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> La Croce nelle aule
AndreaF.
messagio Nov 6 2009, 03:19 PM
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da http://andreafiamma.blogspot.com/2009/11/i...a-scuole-e.html



Il crocifisso è una cosa seria. Passeggiando per la cittadella più volte troverete questo assioma riproposto, anche se non in forma esplicita; è una cosa seria perchè non si gioca nè con i simboli nè con la tradizione. Non vi è dubbio che la recente sentenza della Corte europea è quantomeno discutibile, ma credo che davvero deprecabile sia il polverone alzatosi in questi ultimi giorni, che sta creando un clima pseudo-referendario del tipo "crocifisso Sì- crocifisso No". Ancora una volta l'opinione pubblica italiana non ha perso l'occasione per ridurre una tema decisivo per l'educazione delle giovani leve ad una questione di "partiti", di schieramenti e opposizioni; la prossima mossa, magari, sarà qualche carnevalesca manifestazione, da un lato in nome della libertà e del libero pensiero o dall'altro in nome della famiglia e della santità. Eppure al di sotto di questa radiosa Italia sta scorrendo un fiume non troppo visibile, un corso d'acqua che sta direzionando il cammino dell'umanità attraverso alcune idee cardine e sta ponendo dei paletti da valutare e analizzare con serietà.

Nella pagina di Repubblica che vi avevo segnalato e che ripropongo qui sono presenti le reazioni della nostra "classe dirigente", reazioni più o meno condivisibili e che sono tutte improntate alla critica o all'apprezzamento di un passo ben preciso della decisione, ossia quando si afferma che il crocifisso «può essere di "incoraggiamento" per i bambini già cattolici, può invece "disturbare" quelli di altre religioni o gli atei». A mio avviso non è tanto da discutere questo tipo di concezione, quanto le motivazioni e le convinzioni che portano la Corte a formularle. Difatti alle spalle di questa decisione c'è l'idea che le religioni siano semplicemente delle diverse forme di approccio al divino, magari da vivere nella solitudine della propria intimità, quasi nascondendo il proprio credo al mondo civile. D'altronde troppo spesso questa convinzione di stampo liberale è passata come il metodo efficace e serio di vivere la religione.

Non mi dilungo su questo punto, anche perchè l'approfondimento può essere affidato a tanta letteratura filosofica* e religiosa, ma vorrei riflettere su un'idea espressa poc'anzi e che forse troppo spesso passa inosservata perchè comunemente ritenuta ragionevole, ossia sulla presunta uguaglianza delle religioni. A mio modo di vedere per dare inizio ad una riflessione cosciente sul nostro essere europei non possiamo non partire dall'idea che le religioni non sono tutte uguali. Questa è la tesi che oggi volevo sostenere. Da che punto di vista non sono uguali e perchè? Non mi riferisco alla presunta veridicità o concretezza di una religione piuttosto che un'altra, nè ho intenzione di riformulare la classica argomentazione dei Padri o dell'Agostino del De vera religione, secondo il quale una religione è vera nella misura in cui si avvicina alla verità, ossia a Cristo; nè ho intenzione di fare riferimento al cusaniano De pace fidei o al Lessing dell'Educazione del genere umano, ma provo a formulare delle espressioni differenti, benchè a questi autori sia inevitabilmente debitore.

Dal mio punto di vista le religioni non sono tutte uguali perchè, banalmente, occupano posti differenti dinanzi alla nostra storia e alla nostra tradizione. Il cristianesimo è un elemento fondamentale della nostra cultura d'Occidente e credo che negarlo sia in qualche misura disonesto. Difatti anche qualora la religione cristiana viene vissuta con rifiuto, persino sdegno, essa viene in ogni caso assunta, in maniera più o meno cosciente, dall'individuo. Per il fatto stesso che un uomo nasce in questo paese, egli entra in relazione con il Cristianesimo, anche quando la propria "cristianità" viene vissuta come chiusura. L'ateo non sarà mai semplicemente ateo, ma è ateo perchè ha vissuto come chiusura la propria relazione con il cristianesimo. Così come l'asceta non è mai solo asceta, ma è sempre qualcuno che vive una relazione con la comunità, anche se questa relazione è espressa come chiusura - e anche qui, bisogna vedere fino a che punto. La tradizione pervade ogni carattere della nostra esistenza e illudersi di poter fare tabula rasa
e stabilire a tavolino che un ragazzo possa scegliere senza vincoli tra una religione piuttosto che un'altra, è una semplice illusione; è un'illusione del peggiore illuminismo e che ancora oggi dirige la crescita dell'Europa. Questo bisogna porre in discussione.

Ecco che il crocifisso - che poi è un segno e dev'esser trattato come tale e non come un'oppressione filo-cattolica verso chi a questo segno non si avvicina - deve essere esposto in bella mostra nelle nostre aule. Nello stesso senso a scuola deve essere insegnata la religione cattolica e non una vuota "storia delle religioni", come ho recentemente sentito proporre. Lo studente del nuovo millennio è già distante da una riflessione su sè stesso per vari motivazioni esterne alla Scuola e se non viene stimolato e instradato a prender coscienza dell'ambiente in cui vive, della tradizione che lo ha formato e che ancora ne scandisce inevitabilmente la vita - si pensi, banalmente, al calendario e alla divisione della storia in a.C e d.C - se non si forniscono ai ragazzi gli strumenti e l'ambiente giusto per fare tutto questo, allora la nostra società continuerà a direzionarsi verso un futuro senz'anima. Insegnare religione cattolica nella Scuola dell'obbligo ed esporre il Crocifisso non sono allora dei sistemi oppressivi o discriminanti ma sono modi per far sì che un elemento decisivo della nostra cultura, ossia il Cristianesimo, non venga ideologicamente offuscato o persino nascosto ai nostri discendenti, evitando così di offrire loro i mezzi adeguati per costruire una nuova Europa sana e democratica.




*Su questo tema, cfr. H.Spano, Religione, etica e laicità, Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli 2008. Si tratta della raccolta degli atti di un recente convegno dell'Associazione Italiana di Filosofia della Religione, nel quale questa tematica è stata ben discussa.


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Sgubonius
messagio Nov 9 2009, 05:42 AM
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AndreaF.
messagio Nov 10 2009, 02:08 PM
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Ehehe tra l'altro albè sul blog è partita una discussione di livello, ci manca la tua (solita) penna biggrin.gif


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Sgubonius
messagio Nov 10 2009, 07:32 PM
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AndreaF.
messagio Nov 10 2009, 09:05 PM
Messaggio #5


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CITAZIONE(Sgubonius @ Nov 10 2009, 07:32 PM) *
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Eheh laugh.gif


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Sgubonius
messagio Nov 11 2009, 05:40 PM
Messaggio #6


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Pierre Klossowski lamenterebbe l'assenza del crocefisso negli studiosi dell'eterno ritorno, più che nelle aule di scuola.
Ma è probabile che non si tratti dello stesso crocefisso! In fondo a me è sempre parso molto consono come contraltare della sofferenza dello studente crocefisso al banco, in barba all'etimologia di studere, e forse quindi in barba alla vera essenza del cristianesimo per salvaguardare la sua tradizione.
Evidentemente la passione del Cristo può più della sua resurrezione, hegelianamente o wagnerianamente, come d'altronde non cessava di ripetere Nietzsche. Insomma se è vero che il crocefisso è la nostra storia (qui hegel è proprio esemplare), è anche vero che la nostra storia è ben misera, e che sostituiranno un crocefisso con un altro più triste ancora (l'orologio o la cartina dell'italia).


Piuttosto sono in attesa di un tuo ritorno all'inattualità sulla questione (questa sì più klossowskiana) dell'incarnazione / immanenza / opera d'arte (e quindi il passo verso l'eterno ritorno sarebbe breve)!!


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