentemente una interpretazione, una prospettiva come un'altra, ma esiste un parametro (sempre prospettico, così siamo precisini) di consistenza della prospettiva e dell'interpretazione, la sua efficacia, ovvero la sua potenzialità di potenza (circolo virtuoso, che come il circolo per eccellenza, l'eterno ritorno, giustifica l'esistenza AL POSTO della felicità del calcolo edonista). L'inadeguatezza delle categorie e dei concetti di felicità (e infelicità) deriva da questo. Limitare Nietzsche alla formuletta da interrogazione scolastica della "gioia di vivere dionisiaca", è una banalizzazione che non rende la potenza, l'inesauribilità, la grandezza di Nietzsche e la sua unicità nella storia del pensiero. Tutto qui.

PS: il discorso sul rapporto col cristianesimo è complesso, se vuoi lo affrontiamo di là, ma non è stato certo impostato come lo sintetizzi tu.


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"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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