determinismo caotico quantistico |
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determinismo caotico quantistico |
Jul 3 2010, 01:06 AM
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#1
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Member Gruppo: Members Messaggi: 19 Iscritto il: 28-June 10 Utente Nr.: 26,942 |
"Bisogna avere il caos dentro di sè per generare una stella danzante..."
"causa ed effetto sono mere interpretazioni (non fatti)" Le critiche di Nietzsche alla causalità e al determinismo di Laplace, nonché l'illuminante ed ispirata celebre frase sul caos e la stella danzante, ben si conciliano con la nuova scuola di pensiero del determinismo caotico quantistico. Per saperne di più: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...quantistica.php Per gli attenti conoscitori del Nietzsche - pensiero la domanda è quindi questa: che cosa avrebbe detto Nietzsche a proposito del determinismo caotico-quantistico? |
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Aug 23 2010, 01:48 PM
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#2
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
Il discorso è un po' più complesso di così, il disordine non è il casuale. Gli stoici si domandavano secoli addietro: quando inizia un "mucchio"? Implicitamente è una stoccata all'impostazione platonica che voleva ci fossero idee per tutto, compresa l'idea di "mucchio" (il mucchio in sé, il mucchio kat'exochen, par excellence) che pure appare più che altro come un concetto raffazzonato e impreciso. Questo sta solo a mostrare che esiste una soglia, una superficie, dove il "senso", il nome, il logos, fa la sua comparsa. Sotto semplicemente siamo in una situazione che sfugge al concetto (il mucchio è già comunque un concetto, che però tradisce la sua natura naturata e non naturante). Sfuggire al concetto non va soprattutto considerato come un opposto delle categorie dell'intelletto. Se noi percepiamo solo causalità, non per questo ciò che trascende la causalità è casuale, altrimenti, ignorando Kant (e altri) stiamo intraprendendo la via dialettica di Hegel, che nega il positivo, la tesi, solo per poter inglobare di nuovo "sotto concetto" anche l'antitesi. E' esattamente quanto è stato fatto dal calcolo differenziale in poi.
Diverso è un dis-ordine che invece si pone in un "totalmente Altro" dall'ordine, una eterogeneità che non lascia spazio ad alcuna dialettica del concetto sussumente. Non sarà causale come non sarà casuale. Non sarà ordinato come non sarà disordinato. E' esattamente il tipo di mondo che il "mucchio" permette di intravvedere: non è casuale la comparsa di un mucchio, ma non è nemmeno causale, cioè non è possibile dire a quale granello inizi. L'arte non fa che mettere in scena "mucchi", cioè concetti (o percetti), sicuramente quindi strutture ordinate, che tuttavia fragliano subito oltre se stesse, verso un abisso (caos). Non creano il caos "direttamente", lo affermano piuttosto. Lo stesso eterno ritorno (modello di ogni estetica e di ogni etica) è un concetto ferreo, ordinatissimo (è un massimo di ordine), che serve tuttavia solo ad affermare un massimo di caos possibile (un massimo di possibile, cioè un massimo di potenza). In primis insomma bisogna partire dal presupposto che l'ordine è sempre generato, da noi, cosa che comunque almeno da Kant in poi è scontato. Vivere viene prima dell'ordine, l'ordine esiste solo per i viventi, il resto è "aldilà" dei valori. La vita eccede l'ordine, è solo l'Io che vi sottosta (qui la vita non è l'organismo, è l'aiòn). Poi resta da capire, se non vogliamo postulare che "noi siamo tutte le cose" come vorrebbe l'idealismo, come rapportarsi al "ciò" (es, lo stesso es di cui Nietzsche dice che pensa, es denkt, al posto dell'Io penso) che si sottrae a questo ordine. Ed è evidente che ciò che si sottrae è non sperimentabile, come il RANDOM della calcolatrice, perché l'ordine è la condizione di possibilità della percezione stessa. Può essere solo un'etica o un'estetica (quindi oltre i limiti della ragion pura gnoseologica) a rispingerci al salto, salto che è nel libero e nel creativo, inevitabilmente. Tutto il pensiero di Nietzsche si gioca (mi pare) su questa linea, con una lucidità implacabile (almeno fino al 1889): è necessario superare l'uomo, il concetto, il dialettico, l'ordinato, e riguadagnare "ciò che si è", cioè una vita aldilà del bene e del male, una vita da stella danzante. Ma non c'è nulla di mistico o esoterico in questo passo, il pensiero ha la sua arma (l'eterno ritorno della volontà di potenza) con cui afferma nell'ordine ciò che lo trascende. Insomma o si postula l'idealismo, e allora la scienza può essere il senso ultimo dell'esistenza, altrimenti la scienza serve solo all'organismo, all'Io, che non è il produttore del senso (è semmai il prodotto, il precipitato). Stante che non si tratta di abolire del tutto l'Io (sarebbe l'idea di Schopenhauer), bisogna però fare dell'Io un "mucchio" e niente più. L'arte e l'eterno ritorno fanno questo, e lo fanno dall'interno, secondo l'ordinatissima logica dell'io penso, del cogito me cogitare, della rappresentazione. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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