Quali sono i valori creativi e costruttivi di Nietzsche? |
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Quali sono i valori creativi e costruttivi di Nietzsche? |
May 1 2010, 07:00 AM
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Member Gruppo: Members Messaggi: 25 Iscritto il: 30-August 09 Utente Nr.: 17,187 |
[font="Verdana"][/font][size="4"][/size] Ho letto con grande piacere il topic sul nichilismo-dovreste pubblicarlo, è profondo e intenso per contenuti e lucidità-.
Volevo chiedere al qualche appassionato generoso,in sintesi: Quali sono i valoro creativi e costruttivi di Nietzsche, dopo la sua geniale analisi del nichilismo? Dice d'averlo superato ma non ho capito come...grazie. |
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Jun 10 2010, 08:28 PM
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#2
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 754 Iscritto il: 15-May 08 Utente Nr.: 2,728 |
La prima cosa che mi viene da pensare è che non hai capito un gran che di quanto scrivevo sopra. Non vedo cosa c'entrino le critiche in questione quanto meno, dato che rientrano perfettamente nella classificazione e trattazione di sopra.
In primis bisognerebbe disfarsi del dualismo che sta ancora nel pensare il materiale e il mentale (chiamali come vuoi poi: idea e cosa, res cogitans ed extensa, noumeno e fenomeno, volontà e rappresentazione) come due cose profondamente distinte in cui uno influenza l'altro o viceversa. Dato che nessuna delle due metà è pensabile a se stante, non ha alcun senso distinguere ancora i meccanismi, esiste una volontà di potenza che è la relazione prospettica (senza rimandare a nessun mondo assoluto prima) sintetizzatrice di realtà. Potremmo usare il dualismo aristotelico per capirci qualcosa in più: il potenziale e l'attuale. In Nietzsche (e probabilmente Spinoza) l'attuale è potenziale e viceversa: esiste solo la potenza, la volontà di, la tensione prospettica. Mondo di forze e non di corpi, i corpi vengono dopo come formalizzazione apollinea. Il coniglio è coniglio perché mi "affeziona" sempre nella stessa maniera (sensazione di pelo bianco, odore/sapore di un certo tipo, ecc...) e io lo chiamo così. Il ripetersi delle caratteristiche (e delle conseguenze) del tipo coniglio fa parte della falsità in cui la volontà di potenza si esercita. Il falso non è più l'opposto del vero, come l'immaginario non lo è più del reale e via dicendo. Esiste solo il falso, e il falso è il prospettico. Se io vedo un miraggio, quel miraggio esiste, non è né vero né falso, è un vero miraggio o della falsa acqua se vuoi, a seconda della prospettiva che prendi. Questa è la verità del falso, che supera vero e falso con un solo balzo, è la priorità del differenziale sull'assoluto. Allo stesso modo non è che il caos sia irrazionale, il caos è solo l'estremamente complesso (nel senso etimologico di piegato in se stesso), le teorie scientifiche stesse lo intendono in questo modo. Per cui come ti dicevo esiste un "tutto il reale è razionale" anche per Nietzsche, se per razionale si intende la "ragione" circolare della potenza. Tutto ciò che esiste risponde a questa logica, a questo logos eracliteo. Il computer come la medicina sono tecniche, che funzionano se rispondono a criteri di potenza. La ripetizione, che fonda la tecnica, fa parte della struttura della volontà di potenza, per cui queste cose rientrano perfettamente nelle falsità prospettiche della volontà di potenza, che semplicemente invita a considerare le cose in divenire e differenzialmente (per esempio: tal medicina non è il bene sommo, ma fa bene se applicata in questo preciso caso: verità del relativo, cioè del falso in assoluto). Il contra platone sta solo nel dire che se un Sofista si finge coniglio, puzza come un coniglio, sa di coniglio, salta come un coniglio, esso è un coniglio, se un artista ha un divenire-pietra, esso è una pietra, in prospettiva e differenzialmente, ergo l'artista è più potente dello scienziato. Per il resto basta che leggi Nietzsche: l'uomo è qualcosa che va superato (überwunden) = übermensch. Non è l'uomo superiore (né il re o il papa, ovvero chi ha il potere, né chi eccelle nel suo mestiere come il mago o il coscienzioso). E il superuomo è quasi sempre presentato come l'artista, lo è quando viene identificato in Goethe, lo è quando si dice "noi artisti", lo è quando si parla di "creazione" in continuazione, lo è in tutti i Ditirambi di Dioniso ("solo poeta, questo il pretende della verità"). Non è l'anima bella, ma è l'artista come superamento del limite umano della soggettività puntuale. Io posso essere il Borgia o Hitler della situazione, senza scrupoli e vincente in tutto, sicuramente questo è un volto della volontà di potenza, che risponde alla ciclicità del "voglio me stesso", ed in questo è superiore al moralista che vuole il nulla (ammesso che non ci sia poi una pulsione di morte dietro i Borgia e gli Hitler, cioè la ricerca della cessazione del volere e soprattutto del volere prospettico), ma non è ancora l'espressione più alta dell'esistente: il superuomo è definito così: "il tipo superiore di tutto ciò che è", leggasi il tipo superiore di volontà di potenza, quindi la suprema ciclicità di "volontà di volontà", quindi il volere se stessi sì, ma in quanto si è volontà di potenza (divenire ciò che si è). A questo grande passo, quello dell'eterno ritorno, in cui il soggetto imperante e dominatore si sfilaccia e si piega su se stesso, sopravvive solo l'artista, lo schizofrenico anche, che non ama se stesso ma ama il fato monista della VdP che prospetticamente si esprime in lui che danza nel divenire tutte le cose. In poche parole: certo che Nietzsche potrebbe preferire 100 volte i nazisti al pubblico di Wagner (ma che strano che coincidano eh!) e 100 volte Borgia ai preti, e certamente professa una società in cui la moltitudine sta al suo posto; ma tutto questo appartiene all'uomo, non al superuomo. Quando si parla del superuomo, stiamo parlando di uno che può essere schiavo in catene, con la sua famiglia impalata ad un muro davanti a sé, con l'armageddon davanti, e nel contempo dire "non è proprio ora divenuto perfetto il mondo, ebbene, ancora una volta". Dev'essere un pazzo? Sì, probabile. Oppure dovrebbe essere un esteta che davanti ad una tragedia sofoclea chiede il bis. -------------------- "Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì"
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