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> Nietzsche e il disagio della modernità
Sandro
messagio May 5 2007, 04:11 PM
Messaggio #1


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E se la volontà di potenza fosse una sfida contro lo svilimento dell'uomo in epoca post-moderna?
Se l'indviduo, nell'attuale capitalismo avanzato, ha perso totalmente la soggettività fino a non essere più in grado di manifestare una propria alterità può la volontà di potenza essere una risposta plausibile di fronte alla debolezza dell'uomo attuale. Se la mercificazione del capitalismo ha desertificato la realtà(vedi Baudrillard) dove ogni individuo vive in una simulazione che ha sostituito il reale in una sorta di paradiso virtuale(iper-realismo) fino a negare ogni possibile intervento umano(pensiero debole) a favore di un conformismo assoluto, come possiamo manifestare noi stessi con la volontà di potenza? La pianificazione capitalista ha annientato anche quella forza interiore capace di dare il libero arbitrio al singolo???
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SaYo
messagio May 5 2007, 04:30 PM
Messaggio #2


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CITAZIONE
Se la mercificazione del capitalismo ha desertificato la realtà(vedi Baudrillard) fino a negare ogni possibile intervento umano(pensiero debole), come possiamo manifestare noi stessi con la volontà di potenza?


Attualmente, attraverso la produzione attiva di nuovi simulacri per le masse:

I maggiori esempi da citare sono gli attuali integralismi religiosi promossi dalla
cultura neocon/teocon in occidente (basti pensare ai discorsi di Ratzinger su
l'avvilimento umano prodotto dal capitalismo) e da quella della rivoluzione
islamica in oriente, che hanno come prodotto naturale la violenza, violenza
che sta nel DNA del 'pensiero forte' - ed ogni pensiero forte è figlio di quella
volontà di potenza cui fai riferimento nella qualità di 'strumento liberatore'.


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A proposito di cultura . . . ci sarebbe qualcosa da mangiare?"
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Sandro
messagio May 5 2007, 05:57 PM
Messaggio #3


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CITAZIONE(SaYo @ May 5 2007, 03:30 PM) *
Attualmente, attraverso la produzione attiva di nuovi simulacri per le masse:


Mi fai venire in mente una frase di Nietzsche presa(non ricordo bene) da frammenti postumi e citata da Klosswoski ,la quale consiste in questa dichiarazione "A noi i simulacri! Dobbiamo essere gli impostori che abbelliscono l'umanità!" Se l'individuo vive in un continuo riprodursi di simulazioni che falsificano il reale e lo rendono sempre uguale, come possiamo produrre nuovi simulacri se non quelli già esistenti? Come può l'uomo vivere un' esperienza davvero singolare o autentica in un universo continuamente riproposto dai media in cui non c'è nè origine e nè originale ma solo continue e alienanti falsificazioni. Come possiamo riscoprire Dionisio in questo mondo simulato..?
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Lord Brett Si...
messagio May 5 2007, 09:23 PM
Messaggio #4


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CITAZIONE(Sandro @ May 5 2007, 03:11 PM) *
La pianificazione capitalista ha annientato anche quella forza interiore capace di dare il libero arbitrio al singolo???


volevo un attimo soffermarmi su questo punto, perché ritengo il "libero arbitrio" un'arma a doppio taglio, per cui si è arrivati al paradosso di "convincere" il singolo di essere in possesso del "libero arbitrio", e quindi di essere l'unico responsabile (e sfigato) di ogni suo "fallimento" sociale (anche penale). Ovvero, se sei in possesso del libero arbitrio, nessun altro è responsabile delle tue scelte: SEI LIBERO! laugh.gif
(La ritengo quindi una pericolosissima arma a doppio taglio moolto di moda!)


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marduk
messagio May 6 2007, 07:33 PM
Messaggio #5


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CITAZIONE
La pianificazione capitalista ha annientato anche quella forza interiore capace di dare il libero arbitrio al singolo??
Da Tecnica ed Esistenza di Vattimo:" Svolgendo il problema del rapporto tra l'individualità libera e il mondo sociale organizzato e razionalizzato, la filosofia tra ottocento e novecento ha approfondito l'indagine sul primo polo, l'Io. [...] Il punto è: e se uno dei due poli del rapporto che ci interessa (l'interiorità, l'Io), non fosse attendibile, non fosse per esempio l'ultimo, ma già foggiato sull'altro (il mondo sociale)?? Che cos'è insomma questa interiorità che vogliamo difendere dagli attacchi dell'organizzazione totale?"

Proprio N. mette in crisi questa idea di interiorità come luogo di autenticità del seggetto. Volendo estremizzare, c'è ben poco da difendere dagli attacchi dell'organizzazione sociale.

CITAZIONE
"Come può l'uomo vivere un' esperienza davvero singolare o autentica in un universo continuamente riproposto dai media in cui non c'è nè origine e nè originale ma solo continue e alienanti falsificazioni. Come possiamo riscoprire Dionisio in questo mondo simulato..?


Proprio questa perdita di originalità è la soluzione, la "cura". Costruire un tipo d'uomo che non necessiti di un punto fermo.
Dioniso non può essere riscoperto, perchè è il dio dai mille volti, dalle mille apparenze...nelle "Baccanti" di Euripide Dioniso è un dio ingannatore e illusionista!

Io credo che quel capitalismo feroce contro cui si scaglia gran parte della filosofia di fine ottocento - inizio novencento, oggi, per noi occidentali di classe media, non sia più così pericoloso. è vero che i mass media manipolano ma è anche vero che ci danno una immagine fluida di un mondo in cui finalmente ognuno può dire la sua, a ogni voce è dato spazio, un mondo dove la Legge morale (divina, autoritaria, paterna, statale...) non trova più molti appigli. Questo capitalismo è anche quello che ha moltiplicato gli stili di vita, che ci permette di scegliere entro un spettro molto più ampio di possibilità (mica siamo costretti a fare il lavoro dei nostri genitori....).
La volontà di potenza più che una forza per difendere una autenticità (che poi ...non esiste), è la forza che permette all'uomo di oggi di afforontare un mondo pluralista e multiculturale senza riecheggiare i vecchi valori le vecchie leggi morali il vecchio buon dio tuonante.... wink.gif


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Sandro
messagio May 6 2007, 10:20 PM
Messaggio #6


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CITAZIONE(marduk @ May 6 2007, 06:33 PM) *
Da Tecnica ed Esistenza di Vattimo:" Svolgendo il problema del rapporto tra l'individualità libera e il mondo sociale organizzato e razionalizzato, la filosofia tra ottocento e novecento ha approfondito l'indagine sul primo polo, l'Io. [...] Il punto è: e se uno dei due poli del rapporto che ci interessa (l'interiorità, l'Io), non fosse attendibile, non fosse per esempio l'ultimo, ma già foggiato sull'altro (il mondo sociale)?? Che cos'è insomma questa interiorità che vogliamo difendere dagli attacchi dell'organizzazione totale?"

Proprio N. mette in crisi questa idea di interiorità come luogo di autenticità del seggetto. Volendo estremizzare, c'è ben poco da difendere dagli attacchi dell'organizzazione sociale.
Proprio questa perdita di originalità è la soluzione, la "cura". Costruire un tipo d'uomo che non necessiti di un punto fermo.
Dioniso non può essere riscoperto, perchè è il dio dai mille volti, dalle mille apparenze...nelle "Baccanti" di Euripide Dioniso è un dio ingannatore e illusionista!

Io credo che quel capitalismo feroce contro cui si scaglia gran parte della filosofia di fine ottocento - inizio novencento, oggi, per noi occidentali di classe media, non sia più così pericoloso. è vero che i mass media manipolano ma è anche vero che ci danno una immagine fluida di un mondo in cui finalmente ognuno può dire la sua, a ogni voce è dato spazio, un mondo dove la Legge morale (divina, autoritaria, paterna, statale...) non trova più molti appigli. Questo capitalismo è anche quello che ha moltiplicato gli stili di vita, che ci permette di scegliere entro un spettro molto più ampio di possibilità (mica siamo costretti a fare il lavoro dei nostri genitori....).
La volontà di potenza più che una forza per difendere una autenticità (che poi ...non esiste), è la forza che permette all'uomo di oggi di afforontare un mondo pluralista e multiculturale senza riecheggiare i vecchi valori le vecchie leggi morali il vecchio buon dio tuonante.... wink.gif


No, no caro mio. Guarda che ti sbagli di grosso. Il liberal-capitalismo è un regime a tutti gli effetti con tanto di dittatura,non molto diverso da quello sovietico che c'è stato, per quanto riguarda il dominio assoluto sulle masse. La 'democrazia' serve solo per mascherare e occultare il potere reale gestito dai gruppi di pressioni o 'poteri forti'. La libertà di informazione è solo un falso libero arbitrio bene organizzato dai media(agenda setting).La democrazia è solo finzione di democrazia ma non vera democrazia. Dove c'è libero capitalismo non ci può essere libera scelta, nel modo più assoluto dato che gli interessi economici governano ogni cosa.
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Lord Brett Si...
messagio May 6 2007, 11:54 PM
Messaggio #7


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CITAZIONE(Sandro @ May 6 2007, 09:20 PM) *
No, no caro mio. Guarda che ti sbagli di grosso. Il liberal-capitalismo è un regime a tutti gli effetti con tanto di dittatura,non molto diverso da quello sovietico che c'è stato, per quanto riguarda il dominio assoluto sulle masse. La 'democrazia' serve solo per mascherare e occultare il potere reale gestito dai gruppi di pressioni o 'poteri forti'. La libertà di informazione è solo un falso libero arbitrio bene organizzato dai media(agenda setting).La democrazia è solo finzione di democrazia ma non vera democrazia. Dove c'è libero capitalismo non ci può essere libera scelta, nel modo più assoluto dato che gli interessi economici governano ogni cosa.


Senza starci tanto a riflettere su, dico subito che sono d'accordo con ciò che dici (avrei da ridire sulla "vera democrazia", ma si mette troppa carne al fuoco).
La critica che rivolgo però al tuo primo intervento, (limitatamente al "libero arbitrio", al resto del discorso sulla comunicazione ci devo ancora riflettere, è a parte), la critica è che, è fuorviante pensare di poter "recuperare" il libero arbitrio quando invece è proprio questo "regime" che "ti convince" della sua esistenza, di avere già tutto a portata di mano, anzi! se non ti "muovi" socialmente, sei tu che non vuoi esserne in possesso! che rifiuti di essere "libero"! e che quindi vai contro la legge o moralità (e vai anche incontro al deteriorarsi dei rapporti sociali, perché i principali guardiani della "libertà" sono i cittadini stessi; un esempio stupido: prova a buttare una cicca per terra in uno dei paesi più capitl-civilizzati: la Germania wink.gif Credo abbiano la metà dei poliziotti che abbiamo in Italia perché ogni cittadino è un "guardiano").

Quindi, sono d'accordo con la prima parte dell'intervento di Marduk, ma prendo a prestito la sua seconda parte invece:
CITAZIONE
Io credo che quel capitalismo feroce ... non sia più così pericoloso. è vero che i mass media manipolano ma è anche vero che ci danno una immagine fluida di un mondo in cui finalmente ognuno può dire la sua, a ogni voce è dato spazio, un mondo dove la Legge morale (divina, autoritaria, paterna, statale...) non trova più molti appigli. Questo capitalismo è anche quello che ha moltiplicato gli stili di vita, che ci permette di scegliere entro un spettro molto più ampio di possibilità (mica siamo costretti a fare il lavoro dei nostri genitori....).

prendo a prestito la sua seconda parte proprio come esempio dello stato del "libero arbitrio" in voga ora, cioè questa è la critica che ti faccio: il "libero arbitrio" è una gran balla sempre, è un gioco delle tre carte, è proprio questa società che ti convince della sua esistenza per poterti poi colpevolizzare per non aver scelto "altrimenti".
Cioè: non vieni "costretto" controvoglia a "fare" come in un regime stalinista (1984 Orwell), perché tu (apparentemente) sei libero e ti hanno insegnato a farti piacere quello che fai, quindi non lo fai propriamente controvoglia, MA, SE NON LO FAI, allora sì sono 'azzi acidi!! (vedi il selvaggio de Il mondo nuovo di Huxley).


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lae
messagio May 7 2007, 12:09 AM
Messaggio #8


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Ciao a tutti happy.gif
La libera scelta non esiste, è una favola.
L'individuo mosso da volontà di potenza non sceglie chi essere, ''semplicemente'', lo diventa. Si manifesta. Se non riesce lo sa benissimo il perchè, non c'è società o potere che tenga, è un vile, un debole, non per la società in cui vive, magari, ma davanti a se, ai propri occhi: un traditore, un malriuscito.
La volontà di potenza è una sfida con se stessi, in qualsiasi epoca, storia o società.
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marduk
messagio May 7 2007, 08:21 PM
Messaggio #9


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CITAZIONE
No, no caro mio. Guarda che ti sbagli di grosso. Il liberal-capitalismo è un regime a tutti gli effetti con tanto di dittatura,non molto diverso da quello sovietico che c'è stato, per quanto riguarda il dominio assoluto sulle masse. La 'democrazia' serve solo per mascherare e occultare il potere reale gestito dai gruppi di pressioni o 'poteri forti'. La libertà di informazione è solo un falso libero arbitrio bene organizzato dai media(agenda setting).La democrazia è solo finzione di democrazia ma non vera democrazia. Dove c'è libero capitalismo non ci può essere libera scelta, nel modo più assoluto dato che gli interessi economici governano ogni cosa.
Ma conosci un'alternativa? C'è mai stata una società diversa dalla nostra? Io credo che sia caratteristico di ogni società, cioè del vivere nella societas, quella costrizione dei singoli che però è anche la loro costruzione. Mio caro, non esisti prima di questa società che ti ha modellato, e anche le tue invettive sono pur sempre formulate con un linguaggio ed entro un quadro concettuale che essa stessa ti ha trasmesso (a partire dalla lingua italiana ad esempio...). Concordo cioè con Lord. L'alternativa "libera scelta - non libera scelta" si muove entro un paradigma culturale (il nostro) che ha "ideato" il concetto di libera scelta (con intento accusatorio...come evidenzia Lord). Ora che fare? passare il tempo a lamentarsi sognando come dovrebbe essere o potrebbe essere "il migliore dei mondi", oppure stare al gioco e accettare la sfida??

E' chiaro, le nostre scelte sono già predefinite, dunque non libere. Ma questo ci giustifica a non scegliere più??

CITAZIONE
È mitologia credere che troveremo il nostro vero io dopo aver lasciato o dimeticato questo e quello. Così ci sbrogliamo come una matassa, all’infinito: invece costruire noi stessi, modellare tutti gli elementi in una forma – questo è il nostro compito! Sempre quello di uno scultore, di un uomo creativo!
F. Nietzsche


PS: in pratica ho ribadito le cose scritte da Lord ! rolleyes.gif


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NIHILO
messagio May 9 2007, 07:30 AM
Messaggio #10


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CITAZIONE(Sandro @ May 5 2007, 03:11 PM) *
E se la volontà di potenza fosse una sfida contro lo svilimento dell'uomo in epoca post-moderna?
Se l'indviduo, nell'attuale capitalismo avanzato, ha perso totalmente la soggettività fino a non essere più in grado di manifestare una propria alterità può la volontà di potenza essere una risposta plausibile di fronte alla debolezza dell'uomo attuale. Se la mercificazione del capitalismo ha desertificato la realtà(vedi Baudrillard) dove ogni individuo vive in una simulazione che ha sostituito il reale in una sorta di paradiso virtuale(iper-realismo) fino a negare ogni possibile intervento umano(pensiero debole) a favore di un conformismo assoluto, come possiamo manifestare noi stessi con la volontà di potenza? La pianificazione capitalista ha annientato anche quella forza interiore capace di dare il libero arbitrio al singolo???

Secondo me in un certo senso sì, ma ricorda che l'oppressione ed il controllo totale esercitati
dai regimi totalitari -di destra e di sinistra- o integralisti -teocrazie- sono ben peggiori.
Sembra che il mondo attuale abbia un profondo terrore dell'individualità che sa esercitare
una analisi critica, che sa dire un sì o un no non dettato dalla massa e soprattutto dagli
organi che la controllano -partiti, giornali, televisioni e così via -. Tutto è condizionato da quello
che Nietzsche chiamava 'istinto del gregge': vado al mare perchè tutti vanno al mare, faccio il pacifista
perchè se no tutti mi giudicano un guerrafondaio, fumo lo spinello perchè i miei amici pensano faccia figo,
per la stessa ragione vado a schiantarmi il sabato sera con la macchina, vado in chiesa perchè se no la comunità
del paese come mi giudica.... Eppure il cardine della nostra moderna civiltà occidentale, il pensiero illuministico, è stato
costruito grazie al coraggio di alcuni individui; da qui è scaturita la grande matematica moderna, quindi la grande
tecnologia, la grande filosofia e la grande politica che hanno reso grande il mondo occidentale.
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Sandro
messagio May 10 2007, 11:56 PM
Messaggio #11


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CITAZIONE(NIHILO @ May 9 2007, 06:30 AM) *
Secondo me in un certo senso sì, ma ricorda che l'oppressione ed il controllo totale esercitati
dai regimi totalitari -di destra e di sinistra- o integralisti -teocrazie- sono ben peggiori.


Il nostro è un regime dominato dalla tecnocrazia paratotalitaria e non credere che stiamo tanto meglio degli altri di destra , sinistra o teocratici...
CITAZIONE(NIHILO @ May 9 2007, 06:30 AM) *
Sembra che il mondo attuale abbia un profondo terrore dell'individualità che sa esercitare
una analisi critica, che sa dire un sì o un no non dettato dalla massa e soprattutto dagli
organi che la controllano -partiti, giornali, televisioni e così via -. Tutto è condizionato da quello
che Nietzsche chiamava 'istinto del gregge': vado al mare perchè tutti vanno al mare, faccio il pacifista
perchè se no tutti mi giudicano un guerrafondaio, fumo lo spinello perchè i miei amici pensano faccia figo,
per la stessa ragione vado a schiantarmi il sabato sera con la macchina, vado in chiesa perchè se no la comunità
del paese come mi giudica....


Il sistema odia l'individulità del singolo perchè genera anticonformismo. I media hanno imposto l'omologazione dal dentro sotto forma di un condizionamento subliminale e hanno reso ciascun individuo un odioso poliziotto ben addestrato. Trattate male o isolate chi non ragiona come voi. Sentitevi sempre in dovere di essere uguali agli altri e non distinguetevi mai e in nessun caso, così non avrete problemi e sarete sempre inseriti e apprezzati da tutti.
Per capire bene quello che intendo dire provate a ricordare il film "L' invasione degli Ultracorpi" angry.gif .(Usa,1956)

CITAZIONE(NIHILO @ May 9 2007, 06:30 AM) *
Eppure il cardine della nostra moderna civiltà occidentale, il pensiero illuministico, è stato
costruito grazie al coraggio di alcuni individui; da qui è scaturita la grande matematica moderna, quindi la grande
tecnologia, la grande filosofia e la grande politica che hanno reso grande il mondo occidentale.
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L'Illumismo è degenarato nel moderno scientivismo positivista. Pardossalmente, dobbiamo riscoprire la ragione per curare i mali della ragione in modo da liberare il pensiero. Ci vuole un nuovo 'illuminismo' che risvegli la razionalità in senso sostanziale e non strumentale. Ma tutto questo sarà inutile se dietro non avremo una necessaria volontà di potenza realmente in grado di reagire in qualche modo alla grande pianicazione tecnocratica del mondo moderno per promuovere nuovi valori e tanta immaginazione. Mi chiedo se gli studi di Deleuze non siano diretti in questa direzione: volonta di potenza per insorgere al dominio del sistema nella direzione di una grande liberazione. biggrin.gif
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NIHILO
messagio May 11 2007, 08:07 AM
Messaggio #12


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Pienamente d'accordo, Sandro, specialmente per quanto riguarda il discorso
del controllo sociale asfissiante esercitato da un soggetto sull'altro: ancora oggi molto spesso
le leggi non scritte, spesso frutto del pregiudizio, prevalgono su quelle scritte, che nella maggior parte
dei casi sono frutto, almeno sul piano teorico, di un sistematico impianto razionale.
Il livellamento e l'appiattimento sembrano essere la CONDITIO SINE QUA NON della sussistenza
di un corpo sociale.Nel nostro paese non abbiamo neanche una 'tecnocrazia paratotalitaria' come tu dici;
almeno un modello di tal genere garantirebbe una certa efficienza degli apparati amministrativi e industriali,
aumentando il benessere, ma soltanto uno Stato di connotazioni preunitarie e caratterizzato da un grave
parassitismo burocratico nonchè da una semi-teocrazia. Il pauroso decadimento di qualità delle scuole
italiane è un indizio in tale direzione, perchè cittadini con alto grado di cultura sviluppano un'attitudine
molto pronunciata all'analisi critica e non soccombono facilmente alle manipolazioni dei media.
Penso che purtroppo quella liberazione che hai auspicato non si realizzerà mai.
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phys-
messagio May 11 2007, 01:09 PM
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Pienamente d'accordo sul fatto che la razionalità e lo spirito critico portati alla ribalta come guida dell'agire umano dall'Illuminismo nell'ambiente scientifico contemporaneo talvolta degenerino in uno scientismo acritico, in un atteggiamento di disinteresse verso un'analisi consapevole del proprio operato.
Ad esempio mi son proprio stufato di leggere gli editoriali di Bellone o i commenti Bernardini su Le Scienze, rivista che per il resto è invece estremamente interessante e accurata.
Attenzione però: la vera scienza è un percorso di liberazione, di apertura: come giustamente osserva Nietzsche in un aforisma, essa insegna a diffidare delle relazioni causali ovvie, dettate in realtà spesso solo dai nostri pregiudizi, e a ricercare invece le interconessioni nascoste la cui spiegazione spesso è spiazzante e difficile da accettare...


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lae
messagio May 11 2007, 01:58 PM
Messaggio #14


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Questo post mi ha ricondotto a un passo di Nietzsche, che, oltre a metter luce sulla parzialità del mio precedente intervento, chiarisce benissimo, a mio parere, il discorso di phys qui sopra, e più in generale il discorso su volontà libera/non libera, forte/debole:
Al di là del bene e del male - I pregiudizi dei filosofi - par 21
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Sandro
messagio May 11 2007, 03:04 PM
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CITAZIONE(lae @ May 11 2007, 12:58 PM) *
Questo post mi ha ricondotto a un passo di Nietzsche, che, oltre a metter luce sulla parzialità del mio precedente intervento, chiarisce benissimo, a mio parere, il discorso di phys qui sopra, e più in generale il discorso su volontà libera/non libera, forte/debole:
Al di là del bene e del male - I pregiudizi dei filosofi - par 21


Chi è tanto gentile da riportare il paragrafo o alcuni brani...?
Grazie
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Freddie
messagio May 11 2007, 05:41 PM
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CITAZIONE(Sandro @ May 11 2007, 02:04 PM) *
Chi è tanto gentile da riportare il paragrafo o alcuni brani...?
Grazie


rolleyes.gif

21.
La causa sui è la più bella autocontraddizione che sia stata escogitata fino ad oggi, una specie di stupro e di violenza contro natura della logica: ma lo sfrenato orgoglio dell'uomo ha portato a rimaner profondamente e orrendamente preso proprio in questa assurdità. L'esigenza di «libertà del volere», in quello spirito superlativamente metafisico, quale purtroppo domina ancora sempre nelle teste dei semicolti, la pretesa di assumere da soli la completa ed estrema responsabilità per le proprie azioni e liberarne Dio, mondo, progenitori, caso, società, non è infatti niente di meno che quella causa sui e il trarsi fuori tirandosi per i capelli, con una temerarietà maggiore di quella di Mùnchhausen, dalla palude del nulla all'esistenza delle cose. Posto che qualcuno giunga in tal modo a vedere la solida dabbenaggine di questo famoso concetto di «libero volere» e lo cancelli dalla sua mente, lo prego ora di fare un altro passo avanti e di cancellare dalla sua mente anche il contrario di quel non-concetto di «libero volere»: intendo la «volontà non-libera» che deriva da un abuso di causa ed effetto. Non bisogna reificare erroneamente «causa» ed «effetto», come fanno i naturalisti (e chi come loro oggi adopera, nel pensiero, i mezzi delle scienze naturali), in conformità alla dominante goffaggine meccanicistica, che sostiene che la causa preme e spinge fino a «giungere all'effetto»; bisogna servirsi della «causa» e dell'«effetto» solo come di puri concetti, vale a dire come finzioni convenzionali che hanno come scopo la definizione, la connotazione, non la spiegazione. Nell'«in sé» non ci sono «legami causali», «necessità», «illibertà psicologiche», qui l'«effetto» non segue «alla causa» e non domina alcuna «legge». Siamo soltanto noi che abbiamo immaginato le cause, la successione, la reciprocità, la relatività, la costrizione, il numero, la legge, la libertà, il motivo, lo scopo; e se noi ideiamo e innestiamo nelle cose questo mondo di segni come se esistessero «in sé», allora operiamo ancora una volta come abbiamo sempre operato, vale a dire facciamo della mitologia.
«La volontà non libera» è mitologia: nella vita reale esistono solo volontà forti e deboli. - È già quasi sempre un sintomo della sua debolezza, che un pensatore in ogni «concatenamento causale» e «necessità psicologica» avverta la presenza della costrizione, della necessità, della inevitabilità delle conseguenze, dell'oppressione, della mancanza di libertà: proprio sentire in questo modo significa tradirsi da soli. E in genere, se ho osservato esattamente, la «non-libertà del volere» viene considerata come problema da due lati completamente opposti, ma sempre in modo profondamente «personale»: gli uni non vogliono abbandonare a nessun prezzo la loro «responsabilità», la fede in sé, il diritto personale al proprio merito (appartengono a questo gruppo le razze boriose); gli altri, al contrario, non vogliono alcuna responsabilità, non vogliono essere colpevoli di nulla e pretendono, per un intimo disprezzo di sé, di poter scalzar via se stessi in una qualsiasi direzione. Questi ultimi, quando scrivono libri, sono soliti assumere oggi le parti dei delinquenti, una specie di compassione socialista è la loro maschera preferita. E in effetti il fatalismo di questi deboli voleri si abbellisce sorprendentemente quando sa farsi passare come «la religion de la souffrance humaine»: questo il suo «buon gusto».


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CITAZIONE
Dei buoni denti e uno stomaco forte - t'auguro questo!
E se ti sei trovato col mio libro,
ti troverai di certo anche con me.
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Sandro
messagio May 11 2007, 06:28 PM
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C'è un libro di Habermas intitolato ' Il discorso filosofico della modernità ' dove vengono analizzati
elementi culturali legati al contesto di cui stiamo parlando.

Per maggiori chiarimenti inserisco il link da cui ho prelevato il seguente testo

http://www.internetbookshop.it/code/978884...-MODERNITA.html


Vi riporto la recensione de L'Indice di Ferraris

CITAZIONE
"Nel discorso della modernità i suoi accusatori le muovono un rimprovero, che nella sostanza non si è mai modificato da Hegel e Marx fino a Nietzsche e Heidegger, da Bataille e Lacan fino a Foucault e Derrida. L'accusa è diretta contro una ragione che si fonda nel principio della soggettività; ed afferma che questa ragione denuncia e scalza tutte le forme esplicite dell'oppressione e dello sfruttamento, della degradazione e dell'estraniazione, soltanto per istallare al loro posto il più inattaccabile dominio della razionalità stessa" (p. 57).
Ben più di Marx, Nietzsche è il primo grande interprete di questo disagio. La critica della riflessione viene portata sino alle estreme conseguenze - quelle di negare la riflessione e il soggetto in cui questa si produce, per additare un al di là dell'umano troppo-umano nella volontà di potenza. Analogamente, all'apice della modernità, il moderno viene gettato da parte, nella ricerca delle origini della razionalità, per esempio nel mondo dionisiaco dei greci preclassici. Con un gesto che sarà destinato a ripetersi più volte nella storia del discorso filosofico del moderno, l'oltrepassamento delle angustie della modernità, della sua ragione e del suo soggetto, viene cercato in un passato immemorabile, non ancora contaminato da quel principio di ragione il cui primo imporsi (con la morte della tragedia) e la profezia delle aporie che si imporranno nella modernità ottocentesca. "Nietzsche adopera la scala della ragione storica per gettarla via alla fine, e mettere piede nel mito, nell'Altro della ragione (...) Per questa via i 'tardivi' della modernità che pensano antiquariamente devono divenire i 'precursori' di un'epoca postmoderna - un programma che Heidegger riprenderà in "Sein und Zeit"" (p. 89).
Nietzsche "manda in congedo la dialettica dell'illuminismo" affidandosi al mito e alla volontà di potenza come altro (ma anche come essenza) della ragione soggettocentrica e strumentale. Horkheimer e Adorno si tengono invece disperatamente aggrappati alla dialettica dell'illuminismo, al principio secondo cui la ragione strumentale può essere criticata solo attraverso la ragione. Ma l'aporia non muta, visto che e semplicemente il rovescio speculare della posizione di Nietzsche: o si identifica la ragione con una teoria della potenza, con Nietzsche (e poi con Foucault), e allora ci si preclude la possibilità di qualsiasi critica dell'effettuale; oppure si mantiene uno spiraglio aperto alla critica, ma questa permane ineffettuale, proprio perché non può appellarsi a alcun principio globale per giustificare le proprie negazioni ad hoc. "Il tutto è falso", o meglio è perverso, cioè totalitario e amministrativo; la ragione non può dunque che negare, di volta in volta, "coup par coup" ma questa negazione resta un sogno estetico, l'utopia di una redenzione che Si nega (perché se no si rivelerebbe come totalitaria), e un affetto inutile, perché soltanto leso, verso epoche tramontate e non ancora attraversate dalla lacerazione del moderno. (Ma Habermas, qui, non sviluppa fino in fondo l'ineffettualità della dialettica negativa, proprio perché continua a condividere con Horkheimer e Adorno almeno un presupposto, l'utopia - insieme postulata e negata - di una vita vera e di una comunicazione senza limiti n‚ costrizioni).


Che ne dite se commentiamo il brano in qualche modo.
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lae
messagio May 14 2007, 10:28 PM
Messaggio #18


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L'ho letto alcune volte Sandro e di commentarlo per ora non sono in grado. Però assolutamente mi sorgono domande.
per additare un al di là dell'umano troppo-umano nella volontà di potenza.
affidandosi al mito e alla volontà di potenza come altro (ma anche come essenza) della ragione soggettocentrica e strumentale.
Essenza?
Be' volevo insomma chiedere se queste posizioni di volontà di potenza sono così scontate, se siete d'accordo o se le sentite un po' stridenti.
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Sandro
messagio May 15 2007, 05:13 PM
Messaggio #19


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Non ho capito molto bene la tua domanda e ti prego di scusarmi se rispondo male. Comunque, penso che la volontà di potenza viene a legarsi contemporaneamente sia alla ragione calcolatrice e sia a quello sostanziale proprio perchè è il soggetto in quanto tale ad essere sempre al centro dell'azione. E' nella propria volontà che l'oltre-uomo trova il proprio arbitrio e quindi l'agire diventa sempre vitale sia se ha una natura strumentale o e sia se ha un'ispirazione esistenziale, a secondo dei casi.
ciao


CITAZIONE(lae @ May 14 2007, 09:28 PM) *
L'ho letto alcune volte Sandro e di commentarlo per ora non sono in grado. Però assolutamente mi sorgono domande.
per additare un al di là dell'umano troppo-umano nella volontà di potenza.
affidandosi al mito e alla volontà di potenza come altro (ma anche come essenza) della ragione soggettocentrica e strumentale.
Essenza?
Be' volevo insomma chiedere se queste posizioni di volontà di potenza sono così scontate, se siete d'accordo o se le sentite un po' stridenti.
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lae
messagio May 16 2007, 12:01 AM
Messaggio #20


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No figurati, ti ringrazio per la risposta. Il fatto è questo (per come penso ''io'') che la volontà di potenza in fondo in fondo se infischia dei legami con la ragione strumentale o sostanziale (ammettendone l'esistenza) e anche di quella costruzione mentale che tu chiami soggetto e poni al centro dell'azione. L'oltreuomo trova il libero arbitrio in un gioco di punti di volontà che la volontà di potenza pone (o fa porre da una costruzione che si chiama intelletto?) come tali per accrescere appunto la sua potenza. Ne finge l'esistenza (se serve?). Trovo inoltre che l'agire diventa vitale quanto più in modo fluido riesce a manifestarsi la volontà di potenza che in una sua forma possiamo chiamare vita. Questi famosi spiriti liberi non è che sono liberi proprio perchè costretti in una forma: la propria?
E alla tua domanda iniziale posso rispondere ''ni'' perchè la vdp non penso si possa ridurre a risposta a un disagio, uno svilimento, una crisi post-moderna: sì, anche, ma non solo. Non è che agendo fedelmente al poprio senso della terra e ''affermando'' la propria vdp è siamo certi che si sia più ''liberi''? Più autentici? Più felici? Più o meno accettati dalla società? Meno conformisti? Più creativi, azzardo un forse. Più forti sì, questo è sicuro.
Scusami se sono fuori tema o confusa. Be' volevo esprimere questo abbozzo, prendilo così, perchè ho il sospetto che alla fine di tutto la vdp sia più semplice da vivere che da spiegare.
ciao^_^
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