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Roberto Garaventa Inviato il: Apr 13 2008, 11:20 PM


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CITAZIONE(WonderWoman @ Dec 14 2007, 06:17 PM) *
cioè?


Sta per <care of> ed è usato per spedire una lettera quando tale lettera deve passare per un intermediario (che si <prende cura> di essa)


Es.

Anna c/o Bob (“Anna at Bob's address”)
Send your mail to me c/o Mr. John Smith.
Could you please send this package to Mr. John Smith, care of the Northwest Shelter?
“But he sent it to you, didn't he?” “No, he sent it to himself c/o me.”

[edit] Usage notes

Care of, usually abbreviated as c/o on envelopes, signifies an intermediary who is responsible for transferring a piece of mail between the postal system and the final addressee. For example when the addressee has no standard address, is under a corporate mail system, or is being manually forwarded mail sent to a more accessible location.
  Forum: Links esterni a carattere culturale · Anteprima Messaggio: #5162 · Risposte: 4 · Visite: 11,303

Roberto Garaventa Inviato il: Feb 21 2008, 06:28 PM


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CITAZIONE(AndreaF. @ Feb 21 2008, 01:45 PM) *
Professore e del tentativo di Vito Mancuso cosa ne pensa?

Condivido la pars destruens del suo intervento -diretta a B.Forte- , vorrei invece soffermarmi su kierkegaard e sugli sviluppi successivi. L'angoscia, che influenza tutta la dinamica delle scelte etc., è un fondamento del male tipicamente antropologico, che mi sembra tuttavia ancora molto legato all'impianto della teodicea, talmente legato da sembrare un'effettiva antropodicea, benchè lei stesso sottolinei come l'uomo rimanga responsabile. Ciò che essenzialmente ci preoccupa da secoli è il dar risposta all'ingiustizia del male e tutto ciò ha prodotto i vari tentativi, più o meno teologico/filosofici di dar risposta.

Ma che non sia proprio questo approccio a sviarci?

Forse non si tratta più di "dicea", ciò difesa, perchè è la dinamica stessa accusa-difesa che non regge e non porta a nulla, e forse è proprio questo che Kant voleva dirci: noi uomini soffermiamoci innanzitutto sul nostro scandalo ovvero sul nostro fare attivamente il male. (Aushwitz??)

Solo uscendo dalla dinamica accusa-difesa possiamo tentare di ri-pensare non solo la fede (come ha tentato Mancuso) ma tutta una Teologia Naturale, che risale ancora a S.tommaso! Proprio in vista di questo ripensamento del Tutto ha senso tornare sulla metafisica, sulla ricerca ontologica, a prescindere dalle fedi o dalle contestazioni alle istituzioni.

Troppo spesso la teodicea è stata solo un fatto di bandiere, di apologia e quasi mai si è pensato realmente il male nel Tutto, con spirito di ricerca. La risposta a questo problema potrebbe giungere da una nuova ontologia, da uno spazio di libero pensiero dove pensare il fondamento del reale, con le nuove scoperte fisiche e matematiche, attraverso una nuova sensibilità umana, sviluppata dalle esperienze di questo secolo etc...

Non vado neanch'io sulle mie idee personali, vorrei sapere cosa ne pensate della mia obiezione.
A presto



Il problema delle teodicea nasce fra i pensatori cristiani per scagionare Dio dall'accusa di essere responsabile del male. Ovviamente, se Dio non esiste, il problema è risolto, anche se resta quello dell'antropodicea. Da dove venga il male nell'uomo è un problema a prescindere dal fatto che uno creda che Dio esista o no.
Non a caso è stato a lungo dibattuto nel Novecento non solo da filosofi (ad Arendt: banalità del male), ma nache da etologi (Lorenz: l'aggressività è innata?) e da sociologi (fromm: l'aggressività è risultato di frustrazioni psico-sociali?).
Teologi come Tillich (protestante) e Drewermann (teologo e terapeuta cattolico, cui è stata tolta l'autorità di insegnare e che adesso è uscito dalla chiesa) hanno invece puntato sul tema dell'angoscia e della paura (anche se i due termini non si equivalgono) come scaturigine della violenza umana (sparagli, Piero....).
L'uomo non è mai né totalmente libero né totalmente determinato, ma conoscere i fattori che lo condizionano è importante (per il rapporto con sé: carattere empirico di Schopenhauer; e per il rapporto con gli altri). E anche per i politici: guai a sottovalutare le paure della gente...

Se poi Dio esiste, il problema si complica. La teologia cristiana ha fatto di tutto per incolpare l'uomo (peccato originale), ma io credo che una buona dose di responsabilità ce l'abbia anche il Creatore.
Il problema è tuttavia pensare il Dio creatore... Questa cifra del divino è veramente problematica, non solo per il problema del male (unde malum?), ma anche per il problema dell'evoluzionismo (sapeva Dio dove tutto sarebbe andato a parare?)

Perché la natura ha indubbiamente una sua razionalità, ma il problema è il ruolo dell'individuo.
In fondo il problema della sofferenza è un problema degli individui, non della natura, che nella sua logica (sanguinaria, diceva Camus) non tiene conto degli individui (come diceva Leopardi).
Non è un caso che le religioni annuncino soprattutto la salvezza per i singoli (resurrezione, nuovi ciele e nuove terre, ecc.). Anche nella Bibbia prima c'è il Dio che libera il popolo di Israele dlla schiavitù d'egitto; solo successivemente si comincia a identificare questo Dio liberatore e salvatore col Dio creatore. Ma già Marcione aveva problemi col dio creatore, perché il mondo non è molto buono (dal punto di vista degli individui)...
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Roberto Garaventa Inviato il: Feb 20 2008, 05:06 PM


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CITAZIONE(nemo @ Feb 20 2008, 08:14 AM) *
sarà banale e ingenuo:

MA PERCHE' CREARLO, PERCHE' INGANNARLO?

non avrebbe dovuto sapere tutto fin dall'inizio?

O NO?


«Con la cacciata dal paradiso ha inizio il tormento della teodicea. Non vi è che una soluzione plausibile: Dio non sapeva ciò che si preparava, perché non poteva saperlo. Come doveva essere in grado di sapere ciò che la morte causa alla vita, dal momento che egli stesso non poteva aver coscienza della morte? Analogamente non può sapere che cos’è il dolore chi non ha sofferto almeno una volta [...] Il tutto era un vicolo cieco in cui si era cacciata l’ignoranza divina, l’essenziale stupidità di Dio» (H. Blumenberg, Passione secondo Matteo)

«Dio ha creato il mondo per paura della solitudine; è questa l’unica spiegazione possibile della Creazione. La sola ragion d’essere di noi creature è di distrarre il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi. E se Dio ha inventato i santi come pretesti di dialogo, lo ha fatto per alleggerire un po’ di più il peso del suo isolamento. Quanto a me, la mia dignità esige che io gli opponga altre solitudini, altrimenti non sarei che un giullare in più» (E. Cioran, Lacrime e santi)

«Dio è curioso di sapere come andrà a finire. Per amore di questa curiosità potrebbe anche non decidere il finale. La libertà dell’uomo è il presupposto che impedisce a Dio di annoiarsi» (H. Blumenberg, Passione secondo Matteo)
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