62. Ecce homo
Sì! So donde vengo!
Mai sazio, come la fiamma
mi ardo e mi consumo.
Luce diviene tutto ciò che afferro,
carbone ciò che lascio:
sono sicuramente fiamma.
63. Morale siderale
Predestinata a un'orbita stellare
che t'importa, o stella, del buio?
Rotea beata attraverso questo tempo!
La sua miseria ti sia estranea e distante!
Del mondo più distante è il tuo bagliore:
la compassione sia per te un peccato!
Per te vale un comandamento solo: sii pura!
279.
Amicizia stellare. Eravamo amici e siamo diventati estranei. Ma è giusto così, e non vogliamo né dissimularcelo né tenercelo oscuro, come se dovessimo vergognarcene. Siamo due navi, ciascuna delle quali ha la sua meta e la sua traiettoria; potremmo certo incrociarci e celebrare una festa insieme, come abbiamo fatto, - e poi le due brave navi potrebbero starsene tranquillamente in uno stesso porto e sotto uno stesso sole, cosicché si potrebbe pensare che siano giunte alla meta e che avessero una meta comune. Ma poi l'onnipotente violenza dei nostri compiti ci separerebbe ancora, spingendoci in mari e sotto soli diversi, e forse non ci rivedremmo mai più: oppure ci rivedremmo, - ma senza riconoscerci, perché mari e soli diversi ci avrebbero cambiato! Il fatto che dobbiamo divenire estranei è la legge sopra di noi: ma proprio per questo dobbiamo divenire anche più degni di noi! Proprio per questo il pensiero della nostra amicizia di un tempo si fa più sacro! Esiste, probabilmente, una curva, una traiettoria stellare immensa e invisibile di cui le nostre strade e mete tanto diverse possono costituire piccoli tratti: eleviamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve e la nostra vista troppo scarsa perché possiamo essere più che amici nel senso di quella sublime possibilità. Crediamo dunque nella nostra amicizia stellare anche se, sulla terra, dovessimo essere nemici.
262.
Sub specie aeterni. A.:«Ti allontani sempre più rapidamente dai viventi; presto ti cancelleranno dai loro elenchi!». B.: «È l'unico modo per aver parte al privilegio dei morti». A.: «Quale privilegio?». B.: «Quello di non morire più».
278.
Il pensiero della morte. Mi dà una felicità malinconica il pensiero di vivere nel mezzo di questo groviglio di vicoletti, di bisogni, di voci: quanti piaceri, impazienza, bramosie, quanta vita assetata ed ebbra di vita vi vengono alla luce in ogni istante! E tuttavia presto scenderà tanto silenzio su tutti questi esseri chiassosi, vivi, assetati di vita! Dietro ad ognuno c'è la sua ombra, il suo cupo compagno di strada! è sempre come all'ultimo momento prima della partenza di una nave di emigranti: ci sono più cose da dirsi che mai, l'ora incalza, dietro tutto quel chiasso attendono impazienti l'oceano e il suo desolato silenzio - così avidi, così sicuri del loro bottino. E tutti, tutti sono convinti che finora non ci sia stato niente o poco e che il futuro sia tutto: donde questa fretta, queste grida, questo assordarsi e circonvenirsi! Ciascuno vuole essere il primo in questo futuro, e tuttavia l'unica cosa sicura e comune a tutti di questo futuro sono la morte e il silenzio di morte! Strano che questa unica sicurezza, questo unico elemento comune non possa pressoché niente sulla folla, e che sia lontanissima dal ritenersi la confraternita della morte! Mi rende felice vedere che gli uomini non vogliono assolutamente pensare il pensiero della morte! Mi piacerebbe fare qualcosa per rendere loro il pensiero della vita cento volte più degno di essere pensato.
289.
A bordo! Se si pensa al modo in cui su ogni singolo agisce una giustificazione filosofica complessiva del suo modo di vivere e di pensare - quasi un sole che scalda, benedice, feconda, risplende soltanto per lui, - rendendolo indipendente da lodi e biasimo, autosufficiente, ricco, pronto a donare felicità e benevolenza, trasformando incessantemente il male in bene, portando a fioritura e maturazione tutte le sue forze e impedendo che allignino la piccola e grande malerba dell'afflizione e del tedio, allora si esclama, in preda al desiderio: che possano essere creati molti altri di questi soli! Anche il malvagio, anche l'infelice, anche l'uomo dell'eccezione deve avere la sua filosofia, il suo buon diritto, il suo sole! Non di compassione c'è bisogno, nei loro confronti! - Questo atteggiamento altezzoso va disimparato, per quanto l'umanità l'abbia imparato e vi si eserciti da tempi immemorabili - per costoro non dobbiamo escogitare confessori, esorcisti e rimettitori di peccati! È di una nuova giustizia che c'è bisogno! E di una nuova formula! E di nuovi filosofi! Anche la terra morale è tonda! Anche la terra morale ha i suoi antipodi! Anche gli antipodi hanno diritto di esistere! C'è un altro mondo da scoprire, e più di uno! A bordo, voi filosofi!
si grazie mille Freddie! ciao
jack volevo risponderti ma nn riesco
forse hai l'inbox pieno