ci si inerpica su per humboldt strasse, al n.36
le ville che vi si affacciano rivelano la natura borghese di chi le ha volute,
lo status symbol, la zona residenziale di weimar
certo fu status essere lì anche per Elisabeth Förster-Nietzsche che, morta la madre Franziska nell'aprile del 1897,
volle vivesse qui, il suo celebre fratello, in weimar, la capitale culturale della germania,
"l'Atene sull'Ilm", sotto l'egida spirituale di goethe e schiller e liszt
Fra l'altro a Weimar abitava anche uno zio di Nietzsche,
il cui nome adesso non mi sovviene.
weimar poteva fungere da cassa di risonanza ideale per la diffusione dell'opera di Nietzsche
e fu così
la casa sulla collina è Villa Silberblick, Vista d'argento.
Qui Nietzsche visse i suoi ultimi tre anni di vita. Il 25 agosto del 1900, verso mezzogiorno, morì.
C'è una foto intensa appesa ai muri dell'Archivio: il suo letto di morte nei giorni del lutto,
con le corone di fiori alle pareti o appoggiate ai lembi della coperta
e poi il biglietto listato di nero col quale Elisabeth annuncia l'evento
abbiamo chiesto ove si trovi il suo letto di morte
nel sotterraneo, ci ha risposto la compunta signora custode, o perlomeno così ci è parso
hai ragione freddie, weimar non tiene in gran conto le ultime vestigia di friedrich
...sì, sembra la che la molto sassone Frau abbia
risposto che il letto è stato impacchettato e portato
al magazzino al piano -1.
Grande lou, tu sei stata colpita da questa foto, io non ci avevo
fatto nemmeno caso, tutto preso dal cercare qualche scritto di
Nietzsche - a parte qualche foglietto lasciato lì per bellezza,tutto
inutile, sono tedeschi, hanno portato tutto sopra -
a guardare le prime edizioni delle sue opere, a guardare le foto
di Heidegger ed altri personaggi celebri.
Mi ha molto impressionato come la Sassonia sia rimasta così
austera, così severa, così STARK, - a Berlino un simpatico
taxista mi ha detto "Waren Sie in Sachsen? Ah! Saechsich, stark! ".
E' già un miracolo che le autorità della ex DDR abbiano "risparmiato"
il Nietzsche Archiv, anzi hanno consentito ai nostri Colli e Montinari di
realizzare un'opera esegetica monumentale, grandiosa, la più valida
in assoluto nel mondo, demolendo così il primato dell'edizione patrocinata
da Elizabeth, come sappiamo molto discutibile riguardo al suo apparato.
Ciò per me è già moltissimo, ma non possiamo pretendere che nella terra
che racchiude il cuore del protestantesimo Nietzsche sia messo in primo piano.
si, cari amici forumosi
weimar non ama Nietzsche ..o , forse, pretende un accesso elitario alla sua opera:
solo note in tedesco, nessun accenno di traduzione inglese,
nessuna possibilità di fotografare l'interno dell'archivio ed il suo letto di morte.
I suoi effetti personali stipati in cantina..ed il piano superiore della casa, riservato agli studiosi.....peccato.
tutto viene rimesso al ricordo della memoria e la memoria è labile, ha bisogno di tempo per lasciarsi sedimentare
naturalmente il grande ascendente che Friedrich, attaverso l'opera attiva e propagandistica di Elisabeth, ebbe su Hitler
penso che giochi a suo sfavore
"Hitler, un giorno, pensando di far cosa gradita a Mussolini, gli mandò in dono le opere complete di colui che esaltava l'azione di danzare sul cranio come suprema conquista dell'uomo. E chi salvò il Nietzsches Archiv dalla dispersione, allorché la signora Elisabetta Forster-Nietzsche, che di quell'Archivio era la conservatrice, rimase a corto di fondi, fu lo stesso Benito Mussolini, il quale, in omaggio a una sua presunta affinità ideologica con Federico, le spedì un assegno di centomila lire"
Alberto Savinio
nelle teche dell'Archivio abbiamo visto una lettera autografa di romain rolland con la quale egli si dimetteva dal circolo filosofico di weimar poichè non poteva tollerare di rimanere in un luogo in cui veniva stimato un uomo come mussolini, responsabile del delitto matteotti
ma si sa..da sempre Nietzsche porta con sè il Caos.....
Anche Heidegger il fascino del nazismo lo aveva subito mica da ridere...
Quando si trasferì a Berlino chiamato da Hitler per ricoprire la cattedra che fu di Hegel però si rese conto presto che non era il posto per lui e tornò subito alla sua foresta nera... fra l'altro è famoso lo sberleffo dei suoi colleghi: "Già tornato da Siracusa?". Umorismo da filosofi!
Morto il fratello, Elisabeth chiamò il più prestigioso e innovativo architetto di weimar,
il belga Henry Van de Velde che, a partire dal 1902 lavorò alla ristrutturazione di Villa Silberblick.
Van der Velde inventò in weimar lo stile liberty con il quale si voleva superare lo storicismo divenuto ormai desueto.
Con il liberty si esaltano i movimenti e le forme della natura e base di ogni ornamento diventa la linea curva.
la sala dell'archivio nietzsche è un manifesto di questo nuovo stile e all'archivio la vita culturale di weimar rifiorisce
con serate musicali e letterarie
fuori un salottino di metallo bianco, moderno ed un moderno agapanto, blu ma troppo mediterraneo per avere senso in questo lembo di turingia...
un piccolo, pacificante prato, l'avviluppo della dionisiaca edera e la vite del canada che si abbarbica a lato del terrazzino dove friedrich sostava
elisabeth lo lasciava qui, lo sguardo che era stato così penetrante e serio ora appariva assente, perso nella sua ridda di pensieri inesprimibili o nella rarefazione del nulla
il giorno appresso è a naumburg che ci dirigiamo
la meta è la sua casa in via weingarten, 18 ma al tempo di Friedrich si chiamava Neugasse,11
( così leggo dal "Nietzsche nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei" di Claudio Pozzoli,
il lucente Joseph dice che è prezioso per le testimonianze ed è il mio primo Nietzsche.
Ogni tanto lo virgoletterò)
La famiglia di Nietzsche si trasferisce qui, dalla natia Rocken, nella primavera del 1950.
Nel gennaio precedente era morto il fratellino Joseph e ancor prima, il 30 luglio 1849, il padre:
" Mio padre morì a trentasei anni: era dolce, amabile e morboso, come un essere fatto per passare oltre -
un ricordo benevolo della vita, più che la vita stessa"
Perchè trovi questo sogno agghiacciante?
Nietzsche sapeva già che il fratello doveva
morire, e il gesto del padre da lui sognato ha
perfino del tenero.
Forse da questo sogno si potrebbe desumere
la prematura "laicità" del nostro.
ma Nì?!?!
non dici nulla delle nostre foto!
vorrei che integrassi i miei ricordi coi tuoi....
ad esempio la Wiener Schnitzel coi pfinferli!
grande esempio di cultura germanica...
Beh apparentemente è stata una premonizione, non era prevedibile la morte di Joseph.
Certo sognare un morto che viene a prendersi un vivo e lo porta nella tomba non è il massimo, quando poi si avvera!!!
kk rispetto la tua scelta
riprendo il cammino...
la città mi sorprende, la pensavo borgo nascosto di campagna - qui le campagne sono lande immense e sinuose-
invece la trovo con una cattedrale alta fissata nel ventre , il Dom di St. Peter und Paul,
mistura amalgamata di romanico, tardo gotico con interno barocco
nella vicina chiesa di St. Wenzel Johann Sebastian Bach suonò più volte il prezioso organo del '700
e Lucas Cranach il Vecchio espresse qui la sua magia di pittore
queste erano le immagini che Friedrich vedeva da bambino
e i luoghi che attraversava
aveva 6 anni e andava alla scuola, una scuola privata, " l'Istituto del candidato Weber"
e poi, dal '54, il ginnasio del Duomo di Naumburg
ma la città non gli piace.
A 15 anni scrive: " Per noi che eravamo vissuti tanto tempo in campagna
la vita in città era insostenibile. Per questo evitavamo le strade opprimenti
e cercavamo l'aria aperta, come un uccello che fugge dalla gabbia"
fin da bambino" prese a manifestarsi il mio carattere.
Alla mia giovane età, avevo già sperimentato molto dolore e tanti affanni,
e non ero vivace e sfrenato come sono di solito i ragazzi.
I miei compagni solevano canzonarmi per questa gravità.
Ma ciò non accadde soltanto alla scuola elementare, no,
anche in seguito, all'istituto e perfino al liceo.
Fin da bambino io ricercavo la solitudine,
e mi trovavo meglio là
dove potevo abbandonarmi indisturbato a me stesso"
opssssss
leggendo per scrivere qui
scopro che quella che visitammo a naumburg
nn fu l'unica magione di Fritz!
la prima casa fu davvero in Neugasse,11
ove dimorò dal '50 al '58 ( e qui nn fummo, per incipiente ignoranza)
dal '58 invece la famiglia si trasferisce in Weingarten, 18
dunque...
procediamo dal Markt dopo essere stati allietati da una buona Schnitzel con pfinferli
- naturalmente nemo e nihilo fanno onore al gran frutto del luppolo!-
il borgo è curato..ma a tratti escono volti di casa sopraffatti dal tempo:
è a quelli che guardo con maggior interesse
cerco i luoghi di Friedrich, voglio sapere cosa lui vedesse
(oggi è l'Autunno!!!
se fossi una foglia comincerei a tremare)
giungiamo dunque in Weingarten
Qui- ricorda pozzoli- " tra agosto e settembre (1858) scrive il primo tentativo consistente di autobiografia, intitolato Ricordi della mia vita. Gli anni della fanciullezza 1844-1858, dove suddivide in "tre periodi" le varie fasi che caratterizzano la propria creatività poetica.
Il terzo periodo, in cui cerca di " sposare il vigore alla grazia", ebbe inizio il 2 febbraio 1858. " Questo giorno è il compleanno della mia cara mamma, e io di solito le offro una piccola raccolta di poesie. Da quel momento mi proposi di esercitarmi un poco di più nell'arte poetica, e se ci riuscivo, di scrivere possibilmente una poesia per sera. attuai questo proposito per due settimane di seguito, e ogni volta mi dava grande gioia vedermi davanti una nuova produzione spirituale" "
Friedrich continua :" Una poesia priva di concetti ma ammantata di frasi e di immagini assomiglia a una mela rossa di fuori, che nell'interno ha un verme. Le frasi fatte devono essere del tutto assenti da una composizione poetica; giacchè l'impiego frequente di frasi è segno di una testa che è incapace di creare qulacosa da sola. Nel comporre un'opera bisogna avere soprattutto riguardo ai concetti"
E cita Goethe come esempio. In fondo, " una trascuratezza nello stile si perdona più facilmente di un'idea confusa"
già, forse hai ragione tu, sgubidus
dai vieni con me, ti porto dentro
eccoci di fronte
apriamo lentamente la porta
vedi, è massiccia
ohhhhhh che belle scale!
dopo saliamo e perlustriamo
per ora fermiamoci qui...
le sale silenziose ci accolgono
la luce è buona
qualche visitatore si aggira educato
alle pareti molte fotografie di Friedrich e dei suoi parenti
dei luoghi in cui lui visse
dei suoi amici più cari
delle 6 donne che gli svelarono il femminino
e forse molto di più:
Lou Salomé, Mathilde Trampedach,
Malwida von Meysenbug, Cosima (Arianna) Wagner,
la madre Franziska, la sorella Elisabeth
mi affascinano i luoghi della sua vita
qui sono riprodotti con accuratezza di storia e di tempo
l'università di basilea ad esempio, che si specchia nel reno
La casa natale di Friedrich a Röcken,
rimasta allo sguardo di noi che la visiteremo solo un poco più fresca
ma immutata nella sua semplice ed austera essenza
la casa di Tribschen bei Luzern
ove si innamorò di Arianna
e forse, per la prima volta, si sentì divino
il golfo di Sorrento, come una canzone che ha quasi la sua età
Guarda, gua’ chistu ciardino;
Siente, sie’ sti sciure arance.
Nu prufumo accussì fino
Dinto ‘o core se ne va…
sulle pareti
non solo i luoghi
ma anche i volti degli amici
il luogo del vincolo affettivo,
volti che si smarriscono
che il tempo disperde
come semi di soffione
e poi ancora lui, giovane
glabro, intenso
capello romantico
e rettangoli della sua storia
e il tracciato dei suoi viaggi...
l'82!
Genova-Messina-Roma
l'82 e Lou
saliamo al piano superiore
dal racconto di Heinrich Lec, 1893, le parole della madre
" Prima facevo molte passeggiate con lui, nei dintorni e anche in città, mattina e pomeriggio, sempre tre o quattro ore.
Ma le gambe gli si sono fatte sempre più pesanti.
Allora ho fatto l'abbonamento ad una carrozza.
Adesso non scende volentieri le scale;
ma io gli recito sempre una poesia, e allora mi ascolta e non fa più caso alle scale"
"Certo, capire non capisce . Per farlo stare il più possibile al'aria fresca ho fatto costruire la veranda.
Ci sta molto. La sera si addormenta lì, finchè verso le 11 lo porto a letto.....
Alwine ( la domestica) mi racconta che quando non sono con lui mormora tutto il tempo:
Madre mia, madre mia!
Anche quando lo porto in veranda dice: Dov'è la veranda? Devo sempre guidarlo con la sua miopia"
Philo Von Walde 1898
"Per fargli respirare aria pura, lo portavano con la sedia a rotelle sulla passeggiata, o in carrozza nel bosco presso la città.
Quando queste escursioni dovettero cessare, a causa della curiosità indiscreta della gente, la madre fece costruire per lui una veranda
coperta di vite americana, dove egli trascorreva la maggior parte delle giornate e delle notti estive.
D'inverno venivano fatti i cosiddetti " grandi giri" nella stanza, come mi raccontò scherzosamente la madre.
Il suo sonno era quasi sempre tranquillo. Solo tre volte in quattro anni la madre dovette svegliare Alwine di notte. "
nelle teche i suoi scritti
le sue parole ordinate e corrette
che nulla prefigurano del caos che dice
questo è forse un ditirambo..ma non lo so
questo si, lo è certamente
e poi c'è anche lei, lou...
un ultimo sguardo al cielo, alle linee piacevoli ricoperte di tegole...
Hai ragionissimo, sgub!
sai sono andata a controllare le parole che Nietzsche nel testo sottolinea
e che nel libro - edizione Adelphi- sono poste in corsivo.
eccole:
maledizione
maledice
gloria
chi
vendita
vuoi
rinforzi
virtù
infimo
gloria
sotto
vedo
tu
io
eterno
necessario
poichè io ti amo, o eternità!
Che pulizia alla facciata! quando ci sono stato io era così
Oddio sono andato un po' a tentoni perchè effettivamente è una grafia molto... particolare...
PS: bello il confronto del prima e dopo della terrazza, c'è un vero e proprio turismo nietzschiano che stimola il restauro!
Joseph....
dici bella copia in senso che fu scritta in bella da Nietzsche
..........oppure fu copiata o scritta da Gast o altri?
insomma: è la grafia di Nietzsche quella che si vede?
hai ragione: sgubonius è bravo e intuitivo
potrebbe essere il tuo semola/artù
e tu naturalmente Merlino, dotto Joseph...
oggi ho pranzato con rasema..passava di qui
e così abbiamo passeggiato per questa città
calpestando foglie colorate
ovvero come il forum diventa ambito di vita....
a fine mese ritorna in Thailandia
e di là ci verrà a trovare...
in attesa dunque..
stiamo per lasciare Naumburg ma nella mente ronzano zzzzzz
ancora due immagini che avevo visto sulle pareti:
gli interni del collegio di Pforta!
è lì che ci dirigiamo nel nostro animoso vagare
e gli occhi si dischiudono ad un'inaspettata meraviglia:
un lembo di immagini gotiche...da togliere il fiato..
St. Marien zur Pforte
Abbazia cistercense
Nome originario: Claustrum s.Mariae ad Portam
Fondata nel 1132
Cistercense dal 9 novembre 1132
Ricorda Claudio Pozzoli: "Grazie all'offerta di un posto gratuito presso il collegio statale di Pforta,
Friedrich può continuare gli studi ginnasiali ( a partire dall'autunno 1858)
in uno degli istituti superiori più prestigiosi della Prussia.
Il collegio di Pforta, un ex convento a circa un'ora di cammino da Naumburg,
dove avevano studiato personaggi illustri come il filosofo Johann Gottlieb Fichte....,
conta circa duecento allievi, per la maggior parte " interni", e 15 insegnanti.
Simile a un'accademia prussiana per cadetti, Pforta non preparava ufficiali dell'esercito, ma intellettuali per la "guida spirituale" del popolo. La struttura della scuola era prussiano-conservatrice e militaristica, ma imbevuta di ideali umanistici secondo la tradizione ginnasiale tedesca.
I sei anni di Pforta saranno decisivi per la formazione di Nietzsche. Scriverà: "proprio questa costrizione quasi militare che, in quanto deve esercitarsi sulla massa, tratta l'individuo in modo volutamente freddo e superficiale, mi ricondusse a me stesso. Contro la legge uniforme io salvai le mie inclinazioni e aspirazioni private" Nietzsche continua a scrivere poesie e musica sacra. Viene accettato nel coro scolastico. Ha bisogno di occhiali con lenti molto forti. Primi appunti autobiografici e progetti letterari
A Pforta stringe amicizia con Paul Deussen e con Carl von Gersdorff, mantenendo però i contatti con gli amici di Naumburg Pinder e Krug. Soffre di catarri, reumatismi e mal di testa. Con Pinder e Krug fonda la società musicale e letteraria" Germania"...
In un appunto autobiografico parlerà della sua passione per gli studi classici:
" Ricordo con gran piacere il mio primo contatto con Sofocle, con Eschilo, con Platone,
specialmente il Platone della mia opera preferita, il Simposio"
Oltre alle letture scolastiche ( Cesare, Ovidio, Tacito, Dante, Omero, Cicerone, l'Antico Testamento in ebraico, i lirici greci) Nietzsche legge anche molte opere non previste dal programma: si entusiasma per
I Masnadieri di Schiller, le poesie di Holderlin, il Principe di Machiavelli, i saggi del filosofo americano Ralph Waldo Emerson, Lord Byron, in particolare il dramma in versi Manfred.
Scriverà in Ecce homo: " Col Manfred di Byron deve legarmi una profonda affinità:
io ho trovato dentro di me tutti i suoi abissi - a tredici anni ero maturo per quest'opera"
Approfitto della questione per una domandina... come stava messo coll'italiano?
In fondo qualche tempo qui lo ha passato (sempre che non si parlasse il francese)
“Colpisce il fatto che il paziente, pur essendo stato a lungo in Italia, spesso sbaglia o non conosce affatto le parole più semplici delle frasi che dice in italiano”. Così nella cartella clinica di Jena, alla data 19 gennaio 1889 (in C. Pozzoli, Nietzsche nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei, BUR, Milano 1990, p. 387). Certo, di per sé questo documento non dice molto, perché all’epoca il povero Nietzsche era ormai nelle tenebre della follia; però da altre fonti (ne riporto solo alcune a titolo di esempio) possiamo arguire che, malgrado la sua presumibilmente scarsa conoscenza dell’italiano parlato, Nietzsche avesse invece qualche padronanza nel leggerlo:
1) Come ho scritto nel mio intervento precedente, a Pforta Nietzsche aveva studiato, almeno per un po’ di tempo, l’italiano, leggendo in questa lingua, oltre Machiavelli, anche Dante (lettere alla sorella della fine di novembre 1861 e alla madre e alla sorella del 18 gennaio 1862, in EP I, pp. 187 e 194).
2) In una lettera dell’1 novembre 1874 Hans von Bülow, che intendeva dedicare a Nietzsche la sua traduzione dall’italiano al tedesco dei Canti di Leopardi (lettera di Nietzsche a Rohde dell’11 aprile 1872, in EP II, p. 290), lo esorta a tradurre i Dialoghi (presumo si riferisca alle Operette morali) e i Pensieri del poeta-filosofo italiano; ciò lascia intendere quantomeno che von Bülow riteneva che Nietzsche fosse in grado di padroneggiare questa lingua. Nietzsche risponde il 2 gennaio 1875, e tra le altre cose scrive: “Mi sono sentito troppo felice e onorato dalla Sua lettera per non riflettere più e più volte sulla proposta che Ella mi fa in merito a Leopardi”, ma declina l’invito per due motivi: “Conosco troppo poco l’italiano” e “non ho assolutamente tempo” (EP III, p. 3). Nietzsche dunque non afferma di ignorare l’italiano, ma di non essere all’altezza di tradurre le prose di Leopardi (che peraltro conosceva in traduzione tedesca, e di cui si procurerà le Opere anche in edizione italiana).
3) Nella biblioteca personale di Nietzsche sono presenti alcuni testi in italiano: G. Leopardi, Opere; S. Pellico, Le mie prigioni e poesie scelte; D. Alighieri, Divina Commedia (che però pare sia un inserimento successivo); P. D’Ercole, Notizia degli scritti e del pensiero filosofico di Pietro Ceretti. Nessuno dei quattro tuttavia reca tracce di lettura da parte di Nietzsche (il che non dimostra peraltro che egli non li abbia letti). Oltre questi, anche “strumenti da viaggio”: due orari ferroviari e un Dizionario portatile italiano-tedesco (cfr. G. Campioni et al., a cura di, Nietzsches persönliche Bibliothek, Walter de Gruyter, Berlin - New York 2003).
4) Tra i giornali che Nietzsche usa leggere a Torino (il suo preferito è il francese “Le Journal des Débats”) c’è anche almeno un giornale italiano, la “Gazzetta Piemontese” (per la ricostruzione documentale di questa lettura rinvio ad A. Verrecchia, La tragedia di Nietzsche a Torino, ed. ampliata Bompiani, Milano, 1997, per es. p. 90).
Grazie!
Leopardi viene citato spesso, di solito insieme a Schopenhauer, il che magari non presupporrà una lettura completa ma quantomeno una conoscenza a livello filosofico sicuramente c'era.
seguo il filo del tuo discorso Joseph e ti propongo un brano, che ho trovato nella rete,
della tesi di Benedetta Zavatta-Università “Carlo Bò” di Urbino-:
"Fu probabilmente per un caso fortuito che, nel 1862, il giovane Nietzsche, studente a
Pforta, si imbattè nella raccolta La condotta della vita, il frutto più maturo della
riflessione di Ralph Waldo Emerson (1803-1882) esposta fresca di stampa nella vetrina
di un librario di Lipsia.Entusiasta del vigore che animava il pensiero dell’americano,
Nietzsche si procurò in breve tempo anche i Saggi: prima e seconda serie, i quali lo
spinsero ben presto a cimentarsi nelle prime, acerbe riflessioni di carattere filosofico."
continua la Zavatta:
"1. Bellezza come potenza
Entrambi i nostri autori vedono nell’unione di bellezza e potenza tanto un fatto di
natura, quanto un criterio regolativo per l’agire umano. Questa tematica è anche la
prima a risvegliare in Nietzsche l’interesse per i saggi dell’americano, come dimostrano
gli estratti ricavati nel 1863 dalla raccolta La condotta della vita.
In quel periodo Emerson compare al primo posto nella lista delle letture preferite di Nietzsche, il quale
progetta di compendiarne le opere per divulgarle tra i suoi amici.
I primi saggi ad attirare la sua attenzione sono appunto Bellezza e Potenza,
nei quali viene celebrata la bellezza intrinseca alla natura in quanto unità organica, vivente."
"Ispirandosi al modello delineato da Goethe ne La metamorfosi delle piante,
Emerson concepisce la natura come informata da una spinta al miglioramento (ameliorating)
che urge verso la produzione di organismi superiori. La definizione offerta in queste pagine viene
annotata da Nietzsche nei suoi tratti salienti: bello è ciò che è «semplice, che non
presenta elementi sovrabbondanti, che corrisponde esattamente al proprio fine» (BAW
II, 258; FL, 200). Nella severa economia della natura ogni forma bella è espressione di
«un’eccellenza di struttura» (FL, 201) e della perfetta corrispondenza al ruolo da
assolvere nell’organismo di cui è parte. La bellezza scaturisce dunque non da un
abbellimento esteriore, bensì dalla perfezione intrinseca di ogni organismo. Negli
estratti ricavati da Nietzsche, Emerson esalta la bellezza che «riposa sulla necessità» e
sull’«utilità» (BAW II, 258; FL, 204)"
interessante il discorso sulla Bellezza!!!
grazie Joseph!
lascio Pforta ed il suo gotico che avvince e commuove
destinazione Röcken
continuo attraverso le parole di Pozzoli:
" Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, un villaggio sulla strada che da Weissenfels,
passando per Lutzen, conduce a Lipsia. Nasce nella Sassonia Prussiana il 15 ottobre (1844),
data che coincide col genetliaco del sovrano Friedrich Wilhelm IV di Prussia,
figura molto ammirata dal padre.
Motivo per cui gli viene dato quel nome.
...Quindicenne, Nietzsche descriverà, in uno dei suoi numerosi schizzi autobiografici, il villaggio natio,
che " si stende lungo la strada provinciale" in vicinanza di Lutzen:
" Un salceto, qualche pioppo e degli olmi isolati lo circondano, così che da lontano
si scorgono, tra le verdi cime, solo i camini delle case e l'antico campanile."
" Entro il territorio del villaggio si estendono degli stagni di una certa grandezza, separati l'uno dall'altro da strette lingue di terra, tutt'intorno fresca verzura e salci nodosi. La chiesa e la casa del pastore sono situate un pò più in alto; la chiesa è circondata da giardini e prati alberati."
" Immediatamente accanto si trova il camposanto, pieno di pietre tombali e di croci infossate. La casa del pastore gode l'ombra di tre maestosi olmi dagli ampi rami"
E a 19 anni dirà: " Come pianta sono nato vicino al camposanto, come uomo nella casa del pastore"
Da una testimonianza di Ernst Horneffer
" La sua attività intellettuale ebbe fine di colpo nel corso di pochi giorni ben precisi, nel gennaio 1889. Da quel momento non ha scritto più nulla, nè ha formulato più pensiero alcuno. E' curioso come le produzioni dell'ultimo anno, il 1888, appaiano fortemente influenzate dall'approssimarsi della malattia.
Per quanto riguarda la forza logica e la forma scientifica delle idee, non era mai stato così lucido come in quelle ultime opere:
ma una certa eccitazione nervosa le pervade tutte.
La via della passione profetica era certamente l'evoluzione a cui era destinato, a cui egli veniva spinto da una necessità interiore.
Ma il tono della passione veniva ora determinato esteriormente, dalla malattia che si avvicinava.
E' strano come anche la sua grafia cambiò completamente, nel 1888, quest'anno critico: all'improvviso si mise ad usare le abbreviazioni più improbabili, lasciava via lettere e sillabe intere e scriveva quasi soltanto le consonanti.
Chi ha visto a Weimar questi scritti sa che non si tratta più di leggere, ma di decifrare."