ciao a tutti, vengo raramente su questo forum (purtroppo non ho molto tempo!) e se lo faccio è per chiedere a voi, esperti in materia, qualcosa per ceracre di svelare il pensiero enigmatico del nostro Nietzsche in particolare di Così parlò Zarathustra.
Questa è la mia richiesta di oggi...sapreste dirmi qualcosa di più sui sette sigilli che N. nomina alla fine della terza parte della Zarathustra, i quali anelano un posto nell'eternità, i soli meritevoli (oltre all'oltreuomo!) di accedere all'eterno ritorno di tutte le cose? Chi sono, cosa rapèpresentano?
Grazie
ma quale Eugenio il Fringuello! ecco a voi un commento che brilla per rigore filologico, oggettività e sobrietà :
Sono i sette petali della corona di Zarathustra, la corona di colui che ride. Petali profumati, dono di navigazioni e naufragi fortunati. Se li avvicini al naso ci senti il mare in tempesta, i lidi dorati dell'ideale, le selve oscure della morale. È stato un viaggio incredibile, Zarathustra! Il viaggio della navicella azzurra, l'intrepida, ebbra navicella senza ciurma e senza scialuppa. Navicella per argonauti, per chi se la ride quando il mare ingrossa e il vello ricciuto si allontana. È stata la rotta del desiderio quella che le tue vele hanno solcato, le tue vele per venti del Sud, folli venti dell'affermazione. Il capitano reggeva la barra della sua diffidenza, la barra rossa del sospetto, delle verità divenute favole, gatti granitici per auscultatori d'idoli. La prua aveva il più micidiale dei rostri, il rostro Sì, questa punta infuocata che fende come burro le cortecce del risentimento. È stato un viaggio incredibile, Zarathustra, il viaggio di chi ha patria nella terra del domani. La terra dei tuoi figli, culla del superuomo, vagito dell'uomo ridiventato sé stesso, che ha il coraggio di perdonare al suo io e si imbarca verso terre lontane. Non c'è meta più remota del divenire ciò che si è. Mille perigli, infinite Scilla e Cariddi funesteranno il viaggio. Le gambe impareranno il più raggelante tremito, l'ultima resa del cuore spaurito. Coraggio, impugna la mazza più micidiale, scaglia freccia, laggiù, verso il tramonto delle tue migliori virtù. Canta la canzone dei figli di Zarathustra, la melodia del miele e del fulmine, della danza sugli abissi, del riso che benedice. Canta il ''che mi importa di me'', cantalo senza paura, fino a rompere i timpani ai penitenti dello spirito, finché la tua voce raggiunga i piu duri d'orecchie. Coraggio, s'avvicina il grande meriggio, l'ora senza ombra, la noce che vuole essere schiacciata, il gradino per il balzo d' Achille. Orsù, a bordo, amici miei! Orsù! Dio è morto, la catena è spezzata, l'infinito ci aspetta, il mare, pavone dei pavoni, mostro gorgogliante delle navicelle azzurre.