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> Ora Vi racconto, non ci credereste..., Io non vi auguro ogni bene no!
BlackSmith
messagio Mar 6 2009, 09:31 AM
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Carissimi amici, sono grato oltremodo di essere stato ospitato in questo illustissimo forum e colgo, così, l'occasione di porgere a tutti Voi riveriti inscritti, un affettuoso saluto.
Quando ebbi la fortuna di incontrare Nietzsche, alcuni anni fa, ne diventai da subito Amico.
Adesso alcuni suoi pensieri, molte intuizioni, sono state recentemente rivalutate, anche se quando si parla di Lui si continua a far riferemento alla mancanza di qualsiasi riferimento morale, al solito nichilismo, oggi, imperante nella società moderna; dimostrando che di Nietzsche non c'ha capito un emerita mazza.
Adesso qui, io, e neanche Voi, non vogliamo farne un santo, anche perchè, questo, era Nietzsche stesso a temerlo e non volerlo,
ma vi posso assicurare che su molte cose è stato direi divinatorio, è stato un profeta, sì un profeta e se dico questo spero che Lui da lassù mi perdonerà, perchè saprà quanto quello che racconterò sarà vero, saprà quanto quello che dirò sarà scaturito dal profonto del mio cuore. Lui diceva "chissa quante generazioni dovranno passare perchè potranno capire ciò che ho fatto"... Io con approccio ingenuo, come un "bambino"... liberato dalla zavorra della presunzione, sbarazzandomi da qualsiasi elaborata erudizione filosofica, potando come rami secchi la tentazione dell'autocelebrazione, scendendo dal piedistallo della saccenza, vorrei...
Vorrei raccontare, una cosa, un fatto; insomma vorrei esporVi una storia che la scienza chiamarebbe prova empirica inconfutabile.
Una prova empirica, che le sue teorie apparentemente strampalate, sono vere!
Capito signori! Ne ho le prove! Vi pare poco.
Vi racconterò la storia del protagonista, di questo involontario esperimento, Lorenzo Tortorella, così si chiama non è colpa mia, che per il suo nome e cognome un pò buffo rende ancora più verosimile, che la "cavia" in questo caso potrebbe già contenere nel suo modesto, ridicolo cognome, una certezza che non abbia manipolato l'esperimento stesso.
Carissi amici, io potrò dimostrare che Nietzsche, su tante cose, non dico su tutte per non essere tacciato di fanatismo, è stato Profetico.
Spero di trovare lo spazio in questo Forum per spiegare il perchè.

Saluti Vincent BlackSmith (Trento) Italy


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Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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Nachtlied
messagio Mar 6 2009, 08:20 PM
Messaggio #2


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CITAZIONE(BlackSmith @ Mar 6 2009, 09:31 AM) *
Vorrei raccontare, una cosa, un fatto; insomma vorrei esporVi una storia che la scienza chiamarebbe prova empirica inconfutabile.
Una prova empirica, che le sue teorie apparentemente strampalate, sono vere!
Capito signori! Ne ho le prove! Vi pare poco.

Non è che allora potresti iniziare a raccontare? Sono un pò curiosa... tongue.gif


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BlackSmith
messagio Mar 6 2009, 08:33 PM
Messaggio #3


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CITAZIONE(Nachtlied @ Mar 6 2009, 08:20 PM) *
Non è che allora potresti iniziare a raccontare? Sono un pò curiosa... tongue.gif


Grazie, volentieri. Pubblicherò questo esperimento. Credetemi è la dimostrazione empirica delle sue apparenti strampalate teorie?
In questo esperimento, proverò ad "utilizzare" un certo Lorenzo Tortorella, un sempliciotto, ma dal cuore puro come un "bambino",e cercherò di riportare Nietzsche tra noi, a tavola con noi, tra le nostre cose, nella nostra vita di tutti i giorni, nelle cose quotidiane, dalle più banali alle più importanti.

Ok inizio

« Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l'uomo »
Michel De Montaigne




I. La nascita della tragicommedia



Era un pomeriggio come gli altri, uno di quei
pomeriggi in cui il caldo a Palermo è fuoco,
era proprio uno di quei giorni, con asfissianti
folate di vento di scirocco.
Rovente, ma nulla in confronto all’inferno
che per Lorenzo sarebbe stato a quarantun’anni !
Per adesso di anni n’aveva soltanto ventuno,
e quel primo pomeriggio, di una calma giornata d’agosto, dormiva inghiottito dal suo divano.
Casa, dolce casa. Anche se si trova alle pendici
di un vulcano !
Il sonno lo vince ed egli ora giace. E’ assopito,
e nel sonno il Cosciente… discese all’Ignorante.
- Ciao, non ti spaventare. Sono qui per aiutarti !
La patina dell’abitudine non aveva mai abbandonato Lorenzo. Lui dormiva su un fianco, come sempre. Voltandosi a pancia in su, di scatto, a chi non avrebbe messo paura quella voce che sembrava provenire dall’oltretomba e pareva squassare le parole come schiocchi di frusta, sgranò gli occhi e si guardò in giro. Non trovando nulla che non gli fosse familiare, quella era la sua stanza e di fronte vedeva la sua scrivania con i libri accatastati alla rinfusa, com’era sua abitudine inoltre lasciare ogni cosa, pensò che quello che stava succedendo non poteva essere un sogno.
In quell’istante una pesantezza di morte gravò nella stanza. Quella voce profonda che sembrava scaturire da un’assenza di tempi e di cose, da una lontananza cupa, senza possibilità di riferimenti, lo fece sobbalzare ed ebbe la sensazione che il divano ondeggiasse come se stesse navigando. Quell’impressione lo riprese ora violenta e non vedendo nessuno, sollevandosi con la parte superiore del corpo, rivolgendo il capo nella direzione da cui sembrava provenire quel suono, con tono tremolante, angosciato per la paura, tartagliò….
- Chi ha pa… pa… parlato. Chi ss... sei… un angelo, un de… de… demonio ?
Alla sua domanda rigonfia d’angoscia, lentamente gli si rivelò davanti un uomo dall’aspetto giovanile, molto elegante, e nel breve sorriso della bocca si palesava l’anima abituata a salire da sé, con le proprie forze.
Portava disinvoltamente un vestito color bianco burro di lino, con sottilissime e distanti righe verticali che si intonavano con la cravatta blu scura annodata ad una camicia bianca in cotone, slacciata soltanto sul primo bottone del colletto, per conferire al tutto meno rigidità, guadagnando in eccentricità ma non perdendo in raffinatezza.
Aveva un viso color argilla. Appariva slanciato, calvo, con un naso alla greca in mezzo a grandi occhi verde scuro ed era avvolto da una nube molto rarefatta che spandeva un pungente e stran’odore d’interiori d’agnello in sguazet !
C’era in lui qualcosa di già conosciuto, un aspetto così familiare, a parte quel tanfo, che solo in parte lo tranquillizzò.
- Non proprio, vedi…. Tu adesso hai ventun’anni e stai attraversando un periodo di depressione, ma ti passerà, non ti devi preoccupare. Disse quella strana entità con un tono che lasciava trasparire un sincero struggimento
e un ansia accorata.
Continuando a tartagliare con meno evidenza, ma ancora immobile in una sospensione dura, rispose…
- E tu chi dia… diavolo sei, per di… dirlo !
Il suo aspetto era così magro che doveva derivare da pasti irregolari. Di uno che doveva essere sempre in giro come un commesso viaggiatore, ed era evidente, poi, nonostante la sua naturalezza, che sopportava quell’abito come una divisa.
Quel vestito lo soffriva, non soltanto perché faceva molto caldo e togliendosi la giacca, allentandosi poi la cravatta , creandosi lo spazio sulla scrivania, si sedette davanti a lui ciondolando le gambe, in modo da alleggerire la tensione con modi ed atteggiamenti che avrebbero dissipato la residua preoccupazione in quel momento dominante sul loro inconsueto dialogo.
Sembrava conoscere molto bene le tecniche di conversazione. Modulava il tono della voce con alti e bassi e possedeva anche una gran abilità nella comunicazione non verbale, quello che sì chiama linguaggio del corpo, e fu facile, quindi, rasserenarlo definitivamente e metterlo a proprio agio. Doveva svolgere uno di quei lavori fatti di rapporti umani sempre mutevoli, raramente costanti, spesso ipocritamente cordiali, dove gli aspetti della comunicazione erano fondamentali e questo modo di fare era divenuto ormai consuetudine, che lo utilizzava anche quando non era necessario.
La sua ormai era una deformazione professionale
che si manifestava in modo del tutto inconsapevole.
- Io, …ehm…. Sono te stesso da grande !
Poi tutto ad un tratto, Lorenzo, parve afferrarne la somiglianza e scuotendo la testa si disse…
- Che cretino, era alquanto evidente !
Continua...


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