Nietzsche secondo Colli, tesi di laurea di Marco Svevo |
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Nietzsche secondo Colli, tesi di laurea di Marco Svevo |
Jun 9 2007, 05:18 PM
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#1
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Über Member Gruppo: Members Messaggi: 1,113 Iscritto il: 20-March 07 Da: Pescara, dove sono nato Utente Nr.: 6 |
-------------------- '' i pensieri sono azioni '' : facciamo insieme! filAsofia meAfisica fisiofilia 3332725782
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Aug 31 2007, 02:34 PM
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#2
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Old Member Gruppo: Members Messaggi: 111 Iscritto il: 22-March 07 Utente Nr.: 15 |
Mah, dubito fortemente che risponderà a tono.
La sua tesi l'ho iniziata a leggere... Qualche argomento io ce l'ho: qui ad esempio. G. Colli, Filosofia dell’Espressione, Adelphi, pgg. 224–225. Ci sono diversi errori: - I valori assoluti di y - L non sono necessariamente > 0 Per esempio la funzione costante f(x) = C ha evidentemente y - L = 0 in ogni intorno indipendentemente dal fatto che a sia escluso - Anche supponendo |y - L| > 0 non è vero che esista k minore di tutti i valori assoluti di y - L E' un errore nell'ordine dei quantifcatori logici, infatti è vero che fissato |y - L| > 0 si può trovare un k minore di esso, ma questa relazione è vera solo in quel particolare caso, non certo per tutti; poiché nel caso generale invece si possono prendere valori arbitrariamente piccoli di |y - L| quando si può applicare la definizione di limite, nessun k positivo fissato soddisferà mai la disuguaglianza per tutti i |y - L| - Pertanto non sussiste la disuguaglianza con i k, k1_, ..., k_n (che non si capisce a cosa servano peraltro, ne bastava uno) - Altro errore di quantificatori logici nella parte finale: Colli presuppone di fissare |y - L| > k > 0 e poi prendere valori arbitrariamente piccoli di epsilon e ottenere così una contraddizone; ma la definizione di limite dice che per ogni epsilon fissato devono essere soddisfatte le condizioni successive, quindi di volta in volta prima si fissa epsilon e poi si verifica se esiste |y - L| < epsilon entro le condizioni della definizione In pratica la definizione di limite si basa su questa struttura logica: Per ogni ... esiste ... tale che se ... allora ... Quindi non ha senso cercare di confutarlo se prima non si ha dimestichezza con argomenti come l'ordine dei quantificatori in una proposizione logica. Mi spiace andarci giù così pesante con l'ottimo Colli, ma la dialettica è fatta così: chi ha argomenti li usa; poi si può rifiutare sdegnosamente la dialettica ma a mio parere è una china pericolosa. -------------------- Non ci sono labirinti da cui tu non possa uscire - M. Frost
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Sep 7 2008, 10:39 AM
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#3
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Newbie Gruppo: Members Messaggi: 7 Iscritto il: 1-September 08 Utente Nr.: 4,564 |
Mah, dubito fortemente che risponderà a tono. La sua tesi l'ho iniziata a leggere... Qualche argomento io ce l'ho: qui ad esempio. G. Colli, Filosofia dell’Espressione, Adelphi, pgg. 224–225. <img src="http://primolevi1.interfree.it/errori.jpg" border="0" class="linked-image" /> Ci sono diversi errori: - I valori assoluti di y - L non sono necessariamente > 0 Per esempio la funzione costante f(x) = C ha evidentemente y - L = 0 in ogni intorno indipendentemente dal fatto che a sia escluso - Anche supponendo |y - L| > 0 non è vero che esista k minore di tutti i valori assoluti di y - L E' un errore nell'ordine dei quantifcatori logici, infatti è vero che fissato |y - L| > 0 si può trovare un k minore di esso, ma questa relazione è vera solo in quel particolare caso, non certo per tutti; poiché nel caso generale invece si possono prendere valori arbitrariamente piccoli di |y - L| quando si può applicare la definizione di limite, nessun k positivo fissato soddisferà mai la disuguaglianza per tutti i |y - L| - Pertanto non sussiste la disuguaglianza con i k, k1_, ..., k_n (che non si capisce a cosa servano peraltro, ne bastava uno) - Altro errore di quantificatori logici nella parte finale: Colli presuppone di fissare |y - L| > k > 0 e poi prendere valori arbitrariamente piccoli di epsilon e ottenere così una contraddizone; ma la definizione di limite dice che per ogni epsilon fissato devono essere soddisfatte le condizioni successive, quindi di volta in volta prima si fissa epsilon e poi si verifica se esiste |y - L| < epsilon entro le condizioni della definizione In pratica la definizione di limite si basa su questa struttura logica: Per ogni ... esiste ... tale che se ... allora ... Quindi non ha senso cercare di confutarlo se prima non si ha dimestichezza con argomenti come l'ordine dei quantificatori in una proposizione logica. Mi spiace andarci giù così pesante con l'ottimo Colli, ma la dialettica è fatta così: chi ha argomenti li usa; poi si può rifiutare sdegnosamente la dialettica ma a mio parere è una china pericolosa. Colli conosce talmente bene il procedimento mediante cui si vincola una variabile da fornirne una deliziosa satira nei quaderni de La ragione errabonda. "Il concetto di limite" dice più o meno "è dimostrato mediante un sofisma simile a quello del velato" "Conosci questo uomo?" "No" "Allora non conosci tuo padre". Analogamente "Prendi un eps a piacere" "Preso" "E invece non è a piacere ma più grande del valore che prendo io". Se la definizione di limite fosse formulata in questa maniera: "L è limite di f(x) per x che tende ad a se per ogni coppia ordinata C(eps, |y-L|) vale la proprietà S: |y-L|<eps". Essa sarebbe palesemente falsa perché esistono anche coppie ordinate C per cui non vale la proprietà suddetta e vale invece |y-L|>=eps. Si dovrebbe allora dire "Esiste almeno una coppia C per cui vale la proprietà S". Ma siccome "almeno uno" in questo caso esprime una particolarità in senso stretto (se si legge con attenzione le opere colliane per lui la particolarità è sempre in senso stretto, cioè tale che la particolare affermativa coimplica la particolare negativa), allora ne discende che "Esiste almeno una coppia ordinata C tale che non vale S". A questo punto il limite risulta indefinito perché l'affermazione risulta vera e non vera. Quest'ultimo caso rispecchia la condizione di un giudizio contingente (se ancora una volta si leggesse con più attenzione si scoprirebbe che Colli rifiuta l'uso dei quantificatori perché la sua logica è modale ed il quantificatore è per lui un trasposizione imperfetta di un operatore modale), ed in effetti Colli dice che il limite è un oggetto contingente. Invece di considerare coppie ordinate C si crede di ovviare al problema scegliendo prima un membro della coppia poi l'altro per conservare la possibilità di dire "a piacere" e di usare il quantificatore universale. Ma si ottiene una variabile vincolata, un'ente matematico privo di valore logico perché non è né universale né particolare. Colli non contesta il procedimento algoritmico in sè, ma la sua traduzione logica. Non si può dire "a piacere" ciò che non è a piacere, non si può mettere insieme particolarità e universalità alla rinfusa e la doppia quantificazione si rivela un semplice sofisma come quelli di cui parla Aristotele nel capitolo 24 delle Confutazioni Sofistiche. |
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Sep 7 2008, 04:36 PM
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#4
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Newbie Gruppo: Members Messaggi: 7 Iscritto il: 1-September 08 Utente Nr.: 4,564 |
Nella formula che ho scritto non compare a perché mi sembrava sottinteso il legame fra l'intorno di a e |y-L|, ad ogni modo è meglio scrivere:
L è limite di f(x) per x tendente ad a se: per ogni coppia ordinata C(eps,delta) se x appartiene all'intervallo ]a-delta,a+delta[ allora f(x) appartiene all'intervallo ]L-eps,L+eps[ la quale è falsa perché esistono coppie che non soddisfano. Per questa ragione Colli trova k, cioè trova le altre coppie ordinate che non godono della tal proprietà. Se si scrive invece, secondo la forma ortodossa: per ogni eps esiste almeno un delta tale che se x appartiene all'intervallo ]a-delta,a+delta[ allora f(x) appartiene all'intervallo ]L-eps,L+eps[ allora sembra che tutto fili liscio. Ma il problema resta che il quantificatore universale nella forma ortodossa della definizione di limite, come già detto, è tale solo in apparenza. Quando Colli scrive che la definizione di limite "offre un esempio grandioso di come la natura della ragione sia stata costretta e piegata nella direzione dell'utile" indica il fatto che non si chiamino le cose per nome ma, secondo un'interpretazione sbagliata, si conferiscano ad esse un significato che non hanno. Aggiungo che i paradossi di Zenone non sono affatto stati risolti. Anche in questo caso bisogna intendersi su che cosa sia una soluzione. Mi limito per questioni di tempo a citare il Boyer, anche se la questione è molto complessa e meriterebbe ben altri sforzi: "Se si pretende che ai paradossi di Zenone sia data una soluzione adeguata al nostro senso di continuità come essenzialmente diverso dal discreto, occorre dire che non è stata elaborata una risposta più soddisfacente di quella di Aristotele" (Carl Benjamin Boyer, Storia del calcolo e il suo sviluppo concettuale, traduz. it. Alfredo Guaraldo e Saverio Tortoriello, Bruno Mondadori, Milano, 2007, pag.46. A tutt'oggi Giorgio Colli è il pensatore che meglio di ogni altro ha criticato i dogmi della razionalità moderna. Mia opinione. |
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