Mie poesie, Bagatelle |
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Mie poesie, Bagatelle |
Dec 3 2008, 12:31 AM
Messaggio
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Old Member Gruppo: Members Messaggi: 128 Iscritto il: 21-November 07 Utente Nr.: 588 |
In un luogo ove vi sono persone che hanno coraggio di usare il proprio cervello, voglio condividere questi miei scritti, tre poesie per l’esattezza.
Tramonto Attendo le pie stelle mentre siedo solo nel cielo; sono l'angelo per la sera. Cedono a me le nuvole e cedo io agli astri. Io consolo le lacrime. Rimbombo innanzi la sera; co' sorrisi di sangue celo 'l Sole, pian piano. Il mio nome è Tramonto. Crisantemo Io sono dei morti il fiore, il pianto regalo. Fanciulla, non cogliermi, che conosco il valore de la mia freschezza. Paradiso Io sento che il paradiso è una promessa insoddisfatta, ove lento 'l viso dell'anima fra nimbi con bimbi gioca; suona la mia poetessa, suon suona, l'esatta mia speranza lei canta; ove dal Cristo armoniosamente scendono i capelli, come pioggia che cade, invade la loggia del cielo, lì tutti vedono le lente arpe che ritornelli suon suonano d'una musica nuova, nuova a ogni nota; ove la salsedine s'innamora dei piedi del Risvegliato, egli ride ai cieli lieti; ogni ora un angelo siede accanto a te, mia poetessa, t'incorona, e tu continui nel perpetuo canto; la notte non viene nè gelida è la neve, ché la Grande Anima incanta mentre danzano i miei sospiri; alzi le tue fine spalline, me innalzi, lente avanzano le preoccupazioni e cadono come, fra gli arbori, entro i Liri i sassi, quando 'l vento suona i suoi passi. Ora verranno altre ere, or ora aspetteranno, forse, altri demoni. I miei contemporanei han distrutto statue, ma all'oltraggio del corpo si convertono, e come biscia e rane son l'anima e loro. Sono in lutto. Fiutano e sputano al pane e a la luna, e si fan ancoraggio al petrolio più ch'a tutto l'oro. Un raggio nei loro precordi e ricordi non incede, non viene a loro la dolcezza d'un sorriso. Son sordi alla bellezza che sia, alla sua melodia, non tiene armonia la lor leggerezza; liso pur il sospetto. Nel viso d'aspetto spento, retto da parole, muore il fulgore; i miei contemporanei latrano, ladri, abietti, invadono co' sospetti. Mia poetessa, assillo d'amore, cuore solitario e vario, io ti amo in solitudine, in beatitudine; la tua bellezza inesausta mai di donare sé, via per la gloria, memoria del mio mondo, fondo profondo di versi andati, perduti, come liuti nello spazio, tersi dai raggi d'una cometa, che a San Lorenzo allieta. Donati uomini alla terra vedono queste stelle, belle, novelle portatrici di pianti, inni e canti e danze, aulenti di fulgenti fragranze. E se tu cadessi nel fimo, l'Eden diverrebbe, così che l'imo del mondo rimane il giardino del mio cuore che te sola vede. Fisso il mio viso nel vederti, fissa te nell'incedere come l'ombra al sole, come l'onda al mare, quinci l'amore e quindi il cuore, come l'animale alla morte, quinci la sorte e quindi 'l fato, come il caso al pianto, quinci il canto e quindi la gioia, come la gioia alla noia. Vorace è lo spirto ebro di te, tutto vuole vedere per trovare sempre te sola. Vola la paura di perdere la fede, di non credere a' propri occhi, di non eccedere ne le parole. E come la natura invidiò certamente Raffaello (mi ha superato un mortale?) rinnegò così rapidamente il mio spirto il putrido stornello, malato di ciò che non vale, per vedere diritto a te. Io iscelsi te, i' vidi gli immensi lidi del mio cuore, del mio mondo i limiti ove come mare suona e tuona un mio pensiero. Tu dai valore e colore al mio mondo, ché in te pongo la mia esigenza; ma tu sei un mio fatale pensiero, mia anima, reale non sei, questo conosco, questo vedo, questo sul mio scoglio (che ha nome animo) voglio. -------------------- I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo.
At nihilominus sentimus experimurque, nos aeternos esse. |
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Mar 15 2009, 08:11 PM
Messaggio
#2
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Advanced Member Gruppo: Members Messaggi: 91 Iscritto il: 5-March 09 Utente Nr.: 11,881 |
In un luogo ove vi sono persone che hanno coraggio di usare il proprio cervello, voglio condividere questi miei scritti, tre poesie per l’esattezza. Tramonto Attendo le pie stelle mentre siedo solo nel cielo; sono l'angelo per la sera. Cedono a me le nuvole e cedo io agli astri. Io consolo le lacrime. Rimbombo innanzi la sera; co' sorrisi di sangue celo 'l Sole, pian piano. Il mio nome è Tramonto. Crisantemo Io sono dei morti il fiore, il pianto regalo. Fanciulla, non cogliermi, che conosco il valore de la mia freschezza. Paradiso Io sento che il paradiso è una promessa insoddisfatta, ove lento 'l viso dell'anima fra nimbi con bimbi gioca; suona la mia poetessa, suon suona, l'esatta mia speranza lei canta; ove dal Cristo armoniosamente scendono i capelli, come pioggia che cade, invade la loggia del cielo, lì tutti vedono le lente arpe che ritornelli suon suonano d'una musica nuova, nuova a ogni nota; ove la salsedine s'innamora dei piedi del Risvegliato, egli ride ai cieli lieti; ogni ora un angelo siede accanto a te, mia poetessa, t'incorona, e tu continui nel perpetuo canto; la notte non viene nè gelida è la neve, ché la Grande Anima incanta mentre danzano i miei sospiri; alzi le tue fine spalline, me innalzi, lente avanzano le preoccupazioni e cadono come, fra gli arbori, entro i Liri i sassi, quando 'l vento suona i suoi passi. Ora verranno altre ere, or ora aspetteranno, forse, altri demoni. I miei contemporanei han distrutto statue, ma all'oltraggio del corpo si convertono, e come biscia e rane son l'anima e loro. Sono in lutto. Fiutano e sputano al pane e a la luna, e si fan ancoraggio al petrolio più ch'a tutto l'oro. Un raggio nei loro precordi e ricordi non incede, non viene a loro la dolcezza d'un sorriso. Son sordi alla bellezza che sia, alla sua melodia, non tiene armonia la lor leggerezza; liso pur il sospetto. Nel viso d'aspetto spento, retto da parole, muore il fulgore; i miei contemporanei latrano, ladri, abietti, invadono co' sospetti. Mia poetessa, assillo d'amore, cuore solitario e vario, io ti amo in solitudine, in beatitudine; la tua bellezza inesausta mai di donare sé, via per la gloria, memoria del mio mondo, fondo profondo di versi andati, perduti, come liuti nello spazio, tersi dai raggi d'una cometa, che a San Lorenzo allieta. Donati uomini alla terra vedono queste stelle, belle, novelle portatrici di pianti, inni e canti e danze, aulenti di fulgenti fragranze. E se tu cadessi nel fimo, l'Eden diverrebbe, così che l'imo del mondo rimane il giardino del mio cuore che te sola vede. Fisso il mio viso nel vederti, fissa te nell'incedere come l'ombra al sole, come l'onda al mare, quinci l'amore e quindi il cuore, come l'animale alla morte, quinci la sorte e quindi 'l fato, come il caso al pianto, quinci il canto e quindi la gioia, come la gioia alla noia. Vorace è lo spirto ebro di te, tutto vuole vedere per trovare sempre te sola. Vola la paura di perdere la fede, di non credere a' propri occhi, di non eccedere ne le parole. E come la natura invidiò certamente Raffaello (mi ha superato un mortale?) rinnegò così rapidamente il mio spirto il putrido stornello, malato di ciò che non vale, per vedere diritto a te. Io iscelsi te, i' vidi gli immensi lidi del mio cuore, del mio mondo i limiti ove come mare suona e tuona un mio pensiero. Tu dai valore e colore al mio mondo, ché in te pongo la mia esigenza; ma tu sei un mio fatale pensiero, mia anima, reale non sei, questo conosco, questo vedo, questo sul mio scoglio (che ha nome animo) voglio. Benissimo, molto belle, lascia strare se poi ti dicono cosa diceva Nietzsche dei poeti, bla bla bla... -------------------- Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo..., io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto
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