IPB

Benvenuto Visitatore ( Log In | Registrati )

> Le tre Metamorfosi e i tre Guna
rasema74
messagio Feb 18 2009, 09:18 AM
Messaggio #1


Über Member
**********

Gruppo: Members
Messaggi: 222
Iscritto il: 28-March 07
Utente Nr.: 27



Riporto qui di seguito la definizione data da Wikipedia al termine GUNA

"Nel sistema filosofico Samkhya, per Guna si intendono le tre qualità costituive della Natura materiale, detta anche Creazione o Prakriti, principio cosmico femminile, contrapposta al Creatore Purusha che ne è il principio maschile. Al contrario di Purusha, l'uomo cosmico passivo, testimone e senza attributi, Prakriti è dinamica, sempre in movimento, in costante evoluzione e trasformazione; e i Guna (chiamati anche agenti o costituenti) sono le cause di questo movimento, le fondamentali modalità di manifestazione attraverso le quali l'energia di Prakriti si manifesta nella vita. Prakriti, nel suo stato primordiale di materia indifferenziata, presenta i tre Guna in perfetto equilibrio tra loro; la rottura di questo equilibrio porta ad una modificazione della sostanza primigenia: ciò che ne consegue è la manifestazione. I Guna, quindi, sono le diverse qualità della manifestazione.

Sattva è la materia originale, il primo gradino della manifestazione, la luce che costituisce il substrato dell'esistenza; infatti, sia nella Bibbia che nei testi sacri indiani, Dio crea la luce attraverso la parola. Questa luce primordiale è estremamente vicina all'Assoluto, e ciò le conferisce il potere di generare altra materia, Rajas, che inevitabilmente subirà un deterioramento rispetto alla materia originale; e Rajas a propria volta, attraverso un ulteriore degenerazione, darà origine a Tamas.

Le diverse qualità dei Guna

La filosofia indiana, con la tipica esigenza di classificazione e la convinzione della corrispondenza Macrocosmo-Microcosmo, attraverso la teoria dei Guna spiega tutti gli aspetti della realtà psicologica, esoterica e fenomenologica. I Guna infatti sono numericamente infiniti, così come gli stati di coscienza, anche se per praticità vengono distinti in tre categorie funzionali:

* Sattva: luminosità, consapevolezza, saggezza, salute, solarità, virtù, pace, calma, felicità, vita.
* Rajas: passione, attività, eccitazione, desiderio, egoismo, attaccamento, oscillazione, instabilità, dolore.
* Tamas: ignoranza, oscurità, indolenza, pigrizia, inerzia, staticità, illusione, apatia, indifferenza, morte.

I tre Guna si possono ritrovare identici in ogni aspetto dell'esistenza: nella natura e nella vita così come in tutti gli stati di coscienza. Così, quando prevale Sattva la coscienza umana è caratterizzata da uno stato di serenità e chiarezza mentale; quando Rajas è predominante, la coscienza diviene attiva, dinamica, volitiva e piena di energia; quando invece prevale Tamas la coscienza è inerte, immersa nell'apatia e nel torpore. Quest'ultimo infatti corrisponde all'elemento terra e rappresenta l'inerzia, la condensazione, la solidificazione, la tendenza al basso, cristallizzazione dell'energia invece "qualificata" da Rajas e "essenziata" da Sattva.

Guna e liberazione

Sempre secondo la Bhagavad Gita, nonostante i Guna abbiano caratteristiche molto differenti tra loro (se non opposte) tutti e tre "legano", ognuno a proprio modo, l'anima al mondo:

* le tendenze sattviche, generando attaccamento alla felicità;
* le tendenze rajasiche, generando attaccamento all'azione ed ai frutti che ne derivano;
* le tendenze tamasiche', inducendo uno stato di pigrizia ed indolenza.

I Guna sono quindi i primi responsabili del ciclo delle nascite e delle morti e della trasmigrazione delle anime da un corpo ad un altro (Saṃsāra). Come si è detto, l'uomo è imprigionato da queste tre influenze; egli si trova quindi in uno stato di dualità e sofferenza, dal momento che la sua anima è spirituale e non materiale. Solo quando l'uomo diverrà capace di esercitare l'equanimità rispetto alle tre influenze dei Guna, potrà liberarsi ottenendo così Moksha (la liberazione)".

Che ne pensate?
Secondo me c'e' un'evidente somiglianza con il discorso delle Tre Metamorfosi.
E le conseguenze, per l'interpretazione di quel discorso, possono essere molteplici.
Una su tutte: cos'era lo spirito prima di diventare Cammello?
Io ho sempre pensato che dovesse essere necessariamente qualcosa di diverso ed inferiore alle altre
due trasformazioni, come se gia' essere Cammello fosse un risultato, ed invece potrebbe non essere cosi'...
Go to the top of the page
 
+Quote Post
 
Start new topic
Risposte
Fulcanelli
messagio Mar 30 2011, 01:48 PM
Messaggio #2


Member
**

Gruppo: Members
Messaggi: 29
Iscritto il: 16-May 10
Utente Nr.: 25,360



Sì,va bene,ogni interpretazione è funzionale a una determinata forma di vita e la vita è potenza proprio in quanto interpreta,e N. stesso fa intendere in più punti che 'piacere' e 'felicità' sono nomi 'morali' della potenza.Ma quello che dico io è un'altra cosa,e cioè:perché,se ogni concezione è prospettica,non si deve considerare anche questo,che cioè ogni concezione sia prospettica,come un punto di vista e una falsità,un'ipotesi errata?Perché ogni prospettiva,per essere tale,deve essere prospettiva di qualcosa e questo qualcosa è il mondo reale che probabilmente è inattingibile alla ragione fino in fondo,nella sua 'essenzialità',per così dire,ma non all'esperienza o,almeno,ad un certo tipo di esperienza(per es. il satori nel buddhismo zen o l'esperienza scientifica in modo virtuale).Quello che voglio dire è che la teoria della volontà di potenza nasce come tentativo di affermazione della vita,del mondo reale,ma finisce col negare questa stessa vita nel momento in cui la concepisce come un'insieme di vdp,riducendo il tutto ad un coacervo di forze in lotta tra loro privo di ogni senso e di ogni organicità,e fa questo semplicemente delegittimando e sminuendo le facoltà psichiche e il sentimento morale dell'uomo e facendo prevalere l'istintualità pura e semplice.Ora tu dici,scolasticamente,che il paradiso del prospettivismo donatoci da N. è un dogma intoccabile,paradossalmente,a ben vedere! Io dico che anche il prospettivismo a tutti i costi è un'asineria,probabilmente la più grossa detta finora,perché suggella e rende definitivo e senza via d'uscita il nichilismo e anche perché,se è vero che non bisogna ammettere delle verità in base ai nostri desideri e a ciò che più ci fa comodo è anche vero il contrario,che non si deve ritenere vera una teoria solo perché è scomoda e insopportabile,ma,invece, in base a ciò che la ragione,i sensi e i sentimenti,unici strumenti di cui disponiamo,ci indicano come tale. Io penso che un'etica naturalistica inerisca alla realtà e all'uomo e che solo il nostro errare,in un certo senso,il nostro 'non sapere',ci impediscano dal raggiungere un equilibrio,un'autorealizzazione di se e di divenire ciò che siamo,ciò che appunto è il vero tema di questo topic e a cui mi ricollego per far notare come alcune filosofie orientali,l'induismo in primis,potrebbero costituire una solida base per un'interpretazione filosofica attendibile e completa del mondo e dell'uomo e della loro interazione,senza sacrificare e rinunciare a questo mondo e a questa vita,l'unica probabilmente che ci è dato vivere, e una soluzione al nichilismo imperante e all'assenza corrosiva di un'etica 'per la vita' e non contro di essa di riferimento. L'idea che in N. siano presenti elementi spuri,a ben vedere, e in contrasto con quello che è il suo pensiero generale,non è solo una mia opinione,ma la si può ritrovare in alcune tesi recenti di alcuni ricercatori di cui a piè di pagina ti fornisco il link.Il fatto che alcune idee non solo abbiano supportato,ma addirittura ispirato le azioni criminali del nazismo ora (cioè dopo l'edizione delle opere curata da Giorgio Colli,Mazzino Montinari e Sossio Giametta),dopo le prime bufale in proposito,e per me ammetterlo è una grande sofferenza,come per chiunque ami N.,è una realtà imprescindibile e certa. Solo che io credo che - o Fritz le abbia introdotte con cattiveria,e di cattiveria ne aveva da vendere dopo la 'buca' con Lou Von Salomè (anche se questa nuova fase inizia con Al di là del bene e del male),al fine di deviare,di creare una linea bianca per i polli che poi cascheranno nell'abisso dell'orrore,dell'inumanità e dell'abbrutimento,avvallando un'interpretazione 'bruta' del suo pensiero,discostandosi da opere come Umano,troppo umano e Aurora,(infatti ciò che temeva maggiormente era di essere considerato un santo) - oppure che abbia giocato troppo con questioni fondamentali senza rendersi pienamente consapevole delle conseguenze su di se e sugli altri,in base a ciò che gli consigliava il suo libertinaggio intellettuale del momento. Certo è che non è necessario concepire il mondo come privo di qualsiasi organicità per negare il Dio cristiano(i greci, d'altronde,hanno 'inventato' il concetto di 'cosmo'),né lo è abolire qualsiasi morale per dimostrare l'inadeguatezza della morale cristiana a favorire la vita. Le fissazioni,comunque,stanno al manicomio e alcune idee portanti come la volontà di potenza e l'eterno ritorno,verso la fine della sua lucidità,divengono punti fissi,fissazioni,fino al punto di giustificare progetti e nuovi studi e divenire motivo di vita.Ma noi,per essere degni discepoli,possiamo chiudere gli occhi davanti a tanta sofferenza e non essere 'duri' con il maestro,soffrendo per il suo sacrificio certo,ma dimostrando anche che quel sacrificio non è avvenuto invano,che la lezione è servita a far sì che apprezzassimo ancor più la verità e la vita?E contemplando l'eterno λόγος rievocare l'adagio eracliteo:'Ho indagato me stesso'?Possiamo tentare di essere iperborei anziché polli e pecore nonostante questo insegnamento?La mia tesi è:oggi è immorale essere morali,cioè,seguire ciò che consiglia la saggezza,la ragione,il buon senso e che costituisce la via per raggiungere uno stato psico-fisico ottimale,o meglio l'uso del sapere nella e per la vita pratica, nonché la posizione di quei valori che consentono l'essere umani e un comportamento equo,giusto,nobile nei propri e altrui confronti - questo atteggiamento verso la vita è ritenuto egoistico o troppo razionale o moralistico o stupido anche! Viene cioè giudicato negativamente tutto ciò che egoisticamente(che cioè procura piacere a me) procura piacere o bene anche agli altri:amare davvero,donare,aiutare qualcuno senza altro vantaggio che la gioia di vedere un essere umano al suo meglio, l'amicizia vera ecc.L'a-moralità si è fatta morale dominante nella misura in cui fa da contraltare alla morale cristiana...mi segui?Si esibiscono motivazioni 'elevate',altruistiche,ma si hanno fini utilitaristici di bassa lega,come se non esistessero che questi,cioè come se l'utile consistesse solo in ciò che materialmente e da tutti o dalla maggior parte viene ritenuto tale, e chi non sente in questo modo è considerato fuori gioco,quasi come un eretico.La filosofia della prassi,l'etica,la riflessione su ciò che costituisce il bene per ognuno individualmente in un mondo sdivinizzato, semplicemente manca,non c'é.L'essere umani,benevoli,coltivare l'intelligenza,la cultura,l'azione bella,non viene percepito come un 'utile',come un'aspirazione che rende l'uomo 'più forte',migliore o che lo faccia divenire se stesso,che lo realizzi...La stessa riflessione su ciò che per noi costituisce un bene o un male,quando sussiste, è priva di qualsiasi fondamento.In più,tutto ciò che ha a che fare con il corpo e le sue necessità,(l'alimentazione,il vestire,la sessualità,la bellezza,la salute intesa in modo ippocratico come prevenzione ecc.)viene trattato in modo grossolano,vissuto con superficialità...proprio ciò che riguarda la vita viene considerato come di secondordine! La filosofia,d'altro canto,lungi dal preoccuparsi della vita pratica e di come arricchire questa vita,si è autorelegata ad una funzione di inutile meditazione sugli ultimi significati del nulla del vuoto,farneticazioni di una civiltà senile che non ha altro da aggiungere alla propria storia se non l'epitaffio della inutilità del vivere e dell'essere! Evohè,dunque,o filosofi tragici,filosofi del futuro:se c'è da abbandonare il maestro,se egli in un momento di stanchezza è stato vinto dallo spirito di gravità,benediciamo lui e il suo sacrificio,ma procediamo oltre alla ricerca del vero e della pienezza della vita!

http://www.centronietzsche.net/index.php/m...mento-scomparso
Go to the top of the page
 
+Quote Post
Sgubonius
messagio Mar 31 2011, 02:20 PM
Messaggio #3


Über Member
**********

Gruppo: Members
Messaggi: 754
Iscritto il: 15-May 08
Utente Nr.: 2,728



CITAZIONE(Fulcanelli @ Mar 30 2011, 02:48 PM) *
Perché ogni prospettiva,per essere tale,deve essere prospettiva di qualcosa e questo qualcosa è il mondo reale che probabilmente è inattingibile alla ragione fino in fondo,nella sua 'essenzialità',per così dire,ma non all'esperienza o,almeno,ad un certo tipo di esperienza(per es. il satori nel buddhismo zen o l'esperienza scientifica in modo virtuale).


Beh si tutto è possibile, ma non è questo il mondo concepito come volontà di potenza da Nietzsche. In Nietzsche la prospettiva è su altre prospettive, non c'è nessun mondo reale ultimo o primo (il noumeno) a cui tutto faccia riferimento, questo è detto esplicitamente (poi se vuoi ti cerco l'aforisma). La potenza non può permettersi alcuna forma di attualità, di passaggio all'atto, di (ri)soluzione, di sintesi dialettica, di armonia prestabilita, di emanazione ed idealismo, e tutte le altre amenità che il pensiero occidentale e orientale ha sempre postulato per far quadrare i conti fra l'Uno e il Molteplice.

CITAZIONE(Fulcanelli @ Mar 30 2011, 02:48 PM) *
Io dico che anche il prospettivismo a tutti i costi è un'asineria,probabilmente la più grossa detta finora,perché suggella e rende definitivo e senza via d'uscita il nichilismo


Assolutamente sì. Nietzsche è esattamente questo, non si esce dal nichilismo, uscire dal nichilismo, cioè cercare una verità unica ed eterna, è esattamente l'ossessione della storia del nichilismo (passivo) stesso. Renderlo definitivo, destinale, senza soluzione (che è esattamente quanto fa l'eterno ritorno) è renderlo "attivo". Il problema della vita e della morale sta qui, fra un'esistenza debole che ha bisogno di appoggiarsi di continuo sulla speranza di un futuro migliore in cui l'infelicità sarà retribuita, e un'esistenza "tragica" in cui è tutto prospettiva e creazione. Non è caos, è caosmo, dove i valori si creano e non li si pesca dal cielo.
Poi lo sai Nietzsche non ha mai ipotizzato un'etica disordinata, sregolata, caotica. Anzi, se il nazismo ha potuto utilizzarlo è perché la sua è poi una visione molto gerarchica, in cui al divenire si imprime il carattere dell'essere. Per cui mi pare che alla fine una buona parte di quello che elenchi tu ci sia in Nietzsche, e va oltre ogni morale (compresa quella attuale che è un miscuglio di immoralità del singolo e spirito di branco), non capisco dove ci sarebbe questa fallacia nel pensiero nietzschiano, non c'è neanche da reinventare chissà cosa o fare chissà quale rivoluzione.


--------------------
"Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
Go to the top of the page
 
+Quote Post

Inserisci in questo messaggio


Reply to this topicStart new topic
1 utenti stanno leggendo questa discussione (1 visitatori e 0 utenti anonimi)
0 utenti:

 

Modalità di visualizzazione: Passa a: Normale · Passa a: Lineare · Outline


Versione Lo-Fi Oggi è il: 7th June 2024 - 04:15 PM