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> Silensio parla il Sogno!
BlackSmith
messagio Mar 24 2009, 04:36 PM
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Quanto è inutile la razionalità per sentire Nietzsche.
Un omaggioa chi mi ha dato un'altro spunto per vedere.
Per spiegare Nietzsche, mia cara Nach, un quadro, una poesia, un film, valgono mille tomi di illustri pensatori.
BlackSmith


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Sgubonius
messagio Mar 25 2009, 06:26 PM
Messaggio #2


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Ma infatti era più che altro una considerazione preventiva non diretta a te e che però nel frattempo poteva ricondurci alla nostra prima "disputa" riguardo al Dei Poeti e all'altro topic ancora sull'apollineo. La ragione e l'ordine sono in qualche maniera strumentali per così dire ma mai finali, comunque poi penso che ci siamo capiti.
Riguardo al bianco e nero è stata una scelta (nel 1962 c'era già il colore) e sicuramente riesce difficile pensare questo film a colori. Non ho mai fatto una cernita consapevole dei personaggi in bianco e di quelli misti, da quello che so io nell'intenzione dovevano essere tutti trasfigurati nel bianco della musa Anima che è infatti il primo personaggio a mettersi in cammino ed è già vestita di bianco nelle prime due visioni (alla fonte e nella stanza, in verità già nel film il bianco riconduce al "principio di realtà", tutti i senex e tutte le situazioni di chiarezza apollinea, anche tremenda, sono in bianco: produttore, critico, nella sauna, il bagno all'inizio). Ritengo che in molti casi semplicemente per estetica non si sia cambiato l'abito di personaggi secondari, in quanto poi (pensa alla scena in cui scendono tutti dalla scala) sarebbe mancato il contrasto che è necessario perchè si distinguano un attimo le figure. La trascendenza/immanenza è soprattutto nella verticalità/orizzontalità della rampa di lancio che come hai fatto notare benissimo viene come abbattuta nel suo trascendere verso l'alto (come compare anche nel primissimo sogno dove Guido vola) dal "nichilismo" del critico. Assorbita questa lezione e superata gli è possibile quel circolo che è puramente orizzontale, terrestre.

Io tendo a divagare parlando di questo film però! wink.gif


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BlackSmith
messagio Mar 25 2009, 07:32 PM
Messaggio #3


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Alcune cose riesco a comprenderle meglio, quando di fronte ho qualcuno che crea dei concetti e non si riduce a riportare cosa dice quello o quell’altro, e tu, ti (anacoluto? Ah a proposito ti sei accorto come nella dialettica e nella scrittura, già qui, si tende in generale a riproporre l’identico e a diffidare della differenza? Oh intendiamoci non c’entra nulla con gli errori grammaticali, gli anacoluti, le distrazioni, gli strafalcioni, etc.. ma riflettevo a quanto in generale siamo ostili al senso piuttosto che al senzo e riproponiamo tutti gli stessi pensieri che penzieri differenti ) sei spiegato benissimo. Non ho letto tantissimi filosofi, ma quello che sento è che la vera filosofia, deve creare, fare cose nuove, come la pittura, il cinema, la letteratura, e lo Zarathustra appartiene a pieno titolo a queste categorie, che per alcuni in questo forum, e non mi riferisco certamente a te, visto che sei stato tu a suggerirmi di rivedere questo capolavoro, sembrano invece delle sotto-categorie. Nello Zarathustra Nietzsche diventa filosofo-artista-creatore e non è stato meno di Picasso, cioè voglio dire, che al pari di Picasso, ha creato qualcosa di nuovo, non limitandosi a guardare cos’era stato fatto prima di lui, approvando alcuni, criticando altri, è andato oltre, ha rotto degli schemi, ha posto una linea di demarcazione, un solco incredibile, tra quello che era prima di Nietzsche e quello che ancora ha da venire.

Riguardo al bianco e nero è stata una scelta (nel 1962 c'era già il colore). Non avevo fatto caso, che già in quegli anni si poteva disporre del colore, e questo confermerebbe ancora di più quanto non a caso siano stati scelti gli abiti dei personaggi nei particolari, pur ammettendo che certe cose potrebbero essere casuali, vista la complessità nel gestire tutte quelle comparse. Ma non sarei così tanto certo, che non siano stati meticolosamente scelti nei minimi particolari dal regista.
Guido neanche nella vasca si libera dal nero…, con quel cappello, e non credo sia stato un caso.

La trascendenza/immanenza è soprattutto nella verticalità/orizzontalità della rampa di lancio che come hai fatto notare benissimo viene come abbattuta nel suo trascendere verso l'alto (come compare anche nel primissimo sogno dove Guido vola) dal "nichilismo" del critico. Assorbita questa lezione e superata gli è possibile quel circolo che è puramente orizzontale, terrestre.
Nelle parti grasse, proprio lì, non ho capito una “ cippa”, sempre per citare Zagreo, che aleggia sempre sopra di me…

Io tendo a divagare parlando di questo film però! Ne vale la pena



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Sgubonius
messagio Mar 25 2009, 10:53 PM
Messaggio #4


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Su questo film tendo ad essere preparatissimo, ti posso dire che non c'è quasi nulla di casuale, quelle non sono nemmeno comparse nel senso tecnico del termine in quanto sono tutti personaggi già presenti nel film, anche se solo per brevissime scene, e Fellini come è noto sceglieva accuratamente i volti anche per i ruoli marginalissimi perdendo anni a visionare provini. Nello specifico tutti i costumi dei personaggi principali furono senza dubbio fatti in due versioni bianco e nero, ma prova a immaginare visivamente la scena finale senza un minimo di scuro e capisci perchè poi alcuni mantengano smoking o altri abiti scuri. Mera questione di composizione dell'immagine, immaginati guernica (per riprendere Picasso) senza sfumature di grigio, sarebbe un disastro estetico!

Comunque poco importa quello!

Invece è più importante il discorso che hai ingrassetato: il percorso dell'artista si colloca in principio in una incapacità creativa dovuta al sovrabbondare creativo, dionisiaco, infantile, che si simbolizza nel volo come trascendenza del soggetto che si libera dal traffico del mondo contingente per andare alle idee, all'arte come la intende Schopenhauer: contemplazione dell'ideale. Ecco perchè proprio nel sogno iniziale si intravede lui volare e si sovrappongono le immagini della rampa di lancio che sta costruendo per il film, secondo simbolo della verticalità del trascendentalismo (pensa alle monadi di Leibniz, piano di sopra/piano di sotto).
A impedirgli l'eccesso di questo volo (che come insegna Icaro finisce male) ci pensa un avvocato (agente della sua musa peraltro) che legge un copione: "giù, giù definitivamente". Quella corda che lo tiene legato è se vuoi la parte apollinea o razionale che, sempre nella trascendenza dell'idea e di un mondo dualistico, lo aiuta a rimanere nella realtà (Freud parlerebbe proprio di "principio di realtà" opposto a quello di piacere che è del bambino, del volo, Nietzsche nella NdT parlava di Lakchos e di principio di individuazione). Nello stesso solco si collocano tutte le figure "senex": il prete, il critico, il produttore, che lo invitano continuamente al suo dovere, alla ragionevolezza, al lavoro produttivo, all'individuazione.
Ora però come già schopenhauer aveva ben visto questo gioco non funziona, e la corda prima o poi si spezza: "non c'è niente di niente, da nessuna parte". Il risultato è il colpo di rivoltella alla tempia, ecco il trionfo dell'aldilà del principio di piacere, ecco il terribile epilogo di ogni dualismo e di ogni trascendentalismo, di ogni soggetto così narcisisticamente e infantilmente legato al suo io...voglio (nell'harem è portata al culmine l'idea) tanto da non saper fare UNA scelta (nelle donne in primis) nella paura di perdere qualcosa. Solo dopo l'annullamento nolontaristico di questa volontà, solo dopo esser salito in macchina col critico e aver abbattuto le impalcature della trascendenza si può dare vita ad un nuovo inizio, un dire di sì, che non sarà più nel segno dei senex e dell'apollineo (trascendenti, dualistici, verticali), bensì nel girotondo che si muove su un piano orizzontale, sulla terra, un girotondo che si chiude in se stesso, un eterno ritorno che non va da nessuna parte, resta lì nella sua musica dionisiaca. "Questa confusione sono io, io come sono e non come vorrei essere". La moglie che gli rimprovera di non averla mai "sposata veramente" è proprio l'incapacità di questo artista a legarsi con fedeltà alla terra che è apparenza, immanenza, sostanza spinoziana, un anello nuziale che è quello della volontà che vuole se stessa, un edipo in senso cosmico (la madre e la moglie come terra/feritilità creativa ancora, il padre come superio/senex/dio/trascendenza arida).

Spero sia un po' più chiaro! tongue.gif


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BlackSmith
messagio Mar 26 2009, 08:22 PM
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Dici:Invece è più importante il discorso che hai ingrassetato: il percorso dell'artista si colloca in principio in una incapacità creativa dovuta al sovrabbondare creativo, dionisiaco, infantile, che si simbolizza nel volo come trascendenza del soggetto che si libera dal traffico del mondo contingente per andare alle idee, all'arte come la intende Schopenhauer: contemplazione dell'ideale. Ecco perchè proprio nel sogno iniziale si intravede lui volare e si sovrappongono le immagini della rampa di lancio che sta costruendo per il film, secondo simbolo della verticalità del trascendentalismo (pensa alle monadi di Leibniz, piano di sopra/piano di sotto).
A impedirgli l'eccesso di questo volo (che come insegna Icaro finisce male) ci pensa un avvocato (agente della sua musa peraltro) che legge un copione: "giù, giù definitivamente".


La prima parte del film, quando è intrappolato claustrofobicamente nel traffico, non è casuale che i passeggeri dell'autobus, mostrano i loro corpi vestiti di bianco,nascondendo le teste, e quindi non sono convinto,sgub, che i colori dei vestiti e il loro significato sia di poco conto. Condivido con te l'incapacità di canalizzare creativamente "l'idea" di realizzare un film che prevederebbe la fantastica partenza di una fantomatica navicella spaziale, nell'unico modo che gli riesce, cioè quello di idealizzare con la rappresentazione del volo, cioè che altrimenti non riesce a fare, poichè legato agli arti, impedito dalla zavorra-utile del mondo reale a cui viene richiamato al "giù definitivamente" dell'avvocato.






Quella corda che lo tiene legato è se vuoi la parte apollinea o razionale che, sempre nella trascendenza dell'idea e di un mondo dualistico, lo aiuta a rimanere nella realtà (Freud parlerebbe proprio di "principio di realtà" opposto a quello di piacere che è del bambino, del volo, Nietzsche nella NdT parlava di Lakchos e di principio di individuazione). Nello stesso solco si collocano tutte le figure "senex": il prete, il critico, il produttore, che lo invitano continuamente al suo dovere, alla ragionevolezza, al lavoro produttivo, all'individuazione.
D'accordissimo.

Ora però come già schopenhauer aveva ben visto questo gioco non funziona, e la corda prima o poi si spezza: "non c'è niente di niente, da nessuna parte". Il risultato è il colpo di rivoltella alla tempia, ecco il trionfo dell'aldilà del principio di piacere, ecco il terribile epilogo di ogni dualismo e di ogni trascendentalismo, di ogni soggetto così narcisisticamente e infantilmente legato al suo io...voglio (nell'harem è portata al culmine l'idea) tanto da non saper fare UNA scelta (nelle donne in primis) nella paura di perdere qualcosa. Solo dopo l'annullamento nolontaristico di questa volontà, solo dopo esser salito in macchina col critico e aver abbattuto le impalcature della trascendenza si può dare vita ad un nuovo inizio, un dire di sì, che non sarà più nel segno dei senex e dell'apollineo (trascendenti, dualistici, verticali), bensì nel girotondo che si muove su un piano orizzontale, sulla terra, un girotondo che si chiude in se stesso, un eterno ritorno che non va da nessuna parte, resta lì nella sua musica dionisiaca. "Questa confusione sono io, io come sono e non come vorrei essere". La moglie che gli rimprovera di non averla mai "sposata veramente" è proprio l'incapacità di questo artista a legarsi con fedeltà alla terra che è apparenza, immanenza, sostanza spinoziana, un anello nuziale che è quello della volontà che vuole se stessa, un edipo in senso cosmico (la madre e la moglie come terra/feritilità creativa ancora, il padre come superio/senex/dio/trascendenza arida).

Sei stato chiaro, ma ho notato, come in quasi tutte le recensioni e le interpretazioni, la figura di Maurice viene, quasi rimossa, o quantomeno viene relegata, erroneamente, come una figura di secondo piano. Alla fonte dopo il ritmo incalzante sotto le note della cavalcata delle Valchirie, nella scena quando la scrittrice-filosofa-ammiccante , fidanzata del suo amico, dice "non sentite l'acqua della sorgente?", acqua felice la chiamano i latini dice, e in quel momento appare il Jolly, quello che butta giù i pezzi della scacchiera dell'apollineo, con una risata dionisiaca invita i presenti a fare dei giochi di telepatia e cosa tira fuori dai pensieri di Guido : Asa-Nisi-Masa, quella formuletta magica indispensabile a svelare l'anima junghiana, a cui tu hai giustamente fatto riferimento, ma se l'Anima è l'archetipo junghiano, gli altri personaggi, i senex, la trasgessione che è l'unica ad ammalarsi dell'acqua della fonte, l'unica non malata, dovrebbero essere le ombre dello stesso Guido, insomma se c'è l'anima, ci sone le Ombre, Maurice cos'è se non la figura principale perchè avvenga la Trasformazione.


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Sgubonius
messagio Mar 26 2009, 08:43 PM
Messaggio #6


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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 26 2009, 08:22 PM) *
non sono convinto,sgub, che i colori dei vestiti e il loro significato sia di poco conto


Si hai ragione, sicuramente non è casuale in generale, anche all'inizio sono tutti in bianco (e noti come l'unico movimento è quello libidinoso del vecchio con l'amante di Guido, che qui richiama Freud e Schopenhauer con le loro teorie del piacere).


CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 26 2009, 08:22 PM) *
Sei stato chiaro, ma ho notato, come in quasi tutte le recensioni e le interpretazioni, la figura di Maurice viene, quasi rimossa, o quantomeno viene relegata, erroneamente, come una figura di secondo piano.


Hai ragione non mi ci sono soffermato, ma credo che non ci sia bisogno di approfondire perchè è già abbastanza chiara come figura. Tutti i clown in Fellini hanno questa accezione fortemente dionisiaca, di liberatori del fanciullo che sta ben nascosto dentro. Il circo stesso è il luogo dell'anormale, del diverso, della "differenza". Questa sorgente antica, l'anima ecc..., è ovviamente l'ancora di salvezza (la bambina nel ricordo dice "la parola per trovare il tesoro") per evadere dallo scacco del traffico senza però nemmeno perdersi fra le nuvole. Credo (non conosco Jung purtroppo bene) che sia anche assimilabile allo psicopompo. In ogni caso è proprio lui a portare definitivamente fuori dalla macchina Guido alla fine.


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BlackSmith
messagio Mar 27 2009, 12:56 AM
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l'amante di Guido, che qui richiama Freud e Schopenhauer con le loro teorie del piacere.

Il vecchio con l'amante di Guido sarebbe Fellini-Guido stesso da vecchio? Poi nel film ho sentito chiamare il marito della sua amante (Sandra Milo) Snaporaz, ho sentito male ?, poi ho anche sentito lo pseudonimo del vecchio Snaporatz wink.gif Sarà lo snaporaz dell'altro film : la città delle donne ? Ne sai qualcosa? wink.gif


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